L’archivio della rubrica «Nel mondo»

Ancora non grande

Ieri Trump, rispondendo alle domande dei giornalisti a bordo dell’aereo presidenziale, ha dichiarato che «in realtà» non sta prendendo in considerazione la possibilità di fornire missili Tomahawk alla Ucraina.
Allo stesso tempo, le fonti di Bloomberg hanno affermato che il Regno Unito ha recentemente fornito all’Ucraina un ulteriore lotto (la quantità precisa non è stata specificata) di missili da crociera Storm Shadow, per consentire a Kiev di continuare la campagna di attacchi missilistici a lungo raggio sul territorio russo.
È vero che è inutile prestare anche una minima attenzione alle parole di Trump… Ma in generale si può dire che il compito di rendere di nuovo grande l’America spetterà a chi verrà dopo Trump: non solo correggendo tutto ciò che ha già fatto alla economia americana (un argomento a parte), ma anche distruggendo l’immagine consolidata di uno Stato che abbandona chi ha bisogno di aiuto nei momenti difficili. Ma Trump e i suoi fan non lo capiranno mai, non noteranno nemmeno il problema.
E l’Ucraina per ora resiste grazie all’aiuto di quegli Stati i cui governi preferiscono che la guerra continui come va adesso, soprattutto senza uscire dai confini ucraini e senza obbligare nessuno a prendere decisioni realmente serie. A questi Stati verrà chiesto conto separatamente.


La lettura del sabato

Mi è capitato di leggere una notizia breve e non ancora molto chiara secondo la quale sarebbe in costruzione una residenza per Alexander Lukashenko a Krasnaya Polyana, vicino a Sochi: accanto alla residenza di Putin.
Io non sono cittadino bielorusso, dunque le cose mi hanno colpito di questa notizia sono le seguenti due:
1) a giudicare dalle foto / render degli interni, Lukashenko ha un gusto estetico occidentale piuttosto moderno. A differenza di Putin, tutte le residenze conosciute del quale sono arredate in uno stile trash zingaro e pseudo-napoleonico.
2) perché Lukashenko ha improvvisamente avuto bisogno della sua prima residenza all’estero? E non solo all’estero, ma al di fuori dello Stato che, in base alle mie osservazioni, considera una grande fattoria di sua proprietà? Ha deciso di prepararsi al «triste» fatto di dover lasciare prima o poi il potere (miracolo: ha capito che non potrà mantenerlo per sempre) e ha scelto per la propria vecchiaia una isola di stabilità politica come la Russia putiniana? (come se Putin fosse fisicamente eterno) Certo, è evidente che non ha molte alternative – inoltre, per raggiungere la Russia non dovrà andare lontano e non dovrà nemmeno fare grandi sforzi per adattarsi – ma avrebbe potuto trasferirsi in qualche Stato dell’America Latina: lì fa caldo ed è più facile nascondersi.
Insomma, cose strane…


Il motivo dei voli

A giudicare dai dati di Flightradar24, dal 24 ottobre la Russia ha ripreso i voli regolari di aerei militari verso la base aerea di Khmeimim in Siria dopo una pausa di quasi sei mesi: il cargo An-124-100 «Ruslan» è arrivato all’aeroporto di Latakia almeno tre volte, mentre il 26 ottobre l’aereo da trasporto Il-62M è decollato dalla Libia alla volta di Latakia e poi della regione di Mosca.
La prima domanda che viene in mente è: perché gli aerei militari russi volano lì, per di più cargo? Non abbiamo ancora alcuna informazione in merito, nemmeno la più piccola, ma c’è un indizio: la rotta dell’aereo Il-62M. Questo indizio suggerisce che entrambi gli aerei stavano trasportando qualcosa dalla Siria, e non verso di essa. Potevano avere trasportato qualcosa che era rimasto nella base militare russa, ma che non poteva essere utilizzato dalle nuove autorità siriane a causa della mancanza dei mezzi tecnici necessari.
L’esercito russo, invece, ha sia i mezzi che i luoghi per utilizzare tale materiale (sapete benissimo quali). Indipendentemente dalla quantità di materiale trasportato, la notizia non è positiva.
Ma queste sono solo le mie conclusioni logiche basate sulle poche informazioni disponibili.


Una idea interessante!

Molto probabilmente lo avete letto anche voi: l’Associated Press ha scritto che tra il 2024 e il 2025 un funzionario del Dipartimento della Sicurezza Interna degli Stati Uniti ha cercato di reclutare il pilota capo del presidente venezuelano Nicolas Maduro affinché portasse quest’ultimo in un luogo dove gli USA avrebbero potuto arrestarlo. Il tentativo, però, era andato male nonostante un lungo e faticoso lavoro. Capita: solo una piccola parte delle buone idee arriva alla realizzazione sperata.
Ma perché non hanno (non hanno?) provato a farlo anche con qualche altro presidente? Probabilmente, perché ci sono più ostacoli rispetto al «caso Maduro». Prima di tutto, il personaggio che intendo io viaggia pochissimo. In secondo luogo, i suoi piloti sono sicuramente controllati dagli agenti (e potrebbero essere degli agenti loro stessi) di una nota organizzazione; gli agenti-controllori sono poi controllati da altri agenti e ognuno non si fida degli altri, riferendo tutto ai capi. In terzo luogo, negli ultimi mesi ho letto alcune indagini in base alle quali quel personaggio tende, addirittura, di fare diversi suoi viaggi di livello nazionale sui treni speciali (un po’ come il suo collega nordcoreano, anche egli ragionevolmente preoccupato per la propria sicurezza).
Ma, soprattutto, il mancato coinvolgimento del pilota di Maduro lo ha reso ancora più attento e sospettoso.
Gli americani sicuramente sanno queste (e molte altre) cose da tempo e meglio di noi. Ma la speranza che un giorno ci riprovino resta con me, ahahaha


Solo due piccole constatazioni

La CNN riferisce: Trump, parlando con i giornalisti a bordo del suo aereo durante il volo verso l’Asia, ha dichiarato che Putin dovrebbe concentrarsi sulla fine della guerra con l’Ucraina invece di testare missili (si è riferito ai test del «Burevestnik»).

Lui [Putin] avrebbe dovuto porre fine alla guerra. Una guerra che avrebbe dovuto durare una settimana è ormai giunta al quarto anno. È questo che dovrebbe fare, invece di testare missili.

Da questa brevissima notizia possiamo apprendere ben due concetti grandi:
1) Trump continua a non capire che Putin non vuole la fine della guerra (in realtà, questa incomprensione è evidente già da tempo);
2) nella testa di Trump – nonostante tutte le sue dichiarazioni degli ultimi giorni – si sono radicate alcune favole raccontate da Putin (il quale, evidentemente, è ancora convinto che avrebbe potuto battere l’Ucraina in pochi giorni).
I test russi del «Burevestnik» sono stati pubblicizzati proprio perché Putin vuole dimostrare (anche a se stesso) che nessuno ha i mezzi per costringerlo a smettere di fare quello che sta facendo: non solo in Ucraina, ma in generale.
Senza la comprensione del nemico sicuramente non si riuscirà a batterlo. Trump che non comprende (e non esclude nemmeno la propria candidatura al terzo mandato) è solo uno dei tanti. Quindi la speranza nelle cause naturali della fine è sempre più sola.


Prima o poi si incontreranno

L’agenzia Reuters, citando un alto funzionario della Casa Bianca, scrive che l’incontro tra Trump e Putin a Budapest non è previsto «nel prossimo futuro». Trump sembra ritenere che entrambe le parti in guerra «non siano ancora pronte per i negoziati». In effetti, non si vede alcuna disponibilità: il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha dichiarato che gli appelli a un cessate il fuoco immediato in Ucraina sono in contrasto con gli accordi raggiunti in Alaska, come se in Alaska fosse stato raggiunto un accordo con l’Ucraina, la quale non era nemmeno rappresentata.
Nel frattempo, il ministro degli Esteri polacco Radosław Sikorski ha ammesso che se Putin volasse a Budapest attraverso la Polonia per incontrare Trump, il suo aereo potrebbe essere costretto ad atterrare e lui stesso (Putin) potrebbe essere arrestato su ordine della Corte penale internazionale: «Non possiamo garantire che il giudice indipendente non obbligherà il Governo a fermare tale aereo per consegnare l’indagato al tribunale dell’Aia». Ma Putin non sembra ancora scemo fino a quel punto: sicuramente non volerà sopra la Polonia, così come non volerà sopra altri Paesi dell’Europa orientale. Stranamente, non sorvolerà nemmeno la «fraterna Ucraina». Per esempio, Airlive ha mostrato quale potrebbe essere la rotta di volo di Putin per incontrare Trump in Ungheria:

In realtà, che Putin incontri Trump o meno, non fa alcuna differenza. Lo potete immaginar facilmente anche voi. Così come capite che Trump è in grado di cambiare idea sulla opportunità dell’incontro in qualsiasi momento e decidere di incontrare Putin anche il giorno dopo. E affinché qualcosa di positivo inizi ad accadere, deve succedere qualcosa di negativo all’aereo di almeno uno dei due. Nel caso ideale, all’aereo di una persona in particolare.


Può distruggere

The Financial Times scrive che venerdì, durante l’incontro a porte chiuse alla Casa Bianca, Trump ha «rimproverato» Zelensky con urla e parolacce: lo ha avvertito che Putin, se lo volesse, potrebbe «distruggere» l’Ucraina e ha insistito che Zelensky cedesse il Donbass alla Russia. Secondo un funzionario europeo a conoscenza dei dettagli dell’incontro, la retorica di Trump ha in gran parte ripreso le tesi ben note di Putin.
Già da questa breve sintesi della notizia possiamo capire definitivamente che Trump non sa assolutamente nulla della guerra in Ucraina alla quale vuole tanto porre fine (ovviamente entro 24 ore, le quali inizieranno dopo le ennesime due settimane). Perché se sapesse qualcosa di questa guerra, si renderebbe conto dell’assurdità dell’affermazione secondo cui «Putin, se lo volesse, distruggerebbe l’Ucraina». Putin vuole distruggere l’Ucraina (e non solo essa), ma il suo esercito impiega mesi (e talvolta anni) di tempo, oltre a enormi risorse umane e materiali, per conquistare un singolo villaggio ucraino o una singola piccola città.
Trump potrebbe distruggere l’esercito di Putin semplicemente fornendo armi alle forze armate ucraine e dando un magico calcio motivazionale alla NATO, ma per qualche strano motivo non vuole farlo. Invece di diventare il vincitore dell’attuale male mondiale, preferisce essere un consumatore costante di tutta quella merda che Putin gli rifila nelle conversazioni telefoniche e personali. Ormai alla età avanzata che ha, ha fatto una scelta di vita assurda.


Da non ripetere

Dopo quanto è successo al Louvre, posso svelare un semplicissimo «trucco» che avevo scoperto ancora ai tempi studenteschi…

Per portare un qualsiasi oggetto fuori da un qualsiasi luogo di cultura (museo, biblioteca etc.), non è necessario staccare l’allarme, rovinare la segnaletica antitaccheggio, sparare le guardie o indossare un cappello invisibile. Basta prendere l’oggetto e metterlo fuori dalla finestra: per qualche stranissimo motivo tutti i sistemi di sicurezza sono progettati solo contro i ladri onesti / sfigati che utilizzano per i loro spostamenti esclusivamente le porte. Non so perché, ma è così: la sicurezza è sempre progettata dalla gente estremamente ingenua.
Ovviamente, non ho mai utilizzato questo trucco (ma solo testato per scopi teorici, riportando poi l’oggetto al suo posto).
Ovviamente, non vi invito a utilizzare questo trucco.
Ovviamente, invito tutti gli addetti alla sicurezza a tenerne conto.


La lettura del sabato

Su «Important stories» è uscito un interessante articolo su come la guerra militare speciale in Ucraina «curi» la mente dei personaggi che hanno volontariamente firmato un contratto con il Ministero della «Difesa» russo e sono andati a combattere. E su come, una volta «guariti», disertano dal fronte, a volte anche due volte.
L’articolo è interessante non solo come parte della cronaca di questa guerra cretina, ma anche perché mostra che l’espressione «meglio tardi che mai» a volte assume forme realmente estreme.


I rapporti speciali tra due Stati

Ieri il presidente ad interim della Siria Ahmed al-Sharaa è arrivato a Mosca – per la prima volta da quando è salito al potere – ed è stato accolto al Cremlino da Putin. Nel corso dell’incontro Putin, tra le altre cose, ha dichiarato:
Nel corso di molti decenni si sono instaurati rapporti speciali tra i nostri Paesi.
Le fonti della Reuters, da parte loro, hanno precedentemente riferito che il presidente siriano intende chiedere, durante l’incontro, l’estradizione dell’ex leader della repubblica Bashar al-Assad che ora si nasconde a Mosca.
In effetti, per oltre dieci anni quei rapporti speciali tra i due Stati sono consistiti anche nella partecipazione dell’esercito russo nella guerra interna siriana: dalla parte di Bashar al-Assad e contro le forze che ora Ahmed al-Sharaa rappresenta. Ora Putin potrebbe anche tentare di instaurare un rapporto speciale con il nuovo Presidente siriano, ma questo non significa che intende interrompere il rapporto speciale con il Presidente vecchio. Finché Bashar al-Assad ha abbastanza risorse finanziarie per convincere Putin di non consegnarlo alla Siria attuale, sarà al sicuro. E potrà sperare che qualcuno dei due personaggi che si sono incontrati ieri a Mosca finisca prima dei suoi soldi.
Condivido le sue speranze per almeno il 50%.