Il governo russo ha approvato il progetto di bilancio federale per il periodo 2026–2028 (la «finanziaria» triennale è una vecchia praticolarità russa, viene approvata ogni anno). Il pacchetto completo di documenti non è ancora stato pubblicato, ma i principali parametri di bilancio e le modifiche fiscali annunciate dal Ministero delle Finanze ci permettono di trarre una conclusione sui piani del Cremlino: 1200 miliardi di rubli (quasi 12,5 miliardi di euro) saranno prelevati dalle tasche della popolazione nel 2026 e ridistribuiti a favore del bilancio e della guerra a scapito del benessere dei cittadini e delle imprese private.
E dato che sono inevitabili — in tutto il mondo — le notizie del tipo «la Russia spenderà di più per la guerra» (in un certa misura sicuramente vere), è importante capire quanto saranno utili a Putin quei soldi in più e quali effetti sulla economia russa potrebbero produrre quelle tasse in più. proprio a questo è dedicato l’articolo segnalato questo sabato.
L’archivio della rubrica «Nel mondo»
Citando fonti ucraine e occidentali, il Financial Times scrive: la Russia ha probabilmente modificato i missili balistici che usa per colpire l’Ucraina, in modo che possano aggirare il sistema di difesa aerea Patriot. A giudicare dalle statistiche, negli ultimi mesi l’Ucraina ha intercettato molto meno spesso i missili balistici russi: se in agosto la difesa aerea ha intercettato il 37% dei missili, in settembre solo il 6%.
Non sono assolutamente un esperto di missili balistici e difesa aerea. Allo stesso tempo, ho una normale capacità di osservazione e logica, che mi hanno portato a pormi un’altra domanda retorica: era proprio necessario aspettare questo momento storico? È chiaro che in ogni guerra entrambi gli eserciti imparano rapidamente ed efficacemente qualcosa dalla pratica. Ma questa non è una scoperta del XXI secolo, e all’inizio della guerra in Ucraina si sarebbe potuto sostenere uno degli eserciti-allievi e schiacciare l’altro con la massa. Almeno con la massa delle armi, dei proiettili. E invece no: hanno aspettato tanto, fino alla modifica dei missili balistici russi. E ora sarà ancora più difficile aiutare.
La sera del 29 settembre sono iniziate a circolare notizie secondo le quali in tutto l’Afghanistan Internet è ora completamente «spento». Martedì 1° ottobre, poi, il movimento talebano al potere in Afghanistan ha annunciato che l’interruzione di Internet nel Paese è dovuta alla «distruzione dell’infrastruttura in fibra ottica». Attualmente le reti in fibra ottica sarebbero in fase di sostituzione, ma non è chiaro quando e se l’accesso a Internet verrà ripristinato.
Non voglio certo dare consigli a nessuno (e chi mai, a quei livelli, mi chiederebbe consigli?), ma il Governo russo ha molto da imparare dai suoi amici talebani, che siano da esso considerati terroristi o meno.
Supponiamo che un drone ucraino sia arrivato in una Regione russa: ormai possono raggiungere quasi tutte le zone della Russia. Raggiunge il bersaglio (secondo il linguaggio dei funzionari russi viene abbattuto dalla difesa aerea) e i detriti cadono a terra (non possono mica cadere verso l’alto!). I detriti possono essere di diverse dimensioni e a volte anche bruciare, quindi causano sicuramente dei danni. Questo è sufficiente: «l’infrastruttura in fibra ottica nella zona è distrutta» e non sappiamo quando sarà riparata. C’è qualcuno a chi dare la «colpa» e non è necessario inventare motivi per le interruzioni (come invece avviene negli ultimi mesi).
È vero, senza Internet è più difficile diffondere la propaganda, e i «criminali» più temibili ora si trovano lì (quelli che chiamano la guerra con la parola guerra). Ma di queste questioni ci si può occupare separatamente, più tardi.
Insomma, seguite le notizie.
Vladimir Zelensky comunica: i militari ucraini hanno iniziato una missione in Danimarca per diffondere l’esperienza nella difesa contro i droni. Sono arrivati per partecipare a esercitazioni congiunte (con i partner), che potrebbero diventare la base per un nuovo sistema di contrasto ai droni russi (e, teoricamente, non solo quelli russi).
L’UE, da parte sua, prevede di spendere 6 miliardi di euro per creare un sistema di difesa al confine orientale, utilizzando le tecnologie ucraine. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha dichiarato che l’Ucraina riceverà 2 miliardi di euro per la produzione di droni e che il progetto sarà sviluppato in collaborazione con Kiev e la NATO.
Ecco, io che non sono Zelensky e non dipendo in alcun modo dagli aiuti europei (passati, presenti o futuri) posso mettere in evidenza una cosa banalissima: la situazione appena descritta è incredibile. Mentre l’UE — e l’Occidente in generale — continua a pensare come minimizzare gli sforzi per aiutare l’Ucraina nella sua battaglia difensiva, l’Ucraina inizia ad aiutare l’UE, in un nuovo modo, nella difesa contro l’aggressore pazzo dell’Est. Come se non bastasse che sta già combattendo. Non so se Ursula von der Leyen e i suoi colleghi se ne rendono conto.
L’altro ieri alle elezioni parlamentari in Moldavia il partito pro-europeo della presidente Maia Sandu ha vinto con il 50,17% dei voti: un po’ meno della volta scorsa, ma comunque abbastanza per formare un Governo di maggioranza. Il partito filo-russo (nel contesto attuale è da definire filo-putiniano) ha preso il 24,18% dei voti.
Potrebbe sembrare un po’ strano che proprio nel caso della minuscola e lontana Moldavia si parli tanto della interferenza russa nelle elezioni politiche. Ma in realtà le spiegazioni sono banalissime. In primo luogo, in uno Stato con circa 3,5 milioni di elettori per i «tecnici» della influenza è abbastanza facile ottenere un risultato visibile e quindi giustificare i propri stipendi. In secondo luogo, la Moldavia si trova in una posizione geografica attualmente molto interessante: dalla parte opposta (rispetto alla Russia) della Ucraina. Non ha molte possibilità di opporsi fisicamente all’esercito russo eventualmente intenzionato di passarci, ma almeno per ora mantiene la possibilità di opporsi politicamente.
Non solo la possibilità, ma anche l’intenzione. E allora faccio tutti i complimenti possibili agli eletori moldavi e a Maia Sandu.
L’altroieri Viktor Orban ha sparato una delle sue su X:
Potreste dire che non c’è alcunché di nuovo e di interessante in questa affermazione. Ma, in effetti, la cosa più interessante sono, come al solito, le repliche. Questa, per esempio:
Il grande problema, poi, che un sacco di gente pigra e ignorante in giro per il mondo leggerà (se leggerà) solo la pubblicazione originale, quella di Orban. E non farà alcun tentativo di raggionarci sopra. Io stesso conosco alcune persone così…
L’articolo che segnalo questo sabato è un tentativo di interpretare le prime visite (segrete) di una nave-cargo cinese nel porto di Crimea dai tempi della annessione da parte della Russia (avvenuta nel 2014).
In realtà, è abbastanza facile immaginare che una visita del genere in precedenza era impossibile anche per motivi tecnici: il porto della Sebastopoli prima dell’inizio della guerra totale tra la Russia e l’Ucraina era prevalentemente un porto militare, utilizzato dalla Marina militare russa del Mar Nero. Di conseguenza, è facile ipotizzare non era tecnicamente attrezzato per ricevere le navi del genere (oltre ai vari motivi di sicurezza). Dopo il 24 febbraio 2022, però, la flotta militare russa è stata fatta allontanare (è una delle vittorie indiscusse della Ucraina) e, evidentemente, alcune cose sono cambiate…
Zelensky ha detto, in una intervista ad Axios, che «se la Russia non ferma la guerra, i funzionari del Cremlino dovrebbero assicurarsi di sapere dove si trova il rifugio antiaereo più vicino». E, tra le altre cose, ha rivelato di aver chiesto a Trump una nuova arma a lungo raggio (senza specificare al giornalista di che tipo di arma si tratta) che costringerebbe Putin di andare al tavolo dei negoziati.
Da un lato, le dichiarazioni del genere non si fanno a caso: Zelensky non è Medvedev perennemente ubriaco che minaccia tutti. E non è Trump, che parla senza pensare.
D’altra parte, l’uso delle armi a lungo raggio contro i «funzionari del Cremlino» è, attualmente, l’unico modo realistico di porre fine a questa guerra. In questo caso, però, non avrebbe senso di avvertire il futuro bersaglio del pericolo.
E poi una terza considerazione: non ho mai capito su cosa si basa la speculazione secondo cui l’Ucraina e la Russia avrebbero concordato di non colpire gli edifici governativi. Solo sul fatto che non è mai successo fino a poco tempo fa? Ma l’Ucraina semplicemente non aveva questa possibilità tecnica, mentre le autorità russe di solito non si considerano vincolate da alcun accordo (potevano, per esempio, sperare di mettere pomposamente il proprio vassallo in una sede «simbolica» del potere a Kiev).
In generale, Zelensky potrebbe prepararsi a misure radicali, ma non vuole apparire un «terrorista».
Alexandra Tara McCabe, precedentemente nota come Tara Reade e che ha lavorato come assistente di Joe Biden durante il suo mandato di senatore negli anni ’90, ha ottenuto la cittadinanza russa. Putin ha già firmato il relativo decreto.
La McCabe era diventata nota – tramite i media – nel 2020, durante la campagna presidenziale di Biden: la signora aveva mosso accuse di violenza sessuale nei suoi confronti. La storia delle accuse si era rivelata controversa: l’accusato non era stato chiamato per nome nel testo della denuncia alla polizia, ma solo davanti ai giornalisti; il Washington Post, dopo aver indagato e intervistato circa due dozzine di ex collaboratori di Biden negli anni ’90, non ha trovato alcuna conferma alle affermazioni della McCabe.
Ecco Alexandra Tara McCabe in persona:
Questa non è stata una mia allusione «politicamente scorretta»: tra i miei amici e conoscenti ci sono degli uomini che potrebbero anche…
Ma torniamo alla notizia. Nel 2023 la McCabe, a suo dire, ha iniziato a ricevere minacce di morte e per questo si è trasferita in Russia con l’intenzione di ottenere la cittadinanza russa. Mentre dalle notizie degli ultimi anni ho appreso con una certa regolarità: se un americano o un europeo si trasferisce nella Russia attuale (facendo pure tanto «rumore» sui media) per ottenere la cittadinanza, significa che ha qualche problema serio nel proprio Paese d’origine: o è indebitato in un modo irrisolvibile, o sta rischiando accuse penali per qualcosa.
Una domanda puramente teorica, astratta e un po’ retorica allo stesso tempo: qual è la pena per la falsa testimonianza in America, e quanto possono costare le accuse infondate?
Il premier polacco Donald Tusk ha dichiarato che la Polonia difenderà il suo spazio aereo se gli aerei minacciano il territorio polacco:
Prenderemo la decisione di abbattere gli oggetti volanti senza discutere quando minacciano il nostro territorio e sorvolano la Polonia. Non c’è nulla da discutere.
Come possiamo vedere da questa citazione, le bugie sono di diversi tipi politici. Putin, per esempio, mente perché pensa che lo faccia sembrare molto figo: altri tipi di figaggine non sono disponibili per lui (è più o meno il modo in cui molte persone si comportano di fronte alle ragazze quando hanno tredici anni, se ricordo bene). Trump mente perché non pensa nemmeno se ciò che dice corrisponda alla realtà: questa è l’impostazione del suo cervello. E Tusk sta mentendo per pura necessità: una risposta realistica non sarebbe assolutamente stata compresa dai suoi elettori.
La realtà polacca è che non possono abbattere [quasi] nulla che arrivi loro dal territorio russo. Le difese aeree polacche non sembrano essere addestrate o attrezzate per abbattere veri velivoli nemici: altrimenti avrebbero abbattuto ben più dei 4 droni russi su 19. È questa mancanza di preparazione che l’esercito russo ha ricordato alla Polona e a tutto l’Occidente: «entrambi sappiamo che non potete fari nulla».
Allo stesso tempo Tusk si rende conto – in realtà, da tempo – che la NATO non proteggerà il suo Paese in caso di emergenza, e quindi ammette pubblicamente che la Polonia dovrà imparare ad abbattere i droni da soli: come lo dovranno fare tutti gli altri Stati europea.