L’archivio della rubrica «Nel mondo»

Le elezioni moldave

L’altro ieri alle elezioni parlamentari in Moldavia il partito pro-europeo della presidente Maia Sandu ha vinto con il 50,17% dei voti: un po’ meno della volta scorsa, ma comunque abbastanza per formare un Governo di maggioranza. Il partito filo-russo (nel contesto attuale è da definire filo-putiniano) ha preso il 24,18% dei voti.
Potrebbe sembrare un po’ strano che proprio nel caso della minuscola e lontana Moldavia si parli tanto della interferenza russa nelle elezioni politiche. Ma in realtà le spiegazioni sono banalissime. In primo luogo, in uno Stato con circa 3,5 milioni di elettori per i «tecnici» della influenza è abbastanza facile ottenere un risultato visibile e quindi giustificare i propri stipendi. In secondo luogo, la Moldavia si trova in una posizione geografica attualmente molto interessante: dalla parte opposta (rispetto alla Russia) della Ucraina. Non ha molte possibilità di opporsi fisicamente all’esercito russo eventualmente intenzionato di passarci, ma almeno per ora mantiene la possibilità di opporsi politicamente.
Non solo la possibilità, ma anche l’intenzione. E allora faccio tutti i complimenti possibili agli eletori moldavi e a Maia Sandu.


Un breve dialogo su X

L’altroieri Viktor Orban ha sparato una delle sue su X:

Potreste dire che non c’è alcunché di nuovo e di interessante in questa affermazione. Ma, in effetti, la cosa più interessante sono, come al solito, le repliche. Questa, per esempio:

Il grande problema, poi, che un sacco di gente pigra e ignorante in giro per il mondo leggerà (se leggerà) solo la pubblicazione originale, quella di Orban. E non farà alcun tentativo di raggionarci sopra. Io stesso conosco alcune persone così…


La lettura del sabato

L’articolo che segnalo questo sabato è un tentativo di interpretare le prime visite (segrete) di una nave-cargo cinese nel porto di Crimea dai tempi della annessione da parte della Russia (avvenuta nel 2014).
In realtà, è abbastanza facile immaginare che una visita del genere in precedenza era impossibile anche per motivi tecnici: il porto della Sebastopoli prima dell’inizio della guerra totale tra la Russia e l’Ucraina era prevalentemente un porto militare, utilizzato dalla Marina militare russa del Mar Nero. Di conseguenza, è facile ipotizzare non era tecnicamente attrezzato per ricevere le navi del genere (oltre ai vari motivi di sicurezza). Dopo il 24 febbraio 2022, però, la flotta militare russa è stata fatta allontanare (è una delle vittorie indiscusse della Ucraina) e, evidentemente, alcune cose sono cambiate…


Cercare un rifugio antiaereo

Zelensky ha detto, in una intervista ad Axios, che «se la Russia non ferma la guerra, i funzionari del Cremlino dovrebbero assicurarsi di sapere dove si trova il rifugio antiaereo più vicino». E, tra le altre cose, ha rivelato di aver chiesto a Trump una nuova arma a lungo raggio (senza specificare al giornalista di che tipo di arma si tratta) che costringerebbe Putin di andare al tavolo dei negoziati.
Da un lato, le dichiarazioni del genere non si fanno a caso: Zelensky non è Medvedev perennemente ubriaco che minaccia tutti. E non è Trump, che parla senza pensare.
D’altra parte, l’uso delle armi a lungo raggio contro i «funzionari del Cremlino» è, attualmente, l’unico modo realistico di porre fine a questa guerra. In questo caso, però, non avrebbe senso di avvertire il futuro bersaglio del pericolo.
E poi una terza considerazione: non ho mai capito su cosa si basa la speculazione secondo cui l’Ucraina e la Russia avrebbero concordato di non colpire gli edifici governativi. Solo sul fatto che non è mai successo fino a poco tempo fa? Ma l’Ucraina semplicemente non aveva questa possibilità tecnica, mentre le autorità russe di solito non si considerano vincolate da alcun accordo (potevano, per esempio, sperare di mettere pomposamente il proprio vassallo in una sede «simbolica» del potere a Kiev).
In generale, Zelensky potrebbe prepararsi a misure radicali, ma non vuole apparire un «terrorista».


Una nuova cittadina russa

Alexandra Tara McCabe, precedentemente nota come Tara Reade e che ha lavorato come assistente di Joe Biden durante il suo mandato di senatore negli anni ’90, ha ottenuto la cittadinanza russa. Putin ha già firmato il relativo decreto.
La McCabe era diventata nota – tramite i media – nel 2020, durante la campagna presidenziale di Biden: la signora aveva mosso accuse di violenza sessuale nei suoi confronti. La storia delle accuse si era rivelata controversa: l’accusato non era stato chiamato per nome nel testo della denuncia alla polizia, ma solo davanti ai giornalisti; il Washington Post, dopo aver indagato e intervistato circa due dozzine di ex collaboratori di Biden negli anni ’90, non ha trovato alcuna conferma alle affermazioni della McCabe.
Ecco Alexandra Tara McCabe in persona:

Questa non è stata una mia allusione «politicamente scorretta»: tra i miei amici e conoscenti ci sono degli uomini che potrebbero anche…
Ma torniamo alla notizia. Nel 2023 la McCabe, a suo dire, ha iniziato a ricevere minacce di morte e per questo si è trasferita in Russia con l’intenzione di ottenere la cittadinanza russa. Mentre dalle notizie degli ultimi anni ho appreso con una certa regolarità: se un americano o un europeo si trasferisce nella Russia attuale (facendo pure tanto «rumore» sui media) per ottenere la cittadinanza, significa che ha qualche problema serio nel proprio Paese d’origine: o è indebitato in un modo irrisolvibile, o sta rischiando accuse penali per qualcosa.
Una domanda puramente teorica, astratta e un po’ retorica allo stesso tempo: qual è la pena per la falsa testimonianza in America, e quanto possono costare le accuse infondate?


Tusk dice quello che deve

Il premier polacco Donald Tusk ha dichiarato che la Polonia difenderà il suo spazio aereo se gli aerei minacciano il territorio polacco:

Prenderemo la decisione di abbattere gli oggetti volanti senza discutere quando minacciano il nostro territorio e sorvolano la Polonia. Non c’è nulla da discutere.

Come possiamo vedere da questa citazione, le bugie sono di diversi tipi politici. Putin, per esempio, mente perché pensa che lo faccia sembrare molto figo: altri tipi di figaggine non sono disponibili per lui (è più o meno il modo in cui molte persone si comportano di fronte alle ragazze quando hanno tredici anni, se ricordo bene). Trump mente perché non pensa nemmeno se ciò che dice corrisponda alla realtà: questa è l’impostazione del suo cervello. E Tusk sta mentendo per pura necessità: una risposta realistica non sarebbe assolutamente stata compresa dai suoi elettori.
La realtà polacca è che non possono abbattere [quasi] nulla che arrivi loro dal territorio russo. Le difese aeree polacche non sembrano essere addestrate o attrezzate per abbattere veri velivoli nemici: altrimenti avrebbero abbattuto ben più dei 4 droni russi su 19. È questa mancanza di preparazione che l’esercito russo ha ricordato alla Polona e a tutto l’Occidente: «entrambi sappiamo che non potete fari nulla».
Allo stesso tempo Tusk si rende conto – in realtà, da tempo – che la NATO non proteggerà il suo Paese in caso di emergenza, e quindi ammette pubblicamente che la Polonia dovrà imparare ad abbattere i droni da soli: come lo dovranno fare tutti gli altri Stati europea.


Certo che difenderà

È un po’ strano prestare anche una minima attenzione a quello che dice Trump (a differenza delle stronzate che fa creando dei problemi un po’ a tutti), ma volte è utile dare qualche avvertimento alle persone più ingenue.
Per esempio: ieri, alla domanda di un giornalista «Aiuterà la Polonia e gli Stati baltici a difendersi dalla Russia se quest’ultima continuerà a intensificare le sue azioni?» Trump ha risposto «Yeah, I would».


Già così non sembra una risposta affermativa categorica, ma non sappiamo anche come sta «aiutando» l’Ucraina aggredita da oltre tre anni e mezzo. Difenderà la Polonia e gli Stati baltici facendo un incontro con Putin e concedendo sempre a Putin una sequenza infinita di due settimane.
Così tutti si salveranno in 24 ore. Sicuro.


La lettura del sabato

Era da un po’ che non condividevo i risultati delle ricerche credibili sulle reali perdite umane dell’esercito russo in Ucraina. Infatti, le ricerche del genere sono un po’ difficili da fare: non avendo l’accesso alla statistica ufficiale, i giornalisti sono costretti a fare delle stime o, in alcuni spiacevoli casi, inventare.
Le ricerche serie, come quella recente sui militari provenienti da due regioni siberiane, vanno invece pubblicizzate. Per esempio, per ricordare la pazzia di Putin in realtà viene pagata un po’ da tutti.


Non è il momento

Ieri Trump ha dichiarato che ora «non è il momento» di rivolgersi a Putin con un appello per un cessate il fuoco.
Le persone maligne, ovviamente, noteranno subito che Trump non è più «molto arrabbiato» nei confronti di Putin, ma, semplicemente, ha deciso per la prima volta nella vita di aspettare due settimane: e se improvvisamente il fuoco cessasse da solo?
In realtà, questa è stata una delle due volte al giorno in cui Trump ha segnato l’ora esatta: da più di tre anni è inutile chiedere a Putin di cessare il fuoco, perché il risultato di una simile richiesta è scontato. Non resta che trarre le giuste conclusioni.
Ma Trump non è in grado di trarre conclusioni, sappiamo bene da tempo anche questo.


Il budget della influenza russa

Un gruppo di giornalisti ha scritto che l’agenzia federale russa Rossotrudnichestvo — un organo esecutivo federale che ha lo scopo di «diffondere l’influenza umanitaria della Russia nel mondo» — ha speso 412 milioni di rubli (circa 4,2 milioni di euro) in programmi per stranieri nel 2025. Si tratta di una somma pari a una volta e mezzo quella del 2024, mai così alta dal 2012. La maggior parte dei fondi — 357,3 milioni di rubli — è stata destinata al programma principale «Nuova generazione» che mira ad ampliare la rete di giovani attivisti, giornalisti, blogger, scienziati e imprenditori leali. Nel 2024, per esempio, allo stesso programma erano stati destinati quasi tre volte meno soldi: 127,8 milioni di rubli.
Attraverso questo programma, il Cremlino cerca di far sì che le popolazioni di Africa, Asia, Medio Oriente e Sud America percepiscano la Russia in modo positivo, come partner e donatore. In Europa, invece, il programma non è più attivo a causa delle sanzioni contro l’intera agenzia e tutte le sue attività culturali a partire dal 2022 (indovinate il motivo).
Io non sono assolutamente dispiaciuto per le suddette sanzioni: anche perché vedo che negli anni precedenti alla guerra non tutti i milioni di euro destinati ai programmi in Europa sono stati intascati dai funzionari della agenzia, alcuni sono stati investiti in un modo abbastanza efficace (a giudicare da quello che dicono e scrivono certi personaggi pubblici anche in Italia). Allo stesso tempo, a volte mi viene il sospetto che in via molto informale i vari programmi di Rossotrudnichestvo vadano avanti nonostante tutto…