L’archivio della rubrica «Nel mondo»

Ucraina e Zuckerberg

Come tanti di voi sanno, per oggi era programmata una conferenza, alla quale Mark Zuckerberg avrebbe dovuto rispondere alle domande degli utenti di Facebook. Si tratta di un evento utile, in quanto Facebook è da anni pieno di difetti tecnici: chi è abituato a utilizzarlo per motivi seri lo sa benissimo.

Purtroppo, però, il Facebook è anche pieno di utenti senza cervello. Negli ultimi giorni, per esempio, si sono particolarmente distinti i «patrioti» ucraini che hanno scritto diverse migliaia di commenti per chiedere di spostare l’ufficio moscovita di Facebook in Ucraina. E chi se ne frega che non esiste alcun ufficio moscovita (come alcun altro ufficio al di fuori dalla sede californiana di Facebook). Gli ucraini vogliono, semplicemente, che Zuckerberg modifichi l’organizzazione della propria azienda al solo fine di schierarsi dalla loro parte nella guerra mediatica con la Russia. E chi se frega che il mercato ucraino non ha alcun valore particolare per un sito con 1,44 miliardi di utenti attivi in tutto il mondo. Una buona parte di quegli utenti avrebbe da chiedere il miglioramento di uno strumento e non l’entrata in guerra.

In pratica, è sempre la stessa Ucraina di prima, nella quale prevalgono le persone che ritengono possibile e necessario lamentarsi rumorosamente di tutti i problemi interni. Persone convinte che tutti quei problemi interni debbano essere discussi e risolti dalle persone totalmente estranei: Mark Zuckerberg, Ban Ki-moon, Angela Merkel, Barack Obama, PACE, OSCE. Persone pienamente convinte (parlo anche della maggioranza della classe dirigente, il Presidente Poroshenko in primis) che non sono loro stesse a dovere e/o potere risolvere i propri problemi interni. Ed è sempre stato così: prima della guerra gli ucraini ritenevano in massa che la Russia (l’indipendenza dalla quale costituisce un punto di orgoglio per la maggioranza di loro) fosse obbligata a sostenere l’economia poco economica ucraina.

Beh, almeno non vi faranno dimenticare della propria esistenza.


Da prendere come esempio

Jean-Marie Le Pen è stato sospeso dal partito, gli è stata ritirata la tessera ed entro tre mesi dovrebbe essere destituito dalla carica del Presidente onorario del Front National.

L’assurdità non sta nel fatto che il fondatore di un partito viene eliminato in questo modo. E’ assurdo (o, se preferite, curioso) che tantissimi partiti europei di destra e di sinistra (compresi quelli italiani) hanno da imparare da Front National. Imparare a eliminare i propri membri impazziti. Eliminarli senza considerare il loro ruolo nella storia partitica.


Primo maggio

Un giorno diventerò il Capo di uno Stato, ma non so ancora di quale (non escludo l’opzione di fondarne uno appositamente per me). So di certo, però, che una delle mie prime azioni sarà quella di imporre una importantissima modifica costituzionale. Addirittura, ho già preparato il testo:

La Repubblica X è fondata sul lavoro, quindi ognuno è libero di lavorare 24 ore su 24, 7 giorni su 7, senza ferie, festivi, ponti e mezzegiornate.

Quando la maggioranza dei miei sudditi comprenderà il vero senso della sopracitata legge costituzionale, lo Stato da me diretto diventerà l’economia più forte del mondo. Ma, considerando la quantità di scarafaggi colorati che abitano i cervelli degli occidentali, suppongo che mi tocca a diventare il Presidente della Cina o del Singapore: da quelle parti hanno già capito tutto.

In più, insisto sulla mia vecchia idea che il 1° maggio debba essere sempre una giornata lavorativa, anche quando cade di domenica. E, magari, pure con dei carichi lavorativi più pesanti del solito. Altrimenti che Festa del Lavoro è? Il 1° maggio festivo è un ossimoro, non una festa.

La sera del 1° maggio, poi, usciti stanchi morti dal lavoro, tutti i lavoratori propensi a manifestare in piazza per i propri diritti dovrebbero sostenere ad alta voce la mia proposta di legge esposta poco sopra. Perché il riposo obbligatorio non sarà mai tanto bello quanto quello fatto per scelta propria.

Buon 1° maggio a tutti.


L’annuncio mancato

Hilary Clinton ha annunciato la propria candidatura alle elezioni presidenziali americane del 2016. Ed è molto probabile che vinca: la gente, convinta di essere moderna e priva di pregiudizi, la voterà solo perché è donna. E saranno gli stessi elettori che nel 2008, dichiarando con orgoglio di non essere razzisti, hanno eletto Obama solo perché è nero. Vabbè, ridiamoci sopra e andiamo avanti.

Dopo l’atteso annuncio della signora Clinton io mi aspettavo di sentirne un altro: quello dell’imminente matrimonio di una certa Monica Lewinsky. Se quest’ultima si sposa, la storia avrà una buona chance di ripetersi in modo curioso.


Via Lenin

E’ relativamente facile immaginare che la situazione in Ucraina non è ora bella. E gli occidentali comuni, a quanto pare, non sempre possono immaginare quanto tale situazione fosse poco bella. Il governo nato dopo la deposizione dell’ex presidente Viktor Yanukovich non ha fatto nemmeno una riforma seria, da oltre un anno è in corso una guerra non dichiarata, l’economia è in crescente difficoltà, la propaganda interna supera quella russa nel dividere la società e nell’imporre dei valori morali fittizi.

Su questo sfondo succedono solamente due cose belle in Ucraina. La prima è la demolizione di massa dei monumenti dedicati a Lenin. Secondo me i numerosi Lenin in giro per l’ex URSS vadano demoliti tutti, mentre il suo corpicino sepolto in modo tradizionale in qualche cimitero di Mosca. (Ci sono dei motivi per odiarlo e, allo stesso tempo, ammirarlo ma ne scriverò un’altra volta.)

La seconda cosa positiva in Ucraina contemporanea è accaduta giovedì 10 aprile: il Parlamento ucraino ha approvato una legge che condanna i regimi totalitari comunista e nazista. La legge, tra le altre cose, vieta l’esposizione nei luoghi pubblici della simbologia e dei monumenti ai leader dell’epoca sovietica e, ovviamente, impone la sostituzione di tutti i toponimici che in qualche modo richiamano l’URSS.

Tutto il resto in Ucraina va male. Credono di essere diventati europei di colpo, con il solo fatto di aver abbattuto il vecchio potere. Mentre in realtà il comportamento e la mentalità delle masse sono rimaste praticamente invariate.

Ma, almeno, sono riusciti a trovare un pretesto per liberarsi di tutto quel inquinamento visivo rappresentato dai residui della pessima simbologia sovietica.


8 minuti

La caduta dell’aereo di «German Wings» è durata, scrivono, appena 8 minuti. «Appena», perché la planata di un aereo con i motori semplicemente spenti o non funzionanti dovrebbe durare di più.
Pensate però a quanto erano stati lunghi quei 8 minuti per i passeggeri. Io ci avevo pensato solo ieri…

P.S.: alcuni passeggeri dei Boeing dell’11 settembre 2001 avevano fatto in tempo, quando era ormai tutto chiaro, a mandare dei SMS agli amici e parenti.


Festa comunista

Con un grave ritardo faccio gli auguri a tutte le lettrici. Ma è sempre meglio tardi che mai…

Va beh, vi auguro di riuscire a vendervi a caro prezzo.


30 centimetri

L’operatore dei satelliti civili Digital Globe è stato autorizzato dal governo Americano di vendere ai privati gli scatti satellitari con la definizione fino a 30 cm. Il limite precedente era di 50 cm.

Gli interessati possono vedere il sito aziendale di Digital Globe.

Ed io, di fronte a questa notizia, ho pensato tre cose:

1. E’ una figata.

2. Tanto alla gente normale basta il satellite di Google.

3. Scesi ai 30 cm, non ha più molto senso, per il governo americano, porre dei limiti sulla definizione commercializzabile.


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L'aereo di Kim Jong-un

L’agenzia nordcoreana KCNA ha diffuso le immagini dell’aereo che Kim Jong-un utilizza per i propri viaggi. Si tratta di un Ilyushin Il-62M prodotto in URSS, a quanto pare, tra la fine degli anni ’60 e i primi anni ’70. Sarebbe uno degli aerei istituzionali pù vecchi al mondo, ma sulle foto si vedono, tra l’altro, gli interni che evidentemente sono stati rinnovati di recente.

Bella storia per una aspirante potenza nucleare, vero? Guardate pure le foto seguenti: lo stile della uniforme dei militari e degli interni rappresentano il «gusto estetico» di un homo sovieticus elevato al cubo.
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L’agenzia nordcoreana KCNA ha diffuso le immagini dell’aereo che Kim Jong-un utilizza per i propri viaggi. Si tratta di un Ilyushin Il-62M prodotto in URSS, a quanto pare, tra la fine degli anni ’60 e i primi anni ’70. Sarebbe uno degli aerei istituzionali pù vecchi al mondo, ma sulle foto si vedono, tra l’altro, gli interni che evidentemente sono stati rinnovati di recente.

Bella storia per una aspirante potenza nucleare, vero? Guardate pure le foto seguenti: lo stile della uniforme dei militari e degli interni rappresentano il «gusto estetico» di un homo sovieticus elevato al cubo.
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