Qualcuno poteva avere letto, ieri, dell’annuncio di Putin: la Russia ha registrato il primo vaccino al mondo contro il Covid-19. Penso che sia evidente più o meno a tutte le persone mentalmente sane: si tratta solo di una auto-pubblicità politica, di un tentativo di mostrare la propria superiorità sull’Occidente ostile in un argomento molto risentito. Le persone poco informate della attuale stilistica politica russa lo possono capire almeno dalle tempistiche e dalla segretezza totale (sottolineata più volte dalla comunità scientifica mondiale) che hanno accompagnato la «creazione» del «vaccino» russo.
Evito le valutazioni del gesto di Putin.
Trovo invece molto più interessante e utile sottolineare alcuni principi universali che debbano essere necessariamente chiari più o meno a tutti gli umani mentalmente sani.
Prima di tutto bisogna ricordare che la creazione di un nuovo vaccino sicuro, efficace e accessibile a larghe fasce di popolazione richiede anni. Ripeto: anni. Non so da dove saltino fuori le leggende del tipo «il primo vaccino entro la fine del 2020» o «tra un anno». I medici con i quali mi capitato di parlare e gli scienziati i cui articoli mi è capitato di leggere negli ultimi mesi sostengono che nel migliore dei casi ci vorrebbero 5 anni. Con tantissima fortuna si potrebbe farcela anche in 3 anni, ma sembra poco realistico. Non penso che sia necessario rispiegare i motivi già ben noti a tutti: oltre alla ricerca della formula del vaccino, è necessario svolgere anche dei lunghi test e poi trovare il modo di produrre velocemente tanti dosi a un costo ragionevole.
In secondo luogo, potremmo chiederci se, considerati i tempi di cui sopra, il vaccino contro il Covid-19 sia realmente necessario. La risposta è affermativa. Perché? Perché tra 3 o 5 anni il Covid-19 – lo dobbiamo almeno sperare – non ci sarà più per dei motivi naturali, ma la base scientifica acquisita grazie alla ricerca del vaccino sarà molto utile alla umanità intera.
In terzo luogo, dobbiamo necessariamente diffidare di ogni vaccino creato in pochi mesi o anni. Infatti, nel peggiore dei casi un vaccino non testato attentamente può danneggiare la salute della persona. E nel migliore dei casi non farà alcun effetto medico, ma darà alla persona la pericolosa illusione della protezione dal coronavirus. La seconda opzione, al giorno d’oggi, speso vale anche per i guanti e le semplici mascherine. A questo punto, molto probabilmente, mi conviene sottolineare: io non sono un anivaccinista e non lo sono mai stato.
In quarto luogo, ricordiamoci di una cosa banalissima ma sempre vera: il vaccino non è una cura. Quindi è utile solo se fornita alla persona ancora sana ma desiderosa di prevenire la malattia. Alle persone già affette dal coronavirus servirebbero altri farmaci.
A questo punto dovrei scrivere una specie di conclusione, una frase risolutiva. Ma io non ce l’ho quella frase.
Quindi, semplicemente, vi invito a non dare troppa attenzione né alla gente isterica né agli ottimisti spensierati. La serenità ci aiuterà a superare tutte le prove.
L’archivio della rubrica «Nel mondo»
Probabilmente lo avete già letto o sentito da qualche parte: domenica si sono concluse le elezioni di Lukashenko presidenziali in Bielorussia. Seguendo il recente e «fortunato» esempio russo, la votazione popolare era durata più giorni (in questo caso tre), permettendo dunque di profanare tutte le regole volte a garantire la corrispondenza tra il contenuto delle urne e il reale utilizzo delle schede da parte degli elettori. Questa, però, è stata l’unica somiglianza evidente con le elezioni russe.
In generale, devo constatare che le elezioni presidenziali bielorusse ormai da due decenni è un fenomeno stranissimo. Da una parte, Aleksander Lukashenko meriterebbe non solo il titolo dell’"ultimo dittatore d’Europa«, ma anche del dittatore in un certo senso più massimalista. Se mi dovesse capitare, un giorno, di diventare un dittatore di un qualsiasi Stato, continente, arcipelago o Pianeta (mai dire mai), io avrei adottato un metodo semplicissimo per vincere le ennesime elezioni: avrei fatto contare i voti in modo «giusto». Forse perché ultimamente sono diventato troppo pigro e quindi amo raggiungere il risultato con meno mosse possibile. Lukashenko, invece, non è per nulla pigro. Ogni volta inizia la propria strada verso una nuova vittoria elettorale con alcune mosse preventive: pima di tutto, elimina tutti i candidati di opposizione più popolari. In alcuni casi li fa eliminare fisicamente, in alcuni altri li elimina attraverso l’arresto per qualche crimine palesemente inventato e la negazione della registrazione in qualità del candidato ufficiale per qualche motivo diverso dal presunto crimine. Sì, avete capito bene: l’arresto e la non-registrazione vengono utilizzati in contemporanea: probabilmente, «per sicurezza». No, in Russia si agisce in un modo un po’ diverso: solitamente i candidati di opposizione non vengono ammessi alle elezioni per dei motivi palesemente ridicoli, ma almeno formalmente legali (molto, molto in fondo).
Dall’altra parte, le elezioni presidenziali bielorusse sono strane perché ogni volta tra i candidati di opposizione troviamo qualche personaggio che fino a pochi mesi – o addirittura settimane – fa era un alto funzionario statale perfettamente integrato nel sistema di potere creato e coltivato da Lukashenko. È incredibile, ma ogni volta si trova dunque un nuovo tonto presuntuoso convinto di poter evitare la sorte di altri oppositori in generale e dei propri predecessori-candidati in particolare. Ma anche a un osservatore estraneo minimamente attento è chiaro che Lukashenko non tollera due cose: l’opposizione e il «tradimento» politico.
Altrettanto chiaro è anche un altro principio: le dittature non possono cadere in seguito a una sconfitta elettorale. Lo devono capire gli oppositori (sebbene la partecipazione alle elezioni sia l’obbligo professionale di ogni politico), come lo devono capire anche i dittatori. A questo punto non è molto chiaro che senso possa avere infastidire la gente due volte (non registrando i candidati e alterando i risultati della votazione) se si può farlo solo una volta? La forza della protesta popolare è un vaso in fase di riempimento e non un torrente già esistente da dividere in ruscelli. In ogni caso, la situazione attuale è quella che è. La Bielorussia è uno Stato con un alto livello delle repressioni. L’assenza della pluralità politica (ma anche, per esempio, dei media) è il «merito» di Lukashenko e non un difetto della società.
Secondo i dati ufficiali, Lukashenko (al potere dal 1994) avrebbe preso più dell’80% dei voti e la candidata arrivata seconda (Svjatlana Cichanoŭskaja, una casalinga senza alcuna esperienza della attività pubblica, la moglie di un candidato-oppositore arrestato) avrebbe preso poco meno del 10%. Secondo le indagini socio-politiche, invece, i due risultati reali sarebbero dell’8% per Lukashenko e del 70% per Cichanoŭskaja. La percentuale reale della candidata di opposizione, chiaramente, non è il suo risultato politico personale, ma la reazione popolare ai 26 anni della presidenza di Lukashenko. Pure le manifestazioni di protesta verificatesi a Minsk la sera e la notte dopo le elezioni non erano dunque a sostegno di Cichanoŭskaja: ella ha sempre dichiarato che il suo unico programma presidenziale è quello di organizzare le elezioni presidenziali libere in sei mesi dalla entrata in carica.
Nonostante la breve durata della protesta e la sua soppressione abbastanza forte, non penso che sia già tutto finito. Perché non ho mai visto i bielorussi deridere così apertamente Lukahenko. E non ho mai visto lo stesso Lukashenko così palesemente nevoso: probabilmente si rende conto che ora la sua permanenza al potere dipende solo dalla fedeltà dei militari e delle forze dell’ordine.
Ecco, si dimentica che nella storia queste due entità sono sempre state le prime ad abbandonare i dittatori esauriti.

Di conseguenza, ritengo che la storia mi stia offrendo la possibilità di rinviare la pubblicazione della seconda parte del testo a tempi non molto lontani.
Chi conosce la chimica meglio di me (non ci vuole molto), sostiene che il nitrato d’ammonio per esplodere in questo modo deve essere «accompagnato» da alcune altre sostanze. Almeno dal punto di vista teorico è una tesi facilmente verificabile dalle persone realmente interessate. Molto più difficile da verificare sono, per una semplice persona estranea, le condizioni nelle quali erano conservate quelle quasi tre mila tonnellate di nitrato d’ammonio.
Ma la versione iniziale sulla esplosione di un deposito dei fuochi d’artificio era già da subito credibile quanto alcuni racconti annuali sui «festeggiamenti pericolosi scongiurati» del Capodanno a Napoli.
Utilizzo il presente post prevalentemente per salvare la ripresa della esplosione da varie angolature:
Sul nostro continente c’è più di uno Stato che viene spesso definito come l’ultima dettatura d’Europa. Solitamente tale titolo viene attribuito alla Bielorussia. All’inizio della settimana prossima avrò un motivo importante per parlare di quello Stato, mentre oggi vi farei notare un interessante primato che tutti, per qualche strano motivo, ignorano.
Nel 1994, dopo la morte di Kim Il-sung, tutti si aspettavano che la carica del presidente passasse al suo figlio e successore Kim Jong-Il. Ma in base alla costituzione adottata nel 1998 Kim Il-sung aveva ricevuto il titolo del «presidente eterno».
Di conseguenza, la Corea del Nord è l’unica necrocrazia del mondo: l’unico Stato formalmente governato da un morto.
Chissà per quanto tempo rimarrà l’unica al mondo…
Per un errore di trasmissione della telemetria, l’osservatorio SOHO ha ottenuto una foto del Sole con quadrato vuoto – quindi nero – sopra. E i vari complottisti hanno subito interpretato quel frammento dell’immagine come la foto di una nave spaziale cubica degli alieni. Una nave dieci volte più grande della Terra.
#UFO sighting: 'Alien cube ship' TEN TIMES bigger than Earth captured by NASA's #SOHO https://t.co/KK7YC6Biee pic.twitter.com/732pJAQ6eD
— Daily Express (@Daily_Express) July 24, 2020
Di conseguenza, devo condividere un avviso importante con i miei amatissimi lettori. Se un giorno vi capita di leggere che Kazimir Malevič fu in realtà un alieno, ricordatevi della origine di tale «rivelazione». La conoscenza dell’anamnesi può essere utile per affrontare certi personaggi nella vita quotidiana.
Con una certa sorpresa ho scoperto che oggi decorre [già] un anno da quando Boris Johnson ha assunto la carica del premier. E devo constatare che egli avrebbe potuto anche lasciare la carica mesi fa e rimanere comunque nella storia. Perché ha dimostrato una qualità rarissima per la politica occidentale di oggi: concretizzare le mosse (non entriamo in merito della loro qualità e utilità) rinviate all’infinito da tutti i predecessori e colleghi.
Non è vecchio, quindi spero – per il bene dell’UK e dell’Europa – che in futuro venga richiamato per realizzare qualche progetto decisamente più allegro del Brexit.
Oggi avrebbero dovuto iniziare le Olimpiadi di Tokyo ma, per motivi ben noti [censured], sono stati posticipati di un anno. Nonostante il fatto che il mio interesse verso lo sport professionale tende allo zero, non posso non constatare che esiste una stranissima tendenza:
Nel 1940 le Olimpiadi di Tokyo furono annullate a causa della Seconda guerra mondiale.
Nel 1964 le Olimpiadi di Tokyo furono spostate per tre mesi a causa della siccità.
Nel 2020, infine, le Olimpiadi di Tokyo sono state spostate di un anno per il coronavirus.
Cosa possiamo imparare da questa tendenza? Possiamo imparare che la prossima volta che Tokyo si candida a ospitare le Olimpiadi, noi dobbiamo prepararci al peggio. Soprattutto se ipotizziamo che gli annullamenti e gli spostamenti dovessero alternarsi ahahaha
Sicuramente lo avete già letto: è stato raggiunto l’accordo sul Recovery Fund. All’Italia, in particolare, vanno 81,4 miliardi di aiuti «gratuiti» e 217,4 di prestiti. Ma il punto che a noi interessa di più è il momento nel quale dovrebbe iniziare la restituzione del debito: a partire dal 2027.
A questo punto non tutti potrebbero rendersi conto di un aspetto in un certo senso paradossale: alle persone comuni conveniva un debito più grande possibile. Perché? È semplice, cercate di seguire la logica.
I debiti vanno restituiti e per farlo bisogna in qualche modo guadagnare dei soldi.
I Capi di Stato e di Governo che raggiungono gli accordi sui debiti non producono e non guadagnano, quindi pagano i debiti concordati con i soldi dei cittadini (nel linguaggio popolare si chiamano tasse).
Per pagare le tasse il comune cittadino deve lavorare.
Per pagare con le proprie tasse un debito pubblico alto il cittadino comune deve lavorare tanto.
Per lavorare tanto… tutti devono avere la possibilità di lavorare tanto (ma in realtà anche di spendere tanto per fare lavorare gli altri).
Di conseguenza, tenendo in mente il momento della restituzione, ci accorgiamo che ogni miliardo di debito in più verso l’UE riduce ulteriormente il rischio di un nuovo lockdown del cazzo*.
A questo punto potrei anche dire, in merito all’accordo raggiunto, che poteva andare peggio. Ma l’espressione significa che il prestito (= debito) poteva essere ancora più basso.
* Uno Stato del Nord Europa è stato molto criticato dalla gente isterica per non avere introdotto il lockdown. Tantissime persone hanno sottolineato il numero dei contagiati e dei deceduti più alto rispetto agli Stati vicini. Tutti i critici hanno preferito dimenticare che quello Stato – rispetto ai vicini – ha il numero più alto delle case di cura (luoghi di alta concentrazione delle persone altamente a rischio) e dei ghetto per gli immigrati (dove è difficile imporre qualsiasi regola, compreso l’eventuale lockdown). Sempre gli stessi critici isterici si dimenticano di riconoscere che in quello Stato, alla fine, non è alcunché di più grave rispetto alla media mondiale, anzi. E che ora i numeri sono migliori a molti altri Stati europei.
Quindi il rapper Kanye West sta realmente tentando – anche se quasi in un totale ritardo – di candidarsi alle elezioni presidenziali statunitensi.
Non so se si tratti solo di una forma di auto-pubblicità o di un improvviso risveglio della passione per le problematiche sociali del Paese (in realtà una delle due opzioni mi sembra decisamente più probabile dell’altra). Ma anche le persone abituate a prendere sul serio ogni promessa o dichiarazione fatta da qualche parte del mondo non dovrebbero preoccuparsi.
Infatti, negli ultimi anni abbiamo visto vincere le varie elezioni politiche e amministrative da personaggi più assurdi. Allo stesso tempo, dobbiamo constatare che il mondo in generale e gli USA in particolare sono sopravvissuti a Donald Trump. Quindi sopravviveranno per forza anche ai vari Kanye West. Se la loro vittoria dovesse essere proprio inevitabile, vediamola come una leggera malattia: i postumi prima o poi si superano.
Come avrete già letto, il Tribunale UE ha annullato la decisione della Commessione europea del 2016 in base alla quale la Apple avrebbe dovuto pagare ulteriori 13 miliardi di euro di tasse in Irlanda. Secondo la Commissione, il regime fiscale agevolato irlandese avrebbe messo la Apple in una situazione di vantaggio ingiustificato rispetto agli altri attori del mercato. L’Irlanda, da parte sua, continuava a difendere la propria politica fiscale che le permette da anni di essere una meta europea preferita delle aziende-produttrici di alte tecnologie.
Cosa possiamo constatare grazie a questa notizia? Possiamo constatare che il peggio del populismo politico mondiale sarà sconfitto nei tribunali: anche se i giudici non potrebbero (e forse non dovrebbero) dichiarare di avere una missione del genere. Ma il dato di fatto rimane. Ci ricordiamo ancora bene come gli USA erano stati salvati dai numerosi decreti «strani» di Donald Trump nei primi mesi della sua presidenza. Ora, invece, vediamo come l’Europa può essere salvata dal socialismo parassitario caro a certi membri della Commissione. Se uno Stato facente parte dell’UE vuole esercitare la propria sovranità attraverso la creazione delle condizioni per lo sviluppo (e non limitarsi a tosare le pecore che non sono ancora scappate all’estero), deve avere il diritto di farlo. Deve avere la possibilità di difendere questo diritto. Altrimenti, prima o poi, vedremo concretizzarsi delle analogie del Brexit.



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