L’archivio della rubrica «Italia»

Solidarietà con tutti

Penso che sia abbastanza evidente: la quarantena imposta al Nord d’Italia fino al 3 aprile (per ora) comporta dei sensibili problemi economici a tutti coloro che non vivono di lavoro dipendente. Quindi non solo ai privati – compreso, purtroppo, anche il sottoscritto, – ma anche alle aziende.
Di conseguenza, penso che sia un gesto di buon senso civico sostenere, nei limiti del possibile e della diligenza del buon padre di famiglia, tutti coloro che tentano di continuare a svolgere onestamente il proprio lavoro anche in questo periodo di difficoltà generale. Lo scopo è quello di ridurre i danni socio-economici di breve e medio termine. Faccio un esempio banale: tutti noi abbiamo già notato i ristoranti delle zone da noi frequentate che tentano di sopravvivere trasformandosi in locali take away. Nonostante il fatto che la maggioranza di noi ha attualmente molto più tempo per cucinare a casa anche nel corso della settimana, si potrebbe periodicamente servirsi anche del loro servizio.

In base alle proprie necessità, abitudini, preferenze e interessi, tutti possono inventare altri esempi validi.
P.S.: a tutti coloro che sono abituati ad attribuire le idee proprie ai testi altrui ricordo: il post che avete appena letto non è dedicato alla [in]opportunità della quarantena. Quest’ultimo argomento verrà trattato separatamente (se trovo il modo di formulare bene la mia visione del problema).


Il male innominabile

Vedo che sui social la gente continua a postare le foto dei supermercati milanesi svuotati.
E allora io posto la foto della metropolitana milanese alle 8:09 del lunedì.

Scattata per gli amici russi, può essere interessante anche per voi.
P.S.: il blocco della vita è una cagata enorme! Il clima del panico gonfiato per il solo deficit di notizie non dovrebbe essere alimento dalla finzione populistica di reazione costruttiva.


Le malattie mentali

Evidentemente non ho ancora sradicato completamente le illusioni infantili dalla mia mente debole.
Ho sempre pensato che almeno l’ambiente universitario debba essere libero da quelle fobie scientificamente ingiustificate che nel mondo contemporaneo si diffondono e poi passano di moda più velocemente dei vestiti o dei cantanti del cazzo.
E invece no:

E vabbè, vorrà dire che per almeno una settimana nell’ambiente lavorativo non sarò circondato dalla gente mentalmente malata. Al giorno d’oggi è già una grande conquista.


L’icona di stile

Il 21 gennaio l’Intesa San Paolo ha pubblicato le immagini della futura sede di Torino delle Gallerie d’Italia (dovrebbe aprire tra due anni). La mia attenzione è stata subito attirata da questo rendering:

Perché? Perché mi ricorda troppo l’Apple Store di Milano (aperto il 27 luglio 2018):

Insomma, ora la Apple detta la moda non solo nella elettronica, ma anche nella architettura. Tim Cook potrebbe trarne le giuste considerazioni.
Mentre noi dobbiamo constatare che la fantasia non si compra con i soldi. Certo, il settore bancario-finanziario si è sempre distinto per un alto livello di conservatorismo, ma per ogni singola azienda il rischio di non essere all’avanguardia può sempre rivelarsi fatale.


.stato

È veramente strano che non mi sia mai capitato di sentire i «patrioti» e gli «statalisti» italiani lamentarsi del fatto che i siti web di molti Ministeri italiani abbiano il dominio di terzo livello .gov.it.
Eppure, l’utilizzo di quel dominio è una pessima manifestazione della stupidità e della pigrizia. Il fatto è che gli USA hanno fatto lo sforzo, neanche tanto sensibile, di registrare per il proprio Governo il dominio di primo livello .gov (che sta per government). Ma i Ministeri italiani cosa c’entrano? Perché dovrebbero fare riferimento al Governo statunitense attraverso il bruttissimo .gov.it?
In realtà la brutta situazione può essere risolta molto facilmente. L’Italia deve acquistare presso la ICANN il dominio di primo livello .stato (oppure .ri che starebbe per Repubblica Italiana) e utilizzarlo per tutti i siti istituzionali. Sarà una cosa semplice, comprensibile, opportuna e per nulla costosa (appena 200.000 dollari). Pure le aziende riescono ad acquistare i propri domini: si vedano, per esempio, .google, .apple o .fiat. Perché non dovrebbe farcela l’Italia?


I misteri del mercato

Un bel giorno mi sono chiesto: perché in Italia si vendono praticamente dappertutto le capsule di caffè, ma non si vedono mai quelle di the?
Lo stesso bel giorno mi sono risposto: sarà più facile trovarle su internet. E sono andato su Google Shopping.
Il Google Shopping, a sua volta, mi ha ricordato che per determinate ricerche i giorni belli non esistono. In Italia, infatti, vengono prodotte solo le capsule di the rovinato con il limone. E, in più, non tutti i produttori di capsule si sono accorti di questa nicchia di mercato.

Attualmente è una notizia negativa per me e positiva per coloro che vogliono tentare di vincere la concorrenza. Anche se, purtroppo, la cultura del the non è particolarmente diffusa in Italia.


La grafica politica

Visto che l’ho fatta (sulla base delle recenti notizie), la pubblico anche qui. Potrebbe esservi utile o semplicemente divertente.

E poi aggiungo che la storia presenta degli elementi di ciclicità un po’ in tutto il mondo. Fino a quasi trent’anni fa lo Stato-predecessore della Russia finanziava i partiti di un certo indirizzo politico quasi in tutto il mondo. L’efficienza dell’impiego di quei finanziamenti variava da Stato a Stato (in Europa, per esempio, i risultati «migliori» erano raggiunti in Italia e in Francia), mentre la sponsorizzazione politica russa odierna deve ancora essere studiata bene. Per fortuna, nel mondo di oggi le informazioni si ottengono e si diffondono molto più facilmente del secolo scorso, quindi non dovremmo aspettare tanto.
Per ora mi è assolutamente chiaro solo il principio politico di base: la Russia investe nelle forze politiche occidentali destabilizzanti. Non riuscendo, come anche prima, a produrre dei modelli da imitare, cerca di frammentare la comunità politica estera per strappare dalla sua famiglia dei singoli piccoli alleati. Gli alleati di dubbia qualità politica e morale, per di più fedeli solo perché e finché pagati, hanno una dubbia utilità pratica, ma, evidentemente, si tratta di un concetto ancora non compreso da molti.


Che notizia

Dicono che in Italia sta calando sensibilmente il consumo (e quindi la produzione) del pane.
Non vorrei che qualcuno si offenda, ma in termini di qualità tra tutti i «pani nazionali» che conosco, quello italiano è al penultimo posto. Di peggio riescono a fare solo i francesi.
Insomma, è una classica non-notizia. Merita di essere discussa solo in quanto rappresenta una scelta troppo facile tra due possibilità: imparare o smettere.


In che senso?

Scoperto il negozio preferito di Conchita Wurst:

A Capriate San Gervasio (in provincia di Bergamo).


La schiavitù

Pochi lo sanno, ma a Capriate San Gervasio (in provincia di Bergamo) prospera il commercio degli esseri umani.

Purtroppo, i prezzi non vengono pubblicati, ma gli interessati all’acquisto di una donna o di un uomo adulto possono telefonare in qualsiasi momento: lascio visibili i numeri al solo scopo informativo (non sono un complice!).

In realtà è un fenomeno molto diffuso: Continuare la lettura di questo post »