L’archivio della rubrica «Internet»

Facebook è malato

Tra tutti i grandi misteri di questo mondo, ce n’è uno che in questo periodo mi preoccupa particolarmente.
Perché Facebook ha deciso che mi interessi qualcosa del calcio in generale e del Milan in particolare?
Da oltre due settimane sto bloccando le varie fonti di articoli e foto riguardanti quella squadra, ma ogni giorno ne salta fuori qualcuna nuova. Non avrei mai pensato che la selezione dei miei autori «virtuali» scelti con tanta cura potesse essere attaccata da un virus così resistente. Sarà la colpa di qualche cinese che ha postato la foto di un pipistrello sferico…
Io, intanto, sto cercando il modo facile e universale di bloccare la visualizzazione di tutti i contenuti sullo stesso argomento con pochi click. Vi terrò aggiornati.


La raccolta dei testi

L’ente russo Roskomnadzor – teoricamente l’organo esecutivo federale responsabile del controllo e della supervisione dei media, ma in pratica uno dei principali organi di censura – ieri si è distinto per una ennesima mossa geniale. Ha predisposto il blocco del sito Genius.com su tutto il territorio della Federazione Russa. Il motivo ufficiale è la pubblicazione sul suddetto sito dei testi di alcune decine di canzoni contenenti, secondo la giustizia russa, delle dichiarazioni estremiste e degli inviti al suicidio.
Perché ho deciso di scriverne? Perché solamente grazie a questa notizia ho (finalmente?) saputo dell’esistenza del sito Genius.com. Eppure, si dice che sia la fonte dei testi delle canzoni più rifornita al mondo.
Ora lo sapete pure voi. Sarà utile a qualcuno?
Le persone residenti in Russia, intanto, continueranno a consultare tranquillamente il sito (come tutti gli altri siti bloccati) grazie all’uso dei VPN e anonymizer vari.


Una nuova fase di liberalizzazione

È interessante notare come si stia nuovamente liberalizzando l’internet negli Stati Uniti.
In qualità del primo passo – ma molto silenziosamente – è stata sbloccata l’app Parler.
Poi è stato stabilito un termine preciso – anche se lontano – al ban di Donald Trump su Facebook.
Mentre ieri sono state di fatto annullate le «sanzioni» di Trump contro TikTok e WeChat.
Se vanno avanti così, tra un po’ smettono pure di chiedere a Facebook – a livello parlamentare – di «fare il bravo». Forse perché capiscono che il senso di ogni social network sta nell’insieme dei collegamenti tra i soggetti attraverso un insieme degli strumenti. E l’osservazione di quegli strumenti (e dei collegamenti) è l’arma migliore nei rapporti con gli «stati nemici» come la Cina.

P.S.: ho una tentazione fortissima di raccontarvi di uno studio universitario (in corso di perfezionamento iniziale) sul possibile ridimensionamento del ruolo dei social network nella gestione dei contenuti e dei dati personali, ma per ora non posso ancora farlo. Ma a livello di idea sembra una bomba. Prima o poi ne svelo qualche particolare sul proprio sito senza firmarmi (così non mi becca nessuno, ahahaha).


Che progresso…

Dopo appena dodici anni di vita, il WhatsApp sta per essere aggiornato nel modo più ovvio: lo stesso account potrà essere utilizzato su più dispositivi contemporaneamente. Anche quando il dispositivo principale si disconnette dall’internet. La versione beta del «nuovo» WhatsApp dovrebbe arrivare entro due mesi.
A questo punto non mi resta altro che fare gli auguri a tutte quelle persone che nella vita quotidiana usano più di uno smartphone.

E poi aggiungo che dobbiamo avere sempre fiducia nel progresso. Per esempio, possiamo e dobbiamo sperare che tra qualche altro anno venga «inventata» la possibilità di postare le foto su Instagram direttamente dal computer.


Google sa sorprendere

Sono infinite le sorprese del mondo digitale. Questa volta scopriamo – e ci sorprendiamo – che già questa estate a New York aprirà il primo negozio offline di Google. Nel negozio si potrà comprare gli smartphone Pixel, i notebook Pixelbook, gli activity tracker Fitbit, le componenti dello smart home Nest e altre cose.
Non avrei mai immaginato di dover leggere una notizia proprio durante il periodo storico in cui pure i miei vicini di casa apparentemente meno «tecnologici» (a causa dell’età o dell’evidente grado di istruzione) hanno dovuto imparare a usare l’Amazon. Paradossalmente, lo noto da un indicatore poco ovvio: dalla quantità dei cartoni con la freccia curva che negli ultimi quindici mesi sono aumentati tantissimo tra la spazzatura.
Dall’altra parte, proprio Google a volte mi manda ancora le lettere cartacee. Quindi aspetto un po’ prima di scommettere sul fallimento del negozio analogico…


Era ancora vivo

Purtroppo, a volte mi capita di leggere della morte di qualche personaggio noto e chiedermi: «ma era ancora vivo?». Pensarlo non per dispetto nei confronti della persona defunta, ma perché nella mia testa quella persona era ormai associata a un passato lontano.
Ecco, ho scoperto che la stessa cosa può capitare anche con il software. L’ultimo esempio concreto è il comunicato della Microsoft circa l’imminente fine di supporto del browser Internet Explorer. Dal 15 luglio 2022, infatti, il programma sarà accessibile solo agli utenti del Windows LTSC (in sostanza, utenti «corporate»), ma non alle persone «normali». Allo stesso tempo, si sottolinea che l’Edge – il nuovo browser della Microsoft – è in grado di aprire anche i siti obsoleti.
Ma chi sono i masochisti misteriosi che utilizzano ancora l’Internet Explorer? Cosa provano (o vogliono provare) quella creatura digitale diabolica? Le statistiche ufficiali dicono che già nel 2016 costituivano meno del 10% della popolazione dell’internet. Mentre le statistiche del mio sito dicono che negli ultimi 12 mesi quel browser è stato utilizzato da meno del 2% dei visitatori. Vorrei proprio conoscerne di persona almeno uno (anche se allo stesso tempo ho un po’ di paura).

P.S.: potevo fare una battuta super intellettuale sul browser preferito della quasi ex moglie di Bill Gates, ma mi sono trattenuto. Spero che questo mio sforzo venga apprezzato…


La censura retrocede

Non so se qualcuno se ne sia già accorto, ma ieri su App Store è finalmente (?) tornata la app di Parler. Si tratta di quel social network che è stato bloccato all’inizio di gennaio perché diventato improvvisamente molto popolare tra i sostenitori più attivi di Donald Trump. Quest’ultimo, in particolare, era in cerca di una alternativa al Twitter e al Facebook che avevano bloccato i suoi account.
Su Google Play, invece, non l’ho ancora trovato, anche se ho controllato solo dal computer.

In ogni caso, pare che si sia già deciso di ammorbidire la censura perché Trump non è più considerato un pericolo pubblico. Oppure è successo perché qualcuno ha finalmente compreso quanto sia inutile vietare i singoli strumenti? Boh, io ormai sono sempre meno portato a sopravalutare le capacità cognitive delle persone.


A volte mi capita di tenere aperta per molto tempo una pagina web e ricaricarla periodicamente per vedere i dati aggiornati su essa pubblicati. In molti casi nel mio browser sono presenti addirittura più schede con delle pagine del genere. Ricaricarle manualmente non è una impresa difficilissima, ma ogni lavoro ripetitivo può e deve essere automatizzato. Per fortuna, sono venuto a conoscenza dell’esistenza di alcuni plugin che mi liberano dal frequente ricorso al tasto F5…
Il browser che uso quotidianamente è il FireFox. Per esso esiste il plugin Tab Reloader che sembra il più avanzato tra quelli esistenti: permette di impostare qualsiasi periodicità di ricaricamento fino ai dieci giorni e di stabilire una serie di condizioni per la sua esecuzione.
Alle persone che preferiscono il Chrome posso segnalare il plugin Smart Auto Reload: sembra abbastanza semplice da usare. In particolare, permette di impostare la periodicità di ricaricamento per ogni scheda del browser.
Non so a quanti dei presenti possa servire questa mia segnalazione. Ma non potevo nascondere una informazione socialmente rilevante…


Una scelta geniale

La maggioranza dei diretti interessati dovrebbe saperlo già da tempo: l’ebay ha deciso di semplificare la vita ai venditori e, molto logicamente, dall’1 maggio li costringe ad aspettare di più i soldi per la merce venduta. Infatti, fino a questa grande innovazione i venditori hanno sempre avuto la liberà di scegliere il modo di pagamento preferito e/o indicarne tanti diversi. Il PayPal è sempre stato tra le opzioni disponibili, ma a partire da maggio i pagamenti digitali andranno direttamente sul conto bancario.

Presumo che solo una piccola parte dei miei lettori utilizzi l’ebay [anche] per vendere e, di conseguenza, non tutti potrebbero immaginare come le nuove regole dell’e-commerce in questione possano influire sui loro eventuali acquisti. Ebbene, vi svelo una grande verità: molti (moltissimi) venditori cercano di tutelarsi dalle possibili truffe seguendo la semplice regola «spedisco la merce solo quando vedo arrivare i soldi». Non posso criticare questo modo di fare: lo seguo pure io ogni qualvolta mi trovo di fronte un acquirente con una reputazione sconosciuta o non provata da un numero sufficiente di recensioni… Insomma, avrete già capito: il rallentamento dei pagamenti rallenterà anche le spedizioni.
Gli artefici di questo sistema meriterebbero un bel anti-Nobel per l’economia: sono riusciti a far regredire non solo la propria azienda, ma pure quel fenomeno moderno (l’e-commerce) che è stato appena scoperto e imparato (grazia alla pandemia) pure dai «vecchietti».
P.S.: durante l’indimenticabile lockdown del 2020 avevo pensato di provare a vendere su ebay alcuni prodotti digitali di propria produzione (nel corso degli anni precedenti ne avevo accumulati diversi sul computer; posso spedirli all’acquirente anche senza uscire di casa). La sperimentazione di questa attività sta ancora continuando, ma devo constatare che l’ebay sia più adatto alla vendita dei beni materiali. Meno male che, a differenza dell’Amazon, non chiede dei soldi per la sola presenza sulla piattaforma.


La partecipazione viruale

Il sito dedicato all’elicottero marziano della NASA (qualcuno lo chiama anche drone) è interessante. Merita anche di essere periodicamente controllato per vedere se sono stati pubblicati dei nuovi materiali multimediali trasmessi (ci vuole del tempo per riceverli da Marte, dato il loro peso).
Allo stesso tempo, l’interpretazione e l’uso di alcuni elementi del suo menu potrebbero farvi sentire degli ingegneri della NASA stessa. Tra tutti i siti apparenti a delle compagnie grandi, è veramente raro incontrarne uno così strano e imprevedibile…