L’archivio della rubrica «Cultura»

Digitalizzare tutto

Vi sarà sicuramente capitato di leggere delle grosse perdite subite dalla collezione del Museo nazionale del Brasile nel grave incendio scoppiato la notte tra il 2 e il 3 settembre.
Il danno è grave, ma almeno può essere da lezione a tutti noi. E, soprattutto, deve essere un chiaro avvertimento a tutti i colleghi dei sfortunati dipendenti museali brasiliani: bisogna digitalizzare tutto. Bisogna farlo prima possibile (l’incendio arriva esattamente quando lo ritiene necessario, non quando siamo pronti noi). Tutto ciò che può essere scannerizzato, deve essere scannerizzato. Il resto deve essere fotografato. E il risultato del lavoro deve essere conservato sui server, non necessariamente server di proprietà: chi ha delle conoscenze minime sul funzionamento dell’internet, sa già che da quest’ultimo non sparisce proprio nulla.
In tantissimi musei, archivi e biblioteche mi è capitato di vedere alcuni (sottolineo la parola alcuni) dipendenti, praticanti, stagisti sfiniti per la nullafacenza pluriennale o per le attività di dubbia utilità pratica. Ecco, ora i loro dirigenti – se dotati di una mente analitica – dovrebbero finalmente capire di quali lavori utilissimi caricarli per i prossimi anni.


Il ritorno dei libri lunghi

Nel nostro mondo esistono molte cose delle si potrebbe (e si dovrebbe) parlare e scrivere senza un motivo formale: solo perché esistono. Tra queste cose vi è anche la cultura; se andiamo più nello specifico, vi è anche la letteratura.
Ma, per fortuna o purtroppo, sono alcune date importanti a ricordarmi di scrivere di alcuni argomenti. Ieri, per esempio, Lev Tolstoj avrebbe compiuto 190 anni. Ed io approfitto di tale data per consigliarvi — senza fare alcuna sorpresa — il suo romanzo già più noto in Europa: «Guerra e pace». Anticipando la possibile reazione (anche quella espressa mentalmente) dei miei lettori, aggiungo anche una mia considerazione che finalmente — dopo anni di tentativi — sono riuscito a formulare in un modo relativamente comprensibile.
Sul nostro pianeta sono sempre esistite moltissime persone incapaci di comprendere un testo scritto più lungo del contenuto di un «balloon». Quelle persone, nel migliore dei casi, non hanno mai letto un libro dai tempi degli studi scolatici. Tale triste fatto non significa, però, che quelle persone siano rimaste totalmente fuori dalla vita culturale: in varie epoche hanno avuto l’accesso ai combattimenti dei gladiatori, alle rappresentazioni degli artisti di strada, cabaret, cinema etc. Oggi hanno l’accesso alla televisione e al suo sostituto online (cioè il segmento dal punto di vista educativo meno sensato dell’internet). Grazie alla accessibilità pressoché totale della televisione e dell’internet, verso questi ultimi sono definitivamente migrate anche tutte (o quasi tutte) quelle persone che fino a pochi anni fa cercavano nella letteratura esclusivamente il divertimento.
Di conseguenza, la letteratura ritrova, dopo svariati secoli, la possibilità di tornare a orientarsi ai lettori di qualità. Ai lettori capaci di comprendere un testo lungo e non leggero. Volendo, potete chiedere la conferma a un qualsiasi scrittore contemporaneo: al giorno d’oggi è molto più facile pubblicare un romanzo che, per esempio, una raccolta di racconti. Gli editori si stanno adeguando al nuovo contesto!
Mi adeguo pure io. E vi consiglio ancora il romanzo «Guerra e Pace» di Lev Tolstoj. Lo faccio perché spero che i mei lettori appartengano, alla categoria dei lettori. Secondo l’idea iniziale dell’autore, «Guerra e Pace» doveva essere la parte introduttiva di un ciclo di romanzi, una introduzione utile alla comprensione dei motivi che spinsero i cosiddetti decabristi alla loro azione politica. Purtroppo, però, con l’avanzare dell’età Lev Tolstoj rimase affetto dal morbo della religiosità, lasciando dunque da parte la realizzazione della sua idea grandiosa. Ma noi, per fortuna, ne possiamo apprezzare almeno la parte iniziale.
In conclusione, vi invito a controllare bene l’edizione del romanzo che eventualmente andrete a comprare in libreria. Il romanzo, infatti, contiene delle considerevoli parti del testo in francese (come per tutti gli altri intellettuali russi dell’epoca, anche per Lev Tolstoj la lingua francese era naturale quanto quella russa), dunque accertatevi che siano presenti le note con le traduzioni. Tale avvertimento, ovviamente, non vale per le persone che leggono tranquillamente in francese: più si è vicini all’originale, meglio è.


La musica del sabato

Eduard Khil, uno cantante sovietico/russo particolarmente popolare negli anni ’60 e ’70 del secolo scorso, una sera di gennaio del 2010 stava sbucciando le patate nella cucina del suo appartamento a San Pietroburgo. Improvvisamente in cucina era entrato di corsa il suo nipote:
«Nonno! Lo sai che sei diventato famoso su internet?»
«E come ho fatto a diventarlo?»
«Tutti stanno impazzendo per una tua vecchia canzone. Quella senza le parole».
Khil si era sforzato tanto per ricordarsi di cosa si trattasse e poi, guardando il video (ormai famosissimo), si era messo a ridere. In sostanza, era solo un vocalizzo (cioè un esercizio vocale durante il quale si canta senza parole) ripreso per scherzo nel 1976. Il nome ufficiale del vocalizzo è «Sono molto felice perché, finalmente, sto tornando a casa».

Il 4 settembre Eduard Khil avrebbe compiuto 84 anni (è morto il 4 giugno del 2012) e per ricordarlo metterei nella mia rubrica musicale una delle sue canzoni più note, «L’inverno» del 1971.


La musica del sabato

Negli anni ’80 del secolo scorso Chris Isaak fu definito «Elvis dei giorni nostri». Effettivamente, dopo l’ascolto di alcune sue canzoni tale analogia sembra quasi scontata, almeno se ci limitiamo all’aspetto stilistico. Ma io oggi vorrei ricordare due sue canzoni leggermente diverse.
La prima è «Wicked Game» (dall’album «Heart Shaped World» del 1989):

Mentre la seconda è «Only The Lonely» (dall’album «Baja Sessions» del 1996, in origine cantata da Roy Orbison):


La musica del sabato

Oggi il grande compositore e direttore d’orchestra Leonard Bernstein avrebbe compiuto 100 anni. Sarebbe una buona occasione per riascoltare la sua fantastica «West Side Story»! E, oltre a tale banalissima considerazione, ricorderei Bernstein con qualche sua opera meno nota, per esempio «Touches» del 1981.


La musica del sabato

Giovedì, all’età di 76 anni (pensavo che ne avesse di più), è morta Aretha Franklin. Non posso non ricordarla nella mia rubrica musicale.
Metto due canzoni scelte quasi a caso.
«I Say a Little Prayer»

«Think» (la quale vi è sicuramente nota per almeno un motivo):


La musica del sabato

Nella mia ribrica musicale è arrivato di nuovo il momento della musica classica. Oggi ascoltiamo il Concerto per due violini di Johann Sebastian Bach. La versione del video sottostante è una storica esebizione comune del noto violinista russo David Oistrakh e dell’altrettanto noto violinista statunitense Yehudi Menuhin. Infatti, nel 1945 Menuhin fu il primo musicista straniero a suonare nell’Unione Sovietica dopo la fine della Seconda guerra mondiale.


Un altro film non cupo

Oggi faccio un altro tentativo di consigliare ai miei amatissimi lettori un film russo non troppo cupo o triste (il primo tentativo è stato fatto quasi un mese fa). Si tratta comunque di una impresa non facilissima: non perché mancano dei film russi allegri di qualità, ma perché nella maggioranza dei casi essi non sono tradotti in italiano. Inoltre, non so ancora quanto sia opportuno consigliarvi dei film russi tradotti in inglese.
Il film che sto per consigliarvi oggi, però, dovrebbe essere reperibile con una certa facilità anche in italiano. Ebbene, il film è «Città Zero» (1988, regista Karen Shakhnazarov).

Per evitare di fare dei spoiler, mi limito a comunicarvi che si tratta di un curioso «trapianto» della trama de «Il castello» di Kafka nella realtà quotidiana della tarda URSS. Quindi pur risultando, formalmente, un film mistico/di fantascienza, «Città Zero» descrive in modo quasi documentale i processi decisionali nello Stato sovietico. La sua fortunate realizzazione è stata possibile allo stato abbastanza avanzato della Perestroika e alla conseguente espansione del concetto della «critica costruttiva», ma anche alla autorevolezza del regista.
È un film fortemente consigliato!


La musica del sabato

Non posso assolutamente ignorare, nella mia rubrica musicale, la grande data odierna. Proprio oggi, il 4 agosto 2018, il grandissimo musicista jazz Louis Armstrong avrebbe compiuto 117 anni.
Io lo ricorderei con i seguenti due brani.
Prima di tutto il «Go Down, Moses» (proprio l’interpretazione di Armstrong, registrata il 7 settembre 1958, è la versione più nota di questo spiritual):

E poi il «Basin Street Blues» (nel ripertorio di Louis Armstrong già dal 1929):


La mappa

La mappa letteraria del Regno Unito:

Un po’ piccola…