Già diverse settimane fa avevo pianificato per il post musicale di oggi una composizione del compositore statunitense Morton Feldman. Per qualche volontà suprema, al figlio degli immigrati ucraini è capitato questo «onore» proprio nel triste periodo che osserviamo ora…
Non potevo e non volevo ripianificarlo per i tempi migliori. Ho solo preferito cambiare la composizione musicale scelta. Oggi posto le tre «Triadic Memories» (pubblicate nel 1981), tipiche dello stile di Feldman: lento, quasi timido o triste, con diverse ripetizioni.
L’archivio della rubrica «Cultura»
Secondo la cronologia ufficiale, 69 anni fa – il 5 marzo 1953 – è schiattato uno dei personaggi più repugnanti della storia. È schiattato con l’aiuto dei propri collaboratori più «fedeli», «fidati» e fino a poco tempo prima pure impauriti.
La storia si ripete spesso. Spero.
E intanto metto, nella consueta rubrica musicale del sabato, due brani dal film «The Death of Stalin».
Aggiungerei anche questa:
Libertà e pace a tutti.
Nell’autunno del 1862 l’etnografo, folclorista e poeta ucraino Pavlo Čubynskyj scrisse la poesia patriottica «Non è ancora morta l’Ucraina» («Ще не вмерла Україна»). All’inzio del 1863 la poesia venne pubblicata sulla rivista «Meta» di Leopoli e divenne quasi subito molto popolare. Nel periodo tra il 1862 e il 1864, poi, il compositore e sacerdote ucraino Mykhailo Verbytsky scrisse la musica per trasformare la suddetta poesia in una canzone. Non si conosce un periodo più preciso della composizione della musica, ma si ritiene che la prima esecuzione pubblica della canzone fosse avvenuta il 10 marzo 1865 durante un concerto dedicato alla memoria del poeta-simbolo ucraino Taras Ševčenko (morto il 10 marzo 1861). La canzone divenne in Ucraina ancora più popolare della poesia, tanto popolare da essere ritenuta da molti — in un periodo iniziale — di origini popolari.
Nel 1917, con la caduta dell’Impero russo e il sorgere della illusione di una imminente indipendenza dell’Ucraina, la canzone «Non è ancora morta l’Ucraina» divenne uno dei potenziali inni ucraini. Con la nascita e l’affermazione dell’URSS, però, l’adozione di una canzone patriottica del genere in qualità dell’inno divenne nuovamente impossibile. Solo il 15 gennaio 1992 il Parlamento della Ucraina finalmente indipendente adottò ufficialmente la musica di Mykhailo Verbytsky. E solo il 6 marzo 2003 in qualità dell’inno fu adottato pure il testo di Pavlo Čubynskyj.
Questa è la lunga storia del giovane inno ucraino ufficiale. Eccolo:
Esiste pure la versione rock dell’inno: è stata arrangiata dal musicista Mikita Rubčenko:
Spero tanto che questo inno torni presto a suonare nelle occasioni positive.
Una volta Emir Kusturica era un bravo regista che girava dei film interessanti. È da un po’ di anni che non realizza qualcosa di realmente valido, ma questo, in un certo senso, è normale: a tutti gli artisti capitano delle fasi negative nella vita.
Ieri, però, ho letto che Kusturica ha accettato l’invito del ministro della difesa russo Sergej Šojgu di diventare il regista principale del Teatro dell’Esercito russo. Quel teatro è una istituzione culturale con quasi cento di storia, in passato ha conosciuto dei periodi buoni e ha avuto qualche bravo attore. Non sono del tutto sicuro che qualcuno dei non russi lo sappia… Ma non riesco a immaginare quale sostanza bisogna avere oggi al posto del cervello per accettare un incarico del genere proprio nel periodo storico corrente. Evidentemente si tratta di un acquisto (sì, proprio un acquisto) del governo russo utile nell’ottica della propaganda internazionale.
A questo punto avrei potuto dire che Emir Kusturica ha accettato il ruolo di un utile idi… Ma io non sono un leniniano, quindi evito, ahahahaha
Il grande chitarrista canadese Neil Young ha suonato (e cantato) in diversi generi musicali – da solista e in diversi gruppi – e ha avuto una certa influenza su diversi gruppi, guadagnandosi pure il soprannome del «Godfather of Grunge» per avere influenzato lo stile dei Nirvana, Pearl Jam e alcuni altri… Però la sua musica più nota tra le masse è quella dei generi folk- e country-rock. Di conseguenza, anche il mio primo post musicale dedicato a Neil Young seguirà quella moda (in qualche modo devo conciliare la divulgazione con il populismo, ahahaha).
Per oggi ho pensato di selezionare due brani dall’album «Harvest» del 1972.
La prima canzone selezionata è la «Heart of Gold»:
La seconda canzone di oggi è la «Are You Ready for the Country?»:
Ecco, per oggi è andata così, ma sicuramente tornerò ancora più volte alla musica di Young.
In conclusione, dichiaro di ammirare la determinazione con la quale Neil Young ha lottato – sul territorio dove ha potuto farlo – contro la disinformazione circa il Covid-19. Almeno per lui ci sono delle cose più importanti del guadagnare soldi a ogni costo.
Tra il 1831 e il 1842 Frédéric Chopin compose, tra le altre cose, quattro ballate per pianoforte. In questo caso, però, il termine ballata è un po’ ingannevole perché utilizzato da Chopin nel senso di un interludio di balletto o pezzo di danza, equivalente alla ballata italiana dei secoli XIII–XV.
Le quattro composizioni, ognuna a una parte, nonostante il nome comune sono totalmente indipendenti l’una dall’altra e sono considerate tra le più difficili del repertorio pianistico standard. Allo stesso tempo, le quattro ballate vengono spesso eseguite nei concerti e sono state registrate tantissime volte.
Considerata la loro lunghezza limitata, ho pensato che sia possibile pubblicarle tutte in un unico post musicale. In specifico questo caso tutte le ballate vengono suonate dal pianista polacco Krystian Zimerman.
La ballata «№ 1» – ор. 23, in sol minore (1831–1835):
La ballata «№ 2» – op. 38, in fa maggiore (1836–1839):
La ballata «№ 3» – op. 47, in la bemolle maggiore (1840–1841):
La ballata «№ 4» – op. 52, in fa minore (1842–1843):
Ho scelto queste esecuzioni, ma ce ne sono tante altre non meno belle…
Ahahaha, finalmente è successo: nell’ambito del cine-premio «Razzie Award» è stata creata la categoria speciale «worst performance by Bruce Willis in a 2021 movie».
Effettivamente, Bruce Willis si impegnato duramente per anni a partecipare nei film più assurdi di questo mondo. si è impegnato tanto da diventare – almeno per me e per alcuni dei miei «colleghi di idee» – un anti-criterio sicuro nella scelta dei film da vedere. Ma allo stesso tempo, non posso non riconoscere: è stato bravo ad applicare il principio «se fai una cosa, falla bene».
Quindi in un certo senso Bruce va comunque ammirato.
All’inizio del secolo (ahahaha, suona bene) la polizia irlandese aveva intensamente cercato, per alcuni anni, uno dei trasgressori peggiori del Codice della strada locale: un automobilista polacco che avrebbe violato le regole per oltre cinquanta volte. A tutti i poliziotti irlandesi era stato comunicato il nome del ricercato: Prawo Jazdy…
Questa storia curiosa dimostra quanto è utile conoscere le lingue appartenenti alle famiglie linguistiche (o, spesso, zone geografiche) diverse. Perché cercare un Prawo Jazdy in Irlanda è un po’ come cercare un Driving License in Italia. Stupendosi, in entrambi i casi, per il fatto di non riuscire a trovare il tipo misterioso.
Quindi studiate di più e meglio per lavorare con più efficacia e per evitare le figure di emme internazionali.
Io, da russo che non ha mai studiato il polacco, interpreto subito l’espressione «Prawo Jazdy» letteralmente come «Diritto a viaggiare». Ed è una espressione concettualmente simile a quella che si usa in Russia per indicare quel documento che attesta il diritto di una persona a guidare un mezzo motorizzato.
Nel 1962 – sì, sessant’anni fa – si era formato un gruppo che sicuramente avete sentito nominare tutti: Status Quo. Il nome attuale del gruppo è stato adottato, dopo alcuni altri di breve durata, solo nel 1969, ma il fatto storico più importante della semplice cronologia è: da oltre cinquant’anni gli Status Quo dimostrano di meritarsi pienamente il proprio nome. Infatti, riascoltando le loro canzoni di epoche lontane tra esse (o, peggio ancora, rivedendo i rispettivi video), vi accorgerete che gli Status Quo sono sempre uguali: sia dal punto di vista musicale che quello visivo. Nemmeno alcuni cambiamenti della formazione avvenuti negli anni ’80 hanno cambiato lo status quo…
Di conseguenza, nonostante la prolungata popolarità del gruppo e una grande quantità degli album di studio pubblicati (29 per ora), penso che la loro attività musicale possa essere riassunta in un solo post.
La prima canzone degli Status Quo che ho scelto per il post musicale di oggi è la «Down Down» (dall’album «On the Level» del 1975):
E la seconda canzone di oggi è la «Rockin’ All Over the World» (dall’album «Rockin’ All Over the World» del 1977):
Bene, ora sapete (o vi siete ricordati) benissimo chi siano gli Status Quo.
Il compositore tedesco Franz Grothe si era professionalmente impegnato, in particolar modo, nel comporre musica per il cinema. Nel periodo dal 1929 al 1969 aveva scritto le musiche per 170 film, 71 di questi ultimi sono stati prodotti entro il 1945.
Grothe è stato un personaggio particolare: nel 1933 si iscrisse alla NSDAP ma allo stesso tempo ebbe una relazione sentimentale con una ebrea, nel 1936 tentò di emigrare negli USA ma non riuscì a stabilirsi alla Hollywood a causa dei problemi critici con l’inglese, negli anni della Seconda guerra mondiale compose la musica per i film e per le canzoni patriottici ma nel 1948 ottenne il permesso di praticare la propria professione in quanto «non fu un partecipante attivo ai crimini dei nazisti» (ma fu multato per 10.000 marchi per avere nascosto il fatto della propria iscrizione al partito)…
Ma in questa sede Franz Grothe ci interessa per un altro motivo.
Negli anni 2000 la professoressa della teoria musicale Patricia Hall (University of California) ha trovato negli archivi del campo Auschwitz-Birkenau i manoscritti della partitura del foxtrot di Grothe «Il periodo più bello della vita». La musica in questione fu arrangiata e suonata dai detenuti ai concerti per gli ufficiali del campo di concentramento negli anni 1942–1943. Patricia Hall ha altrettanto stabilito che due di quei musicisti detenuti sarebbero sopravvissuti, mentre il destino del terzo è sconosciuto. Dopo il ritrovamento la musica riscoperta è stata suonata per la prima volta in pubblico – nella sua versione adattata dai detenuti – il 30 novembre 2018. Eccola:
Avendo parafrasato in mente una espressione di Theodor Adorno, non aggiungo altri video musicali.