L’archivio della rubrica «Cinema russo»

L’Afghanistan nel cinema russo

È di nuovo arrivato il momento dei miei consigli cinematografici. Questa volta vi propongo ben tre film uniti dallo stesso argomento dettatoci dai recenti avvenimenti di una certa importanza.
La settimana scorsa mi è stato chiesto – non tanto a sorpresa – un commento/valutazione sul film italo-sovietico «Afghan breakdown» (regia di Vladimir Bortko, 1991). In Italia potrebbe essere conosciuto, tra l’altro, anche per la partecipazione di Michele Placido. Ma penso che sia conosciuto ingiustamente poco – per non dire dimenticato – perché, effettivamente, è un buon film che merita di essere visto almeno una volta nella vita. Si tratta di un film di guerra – non particolarmente violento ma drammatico – che parla dell’ultimo periodo del ritiro delle truppe sovietiche dall’Afghanistan nel 1989. Consiglio l’"Afghan breakdown" con una certa tranquillità a tutto il pubblico adulto.
(La versione italiana del film si trova pure sui siti russi, quindi non penso che riscontriate dei particolari problemi nel recuperarlo.)

Il secondo film riguardante l’intervento militare sovietico in Afghanistan che consiglio sempre a tutti è  Continuare la lettura di questo post »


Cortometraggio russo №20

Oggi vediamo, nell’ambito della mia rubrica cinematografica, il cortometraggio «Era un suo amico» diretto da Evgenij Puzyrevskiy nel 2016. L’inizio del film potrebbe sembrare un po’ strano dal punto di vista artistico, ma poi la situazione progressivamente migliora fino a portare lo spettatore (almeno uno concreto, il sottoscritto) a esprimere un giudizio positivo.

I lettori convinti che nel mondo non esistano delle persone come i due protagonisti del film di oggi possono provare a pianificare il primo omicidio della propria vita (indovinate quanto è serio questo invito). E, in ogni caso, osservare bene il mondo circostante.


Cortometraggio russo №19

Oggi «torniamo alle origini» della mia rubrica cinematografica e vediamo un cortometraggio muto. È la volta di «Tasya» (uscito nel 2007) del regista Roman Artemiev. Il titolo del film è il diminutivo del nome femminile Taisia. Le uniche parole che sentirete vedendo il cortometraggio in questione provengono dal televisore di Tasya e non aggiungono alcun significato al film: prima c’è un notiziario e poi una trasmissione di pattinaggio artistico sul ghiaccio (quindi, al massimo, si sottolinea la monotonia della vita).

Per ora è l’unico film di Artemiev che mi è capitato di vedere. Di conseguenza, in qualità del lungometraggio posso consigliarvi un film dove egli compare – anche se brevemente – da attore: «Daddy» di Vladimir Mashkov (uscito nel 2004).


Cortometraggio russo №18

Per la puntata odierna della mia rubrica cinematografica ho scelto un cortometraggio di divulgazione scientifica semplice ma simpatico: «La corrente elettrica» del regista Petr Fyodorov, girato nel 2007.

Uno dei protagonisti del film è recitato da Aleksandr Pal, uno degli attori russi più interessanti della sua generazione. Vorrei dunque consigliarvi qualche bel lungometraggio con la sua partecipazione. Con tanta serenità e certezza posso proporvi il film «Rag Union» del 2015 (regia di Mikhail Mestetsky). Dovrebbe essere stato tradotto in inglese per conto del canale HBO; sulle altre lingue europee sono un po’ incerto.


Cortometraggio russo №17

Questo venerdì sera vi faccio riposare dalla lettura dei sottotitoli e posto il cortometraggio muto «Sabato e domenica» (1982, regia di Konstantin Apryatin). È talmente semplice, che dovrebbe essere comprensibile senza alcun mio commento.

Si tratta dell’unico film diretto da Apryatin che di professione principale fece il cineoperatore. I lungometraggi per i quali è stato noto nell’URSS non sono stati tradotti, a quanto mi risulta, nelle lingue dell’Europa occidentale (probabilmente perché si tratta sempre dei film per ragazzi). Però potete provare a cercare il suo primo film – sempre da cineoperatore – girato nel 1969. Si chiama «Pirosmani» ed è stato diretto da Giorgi Shengelaya.


Cortometraggio russo №16

Vi sarete accorti che il venerdì scorso ho riavviato la mia rubrica dedicata ai cortometraggi russi.
Per la puntata odierna ho scelto il cortometraggio di Olga Gorodetskaya «L’immersione» (del 2015). Non è cortissimo, ma dopo averlo visto vi renderete conto che gli autori sono riusciti a concentrare in un film di meno di trenta minuti delle cose che tanti altri non sono capaci di far rientrare nemmeno in un lungometraggio di due ore.
La storia del film dovrebbe essere facilmente comprensibile a tutto il pubblico occidentale. Gli unici due dettagli che debbano secondo me essere commentati, sono i nomi menzionati da uno dei personaggi. Il primo è Konstantin Ernst, il CEO del più importante canale televisivo federale pubblico russo (in carica dal 3 settembre 1999, più di Putin alla Presidenza): un uomo molto potente e autorevole nel mondo dei mass media statali.
Il secondo personaggio menzionato è Vladimir Pozner, uno dei conduttori televisivi russi più noti e anziani. Pretende di essere riconosciuto come un grande saggio e una autorità morale, ma ci riesce sempre meno.
Ecco, ora possiamo passare alla visione del cortometraggio:

Aleksei Serebryakov, l’attore che recita la parte del protagonista, dovrebbe essere già ben noto a molti miei lettori: sulle pagine di questo blog avevo consigliato diversi film con la sua partecipazione. Ma non mi ricordo proprio se mi era già capitato di consigliarvi il film «Afghan breakdown» del 1990. Secondo il mio giudizio personale, si tratta di uno dei soli tre film russi sulla guerra in Afghanistan guardabili.


Cortometraggio russo №15

Negli ultimi mesi ho accumulato abbastanza materiale per riaprire, temporaneamente, la mia ormai vecchia rubrica settimanale dedicata ai cortometraggi russi. Avevo iniziato con i cortometraggi muti (perché è abbastanza difficile trovare quelli doppiati o, almeno, quelli con i sottotitoli) ma, avendo esaurito velocemente gli esempi di qualità a me conosciuti, mi ero interrotto. Tutti quei film possono essere visti cliccando sul nome della rubrica «Cinema russo».
Ora, invece, ho di nuovo una breve lista dei corti da mostrare ai lettori italiani. Questa volta, però, si tratta quasi sempre dei film con i sottotitoli in inglese. Potrete dunque aggiornare le vostre conoscenze di ben due lingue.
A riaprire la rubrica sarà il cortometraggio «GQ» di Andrey Merzlikin uscito nel 2012. Penso che il contesto del film possa essere comprensibile a tutti: il protagonista si reca in  culo al mon  profonda provincia russa, fa il check-in in albergo…

Si tratta dell’unica esperienza da regista di Andrey Merzlikin. In realtà, infatti, di professione fa l’attore (con dei buoni risultati), ma i suoi film migliori non sono stati tradotti nelle lingue europee più diffuse. Lo stesso vale per l’attore Konstantin Yushkevich che interpreta il protagonista del cortometraggio appena visto. Di conseguenza, questa volta faccio a meno di consigliarvi un lungometraggio. Ma non so se avete già esaurito la lista dei titoli già pubblicati finora.
Il prossimo cortometraggio sarà pubblicato, come potete immaginare, la sera del venerdì prossimo.


Ho pensato che potrebbe avere senso pubblicare, a volte, dei documentari russi interessanti che il pubblico occidentale non riuscirebbe a scoprire senza un suggerimento di un russo. In sostanza, senza il mio suggerimento, cari lettori miei!
Quasi un mese fa vi avevo proposto il documentario «Kolyma» di Yury Dud.
Oggi, invece, posto un altro film dello stesso autore: «L’uomo dopo la guerra», dedicato a un semplice veterano della prima guerra in Cecenia (1994–1996). Ritengo importante precisare un dettaglio che potrebbe non essere evidente a tutti gli spettatori italiani: si tratta non di un militare professionista, ma uno di quei tantissimi giovani che sono stati mandati in guerra mentre prestavano il semplice (e obbligatorio) servizio militare di leva. Sì, avete capito bene: in Russia è una pratica ben affermata già dai tempi dell’URSS.
Il film non è lunghissimo: dura poco più di 35 minuti. Spero che a qualcuno di voi aiuti a liberarsi di certe illusioni.
Il documentario è realizzato in lingua russa ma ha i sottotitoli ufficiali in inglese: se non partono in automatico, attivateli voi.

Fate i bravi.


Il documentario “Kolyma”

Alla fine di aprile il popolarissimo video-blogger Yury Dud ha pubblicato sul proprio canale su Youtube il documentario «Kolyma», abbastanza atipico in mezzo agli argomenti solitamente trattati dall’autore. Il film è dedicato a quella parte della regione russa Jacuzia che prende il nome dal fiume Kolyma e che per diversi decenni del XX secolo è stata nota prevalentemente per i campi di detenzione e di lavoro dei detenuti politici.
Dal punto di vista dei contenuti storici, il film era stato pensato e realizzato per il pubblico giovanile russo (i russi di età 30+ hanno letto sull’argomento infinitamente più cose). Alcuni dettagli della vita attuale in quei luoghi possono invece essere poco conosciuti alle persone di ogni età.
Partendo dal presupposto che, rispetto a un russo medio, il pubblico europeo di ogni fascia di età è meno informato sulla storia e sulla attualità di quei luoghi, ho pensato che fosse giusto condividere con i miei lettori quel documentario.
Dura 2 ore e 17 minuti, quindi lo pubblico il venerdì sera per lasciarvi la massima libertà sulla scelta dell’orario per la visione.
Il documentario è realizzato in lingua russa ma ha i sottotitoli ufficiali in inglese: se non partono in automatico, attivateli voi.

Intanto sto riflettendo sulla opportunità di pubblicare una lista di libri validi sul sistema del Gulag.


Aleksei Petrenko

Il 22 febbraio 2017 è morto un grandissimo attore russo, Aleksei Petrenko. Era uno dei più grandi, geniale. A teatro e in cinema si univa con i propri ruoli tanto da sembrare un nostro amico o parente che stiamo osservando dal vivo attraverso una insuperabile barriera. Faceva venire la voglia di abbattere quella barriera. Purtroppo per lui e per gli amanti del cinema è nato, cresciuto e formatosi professionalmente in un ambiente culturale che non è capace di esportare il cinema. Solo i più esperti avrebbero potuto vedere Petrenko in alcuni dei sui film, non sempre in quelli più interessanti.

Qualcuno avrebbe potuto vederlo nel «Barbiere di Siberia» (1998, regia di Nikita Michalkov) dove interpreta il generale a capo della Accademia militare. Qualcuno avrebbe potuto vederlo nella «Agonia» (1981, regia di Elem Klimov) dove interpreta Rasputin. I più esperti potrebbero ricordarlo nel «Venti giorni senza guerra» di Aleksei German.

Gli ultimi due sono dei grandissimi film che consiglio di vedere a tutti. Potreste cominciare dalla «Agonia» che vi sarà un po’ più facile da comprendere. Avrei potuto pubblicare anche un cortometraggio con Petrenko, ma non riesco a trovarlo tradotto o almeno con i sottotitoli. Quindi mi limito a postare questo trailer:

Ecco, questo venerdì sera faccio così.