Da oggi è disponibile sul sito un nuovo articolo automobilistico: quello dedicato alla station wagon sovietica GAZ-22 «Volga» (la versione a 5 porte ingiustamente poco nota della berlina GAZ-21 «Volga»).
Oltre al semplice racconto sulla storia automobilistica, questo articolo diventerà, abbastanza presto, uno dei materiali di supporto per la lettura di due miei articoli automobilistici molto particolari (fino a ora non avevo mai pubblicato delle cose del genere). In attesa degli annunci specifici, leggete l’articolo proposto ora ahahaha
L’archivio della rubrica «Auto»
Da oggi è disponibile sul sito un nuovo articolo automobilistico: quello dedicato alla costosa e prestigiosa – per gli anni ’50 e ’60 dell’URSS – berlina GAZ-21 «Volga».
So che alcuni dei vecchi lettori hanno ora esclamato «Finalmente!». Lo so perché negli ultimi anni ho ricevuto diverse mail dai lettori della sezione automobilistica del mio sito che mi chiedevano o ricordavano di scrivere della GAZ-21. Condivido pure io il messaggio collettivo: senza questo modello la serie degli articoli sulle automobili sovietiche / russe sembrava proprio incompleta. Ma ora, finalmente, non lo è più, ahahaha
Da oggi è disponibile sul sito un nuovo articolo automobilistico: quello dedicato alla station wagon sovietica più prestigiosa della storia GAZ-24-02 «Volga».
La berlina GAZ-24 «Volga» era stata, anni e anni fa, la protagonista di uno dei miei primi articoli sulle automobili sovietiche. Per qualche stranissimo motivo non avevo però mai scritto della sua versione a 5 porte.
Ed ecco che, finalmente, ho recuperato l’argomento!
Alcuni giorni fa mi sono ricordato – per una serie di motivi che potrebbero non esservi interessanti – di una vecchia pubblicità automobilistica sovietica. Non l’ho mai postata su questo blog (così mi sembra), quindi lo faccio oggi.
In questo modo si intendeva pubblicizzare in Europa l’auto sovietica/ucraina ZAZ-1102 Tavria:
Il video è stato premiato con il Leone di bronzo al Festival internazionale di creatività di Cannes nel 1989.
È sempre curioso apprendere le notizie come questa: negli USA l’agenzia per la protezione dell’ambiente (EPA, Environmental Protection Agency) ha multato la Tesla per 275.00 USD per le ripetute violazioni del Clean Air Act. Le violazioni sono state rilevate in un impianto produttivo a Fremont (in California) nel periodo tra il 2016 e il 2019. In particolare, la fabbrica non è riuscita a sviluppare un piano di minimizzazione delle emissioni e a registrare il livello delle emissioni di sostanze inquinanti provenienti dai processi di verniciatura delle auto. Si tratta delle sostanze formaldeide, etilbenzene, naftalina e xilene.
Secondo l’EPA, La Tesla avrebbe corretto tutte le violazioni, ma già il solo fatto della multa per le questioni legate all’inquinamento inflitta a una azienda che sembra quasi un simbolo religioso di alcuni ecologisti è abbastanza divertente.
Quando una forza suprema vuole fare impazzire una persona, la fa pensare alla ecologia: è una nuova legge che ho dedotto da alcune notizie lette.
Per esempio: la ministra delle finanze indiana Nirmala Sitharaman ha «inventato» un modo molto particolare di ridurre le emissioni del CO2 del 35% in tutta l’India entro il 2030 e di rispettare dunque almeno una parte degli impegni presi nell’ambito dell’Accordo di Parigi sul clima. In particolare, ha inventato un modo di stimolare la produzione e l’uso delle automobili elettriche…
A questo punto conviene ricordarsi del contesto nazionale nel quale deve essere «inquadrato» il progetto della ministra. In primo luogo, bisogna ricordare che le città indiane sono molto compatte e non hanno quindi abbastanza spazi per le stazioni di ricarica delle auto elettriche (attualmente in India ci sono quasi 975 auto elettriche e solo poco più di mille stazioni). In secondo luogo, bisogna ricordare che le batterie delle auto elettriche costano tanto (non solo in India, ma in tutto il mondo): questo dettaglio determina non solo il prezzo delle auto, ma rende anche molto simili i costi per la sostituzione di una batteria rotta/invecchiata e l’acquisto di una auto elettrica nuova.
E ora torniamo all’idea della ministra: ha proposto di creare un sistema di sostituzione delle batterie scariche con quelle cariche come se fossero delle pile di un telecomando. E, soprattutto, offrire un supporto statale per l’affermazione di tale sistema: complessivamente per una somma di 6 miliardi di dollari americani. In questo modo verrebbero eliminati entrambi i problemi di cui sopra. L’obiettivo prefissato dal governo indiano è quello di arrivare alla soglia del 30% delle auto elettriche private vendute nuove entro il 2030.
Ebbene, dal punto di vista ecologico – ma non quello tecnico – il sistema proposto mi sembra di una utilità molto dubbia (per non dire che sembra una grossa m…chiata). Infatti, per combattere le emissioni del CO2 delle auto si propone di produrre il doppio (come minimo) delle batterie: quindi aumentare tutte le conseguenze ecologiche legate alla fabbricazione e al futuro smaltimento (inevitabile) delle batterie invecchiate. Questa si chiama «la genialità alternativa».
Oppure è solo l’ennesima manifestazione del trucco infantile «nascondiamo il problema da un’altra parte e facciamo finta che non esista più»?
In ogni caso, avrebbero fatto meglio a ridurre i dazi di importazione delle auto elettriche: attualmente in India sono pari al 100% del prezzo dell’auto importata.
Accelera è una azienda indonesiana che produce pneumatici per le automobili e per i mezzi pesanti a partire dal 1996. Non so dire molto sulla qualità dei suoi prodotti – anche se ho letto che l’azienda utilizzerebbe i macchinari e le tecnologie moderni di fabbricazione occidentale – ma così, a occhio, sembrano delle gomme affidabili. I nomi dei loro modelli, per esempio, sembrano garantire la velocità dello spostamento e una buona aderenza alla strada:
In generale, direi così: se io fossi un responsabile del marketing e/o co-fondatore di una startup di qualsiasi specializzazione, avrei già promosso la progettazione e la messa sul mercato di un po’ di prodotti chiamati con le varie lettere greche. Infatti, sono ormai lontani i tempi in cui la birra «Corona» veniva danneggiata (ma sarà vero?) dalla pandemia: ora le varianti del virus fanno da superagenti pubblicitari. Per esempio, mi ricordo ancora benissimo che la criptovaluta Omicron (OMIC) in appena due giorni – il 27 e il 28 novembre – era cresciuta del 794% dopo la decisione della OMS di chiamare con lo stesso nome la nuova variante del Covid-19.
Mi ricordo che nei miei primi anni in Italia per strada incontravo con una certa regolarità degli esemplari più o meno datati della Lada Niva. La frequenza di questi incontri si era però progressivamente ridotta fino a uno o due all’anno: probabilmente perché le nuove Lada non si vendevano più nell’UE (per dei motivi delle emissioni troppo alte), mentre quelle vecchie «morivano».
Ma ecco che, alla fine di dicembre, ho per puro caso incontrato un esemplare nuovissimo: a giudicare dal design e dalla targa, la macchina è stata prodotta e immatricolata nel 2021.
A tutti gli interessati ricordo che nel 2019 il produttore AvtoVAZ ha ricomprato la quota «mancante» del 50% nella joint venture GM-AvtoVAZ e ha quindi riavuto il diritto di utilizzare il marchio «Niva» per il proprio modello storico.
Mi sento positivamente divertito ogni qualvolta vedo una auto russa sulle strade europee. In più, sono contento per il fatto che la Lada sia riuscita a tornare sul mercato italiano. Ma, allo stesso tempo, devo constatare che la Lada Niva non è il miglior fuoristrada russo: i ben noti a molti italiani modelli della UAZ, pur essendo molto più spartani, sono anche decisamente più affidabili e resistenti. In più, sono pure facilmente riparabili con le forze proprie anche in mezzo a una foresta. Di conseguenza, le persone in cerca di un fuoristrada tradizionale — quello fatto non solo per le strade asfaltate e privo della elettronica superflua — e poco costoso sono invitati a fare una scelta giusta, ahahaha
P.S.: su Instagram mi hanno segnalato che il Corpo forestale del Trento ha circa una decina delle Lada Niva. Appena posso, vado a controllare di persona e vi aggiorno!
Per molti anni ho vissuto con la certezza di saper stabilire se una macchina sia stata parcheggiata da un uomo o da una donna…
Ma poi, a un certo punto, mi sono accorto che il genere non è l’unico fattore da prendere in considerazione.
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Il video di oggi graficamente sembra un gioco per computer vecchio almeno dieci anni, ma in realtà è una curiosa visualizzazione degli incidenti automobilistici più comuni.
Dopo il lockdown del 2020 e dopo alcune «zone rosse/arancioni» spesso vedevo delle auto i cui guidatori si comportavano in un modo abbastanza strano. Molto probabilmente, ci avevano messo poco a dimenticarsi come si guida. Ma in realtà ci sono (e ci sono sempre stati) dei personaggi che non lo hanno mai imparato.
State attenti.