L’archivio della rubrica «Arte»

I paesaggi belli

Il grande segreto dei paesaggi belli sulle foto consiste nel fatto che quelle foto sono scattate la mattina presto, più o meno entro le sei. Tutti i fotografi più famosi specializzati in questo genere di foto si alzano alle tre di notte per arrivare sul posto verso le quattro e fare in tempo a realizzare qualche bel scatto prima della comparsa visibile del sole. Con il sole sopra l’orizzonte, invece, gli stessi paesaggi non sono più fotogenici. Di conseguenza, le foto pomeridiane e serali saranno apprezzate e comprate solo nelle rare situazioni specifiche.

Ogni volta che vedete una bella foto di una città, una spiaggia o qualche altro luogo che vi è piaciuto più sulla foto che nella realtà, prestate l’attenzione a alcuni indicatori tipici: il colore del cielo tendente al rosa, l’assenza delle persone e delle auto. E ricordatevi che il lockdown non c’entra!


Leslie Jones

Il fotografo Leslie Jones (12/X 1886 – 8/XII 1967) non amava essere chiamato giornalista e si autodefiniva «camera man». Molto probabilmente si tratta di una modestia esagerata. Infatti, per 39 anni – dal 1917 al 1956 – aveva lavorato per il giornale Boston Herald-Traveler, immortalando in oltre 40 mila foto la vita quotidiana della propria città. Aveva fotografato non solo gli eventi ufficiali e di cronaca, ma anche tutte quelle cose che avremmo rischiato di perdere, dal punto di vista grafico, per sempre solo perché vengono puntualmente snobbate dai turisti e dai fotografi interessati solo alla loro concezione molto dubbia dell’arte fotografica.

Fortunatamente, all’inizio degli anni ’70 la famiglia di Leslie Jones aveva donato il suo archivio fotografico alla Boston Public Library. La quale, a sua volta, ha provveduto – appena è stato tecnicamente possibile – di pubblicare la maggioranza delle foto su internet. Quindi oggi tutti hanno la preziosa possibilità di vedere le immagini di quei quattro decenni di storia di almeno una città statunitense.
Studiando quell’archivio, ho scoperto che una delle sue sezioni più grandi è dedicata agli incidenti stradali. Incidenti avvenuti in una epoca caratterizzata da un grado di motorizzazione talmente basso che ci potrebbe oggi sembrare incredibile la quantità degli schianti avvenuti annualmente.

Ma le sezioni nelle quali è suddiviso l’archivio sono in realtà numerose e di contenuto molto vario: Continuare la lettura di questo post »


I carri da guerra

È interessante l’idea della azienda Strata Miniatures per il sostegno delle persone – adulte e non – costrette a passare la vita attiva sulle sedie a rotelle.
L’azienda ha iniziato a produrre i giocattoli raffiguranti i vari personaggi fiabeschi che si spostano sempre sulle sedie a rotelle. Una parte dei ricavi è destinata, appunto, al sostegno dei disabili.
Solo due esempi:


Purtroppo, il Covid-19 non eliminato tutti gli altri problemi di salute degli abitanti del nostro pianeta.
Per fortuna, qualcuno se ne rende conto.


Alcune perdite per l’umanità

Sicuramente lo avete già letto. Dopo anni di tentativi, il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan è riuscito a ufficializzare la trasformazione della chiesa Santa Sofia di Istanbul in una moschea. È abbastanza evidente che sia un importante — pur essendo solo uno dei tanti — passo politico sulla strada verso l’abbattimento dello Stato laico. Ma anche un tentativo di accrescere la cerchia dei propri sostenitori tra la popolazione conservatrice…
In realtà, scrivere di queste cose evidenti non era il mio obiettivo principale. Dovrebbero preoccuparsene soprattutto i cittadini turchi.
Il mio obbiettivo principale era quello di constatare il rischio di una grave perdita culturale per l’umanità intera. Santa Sofia conserverà anche lo status di museo? Potrà essere visitata dai turisti? Saranno conservati i mosaici, gli affreschi e tutte le altre opere artistiche originali? Si potrà continuare a fare i restauri e le ricerche archeologiche? Queste sono solo alcune delle tante domande che sono sorte in questi giorni.
Considerate le particolarità del periodo storico che stiamo vivendo, non posso invitarvi a tentare di vedere quella chiesa quanto prima. Però posso proporvi di vedere online quale ricchezza culturale stiamo rischiando di perdere. Le fonti possibili sono tante. Io ne consiglio una interessante ma non largamente nota: la vastissima galleria fotografica Aya Sofya Photo Gallery di Dick Osseman.


Google Museum View

Spero che la quarantena dovuta al coronavirus – a livello globale sta ancora continuando – insegni anche una cosa importantissima per la cultura mondiale: tutti i musei devono funzionare anche in formato «Google Street View». L’ottimo esempio di quello che intendo è questo progetto dedicato alla tomba del faraone Ramses VI (prestate l’attenzione anche al soffitto).

Una visita virtuale del genere sarebbe decisamente più interessante del semplice scrolling delle immagini di un qualsiasi museo.


Musei parigini online

Nei giorni scorsi ho scoperto che l’organizzazione pubblica «Paris Musées» («Musei parigini») – che cura 14 musei della città – ha fatto un passo enorme sulla strada del progresso. Ha pubblicato sul proprio sito oltre 150 mila immagini a risoluzione altissima dei pezzi esposti nelle sue strutture.

Tutte le foto possono essere visualizzate e scaricate gratuitamente, essere utilizzate a qualsiasi scopo. Comunque siano le vostre intenzioni – anche la semplice curiosità – vedere in dettaglio certe opere di Rembrandt, Gustav Courbet, Eugène Delacroix, Claude Monet o Antoon van Dyck almeno sul computer è una bella cosa.

È uno strumento in più per capire meglio cosa andare a vedere dal vivo.


Lo scatto di una foto impossibile

La chiesa veneziana Santa Maria dei Miracoli (semplicemente Miracoli nel linguaggio popolare locale) fu costruita negli anni 1481–1489 sul progetto dell’architetto Pietro Lombardo (aiutato in questa occasione dai figli). È una chiesa bella, una delle più interessanti che io abbia mai visto in Italia, che ha anche una particolarità fastidiosa: è praticamente impossibile da fotografarla da fuori. Trovandosi infatti a brevissima distanza da tutti i palazzi circostanti, non rientra interamente in un obiettivo normale. Con un Canon EF 28–80 mm II, per esempio, il miglior risultato possibile è questo:

[foto scattata dal sottoscritto in occazione della visita di agosto]
Certo, si potrebbe utilizzare un obiettivo grandangolare, ma in tal caso la chiesa appare sulla foto con delle notevoli distorsioni.

Le foto con le distorsioni sono dunque finite su tutti gli album di architettura, Continuare la lettura di questo post »


Aleksej Leonov

Ieri, all’età di 85 anni, è morto il cosmonauta Aleksej Leonov. A marzo del 1965 divenne il primo umano a uscire nello spazio, mentre a luglio del 1975 fu il comandante dell’equipaggio sovietico nel famoso programma Apollo-Sojuz.
Ma non vedo alcuna utilità nello scrivere il riassunto della biografia ufficiale facilmente reperibile anche negli articoli della Wikipedia. Trovo più interessante — dal punto di vista informativo — ricordare ai miei lettori anche l’eredità artistica lasciataci da Aleksej Leonov. Già dalla età giovanissima Leonov mostrava infatti dei buoni risultati nella pittura. Essendo però l’ottavo figlio di una famiglia povera (le condizioni economiche furono aggravate dal fatto che il padre zootecnico rimase vittima delle repressioni politiche degli anni ’30), non ebbe la possibilità di continuare gli studi. Scelse dunque un istituto che oltre alla professione avrebbe potuto fornirgli anche vitto e alloggio: quello della aeronautica militare. Da lì inizio la carriera da pilota, trasformatasi nel 1960 in quella da cosmonauta.
Ma continuò comunque a disegnare per quasi tutta la sua vita. I voli nello spazio influenzarono fortemente la sua visione artistica. Le opere originali e curiose di Aleksej Leonov possono essere consultate, per esempio, seguendo questo link.

Intanto concludo il post con due foto. Aleksej Leonov negli anni di attività da cosmonauta:
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Molto seriamente

Ho appena letto che il noto quadro di Banksy «Devolved Parliament» è stato venduto a 9,9 milioni di sterline all’asta di Sotheby’s, il venditore e l’acquirente sarebbero sconosciuti.
Ma a me sembra evidente che siano, rispettivamente, Theresa May e Boris Johnson.
Altrettanto evidente è che relativamente a breve dovrebbe verificarsi un nuovo cambio del proprietario dell’opera.

Dopo il Brexit poi – se accadrà nel corso della nostra vita, lo vedremo – il quadro si autodistruggerà.


La vede così

Due anni fa a San Pietroburgo è stata rubata la testa a una statua installata sulla facciata di uno dei palazzi storici.
Siccome il danno dell’atto vandalico non è mai stato riparato, l’artista di strada lonesome_grass ha deciso di sfruttare la situazione:


In tal modo l’autore protesta contro la larga diffusione dei mezzi di sicurezza, le telecamere comprese, che secondo egli non avrebbero alcuna efficacia contro i delinquenti e i vandali.
Secondo me, invece, è un ottimo monumento alle paranoie moderne.