Quando fu ancora in vita, il musicista italiano Giovanni Viotti (1755–1824) fu considerato (e apprezzato come) più un violinista virtuoso che un compositore. Debuttò come violinista a Parigi nel 1782 e, se fortunato, avrebbe potuto rimanervi per tutta la — per nulla povera — vita, ma non fu fortunato: i legami con la casa reale non rivelarono un buon bagaglio quando iniziò la Rivoluzione, dunque Viotti fuggì a Londra. Nemmeno in Inghilterra fu però fortunato: lo espulsero con l’accusa (non tanto fondata, se ho capito bene) di essere un sostenitore dei giacobini. Dopo un periodo relativamente breve di soggiorno in Germania, Viotti tornò in Inghilterra, ma non riuscì a inserirsi nuovamente nella scena musicale nazionale e finì per dedicarsi alla prodizione di vino. Gli affari gli andarono però molto male (non è una sorpresa: non si diventa imprenditori di colpo), molto presto Viotti andò in bancarotta. Anche il resto della sua vita fu segnato dai fallimenti, dunque morì all’età di 68 anni in totale povertà. Al momento della morte i suoi averi materiali furono pochi: un paio di manoscritti, alcune tabacchiere, un orologio e due violini (uno dei quali avrebbe dovuto, secondo la volontà di Viotti, essere venduto per pagare i suoi debiti).
Non so se ne sarebbe stato contento (se fosse capace di osservare il nostro mondo dall’ipotetico mondo parallelo in cui si trova ora), ma almeno Viotti è stato raggiunto dal meritato riconoscimento postumo: oggi è considerato uno dei padri-fondatori della scuola violinistica francese del XIX secolo. Le composizioni più famose di Viotti sono i 29 concerti per violino e orchestra, che hanno avuto una influenza significativa sulla musica di diversi compositori noti anche ai non esperti.
Tra questi compositori «influenzati» c’è anche Niccolò Paganini, probabilmente il primo che viene in mente a una persona media che sente la parola violinista. Così, per esempio, il secondo movimento del Secondo Concerto di Paganini inizia in maniera quasi identica al secondo movimento del Concerto n. 24 in si minore di Viotti (composto presumibilmente negli anni 1793–1797). Nella edizione odierna della mia rubrica musicale pubblico proprio quel concerto:
È bello e giusto ricordare i geni del passato, soprattutto se sono stati ingiustamente trascurati in vita.
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