30 anni di Chernobyl

(26 aprile 2016)

Come sapranno bene i miei lettori attenti, il 26 aprile si celebra la giornata internazionale dell’ignorante impaurito. Avrebbe potuto rimanere solo una giornata di commemorazione (non importa se internazionale o no). Avrebbe potuto essere pure una giornata di divulgazione scientifica in materia di fisica nucleare (meglio se a livello internazionale). Ma l’incidente della centrale di Chernobyl rimane una delle pseudo-motivazioni degli sostenitori delle mitiche fonti rinnovabili.

Di conseguenza, le speranze per il miglioramento della salute mentale della popolazione mondiale dipendono dalle persone che…
a) ci capiscono qualcosa della energia nucleare;
b) hanno la capacità e la voglia di scriverne.

Non posso, purtroppo, sostenere di essere un genio di fisica (anche se a scuola fu una delle mie materie preferite), ma tento comunque di dare un piccolo contributo.

Oggi, 30 anni dopo Chernobyl, le probabilità di una catastrofe analoga sono prossime allo zero per tre motivi:

1) I reattori moderni sono dotati dei sistemi «foolproof» e «geniusproof»: gli impianti elettronici sono quindi creati apposta per non permettere di fare stronzate o eseguire degli esperimenti azzardati;
2) Se gli impianti di cui sopra vengono comunque in qualche modo ingannati da una persona troppo determinata nel volere «giocare con gli atomi», i suoi tentativi verranno bloccati dal centro di controllo centrale (a livello nazionale).

3) Qualora fosse ingannato pure l’organo operativo centrale, l’incidente non avrà degli effetti al di fuori dalla cupola che isola il reattore dall’ambiente circostante. La cupola contenente il reattore danneggiato viene semplicemente sigillata in senso tecnico e giuridico.

4) Avrei potuto consigliarvi quanto scrive Eugene Kaspersky in materia della sicurezza informatica delle centrali nucleari ma, purtroppo, lo fa in russo. Comunque, non preoccupatevi: esistono già dei bei prodotti anche per questi tipi di clienti.

A qualcuno verrebbe da chiedere: perché tutte queste cose non sono state pensate, progettate e create prima dell’incidente di Chernobyl? Oppure: perché non si è aspettato la possibilità di utilizzare l’energia termonucleare? La risposta è una: perché il progresso è un processo sequenziale. Nemmeno lo scienziato o l’ingegnere più geniale non può prevedere proprio tutto. E, se non ci fossero degli errori, non ci sarebbe nemmeno il bisogno di continuare a cercare e trascinare in avanti il progresso scientifico.

Per lo stesso motivo i motociclisti porterebbero sin da subito i caschi metallici, i piloti non resterebbero soli nelle cabine di pilotaggio e gli uomini metterebbero i prodotti di gomma non solo sulle ruote delle auto.

Detto tutto questo, metto quello che forse molti di voi si aspettavano di vedere in questo post: alcune foto della città di Pripyat (a circa 3 km da Chernobyl).

Tutte le foto sono di Dmitry Chernyshev.



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