I giornalisti de The Times hanno parlato con Volodymyr Pikuzo, l’ex capo del dipartimento marketing di Ukrspetseksport (il più grande esportatore di armi dell’Ucraina) e l’attuale capo dell’Agenzia per gli acquisti della difesa dell’Ucraina. Nella intervista Pikuzo racconta, con diversi esempi, che dall’’inizio della grande guerra in Ucraina il prezzo di alcuni tipi di armi e munizioni corrispondenti allo standard sovietico sul mercato mondiale è aumentato più volte e continua a crescere. Perché, appunto, quelle munizioni sono fortemente ricercate sia dall’esercito ucraino che da quello russo.
Tutti gli interessati saranno sicuramente capaci di leggere l’intera intervista (se non lo hanno ancora fatto), mentre sto ancora cercando una spiegazione a un suo passaggio.
Nel contesto dei prezzi aumentati grazie alla domanda alta, alla corruzione e agli schemi difficilmente classificabili, Pikuzo dice pure che alcuni produttori europei degli armamenti si rifiutano di avviare nuove linee di produzione, adducendo i costi elevati e la non-redditività. Ehm… in che senso? Hanno «paura» che la guerra duri poco? O che finiscano presto gli aiuti finanziari alla Ucraina? O che l’esercito ucraino passi interamente all’utilizzo degli armamenti della NATO? (vendere legalmente alla Russia non è possibile, quindi non la prendiamo in considerazione) Oppure sanno qualcosa che non so io?
So solo che in tutti i casi avrebbero potuto chiedere delle garanzie agli Stati europei per garantire, per esempio, i prezzi «bassi o bloccati» che permetterebbero risparmiare gli aiuti europei alla Ucraina…
Ah, no, mi dimenticavo: l’efficienza non è un vizio della burocrazia.
La fantomatica “mano invisibile”
(19 giugno 2024)
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