Buon Natale a tutti coloro che ci credono.
Tanti regali a tutti coloro che non ci credono ma approfittano comunque delle utili tradizioni.
Ma, comunque sia la vostra categoria di appartenenza, siate buoni e lasciate dei pasti natalizi anche ai più buoni ma meno fortunati: per esempio, a chi ha passato tutta la notte in compagnia di sole renne…
Le renne, i vestiti rossi e il sacco possono avere le forme diverse, innumerevoli.
Nel proprio tradizionale discorso serale alla nazione il presidente ucraino Vladimir Zelensky ha dichiarato che più di tremila soldati della Corea del Nord – che combattono al fianco dell’esercito russo – sono già stati uccisi o feriti nel corso delle operazioni militari nella regione di Kursk:
La Russia si sta semplicemente sbarazzando di loro durante gli assalti. Perché i coreani dovrebbero combattere per Putin, nessuna persona normale sulla terra risponderebbe. E, purtroppo, il mondo non sta facendo quasi nulla per contrastare la collaborazione criminale tra Russia e Corea del Nord. Anche se è una minaccia per ogni Stato: accanto alla penisola coreana, alla Cina, ad altri Stati della nostra regione e in qualsiasi altra parte del mondo.
Ci sono solo due considerazioni da aggiungere a queste parole. In primo luogo, nessun nordcoreano chiederebbe il perché. In secondo luogo, nessuno dei due sovrani – quello russo e quello nordcoreano – si sentirebbe tenuto a rispondere. Di conseguenza, i politici occidentali che pensano di poter risolvere il problema della guerra in 24 ore o in qualsiasi altro periodo di tempo più o meno ristretto, devono ricordarsi che sono solo loro a poter esercitare la pressione sul nemico.
Lo dico perché ho la sensazione che, stranamente, non tutti lo hanno ancora capito…
Ieri, il 22 dicembre, il primo ministro slovacco Robert Fitzo è arrivato a Mosca per incontrarsi, nella serata, con Vladimir Putin. In questo modo Fitzo è diventato il terzo leader di uno Stato-membro dell’UE a visitare Mosca dopo l’inizio della grande guerra russo-ucraina: prima di lui lo hanno fatto i primi ministri dell’Ungheria Viktor Orban e dell’Austria Karl Nehammer.
A differenza degli ultimi due menzionati, però, Fitzo non ci è andato per convinzione personale politica o per parlare di qualche problema potenzialmente risolvibile – magari a costi un po’ più alti rispetto al normale – anche senza una continuazione di rapporti con Putin. Ci è andato perché la Slovacchia è uno dei pochi Stati che continua ad acquistare gas russo fisicamente, tecnicamente non avendo altri fonti di fornitura. Il transito del gas destinato alla Slovacchia passa attraverso il territorio ucraino (via un gasdotto che ha continuato a funzionare, senza essere mai danneggiato, anche durante questi anni di guerra) e Kiev ha già detto che sarà interrotto il 31 dicembre, quando scadrà l’attuale contratto con la Russia.
A questo punto provate a ricordarvi: avete letto o sentito dei tentativi (in generale, non solo quelli seri) della Unione Europea di risolvere questo problema della Slovacchia (uno Stato-membro come tutti gli altri) e non costringere un qualsiasi suo Governo ai contatti con Putin?
Poi c’è chi si lamenta (o si stupisce) dell’antieuropeismo di certe persone e dell’opportunismo di certi Governi. Boh…
Con un solo video posso comunicare due concetti:
1) Putin è sempre più pazzo (e non penso che sia una grande notizia per le persone che non hanno dormito per tutti questi 25 anni);
2) Steve Rosenberg non solo è uno dei pochi giornalisti che si salvano alla strana BBC di oggi, ma pure in generale mi piace sempre più come giornalista.
Scusate per le immagini oscene mostrate…
Bene, è giunto – da tutti i punti di vista – il momento di tornare alle «Quattro stagioni di Buenos Aires» del compositore argentino Ástor Piazzolla. Infatti, questa volta nella mia rubrica musicale è il «turno» dell’«Invierno Porteño» («Inverno a Buenos Aires») composto nel 1969.
Inizierei dalla versione live dell’autore stesso:
E poi aggiungo una sorprendente interpretazione sinfonica: quella della Nederlands Philharmonisch Orkest.
Qualsiasi musica può essere suonata bene con qualsiasi strumento (o insieme di strumenti). Non sono gli strumenti che dobbiamo ascoltare.
Solo ieri sera me ne sono accorto, e già oggi vi informo: il media Mediazona ha prontamente preparato e pubblicato, già il giorno dell’assassinio (il 17 dicembre), una raccolta di tutte le teorie cospirative del tenente generale russo Igor Kirillov (il quale, tra l’altro, era il capo delle Forze di Difesa dalle Radiazioni, Chimica e Biologica). Io, personalmente, mi ricordavo di quelle sue teorie, ma non in tutti i dettagli.
In ogni caso, condivido con voi questa lettura affascinante.
P.S.: è possibile che il tenente generale Igor Kirillov sia stato fatto saltare in aria (vi sarà capitato di leggere di questo evento?) banalmente nel corso di una normale lotta di concorrenza interna all’esercito russo, ma vorrei tanto tifare per la versione di una operazione punitiva speciale da parte dell’esercito ucraino: hanno tutte le ragioni per farlo e, sono sicuro, il desiderio e, spero, le capacità.
Da oggi è disponibile sul sito un nuovo articolo automobilistico: quello che racconta l’evoluzione del servizio di ambulanza nell’URSS dal punto di vista, appunto, delle automobili utilizzate.
L’articolo è un po’ lungo (ma, probabilmente, adatto al periodo delle festività invernali) perché, in sostanza, copre un periodo di quasi cento anni: inizia dalle poche prime ambulanze del periodo prerivoluzionario e finisce con la prima ambulanza russa post-sovietica. Allo stesso tempo, l’articolo non è destinato ai [soli] tecnici: non è necessario essere un medico, un ingegnere automobilistico o un autista per riuscire a comprenderlo. È sufficiente avere abbastanza fantasia per immaginare di incontrare una di quelle macchine per strada oppure (in realtà spero di no!) dovere salirci.
L’idea dell’articolo mi è nata qualche anno fa, in una determinata epoca storica, ma prima di pubblicarlo volevo finire di descrivere alcuni modelli delle automobili sovietiche utilizzate per il servizio ambulanza…
Il Presidente ucraino Vladimir Zelensky ha dichiarato – in una intervista al quotidiano francese Le Parisien – che l’esercito ucraino non può riprendere la Crimea e il Donbas con le proprie forze:
Non possiamo rinunciare ai nostri territori. La Costituzione ucraina ce lo vieta. Di fatto, questi territori sono ora controllati dai russi. Non abbiamo la forza di restituirli. Possiamo solo contare sulla pressione diplomatica della comunità internazionale per costringere Putin a venire al tavolo dei negoziati.
E, allo stesso tempo, ha sottolineato che ai negoziati si va solo trovandosi in una posizione adeguata:
Sedersi al tavolo dei negoziati con Putin a queste condizioni significherebbe dargli il diritto di decidere tutto nella nostra parte del mondo. Prima dobbiamo sviluppare un modello, un piano d’azione o un piano di pace – chiamatelo come volete. Poi possiamo presentarlo a Putin o, più in generale, ai russi.
In assenza del sostegno militare sperato e nelle condizioni del conseguente allungarsi della guerra (con la tendenza verso l’infinito, direi) tutte le parole appena riportate sembrano logiche. Anche se non mi basta la fantasia per immaginare (oggi) con quali mosse diplomatiche si possa costringere Putin a restituire la Crimea: non vorrà apparire sconfitto, soprattutto se non lo sarà realmente, e rinunciare al proprio principale «successo» degli ultimi dieci anni.
Evidentemente, ora Zelensky si sta psicologicamente preparando all’idea di dover elemosinare pure il sostegno diplomatico internazionale dopo la fine dei combattimenti: proprio come per ora sta succedendo con gli armamenti. Ma ha il difficile compito di dover spiegare due concetti:
1) il sostegno diplomatico deve comunque essere rinforzato, in questo specifico caso, con le armi;
2) il sostegno diplomatico insufficiente o tardivo farà sentire Putin un vincitore autorizzato a fare qualsiasi altra guerra.
Avendo visto il modo di fare dei burocrati occidentali, non sono molto ottimista…
Finalmente è successo! Ho rifatto completamente – soprattutto dal punto di vista tecnico – tutti i miei album fotografici sul sito.
In primo luogo, ora le foto si vedono nella loro dimensione più grande possibile: viene utilizzato il 100% della larghezza disponibile sullo schermo.
In secondo luogo, ho fatto la navigazione dal mio punto di vista soddisfacente: le foto possono essere sfogliate cliccando sulle frecce orizzontali, premendo le frecce orizzontali sulla tastiera (la mia modalità preferita da sempre), cliccando / tappando sulle preview e, infine, trascinando con il dito verso destra / sinistra sugli schermi touch (finalmente sono arrivato nel XXI secolo anche in questo ambito).
In terzo luogo, sotto ogni foto visualizzata ora vengono mostrate tette le relative informazioni che ritengo utile comunicare ai visitatori.
Tutto questo è stato realizzato senza l’utilizzo del database. Era da tantissimo tempo che volevo fare una cosa del genere: gli album che funzionino bene, che abbiano un aspetto visivo decente, che non richiedano delle spese finanziarie extra (per un grande database) e che siano facili da gestire (volevo avere la possibilità di caricare le foto in una directory e vederle comparire automaticamente nell’album assieme a tutte le relative informazioni). Mi ero quasi infortunato al cervello mentre cercavo di realizzare alcuni dettagli del suddetto progetto, ma alla fine ci sono riuscito.
Ora, dunque, posso ricominciare a pubblicizzare i miei album e, soprattutto, aggiornarli con i nuovi contenuti. I primi aggiornamenti saranno sicuramente grandi (negli ultimi anni ho accumulato un po’ di foto da pubblicare), poi si vedrà.
Uno script come quello dei miei album potrebbe anche essere messo in commercio, ma per ora non so ancora bene se, come e dove farlo. Cercherò e ci penserò.
La lettera di Bashar al-Assad diffusa ieri «da Mosca» è in un certo senso divertente:
Ma io sarei molto più curioso di vedere le immagini di Assad stesso. Perché in effetti, da giorni mi sto divertendo a inventare le ipotesi sul perché non lo facciano vedere (una foto di scarsissima qualità e presumibilmente fake a parte).