Il risultato della votazione del Congresso repubblicano sull’impeachment a Donald Trump non è una grandissima sorpresa. E, soprattutto, ha permesso a Trump di entrare nella storia con una caratteristica mai ottenuta da alcun suo predecessore: è il primo presidente impeachnuto positivamente. Non so se è stato proprio questo l’obiettivo dei democratici.
I dettagli si dimenticano presto, quindi alle elezioni presidenziali di quest’anno ci sarà un candidato repubblicano «giudicato non colpevole». E contro di lui ci saranno i democratici che «hanno le forze solo per strappare i fogli di carta».
Prima di sottoporre un nemico a una procedura d’accusa, anche quando dovesse essere meritata, bisogna sempre controllare se politicamente non si sta sparando a un piede.
P.S.: per coloro che avessero dei dubbi preciso di non essere un grande fan di Trump.
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Nonostante tutto, parlando della eliminazione del generale iraniano Qasem Soleimani bisogna riconoscere due cose.
In primo luogo, ricordiamo che era pur sempre una figura istituzionale. È stato un personaggio particolare, ma è stato eliminato per il volere del Presidente di un altro Stato.
In secondo luogo, dobbiamo renderci conto del fatto che si tratta di un evento prevalentemente di politica interna statunitense. Si tratta di una mossa del gioco politico interno di una persona concreta: Donald Trump.
Trump, infatti, si è svegliato il 1 gennaio del 2020 con la chiara comprensione del fatto di avere dei seri problemi. È vero che nella situazione politica attuale l’impeachment non verrà mai portato a termine: lo impedirebbe la maggioranza repubblicana al Senato. I democratici, però, sfruttano l’assenza di una indicazione precisa circa i termini temporali del voto nel Senato e insistono nel chiedere ai repubblicani di garantire l’interrogatorio delle personalità ritenute complici dei fatti incriminati a Trump.
Trump, da parte sua, ha inventato una sua versione della via d’uscita dalla situazione scomoda: il rischio della guerra nel Medio Oriente (e le conseguenti minacce per gli USA) che dovrebbe unire attorno alla sua figura il popolo e il mondo politico americani.
È una situazione talmente banale e trasparente che non rientra nemmeno nella categoria delle dietrologie da bar. È banale come l’analogia con l’operato pluriennale di un noto collega di Trump: Vladimir Putin. La perenne ricerca del nemico esterno — la cui esistenza giustificherebbe molti comportamenti — è un punto comune tra gli USA e la Russia che non mi sarei mai aspettato di scoprire.
Come molto probabilmente vi ricordate, il 30 marzo 1981 il Presidente Ronald Reagan rimase ferito in un attentato.
Non so se vi è mai capitato di vedere anche la reazione di Reagan al suono di un palloncino scoppiato durante un suo discorso a Berlino (tenuto nel 1987):
Un interessante risultato collaterale delle mie recenti ricerche su internet è la seguente tabella per il controllo della vista (San Francisco, anno 1907):
La prima cosa che da all’occhio (che battuta, ahahaha) è la pluralità delle lingue previste: le lettere latine tradizionali, il gotico usato all’epoca dai tedeschi, il giapponese, il cinese, il cirillico e l’ebraico.
Ho saltato la colonna centrale? Infatti. Ma è proprio quella che trovo molto più interessante del «multiculturalismo» spiccante. Perché costituisce uno di quei piccoli e banali dettagli della vita quotidiana dell’epoca, che quasi la totalità degli appassionati di storia non immagina nemmeno di dover accertare. Perché spesso il nostro livello culturale ci impedisce di immaginare le tipiche, diffusissime problematiche del passato.
Esistono i poliziotti: intervengono quando lo ritengono necessario e decidono di farlo in base a una serie di principi.
Esistono le guardie: essendo dei dipendenti delle strutture private, intervengono solo quando lo vuole il cliente.
Il lavoro del poliziotto è pagato con le tasse di tutti i residenti in territorio a cui appartiene; il lavoro di una guardia è pagato interamente dal cliente.
In questi giorni mi è capitato di vedere le persone che per anni o decenni si sono lamentate del ruolo da «poliziotto del mondo» degli USA, ma li rivogliono in quella qualità proprio ora. Proprio quando gli USA stanno lasciando quell’incarico. Le persone perennemente scontente, allo stesso tempo, non sono disposte a ingaggiarli in qualità della guardia, pur sapendo che con il presidente imprenditore è possibili trattarne.
Dopo il 2020 o, nel peggiore dei casi, dopo il 2024 il poliziotto molto probabilmente tornerà, ma per i curdi siriani potrebbe essere un po’ tardi. Nonostante ciò, molte persone attorno a noi non impareranno nulla e torneranno a lamentarsi del poliziotto del mondo.
Si dice che negli Stati Uniti aumenta la quantità delle persone che si rifiutano di festeggiare il Columbus Day (il secondo lunedì di ottobre di ogni anno) per protesta contro il genocidio della popolazione locale che accompagnò la colonizzazione del continente. In alcuni Stati, addirittura, lo stesso giorno si festeggia la Giornata delle popolazioni aborigene.
Io continuo a non capire come si possa valutare i fatti accaduti secoli fa con gli standard morali del XXI secolo (molto diversi, se qualcuno non lo sapesse). Ancora meno mi è chiaro il ruolo di Cristoforo Colombo nel genocidio – chiamiamolo pure con questo termine moderno – degli indigeni. Eppure…
Il monumento a Providence:
Il monumento a San Francisco:
Il monumento a Detroit:
Con questa moda di rivalutare tutto, comprese le cose emotivamente ormai nulle per il 99,99% della popolazione terrestre, tra qualche anno sentiremo che Eva è stata violentata da Adamo… Ma per un agnostico come sarà una bella notizia: migliorerà molte teste.
Non so se lo avete già letto: la CNN ha trovato su Facebook tre annunci pubblicitari della FBI mirati a reclutare gli agenti russi. I link di tutti gli annunci portano alla stessa pagina web che contiene un invito alla collaborazione (in inglese e in russo) e i contatti dell’ufficio di Washington della FBI.
I tre annunci su Facebook sono stati pubblicati l’11 settembre 2019 e sono tuttora attivi (si veda il cerchio verde), possono essere visti insieme nella libreria della pubblicità.
Personalmente per me una delle curiosità più grandi non è il fatto stesso di una pubblicità del genere. Lo spionaggio moderno si svolge in una notevole misura anche via l’internet, il Facebook compreso: utilizzandolo bene si possono scoprire delle cose interessantissime sulle organizzazioni, persone e sugli eventi vari. Mi incuriosiscono invece gli errori di russo commessi negli annunci di cui sopra. In sostanza, si tratta degli errori di tre tipi:
1) la sostituzione di alcune lettere con quelle graficamente simili, ma comunque diverse,
2) la mancanza di alcune lettere,
3) una maiuscola inutile nella parola ponte.
Come fanno gli esperti dello spionaggio a utilizzare un trucco così primitivo? Ha la stessa credibilità del «non ho fatto i compiti perché è morto il mio gatto preferito». Infatti, è abbastanza evidente che l’obiettivo degli «errori» sia stato quello di evitare la comparsa degli annunci nella ricerca testuale su Facebook. Minchium, ma esistono altri mille modi per ottenere i medesimi risultati!
Gentili agenti del FBI, ora vi insegno un trucco semplicissimo e noto a tutti gli studenti russi (che fino a qualche anno fa lo utilizzavano per ingannare i programmi di antiplagio). In un testo scritto in cirillico alcuni caratteri hanno la stessa forma di quelli latini (a e o p c). Facendo una semplice sostituzione, non fate comparire gli annunci tra i risultati di ricerca e, allo stesso tempo, evitate di apparire sgrammaticati.
Ah, dimenticavo: in aggiunta, i tre sulla foto dell’annuncio hanno un tipico sorriso falso/formale da americani.
In teoria si potrebbe sperare o, al contrario, temere. Si potrebbe anche scrivere dei lunghi testi di analisi politica. Ma in realtà bisogna rimanere calmi e indifferenti: non ha alcun senso parlare seriamente dell’impeachment a Donald Trump. Tanto, al Senato non passerà a causa della maggioranza repubblicana.
Le istituzioni e gli enti statali statunitensi non possono più acquistare e utilizzare i prodotti di Kaspersky. Il divieto temporaneo in vigore dal 1 ottobre 2018 è dunque diventato definitivo.
Posso capire gli autori del divieto: non possono tollerare un minimo dubbio quando si tratta della sicurezza nazionale. Non tanto per l’ipotesi fantasiosa che gli Stati Uniti possano essere cancellati dalla faccia della Terra solamente grazie alle presunte funzionalità nascoste di un antivirus, ma per una questione di responsabilità. A chi di voi piacciono troppe responsabilità? Chi non cerca di minimizzare i relativi rischi?
Allo stesso tempo vorrei ricordare a tutti che un cittadino comune che ci tiene alla propria salute psichica non può tollerare le paranoie nella propria testa. Tutti giorni utilizziamo una molteplicità di programmi sui computer e telefoni personali, ci attacchiamo al WiFi pubblico, ci spostiamo nei luoghi sorvegliati da telecamere, parliamo a voce più o meno alta dei fatti personali, banalmente cazzeggiamo su Facebook. E allora perché dovremmo pensare male di un antivirus specifico?
La cosa molto più sensata e utile consiste nell’imparare a impostare le corrette misure di sicurezza sui propri dispositivi digitali. Potrei scriverci un manuale sull’argomento (prima trovando qualcuno che possa pagarmi quelle settimane di lavoro), ma pubblicandolo a parte.
Penso che la maggioranza dei miei lettori abbia già letto o sentito la notizia sulla preziosissima spia americana al Cremlino. Le fonti primarie della notizia sono ben due: prima la pubblicazione della CNN e poi l’articolo del New York Times, ma di informazioni concrete ne abbiamo poche.
Si tratterebbe di Oleg Smolenkov. Attualmente ha circa 45 anni. Ha lavorato per la CIA per più di dieci anni, non aveva il contatto diretto con Putin ma era al corrente di tutte le sue decisioni, negli ultimi anni aveva l’accesso anche alla scrivania del presidente. Chissà quante cose interessantissime ha confermato o reso note. Nel 2017, in seguito alla seconda proposta, è stato evacuato dalla Russia: assieme alla moglie e ai figli è andato per le vacanze in Montenegro, lo Stato dove l’intera famiglia sparisce nel nulla. Ma si suppone che ora vivano sotto scorta in questa casa a Stafford (in Virginia).
In tutta questa storia non c’è però alcunché di particolare. Da secoli (o millenni?) tutti gli Stati cercano di spiare gli altri. Lo fanno con il successo alternato e in modalità tecniche molto varie, ma costantemente. Certo, in presenza dell’internet, dei satelliti e di tutti gli altri strumenti digitali moderni è un po’ sorprendente leggere di una persona che di nascosto fotografa le carte firmate da un dirigente statale, ma è pur sempre una componente dello spionaggio necessaria.
L’unico aspetto veramente interessante della storia è il motivo per il quale la spia è stata evacuata dalla Russia. L’agente forniva i materiali di massimo interesse e di massima qualità, mai è stato sospettato in Russia e non mai ha chiesto di essere messo al sicuro per qualche paura personale. È stato portato negli USA esclusivamente in seguito alla «scoperta» delle qualità professionali di un’altra persona: il presidente Donald Trump. Quest’ultimo, infatti, tratta con troppa leggerezza tutte le informazioni fornite dalla CIA. Mentre la CIA, a sua volta, non ha alcun potere di comunicare al Presidente solo le informazioni che ritiene sicure per i propri informatori. Trasmette, in base alle regole prestabilite, la stessa entità e la stessa tipologia di dati indipendentemente dal nome del presidente. Ed è quest’ultimo a decidere su come utilizzare quanto ricevuto.
Nei termini del breve periodo Trump, non controllando la propria lingua, ha già messo in pericolo una quantità a noi sconosciuta di agenti in giro per il mondo. Semplicemente, in forza ai propri carattere e capacità intellettuali, è abituato a vantarsi pubblicamente di ciò che possiede. Nei termini del lungo periodo, invece, ha messo in pericolo l’efficienza della CIA. Se lavorare è pericoloso, ritirano gli agenti e lavorano di meno. Se lavorano di meno, perdono le opportunità e le abilità (come tutte le organizzazioni e tutti gli umani). Quanto Trump, finalmente, diventa un ex-presidente, quanto ci metterà la CIA a tornare ai livelli professionali di prima? Lo chiedo non da tifoso, ma da semplice curioso.
Ah, se fossi un amante delle teorie del complotto, avrei temuto l’eliminazione del presidente chiacchierone da parte della organizzazione arrabbiata. Meno male che sono mentalmente sano almeno in questo senso.