È vero: il nostro mondo è in un continuo mutamento e alcuni comportamenti considerati normali anche soli dieci anni fa, oggi sembrano poco opportuni. Ma le recenti accuse a Joe Biden mi fanno comunque ridere. E, se fossero le uniche possibili, mi fanno pure sospettare che sia un santo.
Ma il vero obiettivo del presente post è ricordare a tutti i lettori che in una buona quantità dei casi i giudizi sui comportamenti altrui nel passato hanno poco senso anche a causa del fattore tempo. Lo stesso, in una misura ancora più ampia, vale per la valutazione dei comportamenti dei personaggi storici.
Ora che il mio Capitan Ovvio tascabile si è sfogato, dovrebbe rimanere muto per qualche altro tempo…
L’archivio del tag «usa»
Come avrete già letto o sentito, dal «rapporto Mueller» risulta che non ci sarebbe stato un accordo tra Trump e Putin (due nomi collettivi) circa l’ingerenza russa nelle elezioni presidenziali statunitensi del 2016. Il commento migliore di tale notizia è già stato fatto dal caricaturista russo Sergej Jolkin:
«Il procuratore speciale Mueller non ha trovato il legame»
A questo punto, in via straordinaria, dovrei essere io ad aggiungere qualcosa di serio.
Aggiungerei due piccole e banali considerazioni solo parzialmente inerenti alla notizia citata all’inizio. Prima di tutto, ritengo esagerata la portata attribuita da alcuni giornalisti all’intervento russo nelle elezioni americane (intervento non negato dai procuratori americani). Allo stesso tempo, nelle azioni del genere a contare è l’azione stessa e non il risultato.
Di conseguenza, Trump si è liberato da una accusa, ma rimane comunque un produttore dei problemi politici molto efficiente. I politici russi che in questi giorni festeggiano la non-scoperta di un accordo non si rendono probabilmente conte del contenuto delle accuse a proprio carico.
Una ricerca statunitense ha dimostrato che l’alcol è un «motore» dell’economia abbastanza potente.
E, in base alle vostre preferenze alcoliche, ora anche voi potete valutare la vostra utilità per il miglioramento dell’accrescimento del benessere economico planetario:
Io, per esempio, anni fa ho smesso di bere la birra (non mi piace più) e sono saltato subito verso la posizione del rum (se ci limitiamo alle sole bevande elencate). E, in effetti, di solito c’è una correlazione tra l’età e la capacità contributiva.
Negli USA per molti anni gli automobilisti hanno rubato i cartelli stradali con i numeri 69 e 420. Ciò accadeva perché molte persone associano il numero 69 con una posizione della Kamasutra (come se fosse l’unica che conoscono) e il numero 420 con il consumo della cannabis (negli USA esiste la campagna «420» che invita la popolazione a lottare per la legalizzazione della cannabis, le azioni di protesta si svolgono il 20 aprile di ogni anno).
Nella ricerca del modo di fermare i furti dei cartelli, a qualche funzionario è venuta in mente l’idea interessante di scrivere su di essi «68,9 miglia» e «419,9 miglia» al posto dei vecchi valori.
Ricordatevi di questo metodo la prossima volta che dovete inventare una forma di protezione di qualcosa. La sola fantasia può fare molto.
Nella vita reale è importantissimo capire un semplice principio (possiamo anche chiamarlo life hack): se non riuscite a trovare la soluzione di un problema, cercatela dalla parte opposta.
Vediamo subito un esempio storico. L’ex presidente Theodore Roosevelt, essendo molto insoddisfatto del proprio successore William Taft, decise nel 1912 di tornare alla Presidenza. Durante la campagna elettorale, dunque, pensò di distribuire 3 milioni di opuscoli con il testo di un proprio discorso e una foto sulla copertina.
Nella parte bassa della foto è ben visibile la scritta «copyright 1910 by moffett studio chicago». Vediamola subito per capire di cosa si tratta.
Solo quando gli opuscoli furono ormai stampati, il capo della squadra di Roosevelt (un certo George Walbridge Perkins I) si accorse di quella scritta. E comprese subito tutta la catastroficità dell’errore: non fu ottenuta l’autorizzazione all’uso della foto. La legge sui diritti d’autore avrebbe dunque consentito al fotografo di chiedere 1 dollaro per ogni copia della foto distribuita. I 3 milioni di dollari del 1912 equivalgono ai 60 milioni di dollari di oggi. Si volle dunque evitare una spesa del genere. Allo stesso tempo, la ristampa degli opuscoli con una foto diversa avrebbe comunque comportato delle spese (e una perdita di tempo).
G. W. Perkins decise di contattare il fotografo Moffett per cercare di concordare le condizioni migliori. E gli inviò un telegramma: «Intendiamo distribuire tre milioni di opuscoli con la foto di Roosevelt sulla copertina. È una ottima opportunità per il fotografo. Quanto è disposto a pagare se scegliamo una delle sue foto? È necessaria una risposta immediata». Maffett fu veloce a rispondere: «Vi ringrazio per l’opportunità, sono disposto a pagare 250 dollari».
P.S.: come avrete capito da questa storia, un altro life hack si chiama «studiate». Ma lo conoscete già senza il mio aiuto.
Da dove arrivarono gli antenati degli statunitensi: la nazionalità dominante nei quadrati del territorio 100×100 miglia.
Al giorno d’oggi negli Stati Uniti quasi 50 milioni di persone si autodefiniscono discendenti degli immigrati tedeschi: molti più di quelli originari del Regno Unito. Nella maggioranza delle città americane esisteva almeno un giornale locale in lingua tedesca; a New York ce n’erano dodici.
Nel 1917, però, gli USA entrano nella Prima guerra mondiale e l’uso del tedesco diventa anti-patriottico. Cambiano molti termini comunemente diffusi (per esempio, frankurter diventa hot dog) e cognomi (per esempio, Schmidt diventa Smith), in molti Stati viene vietato l’insegnamento della lingua tedesca nelle scuole (a volte anche nelle scuole private). Nel 1923 la Corte Suprema riconosce l’incostituzionalità di tutte le limitazioni, ma il danno ormai è fatto. La lingua tedesca è quasi completamente sparita dall’uso nei luoghi pubblici e quindi nella vita quotidiana.
A causa di una aggressiva politica imperiale russa lo stesso succede oggi nelle ex Repubbliche sovietiche con la lingua russa.
Alla base c’è sempre la stupidità.
Per l’anniversario dell’11/9 è stata riaperta – restaurata – la stazione della metropolitana newyorkese che si trova(va) proprio sotto le Twin Towers.
Rileggete bene queste parole semplici: è stata riaperta la stazione.
Qual è la morale di questa notizia? I problemi, anche quelli gravissimi, di una stazione della metropolitana non possono e non devono causare il blocco della intera linea. Purtroppo dubito che i costruttori delle nuove linee della metropolitana milanese siano capaci di comprendere e/o di mettere in pratica tale principio.
In Minnesota il giudice federale ha respinto il ricorso degli atei che contestavano la presenza della frase «In God We Trust» sulle banconote e monete statunitensi. Secondo i ricorrenti il motto nazionale sarebbe incostituzionale in quanto viola il principio della libertà della fede religiosa. E, purtroppo, non è la prima volta che falliscono nella loro lotta giudiziaria contro quel anacronismo.
Io, da parte mia, spero ancora di fare in tempo a vedere il mondo — almeno quello occidentale — libero da ogni genere di simbologia religiosa negli spazi pubblici. Restino pure le chiese (tanto per me sono solamente degli edifici con un loro valore artistico più o meno alto), ma tutto il resto dovrebbe sparire: i simboli, le immagini, le divise da lavoro dei preti etc. Perché gli umani, essendo dotati della ragione, hanno il compito di comprendere il mondo e non rimanere degli eterni bambini riempiti di favole. Perché ogni religione è una favola, raccontata alla società-bambino per aiutarla a crescere con dei giusti valori e principi nella testolina. Ma nel XXI secolo la (o le?) società occidentale è ormai grandicella per continuare a vivere di favole. Dovrebbe ormai liberarsi delle religioni per non apparire rimbambita.
In questo senso, le mie speranze sono ancora molto legate a quanto succede — o può succedere — negli USA, uno dei più grandi esportatori del progresso degli ultimi decenni (anche se pure la società americana ha delle grandissime stranezze).
Come saprete, teoricamente non è possibile espellere dal territorio di uno Stato le persone apolide. A meno che non si trovi un altro Stato disposto ad accogliere quella persona. Quindi l’espulsione di Jakiw Palij è una rara e giusta occasione di fare i complimenti a Donald Trump per il lavoro diplomatico svolto.
Ed è una buona occasione per constatare che pure Trump, nato e formato negli USA, non è del tutto privo a quei principi di libertà che stanno ostacolando molte delle sue iniziative presidenziali.
Alcuni esempi delle diffenze liguistiche tra le varie zone degli USA:
Vorrei trovare qualcosa del genere anche per l’Italia.