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L’inverno sta arrivando

La società statale ucraina Energoatom ha dichiarato che l’unità di potenza n. 4 della centrale nucleare di Zaporizhzhya, controllata dalle truppe russe, è stata messa in stato di «arresto a caldo» il 24 luglio.

Tali azioni costituiscono una grave violazione dei requisiti della licenza di esercizio dell’impianto nucleare. Ora il funzionamento dell’unità di potenza n. 4 della ZAES deve avvenire esclusivamente in stato di «arresto a freddo».

Energoatom ha poi sottolineato i rischi per la sicurezza nucleare e delle radiazioni causati dal fatto che le apparecchiature dell’unità di potenza n. 4 sono rimaste inattive per lungo tempo e non sono state sottoposte a manutenzione o riparazione.
Generalmente non mi piacciono gli allarmismi inutili, ma, allo stesso tempo, ormai conosco (come, immagino, anche voi) le capacità mentali di prende le decisioni dalla parte russa nell’ambito della guerra in corso. Dunque, sono portato a prendere sul serio gli avvertimenti ucraini di cui sopra.


L’obiettivo raggiunto?

Al 513-simo giorno di guerra l’esercito russo ha «finalmente» «raggiunto» uno dei numerosi e più volte mutati «obiettivi» della  «operazione militare speciale»  guerra in Ucraina: ha colpito i satanisti che ostacolavano la vita religiosa degli ortodossi!

Sì, il 22 luglio ha colpito, tra le altre cose, anche la cattedrale di Odessa.

Anche se le autorità russe hanno già detto che il «merito» è della difesa antimissilistica ucraina.

Beh, quella cattedrale era già stata distrutta nel 1936 dai comunisti e poi ricostruita nei primi 2000 dagli ucraini del XXI secolo.

La ricostruiranno ancora, dopo avere sistemato le cose di importanza più vitale.


Le conseguenze dell’attacco

Il video domenicale di oggi illustra – molto brevemente – le conseguenze tecniche dell’ultimo attacco al ponte di Crimea (quello del 17 luglio):

Sicuramente di attacchi ce ne saranno altri: la parte ferroviaria del ponte è uno strumento di importanza rilevante per la logistica militare russa. Infatti, i mezzi militari e le munizioni vengono trasportate a lunghe distanze con i treni e non con i camion (i quali, per altro, non possono percorrere il ponte di Crimea dal giorno dell’attacco precedente, quello dell’8 ottobre 2022).


La lettura del sabato

In questi giorni ne avete sicuramente letto qualcosa, ma io aggiungo comunque il link a un testo potenzialmente utile: quello dedicato all’aspetto tecnico dell’attacco al ponte di Crimea il 17 luglio. Si tenta di capire con quali mezzi sia stato esattamente attaccato il ponte e quali mezzi del genere possano essere a disposizione dell’Ucraina.
In effetti, la guerra dovrà, prima o poi, manifestarsi nuovamente in un modo attivo anche sul mare. Non solo per colpire il famoso ponte.


I “terroristi”

Per qualche strano motivo, ho voluto condividere con voi qualcosa di realmente umoristico… Per esempio, un post su Telegram, la cui traduzione dal russo poteva esservi capitata ieri (lunedì):

L’esperienza mondiale e nostrana dimostra che i terroristi non possono essere affrontati con sanzioni internazionali, intimidazioni o esortazioni.
Capiscono solo il linguaggio della forza.
Solo metodi personali e completamente disumani.
Pertanto, è necessario far saltare in aria le loro stesse case e quelle dei loro parenti. Cercare e liquidare i loro complici, abbandonando l’idea banale del loro processo. Ma la cosa principale è distruggere i vertici delle formazioni terroristiche, indipendentemente da dove questi insetti si nascondano.

Non lo avevate letto? Ma sicuramente avete già capito a chi si riferisce l’autore!
E invece no, non avete capito. L’autore del testo umoristico è Continuare la lettura di questo post »


Il secondo attacco al ponte

Questa notte sul «Ponte di Crimea» – costruito dalla Russia dopo l’annessione della penisola – ci sono state due esplosioni: alle 3:04 (sulla parte automobilistica, danneggiando una arcata) e alle 3:20 (sulla parte ferroviaria, senza danneggiarla seriamente). L’Ucraina e la Russia sostengono che il ponte sia stato attaccato da droni di superficie ucraini.

Avrei potuto provare a scherzare sulle dichiarazioni del portavoce di Putin che detto «Siamo consapevoli dell’insidiosità del regime di Kiev», ma non è più un passatempo tanto divertente.
Avrei anche potuto constatare che l’Ucraina sta continuando a tagliare le strade alla logistica militare russa, ma lo sapete anche senza di me.
Quindi propongo qualche dichiarazione curiosa, quasi divertente, della stampa pro-governativa russa dedicata al ponte.

Il ponte di Crimea è una struttura strategica di prima categoria, al pari delle centrali nucleari o del centro di comando delle forze missilistiche strategiche. È sorvegliato di conseguenza, quindi gli appelli a «bombardare il ponte di Crimea» testimoniano o l’ignoranza di coloro che li invocano o il loro ottimismo patologico. O, più probabilmente, entrambe le cose.

Il ponte di Crimea è costruito con la tecnologia della cupola di un reattore di una centrale nucleare. Ciò significa che le campate del ponte possono resistere a un colpo diretto di un aereo. L’attraversamento è inoltre protetto dagli attacchi aerei da un sistema di difesa aerea stratificato rappresentato da una gamma completa di sistemi missilistici antiaerei: dai Pantsir alla divisione S-400 schierata a Feodosia.

Oltre alle armi puramente antiaeree in grado di respingere un massiccio attacco missilistico o aereo, sulle rive dello Stretto di Kerch sono schierate anche le più recenti attrezzature per la guerra elettronica. Se necessario, copriranno il ponte con un bozzolo invisibile dai radar e dalle testate di puntamento dei missili da crociera, faranno impazzire le attrezzature di bombardieri e droni.

Il ponte n. 1 è anche ben protetto dagli attacchi dal mare. I suoi sostegni sono protetti da speronamenti con spoiler. Gli accessi al ponte dal mare e dalla terraferma sono monitorati 24 ore su 24 da una brigata separata della Rosgvardia, coadiuvata dalle guardie di frontiera e dalle unità anti-dirottamento della Flotta del Mar Nero: queste ultime si assicurano che gli anfibi con esplosivi non si avvicinino ai supporti.

E poi aggiungo che prima del 24 febbraio 2022 il ponte di Crimea mi sembrava un potenziale bel regalo alla Ucraina del futuro, quella riunitasi con la Crimea e il Donbass e lasciata stare dalla Russia. Ora, invece, non sono contrario alla sua distruzione anche con dei mezzi militari.
E poi, non sono assolutamente dispiaciuto per le vittime russe degli attacchi: sapevano di andare in vacanza a) in un territorio occupato, b) nel corso di una guerra. Hanno subito le conseguenze delle quali erano ben informati e che si erano meritati.


Logico…

In una intervista di ieri (in russo) Putin ha dichiarato che «l’Ucraina ha il diritto di garantire la propria sicurezza, ma questo non deve peggiorare la sicurezza della Russia». È una dichiarazione della quale avremo quasi potuto ridere, soprattutto invertendo l’ordine dei nomi di due Stati.
Ma anche chi ride troppo presto ride male. Perché il contesto della dichiarazione di Putin è ancora più ridicolo: faceva parte del suo commento sul vertice della NATO a Vilnius. Uno degli obiettivi della guerra «preventiva» pubblicamente annunciati era quello di impedire l’estensione della NATO verso i confini russi (non si capisce perché tale estensione debba essere vista come un pericolo, ma almeno per ora lasciamo perdere). Tra gli effetti della guerra abbiamo già visto il raddoppio dei confini della Russia con la NATO (l’adesione della Finlandia) e la promessa (fatta proprio a Vilnius) di ammettere l’Ucraina con una procedura semplificata (proprio come si è fatto con la Finlandia; non era difficile da prevedere). Di conseguenza, in base alla logica di Putin la Russia ha fatto la guerra per migliorare e peggiorare la propria sicurezza allo stesso tempo.
Una logica molto logica, ancora più «logica» di prima.


Le banalità a grappolo

Il grappolo n. 1. Esiste la convenzione dell’ONU che proibisce l’uso delle bombe a grappolo e formalmente vale per gli Stati che l’hanno ratificata. Diversi Stati-membri della NATO l’hanno ratificata e non usano le bombe a grappolo. Gli USA non l’hanno ratificata e non usano le bombe a grappolo. La Russia non l’ha ratificata e usa le bombe a grappolo. L’Ucraina non l’ha ratificata e per ora non usa le bombe a grappolo (perché per ora non le ha mai avute). La morale: alla Ucraina potrebbe essere data la possibilità di usare gli stessi armamenti che usa l’aggressore (la Russia); sappiamo come usa le armi l’aggressore (contro i civili) e come le usa l’Ucraina (contro l’esercito).
Il grappolo n. 2. La NATO è una alleanza concepita, creata e mantenuta per non essere usata in guerra contro uno Stato come l’URSS o la Russia. Non è una alleanza concepita, creata e mantenuta per esporre a rischi atomici tutti i propri Stati-membri. È una alleanza concepita, creata e mantenuta per essere talmente grande da scoraggiare gli altri ad attaccarla.
Il grappolo n. 3. La NATO si trova di fronte a una semplice scelta economica-amministrativa: spendere dei soldi (in sostanza, dei contribuenti) per smaltire gli armamenti vecchi e/o bannati oppure farli usare (e dunque consumare) a chi può destinarle a una giusta causa. L’autodifesa della Ucraina mi risulta essere una giusta causa.


Zelensky e il vertice della NATO

La vice primo ministro ucraino per l’integrazione euro-atlantica Olha Stefanyshyn ha dichiarato, alla European Pravda, che il presidente Zelensky non ha ancora deciso se partecipare o meno al vertice della NATO che si terrà a Vilnius l’11 e il 12 luglio. La decisione non è stata presa perché non si avrebbe chiarezza sui «documenti finali che ci saranno sul tavolo». In sostanza, i vertici ucraini non sono sicuri (non senza motivo) che al vertice vengano formalizzati dei passi concreti verso l’adesione della Ucraina alla NATO.
Ecco: i politici sono spesso vincolati dalle esigenze diplomatiche, mentre noi no. Dunque almeno noi dobbiamo, purtroppo per l’Ucraina e per l’Europa, riconoscere una cosa ovvia: prima della fine della guerra l’Ucraina non sarà ammessa alla NATO. Il motivo è evidente: la NATO non vuole uno scontro diretto con uno Stato dotato della bomba atomica. Non lo vuole perché almeno formalmente è una alleanza di difesa e non di suicidio collettivo. Di conseguenza, è costretta ad aspettare la sconfitta e – nel migliore dei casi – il disarmo della Russia per poter ammettere uno Stato come l’Ucraina. Mentre nel frattempo è costretta ad apparire una alleanza inutile e «fifona».
Molto probabilmente Zelensky e i suoi collaboratori hanno già capito il suddetto concetto. Inoltre, hanno capito bene che gli aiuti militari per la guerra in corso vanno concordati con gli Stati singoli, compresi quelli facenti parte della NATO. E, naturalmente, preferiscono dedicare il tempo e le forze alle trattative su quegli aiuti.


500 giorni di guerra in foto

Ieri, l’8 luglio 2023, era il cinquecentesimo giorno della guerra in Ucraina. Il video domenicale di questa settimana riguarda proprio il suddetto «traguardo»: è fatto di 500 fotografie che mostrano le conseguenze della guerra sulla Ucraina.

Non voglio proprio altri numeri con gli zeri. Ma nemmeno altri.