L’archivio del tag «telegram»

Durov da Carlson

Pavel Durov – che agli italiani dovrebbe essere noto prevalentemente (o, in casi estremi, solo) come il creatore e proprietario del Telegram – concede talmente poche interviste, che non potevo non condividere quella fatta da Tucker Carlson. Dal punto di vista giornalistico è una intervista un po’ debole (mentre per Durov è una evidente occasione per farsi un po’ di pubblicità), ma almeno fornisce le statisticamente rare parole dirette dell’intervistato.

A differenza del personaggio precedente, non ha riempito Carlson di pseudo-historical delirium.


A differenza di Musk

Il venerdì 13 ottobre Pavel Durov – il creatore del Telegram – ha pubblicato un post contenente le seguenti parole:

All’inizio di questa settimana, Hamas ha usato Telegram per avvertire i civili di Ashkelon di lasciare l’area prima dei loro attacchi missilistici. Chiudere il loro canale aiuterebbe a salvare vite umane o ne metterebbe in pericolo altre?

Per chi conosce il modo di operare di Hamas e/o almeno i fatti della guerra in corso, già la prima frase potrebbe sembrare molto strana: uno degli obiettivi di Hamas è sempre stato quello di colpire più civili possibile. Inoltre, i miei conoscenti residenti in Israele confermano quella cosa che per me è scontata: non sono mai stati «avvisati da Hamas» degli attacchi, quindi corrono nei rifugi per ben altri motivi. Ma controllare non fa mai male; in più volevo anche vedere con i propri occhi quel post in cui Hamas ringrazia Putin per le «parole di sostegno alla Palestina».
Ebbene, a me il canale Telegram di Hamas non si apre, al suo si vede solo la scritta «502 Bad Gateway» che nel 99,99% dei casi indica un problema sul lato server. Probabilmente – lo voglio sperare – qualcuno è riuscito a spiegare a Pavel Durov che non si collabora con i terroristi. Potevano essere stati convincenti gli investitori o altre persone, ma a me non interessa: per me conta il risultato.


Un regalo ai paranoici

L’organizzazione statunitense Property of the People ha ottenuto un documento (del 7 gennaio 2021) del FBI sui rapporti della organizzazione con i messenger più popolari. Tra le altre cose, nel documento si sostiene che il WhatsApp fornisce più informazioni, rispetto ai concorrenti, sui propri utenti. Con un ordine del tribunale, gli investigatori possono ottenere informazioni di base su un utente, e, con un mandato di perquisizione, contatti dalla sua rubrica e una lista di utenti che si trovano nella sua rubrica. In particolare, il WhatsApp può trasmettere le informazioni del mittente e del destinatario di ogni messaggio quasi in tempo reale: ogni 15 minuti. Sembra però trasmetterà alcuni metadati, ma non il contenuto effettivo dei messaggi. Un portavoce di WhatsApp ha già confermato queste informazioni.
Il documento del FBI afferma, inoltre, che l’iMessage della Apple fornisce i metadati degli utenti su richiesta degli investigatori. Il Signal fornisce solo la data e l’ora in cui un utente si è registrato e quando ha effettuato l’ultimo accesso all’app. Il Telegram non fornisce metadati, ma può rivelare l’indirizzo IP di un utente e, nei casi di terrorismo, il suo numero di telefono.
Tutti possono scaricare il PDF contenente il riassunto dei dettagli.
Possiamo fare qualcosa dopo avere appreso queste informazioni? Dipende chi siamo.
Le persone paranoiche possono buttare il proprio telefono (come tutti gli altri dispositivi elettronici capaci di andare su internet) dalla finestra… anche se sospetto che molti di loro lo abbiano già fatto tempo fa.
Le persone normali, invece, possono provare a osservare la variazione della popolarità dei vari messenger dopo la diffusione della notizia appena raccontata. Qualcosa mi suggerisce che di variazioni ce ne saranno.


Una censura valida

Lo avrete già letto: il Telegram ha bloccato due canali dei «novax» covidici – uno italiano e uno tedesco – che incitavano alla violenza contro il personale medico impegnato nella vaccinazione contro il Covid-19, pubblicando anche i dati personali delle persone (scusate la tautologia) concrete. Il creatore del Telegram Pavel Durov descrive bene quella decisione (in inglese), quindi non mi metto a riassumere le sue parole.
La cosa che posso constatare io è semplice: anche qualora non ci fossero stati degli inviti alla violenza e/o la pubblicazione dei dati personali, avrei pienamente appoggiato questa forma di censura. Perché grazie a quei [censured censured censured censured censured] dei novax si diffondono e continuano a mutare non solo i virus come il Covid-19, ma pure tante di quelle malattie che l’umanità riteneva di avere superato già decenni o secoli fa: la peste, la pertosse, la difterite, il morbillo, la poliomielite etc.
Quindi, cari novax, chiudetevi in casa e godetevi la vostra libertà di schiattare per le malattie obsolete senza violare la libertà di vivere di tutte le altre persone.


Vietare parlare

Marc Ginsberg, il presidente della associazione no profit statunitense Coalition for a Safer Web, ha deciso di chiedere al giudice californiano di obbligare la Apple e l’Alphabet a eliminare il messenger Telegram rispettivamente da App Store e Google Play. Il motivo: il Telegram sarebbe tra i responsabili della diffusione dell’estremismo e dell’antisemitismo e viene utilizzato anche per inviare minacce e coordinare la violenza razziale. In particolare, si fa riferimento alla cancellazione della popolare tra i sostenitori attivi di Donald Trump (in un certo momento) app Parler.
Io non so di preciso quali sostanze fumi il signor Ginsberg e non voglio immaginare quando proporrà di bloccare – al fine di raggiungere la pace totale – ogni forma di comunicazione tra gli umani. Ma, considerata la logica della battaglia giudiziaria, prima o poi penserà a quel tipo di blocco: perché è evidente che le persone continueranno a migrare verso le app ancora scaricabili / disponibili / funzionanti…
Noi non siamo il giudice californiano e non abbiamo dunque il potere di mandare efficacemente affanculo Marc Ginsberg e le sue idee fantastiche. Però abbiamola possibilità di affrettarci a scaricare e installare tutte le app che potrebbero esserci utili. Il Telegram, in particolare, è un messenger interessante (anche se per ora mi capita di usarlo prevalentemente con i contatti russi) e sta crescendo bene anche dal punto di vista del contenuto dei «canali».
Insomma, vi ho avvisati.


Forse non è Trump

Se anche a voi è capitato di leggere, nei giorni scorsi, che Donald Trump abbia iniziato a usare il Telegram (al posto dei social networks sui quali è stato bannato), aspettate di crederci. Infatti, l’account dal nome «Donald J. Trump» ha almeno due stranezze.
In primo luogo, accanto al nome manca la spunta bianca sulla «rotella» blu. Questo significa che l’account non è stato certificato come appartenente alla reale persona famosa.

In secondo luogo, l’ultima pubblicazione su quell’account contiene il ben noto annuncio sulla intenzione di non presentarsi alla inaugurazione di Joe Biden (pubblicato 8 gennaio 2021).

Ecco, a questo punto ammetto che l’autenticità e la contraffazione dell’account mi sembrano ugualmente strane. È strano che Trump abbia abbandonato il tentativo di comunicare con i propri sostenitori anche (o almeno) in quel modo. È altrettanto strana l’ipotesi che abbia abbandonato uno strumento [ancora] disponibile.
E poi sarebbe stato curioso vedere se anche Pavel Durov possa essere contagiato dalla nuova moda di censurare coloro che non vengono ritenuti «giusti».
P.S.: Trump non mi piace, ma la situazione in cui 80 milioni di elettori vedono come nemici pubblici altri 75 milioni è un po’ brutta…
P.P.S.: chissà se ora Trump si registra pure sul tanto criticato TikTok? ahahaha


Le videochiamate su Telegram

Qualcuno poteva avere già notato che la nuova (settima) versione del Telegram permette di fare le videochiamate.

L’unica reazione sensata a tale fenomeno da parte della umanità intera avrebbe potuto essere espressa in una sola parola: finalmente!
Ma c’è un particolare che merita di essere precisato. Durante le videochiamate l’altoparlante utilizzato per default è quello della conversazione e non quello principale. Di conseguenza, la voce dell’interlocutore si sente un po’ male. Però è prevista anche una soluzione tecnica. A conversazione avviata bisogna fare un tap sull’icona della cornetta telefonica: in tal modo si attiva l’altoparlante principale del telefono.
Spero che questa scomodità venga sistemata quanto prima.
Intanto, grazie a me per l’informazione preziosa!


Il destino del Telegram

Chi si interessa dell’argomento, lo sa già benissimo anche senza il mio aiuto: in teoria oggi, il 30 aprile, doveva essere lanciata la criptovaluta Gram sviluppata dalla squadra del Telegram. Molto in teoria perché il lancio è bloccato da un lungo procedimento giudiziario tra Pavel Durov e il Securities and Exchange Commission statunitense.
A interessarci oggi non sono i dettagli del suddetto procedimento, ma il destino del Telegram. Infatti, Pavel Durov ha proposto agli investitori del Gram tre soluzioni:
1) riavere subito il 72% della somma investita,
2) aspettare l’esito positivo del procedimento e avere le proprie «monete» Gram tra un anno esatto,
3) aspettare l’esito negativo del procedimento e ottenere il 110% della somma investita tra un anno esatto.
Le risorse necessarie per la terza opzione, se dovesse essere preferita dagli investitori, saranno ricavate dalla vendita – da parte di Durov – delle azioni delle compagnie proprietarie del Telegram. Ecco, a questo punto qualcuno potrebbe chiedersi se l’eventuale cambio della proprietà possa influire sulla qualità tecnica e sulla politica del Telegram.
Io, essendo un famosissimo esperto del mondo finanziario (triplo ahahaha), predico: la maggioranza degli investitori preferirà riavere subito il 72% dei soldi ora e chiudere così il proprio rapporto con il Gram. Lo preferirà perché dietro l’angolo ci aspettano la crisi, l’inflazione e tante altre belle cose. Quindi forse è meglio avere una parte dei soldi ora che la carta colorata tra un anno.
Di conseguenza, il Telegram resterà a Pavel Durov. E, eventualmente, sarà venduto, chiuso o rovinato più avanti e per altri motivi. Motivi che oggi non possiamo nemmeno immaginarci.


Testare il TON

Comunico, a tutti coloro che non lo sanno ancora, che il Telegram ha pubblicato la versione β del proprio blockchain Telegram Open Network (TON) con tutta la documentazione necessaria.
Ogni sviluppatore ha ora la possibilità di installare un nodo e il rispettivo validatore per accertarsi della velocità e della sicurezza. O solo per vedere come vengono realizzati gli strumenti del genere.
In ogni caso, per l’accordo con gli investitori la rete TON deve essere resa completamente operativa entro il 31 ottobre 2019. Non sprecate il tempo, entrate nella storia come i tester:)


Il messenger migliore

Di recente ho scoperto una comparazione molto dettagliata di Telegram, Viber e Whatsapp. Era abbastanza prevedibile la vittoria del Telegram secondo quasi tutti i parametri, mentre la vera grande sorpresa sono alcune interessanti funzionalità dei messenger in generale che non avrei mai potuto immaginare. Ora si potrebbe testarle.

La tabella comparative di cui sopra, però, non spiega uno dei misteri più grandi del mondo: perché quella m…da obsoleta di Whatsapp è ancora così popolare in Europa? E quella m…da inclassificabile di Viber perché è ancora utilizzata nel mondo? Boh…
Quando diventerò il Presidente del mondo, obbligherò tutti i miei amici e conoscenti europei a utilizzare il Telegram.