In settimana ho per caso visto un video storico… Il senatore Joseph Biden si rivolge all’allora Presidente degli USA George H. W. Bush il 25 novembre 1991, chiedendo di disarmare l’Ucraina e togliere a essa le armi nucleari:
Le condizioni mentali di Biden di oggi sono quelle che sono (purtroppo è l’età che le determina), ma spero comunque che si sia ricordato di quella propria esibizione nel contesto della situazione odierna.
L’archivio del tag «storia»
Penso che sia la settimana giusta per dedicare una nuova puntata della mia rubrica musicale all’inno statunitense: infatti, nessuno ha detto che i pretesti debbano essere sempre nettamente positivi.
Ebbene, più o meno tutti si ricordano l’inno degli USA (o almeno la sua parte iniziale). Si chiama «The Star-Spangled Banner», le sue parole sono tratte dal poema «Defence of Fort M’Henry» dell’avvocato e poeta americano Francis Scott Key (il quale compose il poema nel 1814), fu adottato in qualità dell’inno ufficiale solo il 3 marzo 1931.
Però bisogna ricordare anche l’autore della musica dell’inno! Ebbene, solo negli anni ’80 del XX secolo gli scienziati hanno scoperto che non si tratta di una musica popolare inglese: fu composta da una persona ben precisa. Si tratta dello storico della musica, compositore, organista e cantante britannico John Stafford Smith, il quale nel 1780 circa compose l’inno scherzoso della «Anacreontic Society» (un club di musicisti londinesi). Ora quell’inno scherzoso è noto come la canzone «To Anacreon in Heaven»:
Ora siete ancora più informati sulla cultura americana e sulla storia della musica. Io, di conseguenza, posso ritenere di non avere proprio sprecato questa giornata…
Appena ho visto questo articolo, ho pensato che lo voglio per una delle «letture del sabato» più vicine.
Fortunatamente, la versione inglese del testo è stata pubblicata molto velocemente…
Ed ecco che posso consigliarvi la breve storia di quel pezzo del confine tra la Russia e l’Ucraina che oggi si trova tra la regione russa di Kursk e la regione ucraina di Sumy.
Chissà perché ho l’voluto segnalare proprio in questo periodo…
Il National Security Archive della George Washington University ha pubblicato 11 documenti relativi alla prima visita del 42-esimo Presidente degli Stati Uniti Bill Clinton in Russia e ai suoi incontri con l’allora Presidente russo Boris Eltsin. Il vertice Russia-USA si svolse dal 12 al 15 gennaio 1994. Tra i documenti pubblicati vi sono le trascrizioni e i resoconti degli incontri a due tra Eltsin e Clinton, nonché della loro cena a Novo-Ogariovo. In occasione della visita del presidente statunitense, Mosca, Washington e Kiev annunciarono di aver concordato il ritiro dell’arsenale nucleare sovietico dall’Ucraina. Trent’anni dopo, Clinton ha detto di essere dispiaciuto per il fatto che le autorità ucraine avevano rinunciato alle armi nucleari.
I più curiosi possono andare a vedere quei documenti per scoprire – questa vota dai documenti ufficiali – da come si parlava dell’ingresso della Russia nella NATO, della collaborazione USA–Europa–Russia e delle garanzie di sicurezza da dare alla Ucraina.
Mi sono proprio dimenticato che ieri era centenario della liberazione del nostro pianeta dal personaggio che si usava chiamare Vladimir Lenin (dalla nascita si chiamava Nikolai Ulyanov, nel corso della attività rivoluzionaria ha preso il cognome-pseudonimo Lenin, nel 1926 gli ex compagni avevano iniziato a chiamarlo Vladimir). Ma noi non ci facciamo confondere dai trucchi e ci ricordiamo che ieri era il centenario della morte proprio di quel personaggio che creò un sistema statale dalle cui coordinate la Russia non è ancora uscita. Questo, tra le altre cose, significa che è politicamente giusto che la mummia di Lenin si trovi ancora sulla piazza principale del Paese e che davanti alla sua piramide si tengano parate militari (l’interramento deve essere la conseguenza dei cambiamenti non il finto inizio). Nell’inno sovietico si cantava «il grande Lenin ci ha illuminato la via» (e, per un certo tratto della storia, quella riga fu arricchita con «Stalin ci ha ispirato al lavoro e alle imprese»): questa è la via sulla quale la Russia sta ancora marciando — a volte cercando di svoltare verso una più moderno e ragionevole — ma sempre tornando indietro. Anche le persone che sanno poco o nulla della Russia contemporanea, se ne sono accorte il 24 febbraio 2022.
Lenin è sicuramente stato un grande, uno dei pochissimi personaggi che hanno realmente influito sul corso della storia nel XX secolo. Ma ci sono solo diversi tipi di grandezza: la grandezza nel Bene, la grandezza nel Male. Le idee sul Bene e sul Male dipendono dalla nostra visione del mondo. La mia visione personale mi porta a vedere il 21 gennaio come una giornata positiva.
Questo sabato faccio una eccezione e, anziché segnalarvi un nuovo articolo lungo, vi consiglio una lettura di importanza più globale.
Alcune settimane fa ho finito di leggere un libro che mi interessava da un po’ di tempo: «Spin Dictators: The Changing Face of Tyranny in the 21st Century» dell’economista russo Sergey Guriev (dissidente al regime di Putin; attualmente è il provost e professore di economia alla Instituts d’études politiques (Sciences Po) di Parigi) e del politologo statunitense Daniel Treisman. È un libro che descrive la nuova tipologia dei dittatori che si è affermata e diffusa nel XXI secolo, spiega come i dittatori di oggi si differenziano da quelli del passato e perché, in un certo senso, i «nuovi» dittatori sono più pericolosi per il nostro povero mondo. Considerando che negli ultimi mesi il mondo sembra proprio impazzito, il suddetto libro appare come uno degli strumenti utili per mettere in ordine i nostri tentativi mentali di comprendere quello che sta succedendo attorno.
Ammetto che in realtà «Spin Dictators» è scritto in un modo meno accademico di quanto mi aspettavo prima di iniziare la lettura (almeno rispetto al livello accademico al quale sono abituato io), ma questo è anche un suo pregio: diventa un libro accessibile e interessante non solo per quelli come me, ma anche per le persone «normali», comuni. Infatti, può essere letto non solo assieme ai numerosi dati statistici allegati che rafforzano e illustrano le considerazioni degli autori, ma anche come una semplice narrazione. In entrambi i casi si tratta di una lettura interessante e utile.
Ve lo coniglio ora anche per consentirvi di fare in tempo a regalarvelo per una delle vicine feste e, eventualmente, leggerlo proprio durante il periodo festivo meno carico di impegni rispetto a tanti altri periodi dell’anno.
P.S.: il libro è inglese, purtroppo non so se e quando uscirà anche in italiano.
A volte mi capita di voler prendere una nota di qualche scoperta per poi studiarla meglio in un periodo un po’ più libero dagli impegni quotidiani. Oggi utilizzo il mio sito per una di quelle note. Infatti, è interessante notare che, sebbene Hitler, Mussolini e Stalin abbiano partecipato ai combattimenti in guerra, inizialmente tutti e tre cercarono di sottrarsi al servizio militare.
Nel 1913 in tutta l’Austria-Ungheria fu condotta, al fine di aumentare il numero delle truppe, una ricerca dei coscritti fuggiti. Il 22 agosto la polizia emise, tra l’altro, il seguente avviso di ricerca: «Hittler Adolf, fino a poco fa residente nel dormitorio maschile, Meldemann Strasse, Vienna, luogo attualmente non stabilito, la ricerca continua». La polizia austriaca chiese alla polizia di Monaco di stabilire l’indirizzo di Hitler fuggitivo. Il 19 gennaio 1914 la polizia criminale di Monaco portò Hitler al consolato austriaco. Il 5 febbraio 1914 Hitler si recò a Salisburgo per gli esami medici, al termine dei quali fu dichiarato non idoneo al servizio militare.
Benito Mussolini, per evitare il servizio militare, emigrò in Svizzera nel 1902. Nel 1903 fu condannato in contumacia a un anno di reclusione dal tribunale militare di Bologna per essersi sottratto alla coscrizione e successivamente arrestato dalla polizia svizzera su richiesta dell’Italia. Nel 1904 Mussolini fu tra i beneficiari della amnistia proclamata in occasione della nascita del principe Umberto (diventato poi re Umberto II).
Nel 1916 il governo russo decise di chiamare al servizio militare le persone condannate alla deportazione nelle zone estreme della Russia per i reati amministrativi. A dicembre del 1916 Stalin fu dunque trasferito, ormai in qualità di una recluta, a Krasnoyarsk, ma all’inizio di febbraio del 1917 si sottrasse al servizio per motivi di salute: a causa di un’estensione incompleta del braccio sinistro al gomito (pare che sia stata la conseguenza di una ferita ricevuta durante una «espropriazione proletaria»).
Chissà come ho fatto ad arrivare a una scoperta del genere…
Anche in questi tempi percepisco, a volte, la necessità di scrivere qualcosa di non strettamente attuale, ma riguardante qualche evento storico curioso che si ripropone nella vita di oggi…
Penso che sia abbastanza nota la battuta sul fatto che una Ferrari sarebbe utile per viaggiare gratis in autostrada: è una macchina talmente bassa che può passare sotto la sbarra del casello senza che il proprietario paghi per farla alzare. Ma in realtà le auto basse – quelle sportive e/o cabriolet – possono rivelarsi molto utili anche in altre occasioni. Oggi vi racconto di un bel esempio storico.
All’inizio degli anni ’60 l’austriaco Heinz Meixner, durante uno dei propri viaggi di lavoro nella Germania dell’Est, incontrò una ragazza del posto: Margaret Thurau. Tra i due si stabilì una relazione sentimentale, ma gli incontri, purtroppo, non furono tanto frequenti: solo nelle occasioni delle visite lavorative di Heinz nella DDR. I tentativi di Margaret di lasciare legalmente la DDR per sposare Heinz fallirono: partire definitivamente da tutta l’area socialista era una impresa impossibile. Si poteva solo tentare di fuggire.
Di conseguenza, Heinz Meixner elaborò un piano di fuga. Per recarsi a Berlino Est Heinz ha sempre utilizzato un motorino, quindi durante uno dei viaggi riuscì Continuare la lettura di questo post »
Ho notato che pure in Italia si è diffusa la notizia di quel video che mostra un altro militare ucraino fatto prigioniero e poi ucciso dagli invasori russi. Purtroppo, non è il primo. Purtroppo, non sarà l’ultimo. Ma, almeno, ora conosciamo il suo nome: Timofei Shadura Aleksandr Matsievskij. Le sue ultime parole sono state «Viva ‘Ucraina».
La morte di Timofei è la conseguenza di uno dei tantissimi crimini (sì, è un crimine nettamente descritto dalle norme internazionali e nazionali) che in un futuro non tanto lontano verranno esaminati da chi ne sarà competente.
In attesa dei suddetti eventi, condivido con voi una «rima storica»: Continuare la lettura di questo post »
Nel 1973 gli Stati arabi annunciarono l’interruzione delle forniture di petrolio all’Occidente in risposta al sostegno di quest’ultimo all’Israele nella guerra dello Yom Kippur… No, non volevo cercare o inventare delle analogie storiche recenti più o meno deboli. Volevo solo scrivere dei fatti del 1973: in conseguenza alla decisione araba il prezzo del petrolio quadruplicò, passando dai tre ai dodici dollari al barile. La «crisi del petrolio» ebbe una serie di conseguenze inattese: le piccole auto giapponesi iniziarono a vendere bene negli USA, l’URSS aumentò drasticamente le forniture del petrolio all’Europa (questa fortuna economica è stata buttata nel cesso quasi cinquant’anni dopo), gli americani crearono la Strategie Petrolium Reserve, la Francia iniziò a costruire rapidamente le centrali nucleari etc….
Nella Casa Bianca fino a quel momento vigeva il divieto per le donne lavoratrici di indossare i pantaloni: erano ammesse solo le gonne. Ma dato che a causa della crisi energetica la temperatura nell’edificio era stata abbassata di qualche grado, il divieto era stato cancellato. Proprio grazie agli arabi!
Approfittando della data odierna, auguro a tutte le lettrici di trovare tanta fortuna anche nelle situazioni quotidiane più difficili.