Oggi è la data ufficiale della morte di Iosif Stalin (l’anno scorso avevo già scritto di quella reale). Indipendentemente dalla data, però, bisogna ricordare che l’ultima porzione delle repressioni staliniane ebbe luogo già dopo la sua morte.
Nei giorni seguenti al 5 marzo 1953 molte persone furono arrestate, «giudicate» colpevoli e portate nei lager con delle accuse non del tutto normali pure per quei tempi bui. Alcuni esempi: «lanciava i cetrioli contro il ritratto della Guida», «non voleva piangere», «parlava ad alta voce durante la riunione di lutto per la Guida».
Tutte le forze della KGB dell’epoca furono impiegate per il controllo della qualità del lutto su tutto il territorio dell’URSS: soprattutto nei luoghi pubblici, luoghi di lavoro e di studio. La popolazione si divise dunque in almeno tre gruppi: realmente depressi per la perdita del «padre dei popoli» e «difensore», depressi per finta allo scopo di sopravvivere, tanto coraggiosi per non manifestare il grande lutto e addirittura festeggiare di nascosto. Gli ultimi due gruppi in parte coincidevano.
E poi vi furono le persone consapevoli del fatto che nonostante la morte di Stalin alcuni principi fondamentali del regime sarebbero rimasti in vita per decenni. Fu dunque possibile essere arrestati in seguito a una semplice conversazione tra privati: «Hai pianto per Stalin?» «Ho pianto perché è morto troppo tardi!»
Il drago va ucciso anche nelle teste.
In molte vive ancora oggi.
L’archivio del tag «stalin»
Tre giorni fa, il 18 dicembre, c’è stato un anniversario che il nostro mondo avrebbe felicemente evitato: 140 anni dalla nascita di Iosif Stalin. E io avrei felicemente evitato l’argomento se esso non fosse caratterizzato da un dettaglio curioso.
Come molto probabilmente sanno i miei lettori, non si ha una certezza assoluta sulla effettiva data di morte di Stalin. Allo stesso tempo, non tutti potrebbero sapere che pure sulla data di nascita ci sono stati alcuni dubbi. Infatti, per lunghi decenni la storiografia sovietica e gli organi politici sostennero che Iosif Stalin fosse nato il 21 dicembre 1879.
Allo stesso tempo, sul registro della chiesa dove fu battezzato Stalin, la data è indicata correttamente. Proprio su quella registrazione si basano le informazioni sulla nascita di Stalin contenute nei verbali di arresto e nei testi delle condanne penali del periodo zarista. Sempre corretta è la data di nascita sull’unico documento indubbiamente compilato da Stalin stesso (un questionario compilato su richiesta del giornale social-democratico svedese Folkets Dagblad Politiken). Di conseguenza, è evidente che Stalin non ebbe mai l’intenzione di nascondere la propria data di nascita reale.
Come si spiega dunque la data sbagliata? La spiegazione più plausibile è anche quella più semplice: un errore di battitura mai corretto. Gli storici e gli archivisti, infatti, si sono da tempo accorti che la data di nascita sbagliata di Stalin compare per la prima volta nei documenti del VI Congresso del Partito social-democratico operaio dei bolshevichi (in sostanza il futuro Partito comunista sovietico). Quel Congresso si tenne dall’8 al 16 agosto del 1917. È facile dunque che in quel momento storico e in quelle circostanze vi furono poche persone particolarmente brave nell’uso delle macchine da scrivere. L’anno 1878 è dunque diventato 1879 e il 6 dicembre è diventato il 9 (entrambi i giorni indicati ancora secondo il calendario giuliano, utilizzato in Russia fino al 1918).
Chi ripeteva l’errore nei propri testi, non aveva dei motivi di mettere in dubbio la data indicata dalla propria fonte di riferimento, mentre Stalin non leggeva di certo tutte le note biografiche riguardanti la sua persona (o, almeno, prestava l’attenzione ad altri dettagli).
Quale è stato l’obbiettivo di questo mio post? Liberare i miei lettori dai possibili dubbi nel caso della lettura di due date diverse sia nel giorno che nell’anno.
L’unica data corretta è il 18 dicembre 1878.
La data odierna (forse) è un anniversario importantissimo. Secondo la versione ufficiale dei fatti, alle 21:50 (l’ora di Mosca) del 5 marzo 1953 morì Iosif Stalin. Non sappiamo quanto siano reali la data e l’ora dell’evento. Possiamo solo supporre, grazie ad alcuni indizi, che Stalin fu colpito dall’ictus la notte tra il 28 febbraio e l’1 marzo, mentre i medici furono chiamati a visitarlo solo il 2 marzo. Il primo comunicato ufficiale sul fatto della malattia di Stalin fu diffuso il 4 marzo. La notizia sulla morte, invece, fu per la prima volta data alla radio alle 6 del mattino del 6 marzo.
Avrei voluto consigliarvi un interessantissimo libro sulla cronologia degli ultimi cinque giorni di vita di Stalin, ma, stranamente, non è ancora stato tradotto in almeno una delle lingue che possiate conscere.
Nemmeno le persone capaci di leggere in russo, però, sanno con precisione se la morte sia avvenuta a causa di un avvelenamento nel corso della ubriacata di quella note con i quattro «fedeli» compagni (Berija, Khruschev, Malenkov e Bulganin) oppure, semplicemente, perché arrivò la sua ora.
Sappiamo molto bene, però, che i preparativi alla sua morte furono eseguiti con una grande precisione. Infatti, nei mesi precedenti alla morte Stalin fu privato (grazie alle «segnalazioni» di Berija) dei collaboratori più fedeli che selezionò e addestrò nel corso dialcuni decenni: prima di tutto il suo medico di fiducia (professor Vinogradov), il suo capo della sicurezza (il generale Vlasik) e il suo segretario personale (il maggior generale Poskrëbyšev). Nei giorni successivi alla morte, invece, avvenne la eliminazione dei possibili testimoni scomodi: i dipendenti della residenza dove avvenne il tutto, il figlio di Stalin Vasilij (il quale dichiarò pubblicamente che il padre sarebbe stato avvelenato).
I principali quattro testimoni dei fatti di quella notte tra il 28 febbraio e l’1 marzo – cioè le personalità partitiche più importanti dopo Stalin: Berija, Khruschev, Malenkov e Bulganin – ebbero, a quanto pare, dei motivi assolutamente comprensibili per partecipare senza alcun rimorso all’intera impresa. Ebbero bisogno di anticipare una nuova «grande pulizia» staliniana tra i vertici del Partito.
Tre di loro – Khruschev, Malenkov e Bulganin – ebbero l’intelligenza capire che alla morte di un dittatore molto spesso segue la comparsa di un altro. Di conseguenza, dopo appena 16 settimane organizzarono, con l’aiuto dei militari, l’arresto del loro compagno di avventura Berija (troppo impegnato nella conquista del potere personale). Dopo altri sei mesi Berija fu condannato a morte per spionaggio a favore di un grande numero di Stati esteri. Non sappiamo tuttora se sia stato fucilato immediatamente dopo la condanna o già il giorno dell’arresto. Non sappiamo nemmeno che fine abbia fatto il suo corpo. Ma nel 2002 la Sezione militare della Corte Suprema russa confermò quella condanna del 1953.
Quello che mi interessa ora, però, è risultato positivo di quegli eventi dei primi di marzo del 1953: sono state salvate le vite di alcuni milioni dei cittadini sovietici. Anche se i 29 anni della peranenza al potere di Stalin produssero degli effetti catastrofici.
Possa il suo nome essere cancellato.
Stanotte, all’età di75 anni, è morto il nipote di Iosif Stalin — il figlio di Vasilij Stalin, il secondo dei tre figli di Iosif — il regista teatrale Aleksandr Vasilevič Burdonskij. Non so dirvi alcunché sulle sue qualità da regista in quanto ha sempre lavorato in un teatro di qualità inferiore alla media, quello patrocinato dal Ministero della Difesa (io ci ero stato soltanto una volta per vedere un attore specifico e abbastanza particolare). E non mi è mai capitato di sentire dei suoi successi artistici di particolare livello.
Aleksandr Burdonskij non ebbe figli, dunque l’unica discendente di Stalin ancora in vita (intendo i discendenti certi e non i personaggi che sembrano degli impostori) resta Chrese Evans, nata il 21maggio 1971 dalla figlia di Stalin Svetlana e l’architetto statunitense William Peters. Non ha figli.
Anzi, forse è meglio mettere questa sua foto scattata qualche anno fa nel suo negozio di second hand:
Insomma, è una bella famiglia che si sta estinguendo…
Come saprete, la data ufficiale della morte di Iosif Stalin è il 5 marzo 1953. In realtà ci sono dei seri dubbi sul giorno preciso (l’unico libro veramente interessante sull’argomento che mi è capitato di leggere non è ancora stato tradotto in italiano: potrei farlo io!), ma la gente è ormai abituata a feseggiare il giorno imposto dalle Autorità dell’epoca.
Il funerale di Stalin si tenne il 9 marzo 1953 e meriterebbe un racconto lungo e dettagliato a parte. Molto probabilmente lo pubblico l’anno prossimo, per i 65 anni del grande evento. Oggi, invece, mi limito a pubblicare un video raro e interessante proprio su quel funerale. Il video in questione è stato girato dal maggiore Martin Manhoff, il quale fu l’addetto militare della ambascita statunitense dal 1952 al 1954 e fino al momento di essere stato espulso per spionaggio scattò anche tantissime belle foto dell’URSS di quegli anni. L’ambasciata statunitense fu all’epoca collocata in un punto logisticamente vantaggioso, quindi grazie al fatto che la persona giusta si trovò proprio lì nel momento giusto, oggi possiamo vedere l’unico video non ufficiale del funerale di Stalin:
Si è scoperto oggi che il 16 agosto 2016 a Mikun’ (una cittadina nella Repubblica Komi, Russia) è stato aperto un monumento particolare. E’ posizionato accanto alla entrata del carcere IK-31 e porta una scritta di gratitudine ai creatori del lager N19 «Vodorzdellar-Mun’skaja», l’ultimo dei lager per i detenuti politici aperti ai tempi di Stalin (chiuso nel 1954, poco dopo la morte di Stalin). Assieme alla apertura del monumento, si erano tenuti dei festeggiamenti della Giornata del carcere, per i quali era anche stata organizzata la partecipazione dei detenuti attuali.
Foto pubblicata su Facebook da Ernest Mezak, il legale di una associazione locale.
Oppure è più corretto dire che è una targa commemorativa? Indipendentemente dal nome, però, il peso dalla notizia non cambia. Questo fenomeno è più forte della creazione dei monumenti a Stalin e Ivan il Terribile.
63 anni fa, il 5 marzo (forse) del 1953, è morto Iosif Stalin. Per commentare la vita di questo, ehm, personaggio storico sono necessari tantissimi post e tantissimo tempo. Sul solo fatto della sua morte, invece, sarei in grado di consigliare il libro migliore, ma non mi risulta che sia stato tradotto in almeno una lingua dell’Europa occidentale. (Pausa autopubblicitaria: il libro non è lunghissimo, quindi se qualche editore mi paga la traduzione, io la eseguo con piacere.)
Il post di oggi, invece, è dedicato a una foto. Una foto che stamattina è stata esposta da sconosciuti in uno stand pubblicitario di centro di Mosca. Si tratta della foto della maschera mortuaria di Stalin accompagnata da due stritte: «morì quello» (in alto) e «morirà pure questo» (in basso).
Gli autori sono sconosciuti. Il senso no. Il cartello è già stato rimosso. Chissà perché.