Qualche giorno fa mi è capitato di leggere un articolo su un presunto bug del Siri: l’assistente vocale sarebbe incapace di determinare l’età esatta del proprietario del dispositivo sul quale è installato. In particolare, pare che semplicemente sottragga l’anno di nascita dall’anno corrente, senza tenere conto del mese e del giorno di nascita: per esempio, la persona nata il 5 ottobre 2000 avrebbe secondo Siri già 22 anni.
Ovviamente, non potevo non andare subito a controllare. Ebbene, il mio compleanno è in primavera, ma Siri ha calcolato correttamente la mia età attuale:
Boh, mi sento quasi discriminato. E, soprattutto, non riesco a capire perché il problema sopra descritto si manifesti solo su una parte dei dispositivi. Non ne vedo alcuna spiegazione tecnica.
In compenso, Siri ha tentato – in un modo molto diplomatico – di darmi del rimbambito, ahahahaha…
L’archivio del tag «smartphone»
Vedo che la Commissione europea insiste con la sua vecchia idea di imporre per via legislativa il formato unico del caricatore per i dispositivi mobili. Come succede con tutte le idee provenienti dalla burocrazia, anche quelle apparentemente più sensate (sì, stranamente a volte capita), la realizzazione pratica arriva in un ritardo fatale. Il progetto presentato oggi, dal punto di vista tecnologico, è tardivo e quindi inutile (per non dire dannoso) a causa dei seguenti motivi:
Motivo № 1. Già da qualche anno stiamo entrando nell’epoca dei cosiddetti ecosistemi: ogni produttore spinge i consumatori fedeli ad acquistare solo i propri prodotti fisici e digitali ben integrabili tra loro. Non sarà certo una decisione europea su un argomento molto specifico a invertire la tendenza. E, soprattutto, non deve: significherebbe ostacolare il progresso tecnologico e privare le parti del mercato di una forma di comodità (dovrebbe invece essere regolata la possibilità di trasferire i dati da un ecosistema all’altro).
Motivo № 2. Lo stesso sviluppo tecnologico sta superando la ricarica via cavo: i caricatori sui quali è sufficiente appoggiare un telefono stanno diventando sempre più veloci (ormai sono passati da un massimo di 15 watt di pochi anni fa a un massimo di 65 watt di oggigiorno). Rappresentano dunque il futuro sempre più vicino. Quindi l’iniziativa della Commissione assomiglia al tentativo di regolare la circolazione dei cavalli sulle strade urbane.
Motivo № 3. I produttori principali stanno già ora vendendo i caricatori separatamente dai dispositivi mobili: la prima è stata la Apple con l’iPhone 12, poi è stata seguita da alcuni altri produttori che hanno copiato la scelta per i propri modelli più costosi.
Circa dieci anni fa, quando l’idea del tipo unico di caricatore era stata dichiarata per la prima volta, aveva ancora senso parlarne: i tre suddetti motivi erano molto meno evidenti. Ma ora ci troviamo in un mondo un po’ diverso…
Dopo appena dodici anni di vita, il WhatsApp sta per essere aggiornato nel modo più ovvio: lo stesso account potrà essere utilizzato su più dispositivi contemporaneamente. Anche quando il dispositivo principale si disconnette dall’internet. La versione beta del «nuovo» WhatsApp dovrebbe arrivare entro due mesi.
A questo punto non mi resta altro che fare gli auguri a tutte quelle persone che nella vita quotidiana usano più di uno smartphone.
E poi aggiungo che dobbiamo avere sempre fiducia nel progresso. Per esempio, possiamo e dobbiamo sperare che tra qualche altro anno venga «inventata» la possibilità di postare le foto su Instagram direttamente dal computer.
Ahahaha, ho vinto la scommessa con me stesso!
La Samsung imita [ancora una volta] la Apple: il nuovo modello Galaxy S21 Ultra non avrà il caricatore nella confezione. Evviva il coraggio di fare per primo / l’avidità ecologica / il riconoscimento del fatto che la gente ha troppi caricatori in casa! (sottolineare la versione preferita)
Comunque, non è l’unico (e nemmeno il principale) motivo per il quale provo pietà e compassione verso gli utenti dell’Android e del Samsung…
Su questo pianeta ci sono pochissime persone autorizzate a telefonarmi (soprattutto senza preavviso). Le telefonate provenienti da tutte le altre persone (a meno che queste ultime non mi conoscano ancora troppo poco) sono automaticamente classificate come spam vocale. L’organizzazione mentale e lavorativa mi rendono molto più comoda e facile la comunicazione tramite i messaggi di testo.
Una volta in x anni, però, anche le persone non autorizzate hanno qualcosa di importante da comunicarmi necessariamente a voce. Le vere necessità accadono proprio con quella frequenza, ma accadono.
Di conseguenza, negli smartphone mi manca una funzione importantissima: la possibilità di inviare o ricevere una richiesta di conversazione audio/video. Una funzione che me permetterebbe di accettare, indicare la fascia oraria ottimale e/o, eventualmente, rifiutare.
Qualcuno poteva avere già notato che la nuova (settima) versione del Telegram permette di fare le videochiamate.
L’unica reazione sensata a tale fenomeno da parte della umanità intera avrebbe potuto essere espressa in una sola parola: finalmente!
Ma c’è un particolare che merita di essere precisato. Durante le videochiamate l’altoparlante utilizzato per default è quello della conversazione e non quello principale. Di conseguenza, la voce dell’interlocutore si sente un po’ male. Però è prevista anche una soluzione tecnica. A conversazione avviata bisogna fare un tap sull’icona della cornetta telefonica: in tal modo si attiva l’altoparlante principale del telefono.
Spero che questa scomodità venga sistemata quanto prima.
Intanto, grazie a me per l’informazione preziosa!
Per dei motivi abbastanza ovvi negli ultimi mesi sono diventate particolarmente popolari le videoconferenze e le videochiamate. Più o meno tutti si sono dunque accorti che le webcam a basso costo hanno una pessima risoluzione video (lo stesso vale per le webcam di alcuni computer portatili), mentre le webcam di qualità possono costare anche diverse centinaia di euro.
Ebbene, esiste un modo di ottenere una webcam di altissima qualità praticamente gratis: con i mezzi già disponibili in quasi tutte le famiglie/case.
Oltre al computer connesso all’internet ci serviranno due cose: un qualsiasi smartphone e un programma. Il programma gratuito che posso consigliarvi io si chiama DroidCam: deve essere installato sul computer (il sito del programma) e sullo smartphone (eccolo sull’AppStore ed eccolo sul GooglePlay). Sì, nonostante il nome, il programma ha le versioni anche per i dispositivi della Apple.
Il computer e lo smartphone devono essere connessi alla stessa rete WiFi. L’app dello smartphone, una volta avviata, mostrerà un indirizzo IP:
Quell’IP dovrà essere inserito nell’apposito campo del programma avviato sul computer: Continuare la lettura di questo post »
A volte mi capita di inserire nei contatti del telefono il numero di una persona che mi serve più o meno una volta nella vita. Per esempio, la segretaria o il manager di una azienda dove vado a fare un incontro occasionale. Oppure il contatto di un corriere.
In alcuni casi è tecnicamente impossibile scrivere un messaggio (in uno dei messenger) a una persona non inserita nei contatti. Allo stesso tempo, i contatti temporanei intasano la rubrica, la rendono difficile da utilizzare. E, soprattutto, mi costringono a fare delle periodiche pulizie manuali.
Ecco, dato che mi sono stancato di pensare a chi fossero i vari Mario Rossi ABC S.r.l., ho pensato che debba essere inventata la possibilità tecnica di creare i contatti temporanei. I contatti che si autoeliminano dopo x tempo. Oppure i contatti che si evidenziano in qualche modo particolare dopo y mesi o anni di inutilizzo.
Se avete delle conoscenze alla Apple, trasmettete pure questa proposta a loro.
Il 1° gennaio 2017 ero entrato in possesso del mio primo smartphone. Non avevo fatto particolarmente tanta fatica a imparare a usarlo (non sono mica un novantenne!), ma alcune sue funzionalità mi sono comunque rimaste sconosciute per molto tempo.
Solo a febbraio del 2020, per esempio, ho finalmente pensato di studiare attentamente la sezione «Salute». E ho scoperto che il mio telefono ha un contapassi incorporato!
Non so quanto sia preciso questo strumento. Però a me interessa, prima di tutto, vedere la tendenza: cammino poco, tanto o normale?
Nel 2019, per esempio, avevo camminato pochissimo. I picchi di aprile e di agosto si spiegano con i miei viaggi turistici e personali; non mi ricordo cosa era successo a luglio e ottobre; all’inizio di novembre è leggermente cambiata la mia vita professionale e io, di conseguenza, avevo ricavato un po’ di tempo per fare a piedi alcune piccole parti delle mie tratte abituali.
Nel 2020 avrei dunque dovuto continuare con la stessa media di novembre/dicembre, ma il 9 marzo ci è stata imposta la quarantena. Dal 9 marzo al 10 maggio compresi riuscivo a sfruttare alcune possibilità legali di camminare, ma i risultati numerici naturalmente sono stati scarsi.
Il lunedì 11 maggio, approfittandomi della tanto attesa «fase-2», ho ricominciato a utilizzare il mio amatissimo ufficio, ma il solo questo fatto non spiega l’intensità delle mie camminate del mese di maggio (per un motivo sconosciuto il contapassi del telefono non ha registrato alcun dato per il 22 e il 23 maggio). Ebbene, si tratta della attuazione del mio piano annunciato due settimane fa: camminare di più per far passare alcuni effetti della lunga quarantena. Il «ponte» del 2 giugno è stato d’aiuto nella missione dichiarata, ma questa è una storia da raccontare separatamente.
In assenza delle prove contrarie mi autoproclamo il campione dell’«urban walking» tra i visitatori di questa pagina ahahaha
Il Governo di Singapore propone ai propri cittadini di installare e utilizzare l’app TraceTogether sviluppata appositamente per rintracciare i contatti fisici delle persone contagiate dal COVID-19. Esistono la versione per l’Android e la versione per l’iOS.
L’applicazione determina via bluetooth la distanza tra gli utenti e la durata del loro incontro. Se qualche utente successivamente risulta positivo al COVID-19, l’applicazione permette di scoprire velocemente la cerchia dei suoi contatti fisici delle ultime due settimane. I dati ottenuti vengono stoccati nella memoria della applicazione per 21 giorni, poi si autoeliminano.
Ovviamente, più persone installano tale applicazione e più essa diventa utile.
Si tratta di una semplice soluzione tecnologica a supporto di un metodo che si è dimostrato efficace in alcuni Stati del mondo (il solo lockdown permetterebbe di controllare i contagi al 100% solo se si chiude tutto, compresi gli ospedali). Di conseguenza, mi sembra strano che il funzionamento della suddetta applicazione è per ora limitato ai soli possessori dei numeri telefonici di Singapore. Se qualcuno dovesse scoprire (o produrre) una app simile, ma utilizzabile dalle persone di tutto il mondo, non faccia il tirchio: pubblicizzatela pure tra i vostri amici e parenti: non è proprio il caso di manifestare le proprie paranoie digitali.