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Le contromisure: seconda parte

L’altro ieri avevo scritto delle misure prese dalla Russia in risposta al abbattimento del bombardiere russo da parte della Turchia. Oggi, invece, abbiamo saputo che la Turchia, contrariamente alla analoga mossa russa, ha deciso di non reintrodurre l’obbligo di visto per i cittadini russi.

Questo significa che i governanti russi, ancora una volta, hanno sanzionato i propri cittadini in risposta al «comportamento non amichevole» di uno Stato terzo. Questa volta, in particolare, i cittadini russi sono stati privati di una popolare meta turistica a basso costo.

Una situazione analoga era già successa con le famose controsanzioni alimentari, introdotte in risposta alla reazione occidentale alla annessione della Crimea. Nel 2014, infatti, in Russia era stato vietato l’import della maggior parte dei prodotti alimentari da UE, USA, Australia e alcuni altri Stati. Ora in Russia quei prodotti mancano del tutto o arrivano con le etichette bielorusse e i prezzi triplicati. I produttori nazionali, che in uno Stato normale avrebbero dovuto essere premiati da una situazione del genere, sono quasi inesistenti. L’economia russa, infatti, gira tutta attorno risorse naturali.

Insomma, niente cibo sano e fresco, niente mare caldo. Non sappiamo quale sarà la prossima mossa, ma sappiamo che Putin è un grande.


Una trappola diplomatica

L’odierno Regolamento del Consiglio EU 1351/2014 che introduce le sanzioni europee contro la Crimea è uno dei pochi documenti sensati in materia (ecco il testo completo). Almeno in parte. Di fatto vieta qualsiasi forma di turismo organizzato in Crimea per gli europei. Ed è una cosa logica, considerato che per la Russia l’unica possibilità di rendere la penisola annessa economicamente sana è quella di rilanciare le sue strutture turistiche (popolarissime ai tempi dell’URSS e decadenti oggi). Il potenziale turistico a parte, la Crimea è una regione totalmente inutile: non ha un caz…o di economicamente valido/attraente.

Quello che mi ha sorpreso un po’, è l’elenco delle cose che non possono più essere fornite alla Crimea (inizia alla pagina 5 del documento). In sostanza, non riconoscendo la Crimea come una parte della Russia, non hanno potuto vietare la fornitura di quelle merci con l’utilizzo della Russia come l’intermediario. Di conseguenza, qualche grossa azienda russa, «magari» creata apposta da qualche imprenditore simpatico a Putin, potrà guadagnarci sopra.

A questo punto ricordo che in precedenza la maggior parte delle sanzioni europee di carattere economico era indirizzata proprio contro le aziende e grandi imprenditori russi. Con le sanzioni contro la Crimea, dunque, l’UE è entrata in un conflitto di logica con se stessa.