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Gli auguri di Putin

Come da tradizione, il primo video domenicale dell’anno è quello del messaggio del presidente russo Vladimir Putin per l’anno nuovo. Non perché voglio sembrare un fan di questo funzionario (non lo sono!), ma perché il contenuto di un discorso del genere è un importantissimo elemento di analisi politica.
Come il 31 dicembre precedente, possiamo facilmente notare che Vladimira Putin ha preferito di parlare ai co-cittadini senza dire nulla. Nessun cenno ai problemi di fronte ai quali si è trovato il Paese e alle possibili soluzioni da tentare nel 2018. Nemmeno una parola sui risultati positivi – reali o presunti – raggiunti nel 2017. Insomma, nessun legame con la vita reale.
L’ignorare la realtà è la nostra realtà.


Il 18 dicembre 2017 è ufficialmente iniziata la campagna elettorale per le elezioni presidenziali russe del 2018. Prima di tale data 29 persone hanno pubblicamente espresso la propria intenzione di candidarsi. Noi, conoscendo già il nome del vincitore delle elezioni (chi non lo conosce, provi a indovinarlo con in tre tentativi), possiamo studiare i candidati al secondo posto.
Per evitare di scrivere un post di cinquanta schermate, ho pensato di dividere i personaggi che hanno già formalizzato la propria candidatura in piccoli gruppi, pubblicando dunque una serie di post sull’argomento. Inizierei con un testo dedicato ai concorrenti storici, quelli che partecipano alle elezioni presidenziali ormai da decenni.
Vladimir Žirinovskij (71 anni, nato il 25 aprile 1946) è il fondatore e il leader del partito politico nazionalista LDPR (Partito Liberal-Democratico di Russia); uno dei deputati della Duma con più anni di attività ininterrotta: lo è dal 12 dicembre 1993. Ha due lauree: nel 1970 si è laureato in Lingua e letteratura turca, mentre nel 1977 in Giurisprudenza; nel 1998 ha conseguito il Phd in sociologia. In qualità del politico è noto prevalentemente per un comportamento violento (verbale e a volte fisico) nei confronti dei propri oppositori, un altissimo grado di populismo e la capacità di ribaltare la propria opinione su qualsiasi argomento in giro di poche ore in base alle proprie necessità. (Sull’ultimo punto l’esempio più curioso è di alcuni anni fa: nel corso di uno dei discorsi nell’aula della Duma Žirinovskij invitò a chiudere una emittente radiofonica di opposizione. Il capo-redattore della radio reagì immediatamente con la frase «Benissimo, personalmente per Lei le porte dei nostri studi sono chiuse». Il giorno dopo, nella stessa aula, Žirinovskij tenne un altro discorso davanti ai colleghi dicendo che quella emittente fosse la migliore al mondo e meritevole di ogni forma di sostegno).
Il 22 dicembre 2017 ha presentato la propria candidatura alle elezioni presidenziali; facendo parte di un partito presente nella Duma, può candidarsi con la più semplice delle procedure (in sostanza, presentando solo alcune form compilate). Aveva già partecipato alle presidenziali nel 1991 (7,81% delle preferenze), nel 1996 (5,78% delle preferenze), nel 2000 (2,7% delle preferenze), nel 2008 (9,35% delle preferenze) e nel 2012 (6,22% delle preferenze). Aveva saltato solamente le elezioni del 2004, l’edizione nella quale si fece tutto il possibile per garantire il secondo mandato presidenziale a un noto politico russo, all’epoca un po’ meno affermato a livello nazionale.

Grigorij Javlinskij (65 anni, nato il 10 aprile 1952), è un economista (phd), l’ex vice-premier dell’URSS, il fondatore e il leader del partito politico liberale «Jabloko». All’epoca del lavoro nel Governo sovietico, nel biennio 1989–1990, curò l’elaborazione del programma economico chiamato «500 giorni» e avente per l’obiettivo di far uscire l’economia sovietica dallo stato di agonia. Per una serie di circostanze politiche tale programma non fu realizzato in alcun modo, mentre Javlinskij dovette dimettersi.
Nella realtà politica post-sovietica Javlinskij si distingue per essere un eterno oppositore: a Eltzin prima e a Putin poi. Ma non solo a quei due. Il modo di fare la politica di Javlinskij lo porta, infatti, ad essere costantemente in controposizione a tutto e a tutti: egli e il suo partito politico non riuscì, nemmeno in una occasione, ad allearsi con altri candidati o partiti, anche quelli aventi il credo politico molto molto simile. Si tratta, in sostanza, di uno dei politici più derisi in Russia. È noto, infatti, che pur essendo un uomo istruito e un economista preparato, è capace ad esprimere la propria contrarietà alla affermazione «1+1=2» pronunciata da qualcuno che non riconosca la sua leadership assoluta.
Javlinskij aveva partecipato alle elezioni presidenziali russe nel 1996 e nel 2000; alle elezioni del 2012 la sua candidatura non fu registrata dalla Commissione elettorale centrale. Javlinskij intende candidarsi per le elezioni del 2018.

Sicuramente avete già sentito o letto almeno una volta nella vita il nome di Gennadij Zjuganov, lo storico leader del Partito comunista russo. Aveva partecipato alle elezioni presidenziali russe nel 1996, 2000, 2008 e 2012, arrivando costantemente secondo. Come Žirinovskij, aveva saltato – per il medesimo motivo – le elezioni del 2004. In ogni caso, precisiamolo subito, il Partito comunista russo è la secondo partito più votato in Russia (il primo è la «Russia unita»). Non è però un partito di opposizione: assieme al LDPR di Žirinovskij e alla «Russia giusta» in sede parlamentare appoggia tutte le iniziative della «Russia unita»: in caso contrario la sua presenza nella Duma sarebbe fortemente ridimensionata (ma, a differenza di altri partiti, molto probabilmente non totalmente esclusa).
Ora, però, Gennadij Zjuganov ha 73 anni (è nato il 26 giugno 1944) e, come dicono, ha alcuni problemi di salute tipici della sua età (cuore prima di tutto). Si tratta dunque di una situazione non ottimale per candidarsi alle elezioni presidenziali o, addirittura, aspettare le elezioni del 2024. Allo sesso tempo, nel corso di tutta la storia del Partito comunista russo Zjuganov fece tutto il possibile per non permettere la comparsa di un altro potenziale leader del partito che potesse eliminarlo politicamente prima del dovuto. Di conseguenza, in vista delle elezioni del 2018 ha fatto una mossa a sorpresa: nonostante le assicurazioni iniziali circa la propria partecipazione, a dicembre propose come candidato-presidente Pavel Grudinin.
Pavel Grudinin, nato il 20 ottobre 1960 a Mosca, fino al 2010 fece parte del partito «Russia unita», mentre ora non è iscritto in alcun partito. Laureato in ingegneria agricola nel 1977, successivamente è diventato un grande produttore agricolo grazie alla privatizzazione, all’inizio degli anni ’90, di un sovchoz (una tipica grossa azienda agricola dell’epoca sovietica) di cui fu già il dirigente a partire dal 1990. Attualmente Pavel Grudinin è una persona ricca, in sostanza un capitalista a guida di una azienda tipicamente capitalistica, le cui priorità politiche hanno ben poco in comune con quelle del Partito comunista. È dunque è una figura politica interessantissima, che da una parte dovrà accontentare gli elettori del partito (la maggioranza dei quali non sono comunque più dei comunisti nel senso classico) e, dall’altra parte, attirare degli elettori nuovi. Ed è per questo che nei suoi discorsi pubblici la retorica capitalista si mischia magicamente con il relativamente popolare in Russia stalinismo e con la critica alla politica di Putin. Sottolineo che su quest’ultimo punto Grudinin insiste molto più di Zjuganov.
Insomma, politicamente Pavel Grudinin mi sembra uno dei candidati più curiosi di queste elezioni. Non solo per il risultato che potrà ottenere il 18 marzo 2018, ma anche per il suo futuro ruolo nella politica e nella vita partitica.

A questo punto prendo una breve pausa nella presentazione dei candidati e vi prometto di continuarla tra pochi giorni. Parleremo di personaggi interessanti in tutti i sensi!


Il primo candidato

A grandissima sorpresa, il canditato № 1 ha annunciato oggi la propria partecipazione alle elezioni presidenziali russe del 18 marzo 2018. Ora aspettiamo le altre e gli altri (anche quelli non citati nel post del link).


I candidati

Allontanate dagli schermi i minori di 18 anni.
Assicuratevi che le vostri mogli, fidanzate o i capi non abbiano i vostri schermi nel proprio campo visivo.
Perché tante misure precauzionali? Perché nel post odierno vi racconto di cinque potenziali candidati alle elezioni presidenziali russe che si terranno il 18 marzo 2018. Si tratta di cinque personaggi molto particolari che potrebbero turbare le menti più deboli…
Ufficialmente la campagna elettorale può iniziare non prima di 90 giorni prima delle elezioni (dunque non prima di inizio dicembre 2017), ma alcuni noti personaggi russi hanno già manifestato la propria intenzione di parteciparvi.
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L’arte contemporanea

In aprile dell’anno scorso avevo scritto dell’americano Stan Herd che crea delle enormi immagini con l’aiuto di un trattore.

Oggi ho scoperto della esistenza di un suo «collega» notevolmente più scarso dal punto di vista artistico: il veneto Dario Gambarin (ecco il suo sito).

Come ho fatto a scoprirlo? L’ho scoperto leggendo della sua recentissima opera. Questa:

Si dice che in precedenza avrebbe già creato i ritratti di Donald Trump e Hillary Clinton.

La fama artistica dell’Italia non ha bisogno di nemici esterni…


La videoguerra

Il regista Oliver Stone, che con l’età sta assumendo in una maniera sempre più evidente le caratteristiche di un utile idiota di sinistra (ma allo stesso tempo mantenendo le doti tecnico-professionali), ha prodotto il film «The Putin Interviews». Probabilmente avete già letto o sentito di questa stranissima creatura.

Si tratta di un ennesimo prodotto di propaganda estera i cui contenuti hanno un legame molto approssimativo con la realtà. Ed è interessante, secondo me, solo per due motivi.

In primo luogo, posso constatare che Putin ha deciso di parlare a Stone di molti argomenti che evita costantemente di fronte ai giornalisti russi.

In secondo luogo – ed è il vero argomento del post odierno – possiamo constatare quanto poco è informato (forse perché non particolarmente interessato) Putin anche di quegli argomenti che ha sempre definito di primaria importanza.

Nella puntata del film tramessa ieri in Russia, Putin mostra a Stone un video di «intervento della aviazionerussa in Siria nel 2016»:

In realtà si tratta di un video fornitogli dal Ministero della Difesa russo: è stato girato nel febbraio 2013 in Afghanistan da un Apache AH-64 (naturalmente dell’esercito statunitense). L’unica cosa che cambia è l’audio: sostituito prima di fornire il video a Putin. Ecco il video originale:

Beh, si sa da tempo che Putin acquisisce le notizie dai fogli stampati preparati dai collaboratori e non dall’internet. Quindi è normale che non abbia mai visto un video del genere.

E voi, cari lettori, continuate a raccontarmi quanto è forte e moderno l’esercito russo.

Tanto forte e moderno da non poter presentare al presidente e al mondo nemmeno un risultato del proprio lavoro efficiente.

Ahahahaha


Telefonia patriottica

Mi è già capitato di scrivere dell’abbigliamento patriotico con l’immagine di Putin.

La settimana scorsa, leggendo una ennesima notizia sulla proliferazione del culto della putinianità personalità di V.V.P., ho pensato che forse non dovrei limitarmi a raccontarvi delle magliette. Potrei raccontarvi di tutti i peggiori esempi che si manifestano nella quotidianità russa.

Dunque, oggi vi faccio vedere un esempio freschissimo. L’azienda Caviar ha progettato la cover per la rinata Nokia 3310 in oro e titanio (il bassorilievo ritraente Putin è realizzato in oro di alta qualità – 999):

L’azienda sta raccogliendo le prenotazioni per i telefoni con le cover da 139.000 rubli (circa 2183 euro) o 149.000 rubli (circa 2340 euro). Purtroppo non sono riuscito a capire la differenza tra i due «modelli» che determina a sua volta la differenza nel prezzo.

Sul sito ufficiale ho letto però, che l’azienda-produttrice è stata fondata da un certo Ilia Giacometti. Secondo una ricerca superficiale su Google, tale orefice italiano specializzato nel kitsch costoso è noto prevalentemente grazie alle sue avventure russe. Qualcuno di voi sa qualcosa di quest’uomo?


Please do not shoot the pianist…

Il destino vuole che pure questa domenica si faccia un video-post musicale. Ma questa volta l’aggettivo «musicale» andrebbe appunto messo tra le virgolette.

Vladimir Putin periodicamente decide di suonare il pianoforte in pubblico. Così è successo anche il sabato 13 maggio in Cina, dove Putin doveva incontrare Xi Jinping nella residenza di quest’ultimo. Poco prima dell’incontro ha casualmente trovato un pianoforte incustodito (sempre casualmente in zona c’erano anche delle telecamere autorizzate a riprendere) e si è messo a suonare, senza dei risultati eccezionali, alcune melodie:

Alcuni sudditi hanno deciso di salvare il presidente con due Coub.

№ 1

№ 2


Putin regge tutto

In Russia è sempre esistito, ma a partire dal 2014 è in una crescita particolarmente forte, il mercato del cosiddetto «abbigliamento patriottico». Si tratta sempre (o quasi sempre) degli esempi di trash dell’ottantesimo livello, ma io non ne ho mai scritto solo perché ogni singolo caso necessita dei commenti che preferirei evitare di fare.

Oggi mi limito a raccontarvi dell’abbigliamento dedicato alla figura di Vladimir Putin. Come forse sapete, esiste una infinità di magliette raffiguranti Putin in varie pose e con l’aggiunta di vari comenti testuali (citazioni, elogi etc.).

Molti – ma non tutti – modelli di queste magliette si possono acquistare anche in Occidente. Lo potete fare, per esempio, su eBay, AliExpress o, se conoscete il russo, su Yandex.Market.

Non è per ora acquistabili quattro nuovi modelli di magliette da donna disegnati dal «brand patriottico» (generosamente finanziato dallo Stato russo) di nome Set (network in russo). Però li possiamo già vedere sulle foto.

Il primo modello è quello con un foro da forma del profilo di Putin:

Gli altri tre sono ancora «meglio»:
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Il nuovo aereo di Putin

Per il trasporto del Presidente in Russia su lunghe distanze si usa l’aereo Ilyushin Il-96-300. Eccone uno:

Oggi vi faccio vedere, senza caricarvi di troppi commenti, gli interni del nuovo aereo di Putin (in servizio da l’anno scorso). Stilisticamente, sembra più una roba asiatica che occidentale…

Sala riunioni:

Ah, l’intero parco aereo del presidente è composto da 9 velivoli.

D’oro solo in parte:

Si sa che Putin è fortemente dipendente dallo sport.

La presenza del letto matrimoniale sembra confermare alcune voci. Ma noi non scendiamo a quei livelli, vero? Precisiamo solo i quadri sopra il letto sono quelli temporanei (le foto sono state scattate prima della fine dei lavori).

La postazione per le conversazioni private:

La cucina:

Tutte le poltrone e tutti i divani sono attrezzati di cinture di sicurezza.

Dicono che sarebbe uno degli aerei presidenziali russi più ricchi da sempre.