In queste cose non esiste il «troppo tardi»: questa settimana «Mediazona» ha finalmente pubblicato un’inchiesta sulla tanto sbandierata (da parte di sapete chi) «efficacia» della PMC Wagner. Utilizzando l’esempio concreto dello studio delle perdite subite durante i tentativi di conquistare il Bakhmut ucraino, l’articolo mostra ciò che prima si sapeva, in generale, solo da voci e dati sparsi: Prigozhin ha semplicemente (e secondo la vecchia tradizione russa) ammassato il fronte di carne da macello.
Come spesso accade in questi casi, la procedura di indagine in sé non è meno interessante del suo risultato.
L’archivio del tag «prigozhin»
L’altro ieri, il mercoledì 29 maggio, è stato installato nel cimitero Porokhovsky a San Pietroburgo un monumento commemorativo sulla tomba del fondatore della PMC «Wagner» Evgeny Prigozhin. Il monumento comprende un obelisco di granito con il nome del fondatore della PMC «Wagner», le sue date di nascita e di morte e i simboli della «compagnia militare privata». Davanti alla pietra c’è una scultura in bronzo di Prigozhin a figura intera con le tre stelle dell’Eroe sul petto (Prigozhin, ancora ne corso della propria vita, è stato insignito delle stelle di Eroe della Russia e delle autoproclamate repubbliche di Lugansk e Donetsk).
L’autore del monumento, lo scultore Yaroslav Barkov, ha dichiarato che la madre di Prigozhin «non voleva categoricamente l’immagine di un militare» e ha insistito sull’immagine di un cittadino della Russia: «un uomo patriottico» che «aveva un cuore e un’anima per la Russia». La pietra inclusa nella composizione scultorea, secondo Barkov, simboleggia «il fatto che il personaggio si scolpito da solo».
L’installazione del monumento sulla tomba di Prigozhin è avvenuta in vista del 1° giugno, giorno del compleanno del fondatore della PMC «Wagner».
A questo punto non posso non constatare che Prigozhin sia stato eliminato in un modo abbastanza «umano e amichevole», dato che si è meritato l’autorizzazione di un monumento di quelle proporzioni (il fatto della sua installazione non poteva non essere stato concordato con delle persone «autorevoli»), il non-richiamo delle stelle di Eroe e, in generale, una memoria ufficiosa non particolarmente negativa (come certi oppositori politici). Oppure Putin ha paura delle persone per le quali Prigozhin contava qualcosa?
Con grande curiosità – ma senza stupirmi – ho scoperto che già in autunno del 2023 Vladimir Putin ha deciso di disfarsi di una delle principali «eredità» ricevute dal suo ex «cuoco» Evgeny Prigozhin. Quest’ultimo, se vi ricordate, arruolava nella propria compagnia militare privata «Wagner» i detenuti russi per farli combattere in Ucraina. In realtà li utilizzava per le missioni più disperate, come carne da macello, ma questo è solo un dettaglio. L’importante è che in cambio della firma sul contratto prometteva la liberazione (con la relativa grazia firmata dal Presidente) dopo sei mesi di partecipazione alla guerra. E, effettivamente, tutti quelli che sono riuscito a tornare vivi dalla guerra, sono stati graziati (un altro piccolo dettaglio: molti di loro sono tornati alla vita «civile» con le loro abitudini criminali di prima, ma, naturalmente, aggravate dalla esperienza avuta in guerra).
Ecco, il servizio russo della BBC scrive che già dall’autunno 2023 Putin ha smesso di firmare decreti di grazia per i detenuti che hanno accettato di andare in guerra: ora vengono inviati in Ucraina dopo un «liberazione condizionale» e un contratto che non può essere disdetto fino alla fine della guerra. I contratti da sei mesi, invece, non vengono più firmati. Si tratta di una notizia non comunicata ufficialmente, ma trovata dai giornalisti sulle numerose chat (telegram e altri) dei parenti dei detenuti mandati in guerra.
Non penso che Putin tenti in questo modo di risolvere il problema della invasone del territorio russo da parte dei criminali «non corretti» e armati. È più probabile (anzi, è quasi certo) che tenti di risolverne altri due: 1) minimizzare l’arruolamento dei civili liberi (che non sta andando benissimo e può essere praticato tranquillamente solo in provincia); 2) compensare la mancanza degli strumenti tecnologici bellici con le grandi masse di corpi umani (una tradizione russa vecchia alcuni secoli).
Prima o poi i detenuti russi capiranno il trucco, ma avranno sempre meno modi di rifiutare la proposta di firmare il contratto. Prigozhin, dunque, verrà ricordato come una persona buona e onesta, ahahaha
Il tristemente noto Evgeny Prigozhin non è più ufficialmente tra noi, ma i risultati del suo recente operato terrestre continuano a manifestarsi nel mondo odierno. E chissà per quanto altro tempo continueranno a manifestarsi.
Oggi, per esempio, vi segnalo un articolo che racconta solo alcune storie di quei criminali russi che erano stati arruolati da Prigozhin per la guerra in Ucraina e poi riammessi nella vita libera quotidiana al termine del contratto. Ovviamente, sono delle storie non proprio allegre…
La lettura che propongo questo sabato mi aiuta, tra l’altro, a procedere verso la chiusura di un argomento al quale ho già dedicato troppa attenzione: quella della morte e del funerale di Evgeny Prigozhin. L’articolo, in particolare, racconta come è stato organizzato e gestito in termini dell’"ordine pubblico" il funerale semi-segreto di Prigozhin.
Non so quale morale si possa individuare in questa storia: probabilmente, oltre ad avere un semplice valore storico, ci ricorda – banalmente – che lo Stato russo ha ancora paura dei propri cittadini riuniti in grandi folle a causa di un unico motivo. Anche se, al giorno d’oggi, lo stesso Stato appare pronto a utilizzare qualsiasi forma della forza anche contro i propri cittadini.
La mattina di ieri, il 29 agosto, Dmitry Peskov – il portavoce di Putin – ha dichiarato che «la presenza del presidente al funerale di Prigozhin non è prevista».
Sempre ieri, di pomeriggio, si è svolto l’"evento" ufficialmente definito «funerale di Prigozhin»: senza Putin e senza il pubblico, senza gli onori militari dovuti per legge a una persona avente lo status di «Eroe della Russia», «segreto» secondo la formula ufficiosa.
La suddetta dichiarazione e la suddetta assenza di Putin insieme fanno una buona occasione per sottolineare un aspetto logico interessante: indipendentemente da quello che è realmente successo a Evgeny Prigozhin (abbattuto, fatto esplodere in aria, arrestato di nascosto sul secondo aereo, lasciato scappare all’estero etc., etc.), a Putin conviene far credere a una determinata categoria dei russi che sia stato proprio lui a ordinare l’eliminazione di Prigozhin. Tale ordine e la sua esecuzione in una data quasi simbolica (due mesi esatti dalla «rivolta») dimostrerebbero – nella sua logica mafiosa – una grande forza e la capacità di eliminare i nemici. Di conseguenza, i collaboratori più stretti e/o potenti dovrebbero spaventarsi e non pensare più ai tentativi di destituire Putin.
Il problema sta nel fatto che il trucco funzionerà fino alla prossima situazione di pericolo più o meno reale, quando Putin apparirà nuovamente in televisione impaurito e incapace di dire alcunché di preciso.
Ma per ora gli conviene far credere che sia stato lui a eliminare Prigozhin. In tale missione sarà sicuramente aiutato dai vari propagandisti ufficiali e non.
Oggi vediamo il video dell’atterraggio dell’aereo di (ma continuo a non scrivere «con») Evgeny Prigozhin:
«Per sicurezza» potevano fare atterrare anche il secondo, ma è andata come è andata. Vedremo gli sviluppi.
Per scoprire se e cosa sia realmente successo a Evgeny Prigozhin ci vorranno, presumo, un po’ di anni e un po’ di avvenimenti di portata ancora più grande.
Nel frattempo, mentre l’argomento dell’aereo distrutto è ancora relativamente fresco, possiamo provare a leggere le reazioni dei combattenti della «Wagner» – quelli attuali e quelli ex – ai primi comunicati ufficiali sul volo interrotto.
Il testo proposto è una piccola ma interessante ricerca sociologica empirica…
Ebbene, sì: sarei stato molto felice di credere che il volo di Evgeny Prigozhin sopra le distese del nostro sofferente pianeta sia stato in qualche modo finalmente interrotto. Sarei pure felice di sperare in una veloce fine del volo di qualcun altro. Si tratta di un brutto stato mentale in cui mi ha portato la guerra.
Ma mi ricordo bene che Prigozhin era già «morto» nel 2019 in Congo nello schianto di un aereo cargo militare, mentre l’anno scorso era stato «ucciso» sul fronte ucraino.
E poi, sono anche insospettito dal fatto che l’aereo di Prigozhin abbia «smesso di volare» proprio quando a bordo «c’erano» non solo Prigozhin stesso, ma pure due suoi più stretti collaboratori Dmitry Utkin e Valery Chekalov.
E, naturalmente, non ho alcun motivo di fidarmi di quelle fonti pseudo-giornalistiche pro-Cremlino che per prime hanno lanciato la notizia e che ci raccontano fin dai primi minuti della morte di Evgeny Prigozhin.
Non voglio assolutamente unirmi ai seguaci del culto del grande e terribile Nonsapremomailaverità. Ma sono propenso a seguire la versione più realistica che è apparsa immediatamente nella mia — e non solo nella mia — testa: Evgeny Prigozhin ha semplicemente trovato il modo di lasciare la Russia con una eleganza incredibile e ora si sta già sottoponendo a un intervento di chirurgia plastica in qualche clinica latinoamericana o asiatica.
Un giorno avremo una conferma certa e precisa di questa versione. Oppure una smentita. Ma ce l’avremo.
Ieri, il 27 luglio, nel primo giorno del Forum economico Russia–Africa a San Pietroburgo, i canali Telegram associati al PMC Wagner hanno diffuso delle foto di Evgeny Prigozhin con dei presunti ospiti stranieri del summit. E hanno lasciato intendere o addirittura affermato direttamente che Prigozhin stesse partecipando al forum e incontrando gli ospiti per delle conversazioni a due.
Il problema sta nel fatto che non si capisce da chi, quando e dove siano state scattate queste foto. Non si capisce nemmeno chi siano le persone inquadrate assieme a Prigozhin: qualcuno sostiene che siano dei funzionari di alcuni Stati (per esempio della Repubblica Centrafricana, dove la Wagner è stata attiva per anni), ma non sono comunque identificabili. Tale mistero mi interessa molto più per la sorte di Prigozhin che per la domanda sul perché abbia ancora la possibilità di circolare in Russia (spoiler: in Russia in moti sospettano che abbia qualche possibilità di ricattare Putin per garantire la propria esistenza fisica – per esempio, in caso della morte potrebbe essere pubblicato qualcosa).