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La lettura del sabato

A metà febbraio del 2025, un tribunale polacco ha condannato due russi che nel 2023 avevano affisso per le vie di Varsavia e di Cracovia degli adesivi con l’invito di unirsi alla tristemente nota PMC «Wagner». Non avevo mai letto o sentito parlare di questa storia prima, oppure me ne ero dimenticato molto velocemente. Ma ora so (e informo voi) che ora è possibile leggerla in inglese.
La storia è abbastanza strana e in un certo senso addirittura sorprendente. Lo è perché il modo in cui i personaggi condannati hanno agito può essere stato scelto solo per uno scopo: finire nelle mani della polizia polacca, minimizzando allo stesso tempo l’effetto della pubblicità della «Wagner». Posso provare a pensare a un motivo più o meno logico per il quale un tale obiettivo sia sorto nella mente di qualche dirigente russo (non necessariamente un dirigente statale), ma rimane comunque per un grande mistero il come abbiano trovato degli esecutori tanto scemi da accettare in mettere in pratica una missione del genere…


Che strana coincidenza

Nella città polacca di Skarzysko-Kamienna, nella provincia di Świętokrzyskie, si è verificata un’esplosione nella fabbrica di armi Mesko, che produce, tra l’altro, armi per le Forze armate ucraine. La capa dello stabilimento, Elżbieta Sreniawska, ha dichiarato che l’esplosione si è verificata nel centro di combustibile per razzi messo in funzione alcuni anni fa. Un dipendente di 59 anni dell’impianto è rimasto ucciso e un altro è rimasto ferito. La causa dell’esplosione non è ancora stata resa nota.
Il giornale Wyborcza fa notare che ci sono già state due esplosioni nell’impianto, entrambe nel 2021. Nell’aprile 2021 è rimasta uccisa una dipendente di 48 anni e a settembre una dipendente di 41 anni. In entrambi i casi, le esplosioni sono state causate dalla violazione delle norme di sicurezza.
Il primo ministro polacco Donald Tusk, da parte sua, ha dichiarato in una conferenza stampa che «non c’è motivo di supporre» che dietro l’esplosione di ieri ci sia «qualche forza esterna».
Mentre noi ci ricordiamo che «a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca» ©. Anche perché ormai sappiamo quasi con certezza che proprio a partire dal 2021 sono iniziati, di fatto, dei sabotaggi nei siti della industria bellica esteuropea (e i sabotaggi, come immaginate, andrebbero mascherati).
Tutto questo significa che non andrebbero prodotti e forniti dei materiali bellici per l’Ucraina? No, proprio al contrario! Infatti, certi incidenti mostrano, ancora una volta, come è il nemico.


Lukashenko “scherza”

Una settimana fa Alexander Lukashenko ha raccontato a Putin che egli (Lukashenko) era «in tensione» con i combattenti della PMC Wagner schierati in Bielorussia, perché quelli volevano «andare a fare un giro a Varsavia». Mentre ieri lo stesso Lukashenko ha definito la propria dichiarazione di prima come uno scherzo.
Perché all’improvviso, senza un apparente motivo, avrebbe deciso di rinunciare all’opportunità di continuare a presentarsi come un eroico «spartano» sulla strada dei «cattivi» (realmente cattivi)?
Naturalmente non lo so, ma posso supporre che qualcuno abbia fatto intendere a Lukashenko che si stava preparando un attacco a uno Stato membro della NATO dal territorio del suo Stato e addirittura nelle condizioni del pieno possesso delle informazioni necessarie da parte sua. Qualcuno gli ha ricordato cosa potrebbe accadere a un Paese che lascia passare o invia degli «escursionisti» armati a «fare un giro» sul territorio della NATO. Lukashenko ha dunque avuto paura: sa che il grande vicino orientale ha già abbastanza problemi militari, quindi potrebbe non essere in grado di proteggerlo.
Ha avuto paura e ha pubblicamente rovesciato il proprio discorso: «in realtà non sapevo nulla, stavo solo scherzando». Insomma, ha «salvato» la propria faccia ben nota e riconoscibile da tempo.
Non so se questo lo possa aiutare.