La Reuters scrive che gli Stati-membri della OPEC+ avrebbero raggiunto un accordo provvisorio per tagliare — al fine di mantenere il livello dei prezzi — la produzione di oltre un milione di barili di petrolio al giorno nel primo quarto del prossimo anno. Attualmente i membri dell’OPEC+, tra cui Arabia Saudita e Russia, producono oltre il 40% del petrolio mondiale (circa 43 milioni di barili al giorno).
Se l’accordo dovesse essere formalizzato, comporterebbe almeno due cose ovvie. In primo luogo, le solite conseguenze possibili del petrolio più costoso del possibile sui prezzi che alla fine vedono i consumatori privati un po’ in tutto il mondo. In secondo luogo, lo Stato russo continuerà a guadagnare i soldi necessari per la continuazione della sua politica aggressiva (vi ricordo che l’imposizione del prezzo massimo del petrolio russo non funziona bene quanto previsto: nei primi nove mesi del 2023 il prezzo medio del petrolio Urals è sceso solo del 26%).
Il secondo punto, in particolare, confermerebbe ancora una volta la tesi secondo la quale è impossibile sconfiggere/punire il regime putiniano smettendo di finanziarlo con l’acquisto delle materie prime: in parte perché è abbastanza difficile influire sul comportamento di una organizzazione come l’OPEC+ e in parte perché, obiettivamente, per ora è tecnicamente impossibile togliere le materie prime russe dal mercato mondiale (se compri da un’altra parte, qualcun’altro sarà costretto comprare dalla Russia). Di conseguenza, gli Stati occidentali democratici hanno due opzioni: sconfiggere l’esercito russo con le mani ucraine fornendo le tecnologie necessarie oppure ammettere, prima o poi, la propria sconfitta. Anche se, purtroppo, prevedo che secondo la demagogia politica perderà solo l’Ucraina, mentre gli altri Stati faranno finta di non c’entrare nulla con quanto successo…
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01/12/2023 alle 13:25