Purtroppo, nel 2024 a volte mi accorgo di sorprendermi per le rare manifestazioni di normalità… Per esempio: sabato abbiamo saputo che gli USA, il Regno Unito, il Canada, l’Australia, l’Italia, la Finlandia hanno sospeso i finanziamenti all’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente (UNRWA) in seguito alle accuse di coinvolgimento del suo personale in un attacco di Hamas contro Israele. Avrebbe dovuto essere una cosa normalissima, ma oggi mi trovo a dover dire: finalmente qualcuno si è deciso di non sostenere i terroristi.
Per il momento in cui avrete abbastanza tempo per leggere dei testi seri, vi segnalo dunque due rapporti sulla attività della UNRWA (trenta mila dipendenti – il 99% dei quali palestinesi – e 1/4 del budget dell’ONU):
1) il rapporto sui libri di testo dell’UNRWA usati per insegnare ai bambini in Palestina che erano pieni di discorsi di odio e di glorificazione del terrorismo;
2) il rapporto sulle reazioni (di festa!) del personale dell’UNRWA al massacro del 7 ottobre 2023.
I cretini che periodicamente manifestano per strada a favore dei terroristi non sanno comprendere i testi e la realtà, mentre voi (lo spero) sì. Spero che lo sappiano fare anche i Governi di alcuni altri Stati.
L’archivio del tag «onu»
Considerati gli eventi degli ultimi anni (se non decenni), non mi stupisco: il sabato 28 ottobre l’inutile (e spesso dannosa) banda chiamata ONU ha assicurato ancora una volta ad Hamas il proprio sostegno incondizionato: con 120 voti a favore ha adottato una risoluzione che chiede una tregua immediata in Medio Oriente; l’emendamento che condannava l’attacco terroristico di Hamas contro Israele è stato respinto. Quindi secondo l’ONU non c’è stato alcun attacco terroristico e nessun rapimento di ostaggi, l’esercito israeliano avrebbe semplicemente attaccato senza motivo il pacifico Hamas. Ora l’ONU chiede di fermare immediatamente l’operazione di risposta all’attacco terroristico e, immagino, di continuare a soddisfare tutte le solite pretese di Hamas.
Non so se un giorno potrò fare qualcosa contro i nemici dell’umanità, ma nel frattempo posso iniziare a ricordare i loro nomi. Ecco l’elenco degli Stati che hanno votato contro la risoluzione di condanna del massacro compiuto da Hamas il 7 ottobre 2023: Algeria, Bahrain, Bangladesh, Bielorussia, Repubblica Centrafricana, Bolivia, Ciad, Congo, Comore, Cina, Egitto, Gambia, Guinea, Guyana, Indonesia, Iran, Iraq, Kuwait, Kirghizistan, Libia, Libano, Malesia, Maldive, Mali, Mauritania, Kazakistan, Giordania, Marocco, Namibia, Nicaragua, Niger, Oman, Pakistan, Qatar, Federazione Russa, Arabia Saudita, Senegal, Somalia, Sudafrica, Sri Lanka, Sudan, Tagikistan, Siria, Tunisia, Turchia, Uganda, Emirati Arabi Uniti, Tanzania, Yemen, Zimbabwe.
Anche nella suddetta lista non trovo delle sorprese, ma questo è un altro argomento.
I membri del Consiglio europeo ci hanno messo un po’ di tempo, ma alla fine sono riusciti a fare lo sforzo mentale necessario per orientarsi nella situazione. Il 15 ottobre, otto giorno dopo l’inizio della guerra, hanno diffuso una dichiarazione con la quale condannano il terrorismo di Hamas: meglio tardi che mai. Certo, non è detto che non ricomincino a finanziarlo alla prima occasione utile «per motivi umanitari», ma per ora bisogna riconoscere che hanno fatto un passo verso la parte del bene.
«In compenso», per ora mi sembra un po’ difficile che si svegli l’ONU o qualcuna delle sue singole strutture. Una risoluzione è stata proposta dai rappresentanti della Russia, ma essa non menzionava in alcun modo Hamas (una organizzazione amica della Russia) e conteneva solo discorsi sul cessate il fuoco e sul rilascio degli ostaggi: il Consiglio di sicurezza non ha appoggiato la bozza della risoluzione e il rappresentante russo Nebenzya ha gridato a lungo allo «spregevole blocco delle tentate soluzioni».
Sorprendentemente, si sono svegliati prima del previsto i vari deficienti su Facebook. Sanno che l’Israele, dopo il massacro dei suoi cittadini da parte di Hamas, vuole finalmente eliminare Hamas da questo mondo e sanno che Hamas si è trincerato nella Striscia di Gaza utilizzano i civili come uno scudo umano, ma accusano di crimini l’Israele che a) chiede ai residenti della Striscia di andarsene per non essere danneggiati nell’operazione contro Hamas e b) ricorda la grande verità della impossibilità delle guerre senza vittime. Probabilmente, da cittadini buoni e responsabili, gli israeliani dovevano continuare a farsi uccidere all’infinito… Boh.
Vedo che più o meno tutto continua come al solito.
Come avrete già letto ieri, alla riunione dell’Assemblea generale dell’ONU, 143 Stati hanno condannato la recente annessione russa di quattro territori ucraini, 5 Stati hanno votato contro la risoluzione e 35 Stati si sono astenuti:
Non mi sorprende che i voti contrari siano quelli della Russia, Bielorussia, Corea del Nord, Nicaragua e Siria.
Non mi sorprende nemmeno che tra gli astenuti ci siano la Cina e l’India (si sa che sono critici nei confronti della politica putiniana, ma allo stesso tempo cercano di sfruttare la situazione) o alcuni Stati africani (i vertici dei quali sono stati «convinti» dal ministro degli Esteri russo nei mesi scorsi).
L’unico «grande tradimento» che vedo è quello di Nauru: uno dei pochissimi staterelli che ai tempi avevano riconosciuto l’annessione della Crimea e, prima ancora, la «liberazione» della Ossezia del Sud. E suppongo che l’unica preoccupazione di Putin sia quella, e non il fatto di trovarsi – in base alla distribuzione dei voti vista sulla immagine sovrastante – in una compagnia molto dubbia.
Il mercoledì 29 giugno la Missione di monitoraggio dei diritti umani delle Nazioni Unite ha pubblicato il primo rapporto sulle violazioni dei diritti umani durante la guerra in Ucraina. Nel documento vengono elencati i dati raccolti dal 24 febbraio al 15 maggio 2022. La maggior parte dei casi ai quali è dedicato il rapporto si è verificata in aree controllate dalle forze armate della Federazione Russa, ma ci sono stati anche casi in aree controllate dal governo ucraino.
Io non tento di riassumere il documento menzionato: le persone realmente interessate potranno leggere, facilmente, almeno le sue parti di maggiore interesse.
Per ora sottolineo solo che l’assurdità del solo tentativo di parlare dei diritti umani durante la guerra è relativa. Infatti, solo il processo di raccolta dei singoli casi concreti può aiutare, in un mondo organizzato come il nostro, a elaborare una base di prove per il/i futuro/i tribunale/i internazionale o nazionale. Le prove dei crimini di qualsiasi genere devono essere raccolte subito, finché sono «fresche»: non alterate o distrutte. Di conseguenza, possiamo constatare che l’ONU ha fatto un piccolo passo iniziale, raccogliendo una parte dei casi — sicuramente e purtroppo solo una piccola parte — sui quali verranno in futuro svolte tutte le indagini necessarie.
Potete iniziare a leggere già ora per quali fatti verranno giudicati gli esecutori e i loro mandanti (i nomi dei principali di questi ultimi vi sono già noti).
Ho appena appreso una fantastica notizia che evidenzia, meglio di tante altre, l’importanza e l’utilità dell’ONU nel mondo contemporaneo. La Wonder Woman ha perso l’incarico della ambasciatrice onoraria in seguito a una petizione, il cui testo, tra l’altro, dice:
Although the original creators may have intended Wonder Woman to represent a strong and independent „warrior“ woman with a feminist message, the reality is that the character’s current iteration is that of a large breasted, white woman of impossible proportions, scantily clad in a shimmery, thigh-baring body suit with an American flag motif and knee high boots –the epitome of a „pin-up“ girl.
Se l’ONU prima «nomina» un personaggio del genere e poi lo «licenzia» per dei motivi di tale livello intellettuale, noi possiamo tranquillamente autorizzare i Governi a sbattersene di tutte le decisioni dell’ONU.
Sabato 24 ottobre l’ONU aveva compiuto 70 anni. Attualmente è una organizzazione burocratica quasi totalmente inutile: di solito non è in grado di prendere le decisioni sugli argomenti seri. Mentre quando ci riesce, non è in grado di metterle in pratica, quindi nella maggior parte dei casi non possono nemmeno essere considerate delle decisioni.
Trovo inutile augurare all’ONU una veloce guarigione e inopportuno augurare ad essa una morte indolore. Quindi in occasione della importante data mi limito a evidenziare una storica curiosità.
Guardate l’immagine che segue. Sulla parte a sinistra c’è la foto della delegazione sovietica scattata il 12 ottobre 1960 (Nikita Chruščëv si sta preparando al suo intervento scandaloso). Sulla parte a destra, invece, c’è la foto della delegazione russa scattata il 28 settembre 2015 (Vladimir Putin si sta preparando al suo discutibile intervento). Cosa ci comunica questo collage? Ci comunica che nella Sala della Assemblea Generale c’è ancora lo stesso arredamento di 55 anni fa.
Non hanno ancora imparato ad arricchirsi sugli appalti o preferiscono lavorare più in grande?
Potrei commentare l’intervento fatto ieri da Vladimir Putin all’ONU, ma non ha senso. Non ha senso perché, in sostanza, non ha detto nulla di nuovo.
In primo luogo, ha ripetuto il suo vecchio concetto «sbagliano tutti tranne noi».
In secondo luogo, ha ripreso il vecchio concetto «non rompetemi i coglioni perché in Cecenia combatto contro il nostro comune nemico (il terrorismo islamico). Se non lo faccio sarà peggio per tutti, quindi accettatemi alla pari». Questa volta, però, la formula pronunciata è stata «non rompetemi i coglioni per la guerra in Ucraina che sono pronto a combattere il nostro comune nemico in Siria. Se non faccio, sarà peggio per tutti, quindi accettatemi alla pari».
Come conciliare l’ultimo concetto con il primo («sbagliano tutti tranne noi») e con l’appoggio a Assad? Dipende dalla fantasia degli occidentali. Nei prossimi mesi (o settimane?) vedremo i risultati.