Il compositore tedesco Georg Böhm è entrato nella storia culturale mondiale per almeno due motivi: in parte perché è stato uno dei maestri più importanti di Johann Sebastian Bach (esercitando anche una grande influenza sulla attività giovanile di quest’ultimo) e in parte perché è per il suo contributo allo sviluppo della forma della partita corale. Inoltre, la musica di Böhm è interessante perché scritta in uno «stile fantastico», cioè uno stile basato sull’improvvisazione.
Oggi cercherei quindi selezionare qualcosa che possa illustrare le principali caratteristiche del compositore. Böhm è noto per le sue composizioni per l’organo e il clavicembalo (principalmente preludi, fughe e partiture), ma molte delle sue opere possono essere suonate su diversi strumenti alternativi, a seconda di ciò che il musicista-esecutore ha a disposizione. Di conseguenza, è molto probabile che qualcuna delle musiche di oggi vi possa sembrare nota, ma interpretata in un modo poco abituale.
Inizierei con questo preludio e fuga in do maggiore:
E poi metterei il preludio corale «Nun bitten wir den heilgen Geist»:
Ci voleva un po’ di allegria del ’600, vero?
L’archivio del tag «musica classica»
Prima o poi in molti potrebbero chiedersi: Michele Novaro ci ha lasciato – da compositore – qualche musica importante oltre a quella dell’inno italiano? A me sembra di no…
Ma possiamo comunque provare ad ascoltare qualche altra sua composizione.
Per esempio, la gran polka nazionale «Roma e Venezia» (una composizione per il pianoforte non tanto originale, ma ascoltabile):
E poi possiamo provare qualche composizione per l’orchestra con una voce. Per esempio, «La livornese» (testo di Francesco dall’Ongaro)
Non so quale percentuale dei lettori abbia appreso delle conoscenze totalmente nuove da questo post, ahahaha
Dalle temperature non si direbbe, ma l’estate inizia solo dopodomani (almeno, secondo gli amanti di una delle due formalità esistenti). Meno male che a noi interessa sempre lo stato reale delle cose. Proclamo dunque l’estate iniziata già da tempo e scrivo il post musicale seguendo la logica già applicata all’inizio della primavera.
Oggi ascoltiamo le composizioni «estive» di Pyotr Ilyich Tchaikovsky scritte per il suo ciclo per il pianoforte «Le stagioni» (del 1876).
«Giugno. La barcarola»:
«Luglio. La canzone del falciatore»:
«Agosto. La raccolta»:
Gli interessati conoscono (o sono capaci a trovare) le altre nove parti…
Il compositore Domenico Scarlatti fu italiano, ma passò quasi tutta la sua vita professionale tra la Spagna e il Portogallo (e fu influenzato molto dalla musica popolare spagnola). Lavorò all’epoca della prevalenza stilistica del barocco, ma con le proprie composizioni influenzò principalmente il classicismo musicale. Compose molto, ma al giorno d’oggi è noto prevalentemente per le sue sonate (che hanno avuto una certa influenza sulle tecniche moderne del suonare il pianoforte). E allora dedico il post musicale odierno proprio alle sonate di Scarlatti.
Inizio con la Sonata in Si minore (L. 449), suonata da Leonard Gilbert all’Arthur Rubinstein Piano Master Competition (maggio 2011, Tel Aviv):
E poi continuo con la Sonata in Re minore (K 141), suonata da Martha Argerich:
Arriverà il giorno in cui metterò anche qualche composizione di genere diverso di Domenico Scarlatti.
Nella cultura popolare contemporanea la figura del compositore tedesco Georg Philipp Telemann viene spesso in un certo senso «oscurata» dai suoi grandi contemporanei: per esempio, Johann Sebastian Bach. Ma è un fenomeno infinitamente ingiusto. Bisogna tentare di correggere un po’ la situazione…
In oltre sessant’anni di attività Telemann compose tantissimo e, soprattutto, riuscì a seguire con successo tutta l’evoluzione della musica classica che si manifesto nel corso della sua vita. Di conseguenza, è quasi inutile scegliere qualcosa di rappresentativo. E allora vado [quasi] a caso.
Inizio con il concerto per tromba, archi e basso continuo (composto tra il 1708 e il 1714):
E poi continuo con il concerto per viola, archi e basso continuo (composto tra il 1716 e il 1721):
Recentemente [molto recentemente] ho pensato: perché ho postato così poche opere liriche nella mia rubrica musicale?
Non saprei… Ma non è mai tardi rimediare! Quindi oggi posto l’opera in un atto unico «Il banchetto durante la peste» del compositore russo Cezar Kjui. È possibile attivare i sottotitoli in inglese.
Quando scelgo a caso, succede un po’ così, ahahaha
Il compositore greco Nikolaos Mantzaros è oggi noto prevalentemente come l’autore dell’inno nazionale, quindi della musica per la prima parte del poema «L’inno alla libertà» del poeta Dionysios Solomos.
Non è del tutto giusto. Oltre a essere meritatamente considerato il fondatore della scuola musicale classica delle Isole Ionie, ha lasciato anche delle composizioni classiche di un certo valore culturale. Oggi, per esempio, potrei ricordare «Partimenti»: la sua musica per il quartetto d’archi. Ecco alcuni esempi:
P.S.: in alcune fonti biografiche si sostiene che Nikolaos Mantzaros fosse di origini italiane. Si tratta di una affermazione un po’ fantasiosa: il controllo politico da parte dei veneziani della isola Corfù non era secondo me un motivo sufficiente per considerare tutti gli abitanti come italiani.
Il compositore Henry Purcell si è guadagnato – a causa della importanza culturale almeno a livello nazionale e delle somiglianze biografiche – il titolo postumo di «Mozart inglese» anche se visse, in realtà, cento anni prima del suo famoso «collega» tedesco. Le persone non particolarmente esperte della musica classica potrebbero conoscere Purcell solo per la sua opera «Dido and Aeneas» e, eventualmente, per le sue composizioni barocche un po’ in generale. Ma secondo me Henry Purcell meriterebbe di essere studiato un po’ di più…
Oggi, però, faccio una rara eccezione alla regola che mi sono imposto da solo tempo fa (l’esistenza di una opera culturale è già un motivo sufficiente per parlarne) e pubblico una composizione del protagonista del post scelta per una occasione precisa.
Quindi posto la «Music for the Funeral of Queen Mary» del 1695:
Prossimamente pubblicherò qualcosa di più allegro…
Il ciclo delle composizioni per il pianoforte «Le stagioni» di Pyotr Ilyich Tchaikovsky (del 1876) si differenzia dalle altre composizioni sulla stessa tematica anche per la sua organizzazione interna. Infatti, a ogni mese dell’anno è dedicata una composizione propria.
Visto che fuori dalle nostre finestre la primavera sembra essere iniziata in tutti i sensi, quali composizioni avrò scelto per il post musicale di oggi? Sorprendentemente, quelle dei mesi primaverili!
«Marzo. Il canto dell’allodola»
«Aprile. Il bucaneve»
«Maggio. Le notti bianche»
Gli interessati conoscono (o sono capaci a trovare) le altre nove parti…
Il compositore e direttore d’orchestra austriaco Gustav Mahler (1860–1911) ha subito, nel corso della storia, una stranissima trasformazione della propria fama. Durante la sua vita fu universalmente riconosciuto come un direttore d’orchestra geniale e criticato (quando non snobbato) in qualità del compositore. Dopo la sua morte, però, la situazione si è invertita: le sue abilità da direttore di Mahler sono state presto dimenticate, ma «in cambio» la musica da egli scritta è progressivamente diventata tra le più suonate ai concerti classici. Non si sa di preciso se sia il merito di alcuni direttori d’orchestra più famosi del XX secolo (per esempio, Leonard Bernstein) che si sono impegnati tanto nel promuovere la musica di Mahler, oppure della stilistica di Mahler stesso che sarebbe più vicina alle preferenze e abitudini musicali degli ascoltatori di oggi.
L’eredità musicale lasciataci da Gustav Mahler non è grandissima dal punto di vista quantitativo: in parte perché morì a soli 50 anni e in parte perché faticò a comporre avendo preso un po’ male una sfortuna al primo concorso da compositori dove aveva partecipato da giovane. Inoltre, l’insieme delle composizioni di Mahler è costituito quasi esclusivamente dalle canzoni e sinfonie. Dopo alcune riflessioni ho deciso di selezionare per il post di oggi una sinfonia capace di rappresentare al meglio lo stile musicale formato da Mahler-compositore ormai realizzatosi…
E così ho optato verso la scelta probabilmente meno ovvia: la Sinfonia n. 5, scritta nel 1903 e perfezionata più volte nei periodi successivi.
Gustav Mahler volle (e lo formulò esplicitamente nei primi anni del ’900) che la musica e il suo messaggio fossero comprensibili anche senza le parole. E allora non mi dilungo…