Il compositore Antonín Leopold Dvořák, considerato uno dei fondatori della scuola musicale ceca, fece nelle proprie composizioni un ampio uso di motivi ed elementi della musica popolare della Moravia e della Boemia…
Una precisazione che non c’entra alcunché con l’argomento del presente post: qualche anno fa una signorina un po’ particolare mi aveva detto di essere sempre stata convinta che io fossi «un musicista di boemia». Scrivendo di questo fatto curioso ho evitato appositamente la maiuscola perché penso di capire cosa avesse inteso. E, soprattutto, l’ho scritto per dire che la composizione della prima frase dell’articolo si è rivelata un compito difficilissimo: mi sono interrotto da solo con una risata stupida. Va bene, chiudo la parentesi.
Nonostante un notevole legame con le tradizioni musicali locali, Dvořák può essere considerato (e lo è) uno dei più interessanti compositori europei della seconda metà del XIX secolo. La sua fama internazionale iniziò con la prima serie delle Danze slave (op. 46) pubblicate nel 1878:
Negli anni successivi Dvořák confermò le proprie alte qualità di compositore con una buona varietà di tipi delle composizioni, ma per il post odierno ho pensato di sceglierne una delle più note: la Sinfonia n. 9 «Dal Mondo Nuovo» (op. 95), composta nel 1893 – nel periodo della direzione del National Conservatory di New York.
Fortunatamente, il nome – e la musica – di Antonín Leopold Dvořák non si è perso in mezzo a quelli dei numerosi compositori più noti al pubblico «comune».
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I musicisti svizzeri Chris Krebs (violoncello) e Phil Seeholzer (chitarra) si erano conosciuti verso la metà degli anni ’90 al conservatorio di Lucerna. Nel 2006, poi, avevano fondato una società per registrare musica per film e pubblicità. E qualche altro anno più tardi si sono finalmente decisi a suonare, registrare e pubblicare la musica con i propri nomi. Così è nato il duo musicale «Mozart Heroes».
Io li ho scoperti grazie a questa interpretazione della «Nothing Else Metters» dei Metallica:
Dopo tale scoperta sono andato a sentire qualche altro esempio della musica che suonano… Ora, il secondo brano dei Mozart Heroes che potrei proporvi oggi è la quasi ipnotizzante interpretazione del tema principale della serie «Game of Thrones»:
Le persone che si sono interessate al duo possono provare a visitare il loro canale su YouTube o cercarli in altri possibili modi.
Il compositore francese Jules Émile Frédéric Massenet è sempre stato largamente noto e apprezzato prevalentemente per le opere liriche, anche se ai suoi tempi era considerato un conservatore, mentre al giorno d’oggi non viene considerato della stessa importanza (o portata?) dei compositori come Mozart o Verdi.
Per il post musicale di oggi ho deciso di scegliere non una (o una parte della) opera lirica non solo per la tradizione personale, ma anche perché mi sembra di avere osservato — seppure io non sia un critico/esperto musicale — che le semplici composizioni per l’orchestra siano riuscite a Massenet con più costanza nel corso di tutta la sua vita artistica/professionale.
La prima composizione scelta per oggi è dunque la Première suite d’orchestre del 1867:
La seconda composizione scelta è invece la «Fantaisie pour violoncelle et orchestre» del 1897:
In alcune situazioni la musica del genere migliore il mio umore…
Il compositore, direttore d’orchestra e violoncellista prussiano Jacques Offenbach viene logicamente considerato un musicista francese: tutta la sua vita artistica, a partire dal periodo degli studi al conservatorio parigino, è trascorsa quasi totalmente in Francia. E, nonostante un periodo psicologicamente ed economicamente difficile tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70 (del XIX secolo) – quando era sostanzialmente considerato un simpatizzante del nemico sia in Francia che in Germania – è sempre rimasto un compositore e musicista apprezzato in tutto il mondo. Lo è ancora oggi. Ancora oggi viene ricordato e riconosciuto come il fondatore e il maggior rappresentante dell’operetta francese.
L’operetta, però, è un genere troppo leggero e spensierato per i miei gusti. Inoltre, le composizioni di questo genere mi sembrano difficilmente pubblicizzabili attraverso il format che ho adottato già da tempo sul sito (anche se fino al 1858 Offenbach aveva la possibilità economica/organizzativa di pubblicare ed eseguire solo le operette da un atto). Di conseguenza, per il post musicale di oggi ho pensato di selezionare qualche sua composizione più seria. Da un certo punto di vista è meglio così: un bravo artista va ricordato anche per le sue creazioni non commerciali.
La prima composizione selezionata per oggi è la «Introduction et valse mélancolique» per violoncello e pianoforte (composta nel 1839):
La seconda composizione selezionata per oggi è la «Les Belles Américaines» (composta durante la tournée statunitense di Offenbach nel 1976):
Mi sa che è stato comunque un post un po’ leggero.
Mancano appena due giorni alla festa più allegra dell’anno, quindi dobbiamo prepararci ad affrontarla con tutti i mezzi possibili e immaginabili. Anche con la musica adatta…
Per esempio, potremmo ascoltare qualche composizione legata al tema della danza macabra… Dopo alcuni ragionamenti – in realtà non particolarmente intensi – sono giunto alla conclusione che non è necessario tentare di essere troppo originale: posso far (ri)ascoltare la «Homo fugit velut umbra». Si tratta di una delle opere musicali più datate sull’argomento; non si ha una assoluta certezza sul nome del suo reale autore, quindi viene attribuita al compositore italiano del XVII secolo Stefano Landi. L’interpretazione a noi contemporanea più nota e citata è quella di Marco Beasley accompagnato dal «gruppo» l’Arpeggiata:
Non è male, sicuramente meglio di tante altre versioni che mi è capitato di sentire, ma troppo facilmente riesco a immaginarla cantare da qualcuno che ha più voce.
Sto ancora cercando l’interpretazione ideale per i miei gusti (sperando che esista da qualche parte) e nel frattempo aggiungo al presente post musicale, in qualità del tradizionale secondo brano, una composizione per l’orchestra abbastanza famosa.
Infatti, ho pesato di ricordarvi il poema sinfonico «Danse macabre» composto nel 1874 dal compositore francese Camille Saint-Saëns. In particolare, Saint-Saëns si ispirò alla poesia «Égalité-Fraternité» (del poeta Henri Cazalis), nella quale viene descritta la danza degli scheletri al cimitero accompagnata dal battito dei tacchi e dal suono del violino eseguiti dalla Morte. Il compositore ha tradotto la poesia in musica creando una sorta di dialogo tra il violino solista (su cui la Morte suona un valzer) e lo xilofono (che simboleggia il suono delle ossa di scheletri danzanti), accompagnato da violoncelli e contrabbassi, che suonano sempre più forte.
Ecco, per oggi è andata così. Buon Ciaowindows a tutti.
Solo in base all’umore del momento ho pensato di scegliere qualcosa di molto classico per il post musicale di questo sabato… E alla fine ho scelto quasi a caso: il concerto per violino e orchestra n. 1 di Niccolò Paganini, composto (probabilmente) tra il 1817 e il 1818. Questa esecuzione della Detroit Symphony Orchestra, diretta da Jader Bignamini e con il violino di Augustin Hadelich, non è male:
Facciamo che sia un modo di prepararsi al 240-esimo anniversario dalla nascita di Paganini, nato il 27 ottobre 1782.
Paul Hindemith è uno dei più importanti compositori tedeschi della prima metà del XX secolo. Volevo scrivere «compositori classici», ma non sono ancora del tutto convinto sulla opportunità di applicare a egli proprio di quella espressione.
Per fortuna, la classificazione e le definizioni sono quelle cose che mi interessano meno della musica. Prima di tutto, la musica deve essere bella e interessante. Paul Hindemith riusciva a rendere la propria musica bella e interessante in un modo suo: molto spesso componeva per quelle combinazioni degli strumenti classici fino a quel momento considerate insolite. Potrei utilizzare proprio questa particolarità del compositore in qualità del criterio di scelta della musica da postare.
Inizierei dunque dalla sonata per contrabasso e pianoforte (composta nel 1949):
E poi aggiungo la sonata per trombone e pianoforte (composta nel 1941):
Per me la musica di Paul Hindemith è particolare, ma interessante.
Alla corte reale britannica esiste la figura del Master of the Queen’s Music (o Master of the King’s Music). Tale incarico fu creato nel 1626 dal re Carlo I. Il titolare dell’incarico fu originariamente al servizio del monarca d’Inghilterra, dirigendo l’orchestra di corte e componendo o commissionando musica secondo le necessità. Al giorno d’oggi, invece, l’incarico viene ricoperto da persone che si distinguono nell’ambito della musica classica, quasi sempre da compositori. Così, la Regina Elisabetta II ha nominato – durante il proprio regno – quattro Maestri della Musica della Regina, trasformando la nomina a vita in una nomina decennale: al fine di rendere l’incarico più attraente per i compositori contemporanei.
Nel 2014 Elisabetta II ha nominato, per la prima volta nella storia, una donna all’incarico di Master of the Queen’s Music: la compositrice britannica Judith Weir. Le tendenze musicali di Judith Weir sono abbastanza conservatrici, ma i critici musicali sostengono che la signora «sa come rendere misteriose le idee musicali semplici in modi nuovi». Purtroppo, solo gli eventi di cronaca recenti mi hanno spinto ad ascoltare qualche composizione di Weir. Ora provo a condividere con voi due degli esempi scoperti.
Inizio con la «Love Bade Me Welcome» su testi di George Herbert, un poeta metafisico e paroliere spirituale inglese del XVII secolo:
La seconda composizione di Judith Weir selezionata per oggi è la «Ascending into Heaven»:
E ora un Bonus Track: Continuare la lettura di questo post »
Il 22 agosto era il 160-esimo anniversario della nascita del compositore francese Claude Debussy. Per festeggiare la data provo dunque a postare qualche composizione relativamente allegra di Debussy.
Inizio con «Le trimphe de Bacchus» (una suite composta nel 1882):
E poi metto «Le fantasie per piano e orchestra» (composte tra il 1889 e il 1890):
Potrebbe andare bene come un post musicale di auguri? Forse sì.
Nel 1840 il governo francese fu intenzionato a festeggiare, il 28 luglio, il decimo anniversario della Rivoluzione di Luglio. Proprio nella fase di preparazione di tale evento, commissionò al compositore Louis-Hector Berlioz una composizione musicale che avrebbe dovuto essere eseguita per strada. Così nacque la «Grande symphonie funèbre et triomphale». Il 28 luglio 1840 fu diretta dal compositore stesso per le vie di Parigi.
Esistono due versioni di questa sinfonia: quella originale per una orchestra militare di fiati e percussioni e quella rielaborata da Berlioz nel 1842 per aggiungere gli archi e il coro. Io preferisco pubblicare la seconda: perché mi sembra una opera più completa e autonoma.
Questa è l’ultima, nel senso cronologico, sinfonia di Hector Berlioz e, allo stesso tempo, la sua seconda composizione dedicata alla memoria dei caduti durante la Rivoluzione di Luglio: il primo è stato il Requiem del 1837.