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100 anni dalla liberazione

Mi sono proprio dimenticato che ieri era centenario della liberazione del nostro pianeta dal personaggio che si usava chiamare Vladimir Lenin (dalla nascita si chiamava Nikolai Ulyanov, nel corso della attività rivoluzionaria ha preso il cognome-pseudonimo Lenin, nel 1926 gli ex compagni avevano iniziato a chiamarlo Vladimir). Ma noi non ci facciamo confondere dai trucchi e ci ricordiamo che ieri era il centenario della morte proprio di quel personaggio che creò un sistema statale dalle cui coordinate la Russia non è ancora uscita. Questo, tra le altre cose, significa che è politicamente giusto che la mummia di Lenin si trovi ancora sulla piazza principale del Paese e che davanti alla sua piramide si tengano parate militari (l’interramento deve essere la conseguenza dei cambiamenti non il finto inizio). Nell’inno sovietico si cantava «il grande Lenin ci ha illuminato la via» (e, per un certo tratto della storia, quella riga fu arricchita con «Stalin ci ha ispirato al lavoro e alle imprese»): questa è la via sulla quale la Russia sta ancora marciando — a volte cercando di svoltare verso una più moderno e ragionevole — ma sempre tornando indietro. Anche le persone che sanno poco o nulla della Russia contemporanea, se ne sono accorte il 24 febbraio 2022.
Lenin è sicuramente stato un grande, uno dei pochissimi personaggi che hanno realmente influito sul corso della storia nel XX secolo. Ma ci sono solo diversi tipi di grandezza: la grandezza nel Bene, la grandezza nel Male. Le idee sul Bene e sul Male dipendono dalla nostra visione del mondo. La mia visione personale mi porta a vedere il 21 gennaio come una giornata positiva.


Gli scherzi pseudostatistici

La numerologia è una stronzata colossale, ma in qualità di uno scherzo, a volte, può andare bene. In Russia, per esempio, ultimamente si è diffuso quello che sto per riportare…
Nel 1870, l’anno della nascita di Lenin, l’America del Nord, l’Europa e la Russia furono colpite dalla epidemia del vaiolo.
Nel 1920, l’anno del 50-esimo compleanno di Lenin, ci fu l’epidemia mondiale della influenza spagnola (c’è chi fa dei paragoni con la situazione attuale).
Nel 1970, l’anno dei 100 anni di Lenin, c’è stata l’epidemia di colera (prevalentemente in alcune zone dell’URSS).
Nel 2020, l’anno dei 150 anni di Lenin, c’è l’epidemia mondiale del coronavirus (ne abbiamo già letto abbastanza).
Sarà forse meglio interrare, finalmente, Vladimir Lenin?

A meno che non siate dubbiosi di poter campare per altri cinquant’anni, ahahaha


Lo hanno perso

Come se nel mondo odierno non fosse già troppa la tristezza, oggi abbiamo un anniversario particolarmente triste. Il 22 aprile 1870 – 150 anni fa – nacque Vladimir Lenin.
Se io fossi un po’ più convinto del ruolo del singolo nella storia, oggi avrei pubblicato un lungo testo su come Lenin sia stato uno di appena due personaggi che sono riusciti a cambiare il corso della storia nel XX secolo. Ma mi concedo il tempo per formulare meglio l’esposizione dell’idea: quando sarà realmente pronta, sarà interessante e utile pubblicarla anche senza il pretesto di una data storica concreta e/o numericamente bella.

Nel frattempo ribadisco un’altra mia idea della quale sono decisamente più convinto. La data storica realmente triste è quella in cui Uljanov-Lenin decise – se si possa parlare di una decisione presa in un momento determinabile – di dedicarsi più alla attività politica che alla professione forense. Quindi sfrutto l’occasione per ricordarvi il mio vecchio (e un po’ lungo) testo dedicato al fatto che Lenin ebbe delle buone possibilità di diventare un buon avvocato. In un modo o nell’altro, il progresso sociale nel mondo si sarebbe verificato anche senza di lui, per la normale evoluzione delle cose. Mentre i suoi contemporanei avrebbero guadagnato qualcosa in più.
Ma egli preferì soddisfare le proprie ambizioni in un ambito sbagliato.
Non posso ricordarlo con delle buone parole.


In memoria della guida

Esattamente 95 anni fa, il 21 gennaio 1924, è schiattato Vladimir Lenin: la «guida del proletariato mondiale», un buon politico dedicatosi alla dubbia causa, amante dei metodi che solo per una serie di coincidenze conosciamo come «staliniani», un ex avvocato promettente
Sfruttando la ricorrenza odierna, vi racconterei però di un altro aspetto leniniano: dei monumenti in sua memoria.
A nessun altro personaggio storico vissuto sul nostro pianeta è stata dedicata una quantità simile di monumenti. Infatti, ai tempi dell’URSS su tutto il territorio dell’Unione (1/6 della terraferma) fu imposto il culto quasi religioso della venerazione di Lenin. In seguito al crollo del regime comunista e alla comprensibile distruzione di massa dei monumenti di Lenin in Ukraina, Polonia e nelle repubbliche baltiche, la quantità complessiva dei monumenti è diminuita notevolmente. Ma si sostiene comunque che ce ne siano ancora più di 9 mila in piedi.
Non posso commentare le stime sulla quantità, ma posso mostrarvi alcuni degli esemplari più interessanti.
Ufficialmente, il primo monumento a Vladimir Lenin è stato eretto davanti alla entrata della «Manifattura Glukhovskaja» a Noginsk (in provincia di Mosca) il 22 gennaio 1924, quindi il giorno seguente la morte di Lenin.

Tra i numerosissimi monumenti comparsi nei decenni successivi alcuni sono diventati canonici. La forma canonica è caratterizzata dal fatto che la figura di Lenin indica qualcosa con la mano (la giusta via?), proclama qualcosa o manifesta Continuare la lettura di questo post »


Un effetto inatteso

In generale si sostiene che i turisti-tifosi (quelli che vanno all’estero per vedere delle competizioni sportive) siano economicamente poco utili allo Stato ospitante. Infatti, nella stragrande maggioranza dei casi si tratta delle persone con un basso livello di cultura e di reddito: l’interesse esclusivo verso lo sport ne è la conseguenza abbastanza chiara. I turisti di questo tipo vengono quindi per pochissimi giorni, visitano pochissimi luoghi oltre allo stadio e non fanno degli acquisti particolari.
Possiamo quindi immaginare che anche l’effetto economico del campionato mondiale di calcio debba essere piuttosto limitato per la Russia. Cosa potrebbero fare in Russia i tipici turisti-tifosi? Giusto: andare alla ricerca delle conferme di tutti quegli stereotipi che hanno nelle loro teste: la balalaica suonata a ogni angolo, gli orsi bianche per le strade delle città, la gente barbuta con dei cappelli di pelliccia che beve la vodka dalla mattina alla sera (facendo le pause solo per mangiare del caviale)… Ah, poi c’era anche quel tipo pelato, come cazius si chiamava, quello che ha fatta una rivoluzione? Esatto: Lenin. Andiamo a vedere la sua mummia!
Ed ecco che arriviamo al punto centrale del post di oggi. Una delle più grandi sorprese di questo campionato sono state delle lunghissime file dei tifosi stranieri vogliosi di entrare nel mausoleo di Lenin sulla Piazza Rossa. Sulla foto, a destra, potete notare gli archi della sua parte superiore:

Le file così lunghe delle persone intenzionate di vedere il corpicino maledetto non si osservavano dai tempi dell’URSS. In quei tempi, però, oltre ai comunisti convinti ci andavano – essendo di fatto obbligati – le delegazioni dei Partiti politici stranieri sponsorizzati da Mosca, turisti interni e stranieri (questi ultimi, soprattutto, non potevano prendere le decisioni sulle cose da vedere), i militari, gli scolari in gita (quindi schiavi) etc.

Quel che non dipende dalla epoca storica è la sensazione dell’inganno che resta al visitatore all’uscita dal mausoleo. Infatti, dopo molto tempo passato in attesa si hanno pochi secondi per vedere non particolarmente da vicino questa struttura:

Vabbè, ognuno si diverte come vuole.


Lenin avvocato

Oggi vi propongo di dedicate la pausa pranzo a una piccola lettura di storia (tanto è sabato!).

Esattamente 93 anni fa, il 21 gennaio 1924, morì quel delinquente di Lenin. Non ho alcunché di positivo da dire sui risultati della sua attività politica (i metodi vanno invece studiati attentamente), ne tantomeno sulle sue opere scritte. La sua attività professionale pre-rivoluzionaria, invece, è ingiustamente ignorata dagli amanti di storia.

Partiamo dall’inizio. Il 20 novembre 1864 nell’Impero Russo è entrata in vigore una importantissima riforma del processo giudiziario. In particolare, sono state codificate l’indipendenza e l’irrevocabilità dei giudici, la giudicabilità di tutti i cittadini senza eccezioni, la sottrazione delle indagini preliminari dall’elenco delle competenze del Ministero degli Interni, la parità della difesa e della accusa, l’istituzione della giuria e della avvocatura indipendente dallo Stato.

Il balzo verso l’alto della popolarità del nuovo processo giudiziario superò le più ottimistiche speranze degli autori della riforma. Una quantità mai registrata prima delle persone trovò finalmente la possibilità di risolvere le proprie controversie attraverso una causa in tribunale. Anche l’interesse della stampa e della società fu enorme: fino alla fine degli anni ’80 del XIX secolo i principali quotidiani russi pubblicarono quotidianamente i stenogrammi completi dei processi più interessanti. Ci fu, però, anche un notevole problema tecnico: quasi fino alla fine degli anni ’90 mancava la quantità adeguata di avvocati (fino al 1917 si chiamavano procuratori legali). Di conseguenza, tantissimi procuratori legali usarono di delegare alcuni casi ai propri assistenti (persone con meno di 5 anni di esperienza lavorativa in tribunale che non ebbero dunque ancora il diritto allo status di procuratori autonomi).

Proprio in qualità dell’assistente del procuratore legale Andrei Khardin (noto anche come un forte giocatore di scacchi) all’inizio del 1892 Vladimir Uljanov (Lenin) inizio la propria carriera forense. Infatti, i primi 18 mesi della sua vita professionale Continuare la lettura di questo post »


Via Lenin

E’ relativamente facile immaginare che la situazione in Ucraina non è ora bella. E gli occidentali comuni, a quanto pare, non sempre possono immaginare quanto tale situazione fosse poco bella. Il governo nato dopo la deposizione dell’ex presidente Viktor Yanukovich non ha fatto nemmeno una riforma seria, da oltre un anno è in corso una guerra non dichiarata, l’economia è in crescente difficoltà, la propaganda interna supera quella russa nel dividere la società e nell’imporre dei valori morali fittizi.

Su questo sfondo succedono solamente due cose belle in Ucraina. La prima è la demolizione di massa dei monumenti dedicati a Lenin. Secondo me i numerosi Lenin in giro per l’ex URSS vadano demoliti tutti, mentre il suo corpicino sepolto in modo tradizionale in qualche cimitero di Mosca. (Ci sono dei motivi per odiarlo e, allo stesso tempo, ammirarlo ma ne scriverò un’altra volta.)

La seconda cosa positiva in Ucraina contemporanea è accaduta giovedì 10 aprile: il Parlamento ucraino ha approvato una legge che condanna i regimi totalitari comunista e nazista. La legge, tra le altre cose, vieta l’esposizione nei luoghi pubblici della simbologia e dei monumenti ai leader dell’epoca sovietica e, ovviamente, impone la sostituzione di tutti i toponimici che in qualche modo richiamano l’URSS.

Tutto il resto in Ucraina va male. Credono di essere diventati europei di colpo, con il solo fatto di aver abbattuto il vecchio potere. Mentre in realtà il comportamento e la mentalità delle masse sono rimaste praticamente invariate.

Ma, almeno, sono riusciti a trovare un pretesto per liberarsi di tutto quel inquinamento visivo rappresentato dai residui della pessima simbologia sovietica.