L’archivio del tag «lavoro»

Come hanno fatto?

Anni fa, ai tempi del mio lavoro nella consulenza informatica, mi capitava spesso di essere inserito nei team delle piccole e medie imprese. E, in una quantità dei casi non trascurabile, la contemplazione dei miei colleghi temporanei mi faceva sorgere la stessa domanda: «Ma questi casi umani come hanno fatto ad essere stati assunti?» Dal punto di vista professionale erano tutti (beh, quasi) delle persone validissime, a volte pure geniali. Ma dal punto di vista umano no, proprio non tutti. Il mio stupore nasceva quindi dalla comprensione del fatto che quelle non erano sicuramente le uniche risorse disponibili sul mercato.
Crescendo, avevo però capito una cosa semplice e importante. I dipendenti vengono scelti non solo in base alle qualità professionali. Infatti, gli imprenditori, i dirigenti, i manager e i dipendenti semplici non sono dei robot programmati alla sola produzione. Pur essendo delle persone responsabili e avendo dunque in mente la necessità di produrre/fatturare, vogliono lavorare con le persone in compagnia delle quali si trovano bene. Di conseguenza, non bisogna stupirsi della esistenza dei colleghi in qualche modo strani: semplicemente, il capo si trova bene proprio con loro e non con i potenziali altri.
La comprensione di quanto appena scritto potrebbe in realtà rendere la vita più facile a un sacco di persone. Così, per esempio, non dovreste disperarvi troppo per un trasferimento d’ufficio o addirittura un licenziamento: non è detto che sia il risultato di una valutazione della vostra professionalità (ma forse della vostra capacità di relazionarsi). E, soprattutto, ricordatevi che nemmeno voi siete costretti a lavorare con dei colleghi o dirigenti umanamente non compatibili: non siete degli schiavi legati con le catene alle vostre scrivanie.


Fate le riunioni

Non avete molto da fare al lavoro? Vi annoiate? Solo la presenza dei colleghi nello stesso ufficio vi trattiene dal fare altro?
Ora c’è una soluzione.
L’azienda Mschf Internet Studios ha lanciato un nuovo prodotto pensato proprio per voi: Netflix Hangouts, una estensione per il browser Chrome. Tale programma permette di mascherare il Netflix per farlo sembrare una videochat del messenger Google Hangouts.
Ora, guardando le serie su Netflix e pronunciando, periodicamente, delle frasi a caso potete ingannare facilmente tutti facendo finta di discutere delle questioni lavorative con i colleghi degli altri uffici.

P.S.: in realtà spero che nessuno dei miei colleghi abbia la sfiga di avere un lavoro tanto noioso e povero di attività.
P.P.S.: ma se amate il rischio, testate pure il nuovo servizio.


L’importanza di essere richiesti

Osservando bene lo stranissimo mondo circostante, possiamo giungere, prima o poi, alla comprensione di alcuni processi psicologici solo apparentemente complessi. Per esempio, possiamo capire come nascono i desideri (o gli obiettivi) nelle nostre teste. La parola chiave è nostre: non nelle teste in generale e non nelle teste degli amici o conoscenti, ma esattamente in quel cervello che sta elaborando il presente testo.
Passiamo subito al caso pratico e curioso. Immaginiamo una bella azienda milanese, ma per questioni legali la chiamiamo con un nome di fantasia: che ne so… Mondo Codificato S.r.l. L’azienda è composta dal CEO, altri quattro dirigenti e x dipendenti. Si occupa di progetti interessanti (che non sareste mai riusciti a realizzare da soli nonostante tutta la volontà) e si trova in una zona della città quasi centrale (invece di una periferia sfigata raggiungibile solo con un trattore e una mappa satellitare).
Immaginiamo anche che un bel giorno il CEO della azienda abbia trovato il vostro cv su un sito specializzato e abbia deciso di invitarvi per un colloquio. Dalla descrizione del lavoro sembrerebbe che non siete il candidato ideale, ma se invitano per iniziativa propria, perché non andarci? Dopo il colloquio conoscitivo non venite più ricontattati, ma eravate già moralmente preparati a tale esito. E poi nel mondo esistono anche altre aziende belle.
Quattro mesi dopo venite contattati da uno dei dirigenti della stessa azienda: vi invita per un colloquio conoscitivo! Beh, può capitare a tutti, non sono mica obbligati a tenere una lista dei candidati scartati… Però è una bella chance di entrare nella bella azienda nonostante il primo tentativo fallito. Ma dopo la vostra mail «avverto di essere già stato da voi» il dirigente scompare, non si fa più sentire. Capita…
Altri quattro mesi dopo vi contatta un altro dirigente della stessa azienda per lo stesso motivo! E la storia si ripete!
Ricordando che oltre al CEO ci sono quattro dirigenti nella famosa azienda, potete facilmente calcolare che vi restano ancora due tentativi e otto mesi di tempo. Inoltre, interpretando i continui inviti come dei segnali di una presunta divinità, sentite ormai il dovere di corrispondere al disegno supremo. Nella vostra testa si forma la convinzione di essere destinati a finire proprio in quella azienda. Diventate impazienti e iniziate a costruire dei piani fantasiosi.
In realtà l’interpretazione corretta dovrebbe essere leggermente diversa. Bisogna iniziare a pensare su come riuscire a corrispondere agli standard di quella azienda e su come comunicare ai suoi dirigenti dei progressi fatti. Ma questo sarà, si spera, l’argomento del prossimo capitolo della saga.


Il cliente migliore

In base alle ricerche empiriche condotte dalla redazione del nostro sito personale, il miglior cliente del mondo ha la casella postale che non riceve le e-mail e l’editor di testo che non apre i file *.doc (oppure ne apre solo la prima metà).
Certo, nel lungo periodo si rischia di farsi una brutta abitudine, di avere sempre in mente un pretesto comodo per non consegnare in tempo… Ma a volte è bello sapere che non è proprio il merito tuo.
Insomma, auguriamo a tutti di avere almeno un cliente del genere all’anno.
(Ma evitate di pensare male: non è proprio detto che vi prenda in giro!)


La festa senza il contenuto

Non so come, ma all’epoca mi ero perso la notizia: nel novembre del 2016 il Parlamento del Tagikistan escluse il 1° maggio dalla lista delle giornate festive non lavorative. Si tratta di un caso incredibile e unico nel quale tutto il mondo dovrebbe prendere l’esempio da uno Stato non particolarmente distinto per il benessere dei lavoratori (Tagikistan è una delle fonti principali della manodopera non qualificata a bassissimo costo per la Russia).
Secondo l’ideologia grazie alla diffusione della quale divenne possibile l’esistenza stessa della Festa del lavoro, è proprio nel lavoro che un essere umano si realizza, si forma, si guadagna il proprio posto nella comunità. È una visione della realtà parziale, ma condivisibile. Proprio per questo trovo assolutamente illogico privare le persone del lavoro esattamente nella data in cui esso si festeggia.
Il 1° maggio deve essere sempre e per tutti una giornata lavorativa. Anche quando cade di domenica. Per cazzeggiare (o sognare di poterlo fare) ci sono tutti gli altri giorni dell’anno.

P.S.: in Kazakistan a partire dal 1996 ogni 1° maggio si festeggia non la Festa del lavoro, ma la Festa della unità del popolo di Kazakistan. Il nome della nuova festa è una pesantissima presa in giro politico-sociale, ma ne parlerò, prima o poi, in un testo apposito.


Una sottile differenza

Sapete qual è la differenza tra un headhunter e un recruiter? La risposta esatta non suona come «è la stessa figura professionale».
Un headhunter studia la propria potenziale «preda» con tutti gli strumenti disponibili (il solo internet ne offre già tantissimi) per capire se è una persona realmente utile, competente, vendibile etc.
Un recruiter, invece, è un ometto che ritiene sufficiente trovare sui vari database (LinkedIn e simili) delle persone le cui competenze corrispondono alle parole-chiave fornite dal capo e/o dal cliente. Per esempio: cerchiamo tutti coloro che hanno utilizzato il termine – che ne so io – albero. «Pronto, buongiorno, parlo con il signor Tizio Caio? Stiamo cercando una figura di meccanico per la officina all’angolo…»
Io, purtroppo, ricevo pochissime telefonate dai primi e tantissime dai secondi. E mi arrabbio tantissimo, perché per l’ennesima volta una telefonata che apparentemente avrebbe potuto cambiare la mia vita si rivela in realtà una operazione meccanica di chi non ha fatto lo sforzo di leggere il mio CV.
Ma porco Zeus! Leggerlo era il tuo lavoro! Che cazius stai a fare lì? Vai a fingere di essere una foca in spiaggia che siamo in agosto! Il mio tempo costa!
Ehm, scusate.
Insomma, mi rivolgo a tutti i specialisti delle risorse umane. Non siate dei deficienti pigri e annoiati recruiter. Lavorate bene e crescete professionalmente fino a diventare dei headhunter. In tal modo ci aiuterete tutti a finire in una realtà economica migliore.


L’arretratezza dei corsi

Oggi sarebbe il 200° anniversario dalla nascita di Karl Marx. Non sono un grande fan delle sue opere pseudo-scientifiche e, allo stesso tempo, ritengo poco utile sprecare tempo per la critica delle sue teorie obsolete da tutti i punti di vista.
L’unico motivo veramente valido per continuare oggi a discutere della sua figura è la curiosa situazione in cui si trova l’insegnamento della economia in molte università del nostro pianeta. A tutti coloro che si sono laureati molto tempo fa o hanno evitato gli esami di economia il fatto potrebbe sembrare incredibile, ma è reale: sui libri universitari di economia si trovano ancora moltissime tracce del pensiero di Marx.
Si tratta di un fatto reale e tragico. Infatti, moltissime persone dotate di un basso livello di pensiero critico si fanno installare nei propri cervelli una visione di quel mondo che non esiste più da oltre un secolo. Per di più, valutano quel mondo remoto nel tempo (come s esistesse ancora) servendosi delle teorie economiche non completamente sensate.
Gli esempi concreti sono innumerevoli, partendo già dalla stranissima affermazione che un lavoratore dipendente venderebbe il proprio lavoro in cambio del salario. Ciò potrebbe in una certa misura essere vero in una economia caratterizzata da un alto impiego della manodopera non/poco qualificata (per una buona parte del XIX secolo fu ancora così), ma nel XXI secolo non è assolutamente vero. Se l’affermazione marxista fosse vera, il lavoro più conveniente per i «padroni» sarebbe quello delle scimmie: potrebbe essere pagato con poche banane al giorno. Ma alla economia dei nostri giorni non serve il lavoro delle scimmie. Non serve nemmeno il lavoro degli umani che hanno un simile livello di istruzione. Alla economia di oggi servono le conoscenze e le competenze che gli umani sono disposti a vendere e/o condividere. Quelle conoscenze e competenze che permettono di sfruttare le conquiste del progresso e portarlo avanti. E quindi non rimanere indietro nella competizione tra le aziende, tra gli Stati e tra le zone geografiche. Di conseguenza, un umano consapevole ha tutte le possibilità di uscire dalla condizione di essere una merce attraverso la cultura. Più competenze ha una persona, più pregiata diventa, sempre più una merce per pochi, fino a diventare uno status-symbol di cui qualsiasi azienda sarebbe fiera.
Certo, è importantissimo ricordare la differenza tra le conoscenze e le abilità (saper creare e prendere le decisioni è sempre più importante del saper svolgere le operazioni ripetibili secondo le istruzioni imposte), ma questo è l’argomento di un altro lungo post.
Ai fini del post di oggi, invece, possiamo costatare una cosa poco felice. Le zone geografiche nelle quali prevale la vendita del lavoro da parte dei lavoratori si avvicinano sempre più alla concezione del Terzo Mondo. Le zone geografiche dove prevale invece la vendita delle conoscenze son più vicine alla concezione del Primo Mondo. Non dobbiamo dunque prendere il cattivo esempio dagli ammiratori di Marx: lo spostamento delle industrie al di là dei confini dei nostri Stati è una tendenza economica positiva. Essa testimonia un buon livello di progresso economico, sociale e culturale.


Gli auguri del lavoro

In questo giorno di festa auguro a tutti i lavoratori di festeggiare moderatamente, rispettando rigorosamente gli orari (dalle 9:00 alle 18:00) e la pausa pranzo (varia in base al posto di festeggiamento). Gli straordinari non sono richiesti. Anche oggi ogni lavoratore onesto è invitato a mettersi in fila davanti al tornello di uscita 15 minuti prima della chiusura degli festeggiamenti (si riveda l’orario) per non perdere i secondi preziosi e avere pure oggi la possibilità di correre con successo lo sprint verso l’amatissimo divano di casa.
Da domani il lavoro non sarà di nuovo una festa. Chissà perché…

Il poster è stato creato da Art. Lebedev Studio.


I miglioramenti del sito

Nelle brevi (sempre più brevi) pause tra la scrittura di un paper su qualche argomento che non conoscevo fino a ieri e un tesista che sceglie qualche argomento che conosciamo poco entrambi, ho fatto alcuni importanti aggiornamenti del mio sito.
Tra gli aggiornamenti visibili ai visitatori (quindi non puramente tecnici) sono da sottolineare due:
1. Sono stati completamente rifatti gli album fotografici.

2. È ripreso il normale funzionamento della navigazione ← Ctrl → tra gli articoli della stessa tematica (per esempio «Viaggi» o «Automobili russe»). Premendo la combinazione dei tasti Ctrl più una delle frecce, si passa all’articolo successivo o precedente (dipende dalla freccia).


1 gennaio

Probabilmente non lo sapevate.
Oppure speravate che qualcuno fosse più fortunato di voi.
Ebbene, ho una notizia triste per voi: in tutto il mondo occidentale — e non solo per voi — il primo gennaio è una giornata inesistente.
La gente si sveglia di pomeriggio, si rende conto di non poter bere o mangiare, non sa di preciso cosa avesse fatto prima di essersi addormentata e cosa dovrebbe fare ora. Nel momento in cui le persone riacquistano una minima parte della capacità di intendere e volere, è già la sera.
Nel frattempo le vie delle città restano vuote, non succede alcunché in giro per il mondo.
In sostanza, sui libri di scolastici si potrebbe tranquillamente scrivere che un anno normale ha 364 giorni. E ciò sarà vero.
In conclusione del post illuminante di oggi vorrei esprimere le mie più sincere condoglianze a tutti coloro che l’1 di gennaio sono costretti ad andare al lavoro. Nella prossima vita verrete premiati generosamente.

P.S.: oh, Dioniso, ma perché tutte quelle bottiglie sono vuote?!