Il gruppo inglese Jethro Tull è noto, tra le altre cose, anche per avere cambiato spesso il proprio stile musicale adottando degli elementi tipici di generi musicali molto diversi tra loro: compresa la musica classica. In alcune rare occasioni, però, aveva proprio suonato dei cover rock delle composizioni classiche. Oggi vi propongo due esempi di quei cover.
Il primo è il «Bourée», la loro interpretazione della composizione strumentale (barocca) per liuto di Johann Sebastian Bach «Tempesta in mi minore» (inclusa nell’album dei Jethro Tull «Stand Up» del 1969).
Il secondo brano è il «Beethoven’s Ninth»: come potete capire facilmente, si tratta della nona sinfonia di Beethoven…
Valide, direi.
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Il brano strumentale «Cat’s Squirrel» è stato eseguito e registrato, nel corso degli anni, da diversi gruppi rock e blues-rock. Tutti quei gruppi hanno accompagnato il titolo del brano con una nota strana: «una canzone popolare inglese». Mentre in realtà, come ben sanno gli esperti del blues, il prototipo di tale brano è il «Mississippi Blues», registrato nel 1953 dal bluesman Charles Isaiah Ross (noto anche come Dr. Ross):
Il nuovo nome del brano, quello pseudo-popolare-inglese, è comparso per la prima volta sulla copertina dell’album dei Cream «Fresh Cream» del 1966. Ecco la loro interpretazione:
Nel 1968, poi, sono stati i Jethro Tull a includere il brano, sempre con il nome «Cat’s Squirrel», nel proprio album del debutto «This Was».
Poco dopo la pubblicazione del primo album, il gruppo è stato lasciato da uno dei fondatori: Mick Abrahams. Quest’ultimo ha fondato, nello stesso 1968, il gruppo Blodwyn Pig. Anche con questo secondo gruppo ha spesso suonato il brano «Cat’s Squirrel»:
Il brano è stato suonato anche da alcuni altri gruppi, ma non vorrei appesantire troppo il post musicale di oggi. Forse un’altra volta…
Il gruppo inglese Jethro Tull nel corso della propria storia aveva sperimentato – di solito per il volere del proprio leader Ian Anderson – con diversi generi musicali: dopo essere partiti con il blues rock, i Jethro Tull hanno in diverse epoche aggiunto alla propria musica degli elementi di folk, jazz, musica classica e delle varie correnti del rock. I cambiamenti così forti – si tratta dei generi spesso abbastanza lontani tra essi – hanno costituito una delle cause principali dei cambiamenti frequenti della formazione del gruppo: c’era sempre qualcuno disinteressato (usiamo pure questo temine diplomatico) al nuovo genere adottato. Ma, sorprendentemente, i vari cambiamenti non hanno danneggiato la popolarità del gruppo. Anzi, i Jethro Tull, pur essendo sempre lontani dal mainstream, utilizzando degli arrangiamenti difficile e scrivendo dei testi particolari, hanno avuto un buon successo commerciale per oltre un decennio.
Ora, non ha molto senso tentare di riassumere tutta la storia musicale dei Jethro Tull in un solo post. Tale storia, come si è appena detto, è troppo lunga e varia. Sarebbe invece più utile e bello dedicarsi a un periodo stilistico alla volta. Di conseguenza, oggi ho deciso di dedicare il mio post musicale al periodo iniziale del gruppo: quello caratterizzato dal progressive blues e rappresentato dal loro primo album «This Was» del 1968.
Il primo brano scelto per oggi è il «Serenade to a Cuckoo», una cover della omonima melodia del musicista-compositore jazz Roland Kirk. In questa occasione è anche possibile apprezzare l’uso del flauto da parte di Ian Anderson (si dice che sarebbe stato il primo a utilizzare questo strumento nella musica rock).
Il secondo brano scelto dallo stesso album è la «A Song for Jeffrey», dedicata al musicista Jeffrey Hammond (il quale è diventato il bassista del gruppo tre anni più tardi).
Penso che per oggi possa andare bene così. Prima o poi tornerò ai Jethro Tull per condividere qualche altro periodo della loro storia.