L’archivio del tag «irlanda»

Testare il risultato

Nello studio generale della storia mondiale può essere molto divertente anche il semplice studio della cronologia. Per esempio: provate a visitare la pagina della Wikipedia che elenca le invenzioni irlandesi.

Ebbene, sì: dopo l’invenzione del whiskey gli irlandesi si sono presi circa 300 anni di pausa. Chissà perché…
P.S.: nel 2012 è stata istituita la Giornata mondiale del whiskey, essa si «celebra» il terzo sabato di maggio bevendo indovinate cosa agli eventi pubblici registrati sull’apposito sito.


Un nome rarissimo

All’inizio del secolo (ahahaha, suona bene) la polizia irlandese aveva intensamente cercato, per alcuni anni, uno dei trasgressori peggiori del Codice della strada locale: un automobilista polacco che avrebbe violato le regole per oltre cinquanta volte. A tutti i poliziotti irlandesi era stato comunicato il nome del ricercato: Prawo Jazdy…
Questa storia curiosa dimostra quanto è utile conoscere le lingue appartenenti alle famiglie linguistiche (o, spesso, zone geografiche) diverse. Perché cercare un Prawo Jazdy in Irlanda è un po’ come cercare un Driving License in Italia. Stupendosi, in entrambi i casi, per il fatto di non riuscire a trovare il tipo misterioso.
Quindi studiate di più e meglio per lavorare con più efficacia e per evitare le figure di emme internazionali.

Io, da russo che non ha mai studiato il polacco, interpreto subito l’espressione «Prawo Jazdy» letteralmente come «Diritto a viaggiare». Ed è una espressione concettualmente simile a quella che si usa in Russia per indicare quel documento che attesta il diritto di una persona a guidare un mezzo motorizzato.


Brexiti chi può

Guardate bambini, questa signora danese si chiama Margrethe Vestager e nella vita fa la grande burocrate commissaria europea per la concorrenza. Oggi si parlerà del suo fantastico operato volto all’impoverimento dell’Europa.

Il 30 agosto sul sito della Commissione europea è stato pubblicato un dettagliato comunicato stampa sulla decisione della Commissione stessa circa le relazioni tra il fisco irlandese e due controllate della Apple (Apple Sales International e Apple Operations Europe). In un altro documento, pubblicato sempre il 30 agosto, troviamo i commenti della euro-commissaria Vestager.

Si tratta di una curiosa decisione in stile socialista. In sostanza, la Commissione ha osservato una usanza instaurata più di 25 anni fa e in conformità con la legge, l’ha definita illegale post-factum, e ha infine «ordinato» alla Apple di restituire allo Sato irlandese 13 miliardi di euro più gli interessi.

Perché è successo ciò? E’ successo perché nel 2013 gli eurocrati hanno inventato dei principi della tassazione «giusta» e nel 2014 hanno ingaggiato la danese di sinistra Margrethe Vestager per lo svolgimento delle indagini sui regimi fiscali degli Stati come Belgio, Irlanda, Lussemburgo o Paesi Bassi. Le indagini e le conseguenti decisioni della Commissione si basano sul presupposto che ogni regime favorevole alle grandi imprese (come Amazon, Apple etc) violino il concetto della «tassazione equa». In tale ottica non viene fatta alcuna distinzione tra una impresa che apre in Europa una sede fittizia e una impresa che assume personale locale e investe nelle infrastrutture e nella istruzione.

La differenza tra i due tipi di aziende è però ben chiara a quegli Stati europei che cercano ancora di attirare gli investitori di un certo livello. Più di 25 anni fa tale differenza è stata compresa in Irlanda e gli effetti si vedono. Andiamo a vedere i dati ufficiali.

Nel 1991 (l’anno in cui è stata adottata la prima versione del regime fiscale favorevole alla Apple) l’Irlanda era uno Stato con la popolazione poverissima. Infatti, il PIL pro capite era di 14.073 USD (nel 1985 era di 6005 USD).

Nel 2013, cioè 22 anni dopo l’introduzione della pressione quasi nulla per la Apple, il PIL pro capite irlandese era di 50.503 USD.

Come potete facilmente immaginare, non la sola Apple beneficia in Irlanda di un trattamento fiscale favorevole. Il trattamento fiscale in questione è uno dei fattori fondamentali del famoso «boom innovativo» irlandese, del quale vi è sicuramente capitato di leggere negli ultimi anni. per la Commissione europea, però, la ricchezza della popolazione, l’innovazione tecnologica, la ricerca scientifica e tecnologica, l’istruzione e la crescita economica sono nulla nei confronti della riscossione delle tasse alte. Gli Stati-membri dell’UE vengono quindi invitati a far pagare le tesse ugualmente alte a tutti, facendo dunque fuggire gli investitori e tornando alla povertà. Con le tasse raccolte, intanto, prima delle ennesime elezioni si potrà fare qualche regalino ai cittadini rimasti senza lavoro.

Pensate che il modo sia talmente globalizzato che i grandi investitori non abbiano più delle destinazioni verso le quali migrare in cerca delle tasse meno alte? Triplo ahahaha! Ricordatevi che anche Stati sono in concorrenza.

Penso che in questi giorni il Governo irlandese stia (ri)facendo delle serie riflessioni sulla esperienza del Brexit. E non condannerei la loro eventuale decisione di rimanere fuori dall’UE.