L’archivio del tag «guerra»

Un viaggio e una speranza

Riprendiamo l’argomento delle manie dei dittatori. Oltre all’evitare di riconoscere i propri problemi di salute, i dittatori non amano nemmeno viaggiare. Soprattutto quando in casa propria si trovano in una situazione politica complicata. Sono convinti, spesso a ragione, che la loro assenza possa essere sfruttata dai nemici o collaboratori insoddisfatti per la realizzazione (o il perfezionamento decisivo) di un colpo di Stato.

Bashar al Assad è un dittatore atipico già per il solo fatto di esserlo diventato contrariamente alle proprie intenzioni iniziali e solo a causa di un tragico fatto familiare. In ogni caso, non viaggiava all’estero dal 2010 (se non sbaglio): dopo tutto quello che ha fatto dal 2010 in poi, lo volevano vedere veramente in pochi. Ieri, però, ha fatto un viaggio a sorpresa a Mosca «per discutere della operazione militare sul territorio siriano». Dato che un incontro personale con Putin incide pochissimo sull’andamento della guerra in Siria (l’influenza reale di entrambi è minima) possiamo pensare una delle due cose. O spera di essere destituito, o…

Io non ho ancora capito se è tornato in Siria…

Magari sono poco informato e Assad è già a Damasco. Ma è comunque poco furbo puntare su un politico il cui futuro prossimo è per niente roseo. A puntare, naturalmente, è stato quel noto politico che ha portato Assad a Mosca.


I materiali d’accusa

Come avrete già letto, ieri in Olanda la commissione d’inchiesta ha finalmente presentato il rapporto sull’abbattimento del volo MH17 della Malaysia Airlines. Il testo in inglese è disponibile sotto questo link.

Qualcuno potrebbe pensare, in un primo momento, che dopo 15 mesi di lavori (più volte prolungati) si avrebbe potuto pubblicare un elaborato un po’ meno povero. Infatti, risponde solamente alle domande tecniche: come, quando, dove e con quale mezzo è stato distrutto il Boeing. Allo stesso tempo, non dice da chi è arrivato l’ordine di abbattere l’areo, che è l’esecutore e chi assicura oggi a entrambi l’impunità e l’anonimato.

In realtà, l’importanza di questo rapporto è enorme. Lo è perché azzera tutte le versioni complottiste diffuse in questi lunghi mesi dalla propaganda russa (io avevo scritto solo di una di esse). A riguardo, potete legeere i due appendici al rapporto: uno e poi due. Quindi ora il tribunale penale relativo all’abbattimento del Boeing è molto più vicino nel tempo.


Foto di RIA-Novosti


Il mese ideale

Questa domenica pubblico un video che hanno già visto praticamente tutti (e quasi tutti me ne hanno parlato). Ebbene sì, l’ho visto anche io il giorno stesso della messa in onda. Quindi lo pubblico da me solo per trovarlo più facilmente in futuro.

«Russia 24» è un canale televisivo russo di proprietà statale, viene diffuso a livello federale e, via satellite, in tutto il mondo (ma non vi consiglio di andare a cercarlo). Per pura curiosità pubblico pure la versione originale del filmato:
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I russi in Siria

Non posso dire che mi piaccia tanto la modalità con la quale la Russia interviene in Siria, ma non mi piacciono nemmeno le «grandi rivelazioni» sul fatto che la Russia combatte per Assad. Ebbene, finche Bashar al-Assad non si allea con l’ISIL, pure gli americani e i francesi combattono per lui. Lo fanno esattamente come la Russia: bombardando i territori nei quali prevalgono i simpatizzanti di un gruppo terroristico non a servizio dello Stato siriano.

Ma in realtà volevo scrivere di altre due stranezze. La prima consiste nella uniforme adottata dall’esercito russo impiegato attualmente nella base russa a Tartus. Ecco l’immagine riassuntiva:

La seconda stranezza consiste nel fatto che sugli aerei russi impiegati in Siria sono stati coperti i segni distintivi:

Su questo ultimo punto potete pure vedere un video:

La società discute ancora sul perché di queste misure di segretezza. Serviranno per dire «Non abbiamo mai combattuto in Afghanistan Siria»?


Precisiamo l’obiettivo

OK, il primo bombardamento russo in Siria ha colpito un territorio non controllato dall’ISIS, ha ucciso tra 30 e 38 civili e ha fatto sorgere delle perplessità in Occidente. Le domande sulla utilità bellica e il senso politico di tale impresa non devono essere rivolte a me.

La mia unica risposta pubblicabile, per ora, è questa. Dato che la coalizione internazionale anti-ISIS esiste già da tempo, i vertici militari russi hanno probabilmente compreso che la sola volontà di Putin non è sufficiente per crearne un’altra. L’ingresso in quella esistente a condizioni desiderate non è possibile per una serie di motivi politici. Quindi hanno deciso di dedicarsi più alla lotta contro i futuri migranti siriani (che costituiscono un problema molto più concreto per l’Occidente).


Video diffuso dal Ministero della Difesa russo


Putin all’ONU

Potrei commentare l’intervento fatto ieri da Vladimir Putin all’ONU, ma non ha senso. Non ha senso perché, in sostanza, non ha detto nulla di nuovo.

In primo luogo, ha ripetuto il suo vecchio concetto «sbagliano tutti tranne noi».

In secondo luogo, ha ripreso il vecchio concetto «non rompetemi i coglioni perché in Cecenia combatto contro il nostro comune nemico (il terrorismo islamico). Se non lo faccio sarà peggio per tutti, quindi accettatemi alla pari». Questa volta, però, la formula pronunciata è stata «non rompetemi i coglioni per la guerra in Ucraina che sono pronto a combattere il nostro comune nemico in Siria. Se non faccio, sarà peggio per tutti, quindi accettatemi alla pari».

Come conciliare l’ultimo concetto con il primo («sbagliano tutti tranne noi») e con l’appoggio a Assad? Dipende dalla fantasia degli occidentali. Nei prossimi mesi (o settimane?) vedremo i risultati.


Da o verso

Suppongo che negli ultimi giorni tutti abbiano visto le immagini dei profughi che camminano lungo i binari o il bordo di una autostrada per raggiungere l’Ungheria.

Suppongo anche che tutti sappiano che l’Ungheria è considerata, dai profughi in questione, solo una tappa intermedia.

A questo punto non capisco perché si insiste a ripetere che quelle persone «stanno fuggendo da una guerra (dalle guerre) e dalle persecuzioni». Mi dispiace per la situazione che si è creata nei loro Paesi d’origine, ma non posso non ricordare che, per esempio, in Serbia non c’è alcuna guerra da ben 16 anni. E’ altrettanto logico ricordare che la guerra manca pure in alcuni altri Paesi musulmani, dove i profughi si troverebbero, in teoria, in un ambiente più «di casa».

Nemmeno in Grecia, Ungheria e Italia, a quanto mi risulta, ci sono delle guerre in corso. I profughi, però, vogliono andare avanti, verso gli Stati europei più ricchi: Germania, Francia e Inghilterra. Qualcuno si è già dimenticato che le destinazioni preferite sono sempre state quelle? Nessuno però si è reso conto che è cambiata la scusa: la guerra ha sostituito la «ricerca di una vita migliore» perché funziona meglio, colpisce di più l’opinione pubblica per la propria gravità umanitaria.

Più che scappare da una vita pesante, corrono verso una vita bella, piena di sussidi da prendere nei ricchi Stati dell’UE (provenienti dalle tasse degli europei). Spero che gli elettori-contribuenti europei se ne accorgano prima della salita al potere dei vari Governi di estrema destra, intenzionati di deportare tutti gli stranieri, compresi quelli si integrano, lavorano, studiano o semplicemente hanno bisogno di una vera protezione umanitaria.

Se a un buon musulmano non piace l’ISIS, potrebbe almeno provare a combatterlo a casa anziché caricare l’Europa dei propri problemi. Lo stesso vale per tutti coloro che «non hanno futuro» in Patria: fare qualcosa per crearlo? La vita consiste nella soluzione dei problemi ai quali ci troviamo di fronte, non nel tentativo di fuggire verso una esistenza tranquilla.


Le auto dell’OSCE bruciate

Come avrete già letto o sentito, ieri a Donetsk sono state bruciate quattro auto blindate della missione OSCE. Si dice che sarebbe un atto intimidatorio finalizzato a spingere l’organizzazione a ritirare i propri osservatori dall’area della guerra russa-ucraina.

Io non so, per ora, chi e perché lo ha fatto. So solo che nel caso specifico di questa guerra l’OSCE si è dimostrata assolutamente impotente (per dirla in modo gentile). Da quando sono iniziati i combattimenti, infatti, gli osservatori europei non si erano mai accorti degli spostamenti dei mezzi pesanti appartenenti all’esercito russo e hanno ingenuamente creduto alle frasi del tipo «non combattiamo per la Russia» pronunciate dai «separatisti».

Quindi se la missione OSCE dovesse ritirarsi dall’area del conflitto, nessuno ci perderebbe. Anzi, sul campo ci sarebbe una vittima della propaganda russa in meno. E ricordiamoci che ogni vittima (o complice) della propaganda è, spesso senza volerlo, una parte attiva del conflitto.


Selfie Soldiers

Il corrispondente di VICE news Simon Ostrovsky ha girato un buon documentario «Selfie Soldiers» (in inglese). Si tratta di una ennesima e buona dimostrazione della presenza dei militari russi nell’est ucraino.

Gli interessati, volendo, potreste dedicarne una parte della pausa pranzo.


Treno armi

Se mi chiedete come vanno le cose in Ucraina, io vi dico per ora le cose stanno viaggiando verso l’Ucraina:

Il video è stato girato nella periferia della città russa di Taganrog, più precisamente in questa zona.

Lo stesso posto sulla mappa.

La ferrovia in questione va verso la città di Donetsk.