Il Washington Post scrive di come l’esercito russo abbia sprecato in Ucraina almeno dieci costosi missili «Kalibr» per colpire dei simulacri fatti di legno che sono stati scambiati per dei sistemi missilistici statunitensi HIMARS. In particolare, i droni russi hanno trasmesso i dati sulla posizione delle «attrezzature militari» alle portamissili nel Mar Nero, le quali a loro volta hanno colpito i HIMARS finti. Ogni missile «Kalibr» costa circa sei milioni e mezzo di dollari e contiene l’elettronica che non può essere fornita alla Russia a causa delle sanzioni.
La notizia in questione mi fatto venire in mente delle immagini di oltre cento anni fa: Continuare la lettura di questo post »
L’archivio del tag «guerra»
Tra gli alti funzionari russi c’è chi ammette che l’esercito ucraino «starebbe tentando» una controffensiva al sud. Sulla mappa del fronte tra Novovorontsovka e Kherson potete valutare l’entità del «tentativo» (non è necessario capire le scritte):
Purtroppo, non penso che sia l’inizio della fine di questa guerra, ma ho la strana sensazione di essere un «tifoso» che vede riaccendersi una partita (e non avrei mai voluto «tifare» in un modo simile).
L’Associated Press ha pubblicato un archivio di filmati ripresi nelle vicinanze di un posto di blocco della centrale nucleare di Chernobyl alla fine del febbraio 2022. Come nota l’agenzia, si tratta di una delle rare registrazioni video delle azioni dell’esercito russo nei primissimi giorni di guerra.
Il video è stato realizzato da una società commerciale che organizza i tour turistici nella zona di alienazione di Chernobyl. Il proprietario della azienda — Yaroslav Yamelianenko — pochi mesi prima della guerra aveva installato una telecamera fuori dal proprio ufficio (dove si vendevano dei souvenir e cartoline). L’esercito russo, occupando la zona, ha spento tutte le telecamere di sorveglianza del governo ucraino, ma non si è accorto della telecamera di Yamelianenko. La telecamera ha dunque continuato a funzionare per diversi giorni dopo l’inizio della invasione: fino all’esaurimento delle batterie. Ha registrato i movimenti dei mezzi russi al posto di blocco.
Il segnale della telecamera veniva trasmesso al computer di Yamelianenko nel suo ufficio di Kiev. L’imprenditore ha immediatamente informato il governo ucraino della esistenza di questa trasmissione in diretta. Per diversi giorni Yamelianenko e i dipendenti della sua azienda sono rimasti seduti davanti ai monitor contando i veicoli militari che passavano sotto la telecamera.
Ecco quanto è importante essere attenti ai dettagli. Ma anche installare delle webcam sui propri immobili!
L’articolo consigliato per questo sabato non è assolutamente lungo, ma molto informativo: riporta i dati sulla lotta dello Stato russo contro i propri cittadini che protestano (anche solo con delle dichiarazioni pubbliche) contro la guerra in Ucraina.
Il testo proposto sarà dunque utile per scoprire due cose: 1) quanto velocemente il regime di Putin si sta trasformando in una classica dittatura; 2) «i russi vogliono la guerra?».
Oggi, il 24 agosto, è il Giorno dell’indipendenza dell’Ucraina: una festa nazionale istituita nel 1992. Tale data è stata scelta perché il 24 agosto 1991 la Verchovna Rada della Repubblica Socialista Sovietica Ucraina adottò il decreto – con l’entrata in vigore immediata – che dichiarava l’indipendenza dell’Ucraina.
A questo punto, la prima cosa che posso fare è augurare a tutti gli ucraini la veloce vittoria contro gli orchi putiniani, il ritorno della pace e della integrità territoriale e tanta fortuna in tutte le altre cose.
In realtà, ho già pubblicato il suddetto augurio nei luoghi dove gli ucraini mi leggono con maggiore frequenza. A tutti gli altri, invece, posso ricordare di una brutta coincidenza: proprio oggi decorrono i primi sei mesi dall’inizio della guerra. Sei mesi fa in pochi avrebbero scommesso che la festa odierna verrebbe festeggiata ancora almeno una volta… Questa estate, invece, proprio per la data odierna in molti hanno prognosticato qualche azione simbolica da parte dell’esercito russo e del suo comandante supremo. Avendo ormai una certa idea dello stato mentale di quest’ultimo, non posso escludere che tenti di fare qualcosa di particolare. Ma, a eccezione dell’uso di un certo tipo di armamenti, tale azione non dovrebbe incidere in un modo particolare sull’andamento della guerra: le risorse belliche della Russia, per fortuna o purtroppo, sono quelle che sono.
Di conseguenza, l’unica cosa che possiamo fare ora è sperare che per il prossimo Giorno dell’indipendenza dell’Ucraina sia già tutto finito. Anche se il regime politico russo attuale farà di tutto per trasformare la guerra in un lunghissimo conflitto «di posizione».
Non posso proprio non ricordarvi dell’articolo epico uscito sul The Washington Post il martedì 16 agosto. È un articolo molto lungo, ma soprattutto è molto bello e molto interessante: tra qualche anno (o decennio?) potrà diventare – così come è ora – un capitolo del manuale di storia contemporanea… Ma la maggioranza dei miei ha già concluso gli studi e, in più, non è obbligata ad aspettare tanto.
Quindi andate pure a scoprire che la guerra putiniana in Ucraina era prevista dalle Istituzioni statunitensi già nell’ottobre 2021 e che, sulla base di molte notizie dell’epoca apparentemente strane, pure noi avremmo potuto considerarla altamente probabile (io – e non solo io, ma quasi tutti gli osservatori semplici – eravamo troppo convinti della razionalità di Putin e non sapevano interpretare i pochi indizi). Inoltre, l’articolo segnalato è interessantissimo nel descrivere i tentativi di alcuni Stati di scongiurare la guerra e, allo stesso tempo, di aiutare l’Ucraina a prepararsi per resistere almeno per qualche giorno…
Ma non mi metto certo a riassumervi tutto il testo. Concludo osservando che il presidente Zelensky si è rivelato, nei suoi preparativi alla guerra, uno stratega molto più saggio degli americani e di alcuni europei.
La statunitense Starbucks – che conoscete sicuramente tutti – è una delle migliaia di quelle aziende che hanno lasciato il mercato russo dopo l’inizio della guerra contro l’Ucraina. Precisamente, l’addio è stato annunciato alla fine di maggio, mentre all’inizio di giugno è stato comunicato che l’intero attivo della Starbucks in Russia è stato venduto al «duo» composto da un noto rapper e un noto ristoratore russi.
Ebbene, ieri (il 18 agosto) a Mosca è stato aperto – in uno dei locali dell’ex Starbucks – il primo punto-vendita della nuova catena di caffè. Si chiama «Stars Coffee» e ha il logo con una ragazza che indossa un kokošnik.
Non si tratta di un caso singolo della fantasia particolarmente ricca. È una delle tante manifestazioni del tentativo di imitare due cose: la «normalità» e la convinzione di «farcela anche senza l’Occidente». La storia insegna che nei primi mesi di ogni invasione militare si osservano delle tendenze del genere. Ma poi l’umore cambia radicalmente.
Tutti hanno sicuramente già visto i vari mix dei video delle esplosioni all’aeroporto militare in Crimea (avvenuti il 9 agosto). Io ne posto solo uno per ricordarmi il grande evento: visto che le autorità ucraine non si attribuiscono il merito delle esplosioni (non sono stati loro o non vogliono riconoscerlo per non mettere a rischio le forniture delle armi dagli USA? boh…), possiamo presumere che anche in questa guerra esistono veramente i partigiani. Bisogna solo vedere se a provocare le esplosioni siano stati quelli ucraini o quelli russi-anti-Putin.
La lettura che vi consiglio per questo sabato è una inchiesta della «Novaya Gazeta» su chi, come, perché e tra quali elementi sociali conduce in Russia l’arruolamento nei battaglioni da spedire alla guerra contro l’Ucraina. Si potrebbe dire che si tratta di una mobilitazione di fatto (ma almeno per ora non di massa) che fa preoccupare, tra l’altro, anche per le sue conseguenze sociali future.
Capisco benissimo che gli organizzatori di questo arruolamento sperano tanto nella morte in guerra di tutti gli elementi ingaggiati. Proprio per questo i battaglioni dei «volontari» vengono utilizzati per «testare» con i loro corpi le direzioni degli attacchi da tentare. Ma, allo stesso tempo, capisco che diversi di quei criminali – armati ed esperti della guerra – un giorno vorranno e riusciranno a tornare in Russia. Dopo la sconfitta in guerra dovranno tornare. A quel punto si evidenzierà un problema serio che dovrà essere osservato e risolto ormai non da chi lo ha creato.
L’agenzia Bloomberg scrive – citando delle fonti del governo degli USA e dell’intelligence europea – che alla fine di luglio la nave mercantile russa «Sparta II» sarebbe arrivata a Novorossiysk da Tartus (Siria) trasportando delle attrezzature militari. E avrebbe portato in Russia almeno 11 pezzi di attrezzature militari.
Il dettaglio più interessante di questa notizia non sta nel fatto che una nave mercantile sarebbe stata utilizzata, furbamente, per il trasporto segreto di armi attraverso gli stretti pacifici. Il dettaglio più interessante della notizia è la comprensione del fatto che l’esercito russo sembra ormai essere costretto a raccogliere le armi serie dalle basi più lontane, e non solo dai vecchi depositi sovietici. È quindi su questo dettaglio che si possono basare alcune speranze di una fine relativamente rapida (o almeno in una diminuzione) della guerra tradizionale sul territorio dell’Ucraina.
Inoltre, si potrebbe capire molto sullo stato dell’industria degli armamenti russa, ma questo è un grande argomento tecnico a parte.
E, in più, si può presumere che sul «fronte Siriano» ci saranno ora meno opportunità di coprire l’Israele un tempo quasi alleato. Di conseguenza, anche se l’amico di qualcuno Netanyahu dovesse riuscire a tornare al potere, sarà comunque politicamente grato solo per il passato sempre più distante, ma non per gli aiuti di oggi. Ma questo è un altro grande argomento separato.