L’archivio del tag «guerra»

Le illuminazioni

Ora che più o meno tutti hanno letto la (o sentito parlare della) intervista di Mario Draghi pubblicata ieri, posso dire che nel mondo c’è almeno una persona in più che ha finalmente capito tutto. Perché questa frase è un ritratto sintetico ma preciso di Vladimir Putin:

Comincio a pensare che abbiano ragione coloro che dicono: è inutile che gli parliate, si perde solo tempo.

Dopo averla letta, mi sono improvvisamente ricordato delle parole di Angela Merkel sullo stesso personaggio, dette – come sostengono i giornalisti – a Barak Obama: «non sono sicura che Putin abbia mantenuto il contatto con la realtà». Quel commento era stato pronunciato all’inizio di marzo del 2014, dopo una conversazione telefonica tra Merkel e Putin dovuta alla invasione russa della Crimea (la quale era in corso proprio in quel periodo).
Aspettiamo altri otto anni per la prossima illuminazione? O acceleriamo un po’ il ritmo?


Le nuove forme di protesta

Oggi è il cinquantaduesimo giorno di guerra in Ucraina. Sempre da 52 giorni in Russia si osservano delle repressioni di massa contro le persone che «si permettono» di manifestare anche nei modi più innocui contro questa aggressione voluta e avviata da Vladimir Putin. Le persone che manifestano per strada (per esempio, anche solo tenendo in mano un piccolo cartello con la parola «Pace») o, spesso, pubblicano qualcosa su internet con il proprio nome vengono fermate, multate, spesso rinchiuse per diversi giorni e maltrattate dalla polizia. Di conseguenza, un po’ in tutta la Russia si stanno diffondendo anche delle forme anonime di protesta. Prima o poi riuscirò a raccogliere abbastanza materiali per scrivere di quelle più interessanti, mentre oggi racconto solo di una di esse.
Una forma di protesta anonima che si sta diffondendo in questi giorni a San Pietroburgo consiste nel lasciare nei luoghi pubblici delle piccole figure – fatte con dei materiali vari – che tengono «in mano» dei cartelli con delle scritte contro la guerra.
«Smettetela di uccidere i bambini»:

«Io sono stanco di avere paura»:
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Mosca “promossa”

Anche la stampa italiana scrive dell’incrociatore russo «Moskva» (sì il nome è traducibile in italiano come «Mosca»), la nave ammiraglia della flotta militare russa.
Nell’ambito di tale argomento è curioso osservare – ancora una volta – come cambia la posizione ufficiale dello Stato russo.
Come scrivono in vari canali di Telegram, le notizie ufficiali sulla sorte del «Moskva» continuano a essere cambiate e a corrette. Prima si era comunicato della detonazione delle munizioni, poi della esplosione del carburante, poi dell’equipaggio che è stato completamente evacuato (di solito significa che la nave è stata affondata), mentre ora la parola «completamente» è sparita. Inoltre, è abbastanza interessante notare che il sito del Ministero della Difesa russo per ora non dice alcunché sull’argomento.
In base alle informazioni non (ancora) verificate, sull’incrociatore si trovavano alcuni generali importanti, quindi ieri erano stati inviati delle navi ed elicotteri per tentare di salvarli. Ma la tempesta non avrebbe permesso di avvicinarsi la nave. Non si sa ancora se la nave sia ancora a galla o sia già affondata.
La parte ucraina ha solamente lasciato intendere che la nave è stata bombardata.
Pure Peskov (il portavoce di Putin) non ha ancora detto nulla sull’argomento: apparentemente, nel Cremlino non sono ancora sicuri di nulla a causa di molti fake news in circolazione.
In ogni caso, perdere la nave ammiraglia (penso che in ogni caso si possa ormai parlare della perdita) nella guerra con uno Stato che non ha una propria flotta militare è un nuovo importantissimo traguardo!

(La marina militare ucraina si trovava in uno stato pessimo anche prima della annessione russa della Crimea, la base principale della flotta ucraina).
UPD: nel corso della giornata il Ministero della Difesa russo aveva prima dichiarato che l’incrociatore sarebbe stato danneggiato, ma non modo critico (quindi capace di continuare la navigazione) e, successivamente, che sarebbe affondato mentre veniva rimorchiato verso il porto in condizioni di tempesta. Insomma, è stato fatto tutto il possibile per non ammettere l’efficienza del bombardamento ucraino…


L’evoluzione degli obiettivi

Fortunatamente, su questo pianeta vivono ancora delle persone che hanno molta più pazienza di me nell’osservare le tonalità del marrone. Quindi è stata stilata la cronologia dei cambiamenti negli obbiettivi della guerra in Ucraina pubblicamente dichiarati dal governo russo.
– 24 febbraio, gli obiettivi secondo Dmitry Peskov (il portavoce di Putin). Lo scopo della «operazione militare speciale» è quello di smilitarizzare e denazificare l’Ucraina per eliminare la minaccia alla Federazione Russa;
– 25 febbraio, gli obiettivi secondo Maria Zakharova (la portavoce del Ministero degli Esteri). Lo scopo della operazione è quello di proteggere la gente e sanzionare il regime «fantoccio» responsabile dei crimini contro i civili, compresi i cittadini russi;
– 25 febbraio, gli obiettivi secondo Sergey Lavrov (il ministro degli Esteri). Lo scopo della operazione è quello di smilitarizzare e denazificare l’Ucraina e, successivamente, liberare gli ucraini dall’oppressione da parte del loro governo attuale;
– 25 marzo, gli obiettivi secondo il colonnello generale Sergey Rudskoy (il capo della Direzione Operativa Principale dello Stato Maggiore). L’obiettivo della operazione è la liberazione della LNR e della DNR;
– 29 marzo, gli obiettivi secondo Sergei Shoigu (il ministro della Difesa). L’obiettivo principale della operazione è la liberazione del Donbass.
– 3 aprile, gli obiettivi secondo Dmitriy Peskov. Uno dei principali obiettivi è quello di salvare la LNR e la DNR e ripristinare la loro statualità entro i confini del 2014 fissati nelle loro Costituzioni;
– 8 aprile, gli obiettivi secondo Dmitry Peskov. L’obiettivo della operazione è quello di prevenire la terza guerra mondiale;
– 11 aprile, gli obiettivi secondo Sergey Lavrov. L’operazione speciale della Russia sarebbe stata progettata per porre fine alla crescente dominazione degli Stati Uniti nel mondo.
Ecco, a questo punto possiamo aspettarci a breve una nuova rivelazione (ma non so ancora da quale funzionario russo): l’operazione militare speciale è stata lanciata per prevenire un attacco alla Russia degli alieni provenienti dal pianeta Nibiru e «sbarcati» in Ucraina grazie a un portale intergalattico segreto.


Calcolare le perdite

Le persone più interessate al «funzionamento tecnico» di una guerra possono dedicare una parte di questo finesettimana allo studio dell’interessante sito oryxspioenkop.com
Quel sito – che io ho scoperto «grazie» alla guerra di Putin contro l’Ucraina – è un classico esempio del giornalismo basato sul big data raccolto da una molteplicità di fonti molto diverse tra esse. Così, gli autori del suddetto sito si occupano del calcolo delle perdite militari basandosi sui dati arrivati dai social networks, video vari, pubblicazioni sui mass media, fotografia aerospaziale etc. etc.: la precisione del risultato finale pubblicato si rivela abbastanza alta per quanto riguarda le perdite dei vari mezzi militari (non solo carri armati, ma tutte le macchine in generale) e, inoltre, permette di fare una stima «scientificamente» sensata circa le perdite umane. Infatti, con ogni macchina militare distrutta (carro armato, camion, qualche mezzo blindato etc.) viene solitamente distrutto anche il rispettivo equipaggio: ucciso o fortemente ferito.
Leggendo, qualora interessati, i dati riportati sul sito scoprirete quante centinaia dei mezzi militari russi sono da considerare persi perché abbandonati o catturati (complessivamente sono già molti più di mille). Non so riuscireste a immaginarlo da soli, ma quei due dati hanno la stessa esatta spiegazione dell’avanzare lento dell’esercito russo sul territorio ucraino: la corruzione. Infatti, molti mezzi vengono abbandonati perché sono guasti (i soldi per la manutenzione o per i pezzi di ricambio sono stati rubati), con i pneumatici danneggiati (quelli di scorta esistono solo sulla carta) o rimasti senza il carburante (il carburante è magicamente «sparito»). Quei mezzi abbandonati che possono essere recuperati e utilizzati vengono quindi catturati dall’esercito ucraino (ma non sono gli unici a essere conquistati).
Ora potete andare sul sito e provare a fare uno studio attento delle perdite…


Capire la differenza

The New York Times conferma l’autenticità di quel video (solo per adulti mentalmente forti!) – apparso su internet il 4 aprile – che mostra come i militari ucraini sparano ai militari russi feriti. Alcuni di questi ultimi hanno le mani legate.
Avrei anche potuto provare a raccontare che, in parte, posso capire i militari ucraini e immaginare i sentimenti alla base del loro comportamento. Ma non voglio sembrare uno che giustifica ogni forma di violenza.
Voglio anticipare la reazione delle numerose vittime della propaganda putiniana (purtroppo, ne conosco qualcuno di persona).
Voglio quindi sottolineare la differenza – oppure una delle differenze? – tra i massimi superiori dei militari russi e ucraini.
Lo Stato russo, per esempio, continua a negare la responsabilità del proprio esercito per l’uccisione (che spesso ha le tracce di una esecuzione, esecuzione intenzionata) dei civili nella provincia di Kiev. Continua a negarla nonostante avere sempre sostenuto, fino al momento della scoperta dei corpi, di avere controllato il rispettivo territorio proprio nei giorni delle uccisioni.
Lo Stato ucraino, invece, ha reagito al video menzionato all’inizio di questo post in una maniera diversa. Mykhaylo Podolyak, un consigliere dell’ufficio del presidente ucraino, commentando il video ha sottolineato che se Kiev dovesse ricevere le prove di «un qualsiasi atto illecito» commesso da parte dei militari, essi «avranno delle conseguenze reali».
I dirigenti ucraini capiscono benissimo di poter contare sugli aiuti internazionali durante e dopo questa guerra solo nel caso del totale rispetto delle regole militari e del diritto internazionale. Ma nella situazione creatasi entrambe le parti hanno bisogno degli aiuti…


Come cambiano i termini

Sicuramente vi ricordate che due settimane e mezzo fa Joe Biden aveva esplicitamente definito Vladimir Putin come un criminale di guerra. Molto probabilmente vi ricordate anche che tale definizione è stata criticata da molti per essere poco diplomatica…
Io, invece, già in quei giorni avevo seriamente dubitato della opportunità di essere diplomatici in determinate situazioni. Perché mi ricordo a cosa avevano portato i tentativi essere diplomatici — nei confronti di un pazzo dell’epoca — a cavallo tra gli anni ’30 e ’40 del secolo scorso. A molti vengono in mente i parallelismi con gli eventi di quegli anni, ma non a tutti viene in mente che all’inizio — quando venne perso molto tempo — ad avere ragione fu il politico con il linguaggio meno diplomatico: Winston Churchill. Ma il mondo cambia, quasi un secolo più tardi tutto succede più velocemente: probabilmente anche a causa di una migliore diffusione della informazione.
Più velocemente arriva anche la comprensione di chi sia il politico con il quale bisogna coesistere.
Il prossimo passaggio: comprendere che non bisogna tentare di coesistere con certi personaggi.
Le persone più sensibili interrompano ora la lettura di questo post.
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Il perché di Abramovič

Alle persone che si interessano un po’ più profondamente dei difficili (ehm, sì, proprio difficili) rapporti attuali tra la Russia e l’Ucraina è sicuramente capitato di leggere che ai cosiddetti «negoziati» in Turchia (ma anche quelli precedenti) aveva partecipato anche il ben noto a tutti Roman Abramovič. Una persona media potrebbe a questo punto chiedersi: come c’entra questo amante del calcio inglese e degli yacht giganti con le trattative sulla fine di una guerra? Direi che per una persona media è una domanda abbastanza logica.
Io, a questo punto, potrei dividere la mia risposta in due parti. Prima di tutto, posso consigliare a tutte le persone realmente interessate ad approfondire l’argomento di leggere il recente articolo – un po’ lungo ma ben fatto – pubblicato sul Financial Times. L’accesso è a pagamento, ma potreste riuscire a organizzarvi con una spesa minima o, per esempio, attraverso qualche accordo / offerta messa a disposizione dalla vostra azienda (lo dice uno che sfrutta l’università, ahahaha).
La seconda cosa che posso dirvi circa il coinvolgimento di Abramovič nei «negoziati» è un principio che ho avuto l’occasione di approfondire diverse volte durante i miei studi degli ultimi dieci anni. Tra le varie – e vere! – doti imprenditoriali di Roman Abramovič ce n’è una particolarmente interessante: la sua incredibile capacità di raggiungere gli accordi funzionanti e rispettati dalla controparte, ma non scritti, non registrati, non depositati, non firmati, non qualsiasi altra cosa… Una buona parte delle ricchezze di Abramovič è stata accumulata – o a volte salvata – proprio grazie alla suddetta capacità.
La capacità che si è rivelata utile anche in questo nuovo contesto, in quel momento quando si cerca di fare 1) i negoziati-perditempo; 2) i negoziati con i risultati che si potrebbe «dimenticare» per primi in un qualsiasi momento futuro.
Perché Abramovič ha accettato di partecipare a una impresa del genere? Perché una delle abilità principali di ogni imprenditore russo – indipendentemente da quanto sia autonomo e grande – è quella mantenere i buoni rapporti con i detentori del potere: per salvare la propria attività, le proprie ricchezze e la propria libertà. Chi non ha questa capacità non esiste in qualità di un imprenditore russo. Abramovič, come tutti gli altri, potrebbe anche tentare di mollare ogni impegno e stabilirsi da qualche parte in Europa o negli USA, ma capisce che nessuno può ormai garantirgli l’infinita indulgenza dalle sanzioni.


Sempre la stessa guerra

Il martedì 29 marzo si erano tenuti in Turchia i cosiddetti «negoziati» tra la Russia e l’Ucraina. Il loro unico obiettivo era, per la Russia, quello di perdere un po’ di tempo. Infatti, la guerra sta continuando più o meno come prima. Prendiamo un giorno caso: il giovedì 31 marzo.
Il fuoco illumina il cielo notturno nella parte orientale di Kharkiv, dove l’esercito ucraino sta liberando la strada dai mezzi militari abbandonati e/o distrutti:

La gente si rifugia in una chiesa dopo essere fuggita dai villaggi vicini dove è entrato l’esercito russo. Bashtanka, regione di Mykolayiv:
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Ragionare sulla propaganda

A volte mi capita di sentire o leggere le persone che, dimostrando delle scarse capacità di analisi, ripetono in un modo sconsiderato i vari slogan della propaganda putiniana. Per esempio, alcuni chiedono: perché la NATO (o gli USA) poteva fare l’intervento X, mentre la Russia non potrebbe fare una cosa simile / uguale? Per fortuna, è un trucco della propaganda che può essere smontato molto facilmente.
Prima di tutto, in generale, il fatto un intervento militare sbagliato – qualora dovessimo considerarlo sbagliato o addirittura illegale – non può giustificare tutti gli altri interventi sbagliati. Se Tizio ha ucciso, Caio non può e non deve sentirsi autorizzato a compiere lo stesso fatto.
E poi possiamo vedere i dettagli di ogni singola guerra concreta condotta dagli USA o dalla NATO. Oggi farei l’esempio dell’intervento nella ex Jugoslavia. Andiamo per punti:
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