L’archivio del tag «guerra»

Le minacce di Volodin

Il presidente della Duma Vyacheslav Volodin, commentando la futura fornitura europea e americana della arme offensive alla Ucraina, ha scritto sul proprio canale telegram:

Con le loro decisioni, Washington e Bruxelles stanno conducendo il mondo in una guerra terribile: un tipo di azioni militari molto diverse da quelle attuali, in cui gli attacchi vengono effettuati esclusivamente contro le infrastrutture militari e critiche utilizzate dal regime di Kiev.
Data la superiorità tecnologica delle armi russe, i politici esteri che prendono tali decisioni devono capire che questo potrebbe portare a una tragedia di proporzioni globali che distruggerebbe i loro Paesi.

Quale è il concetto chiave di tale dichiarazione? Il concetto chiave è la presunta «superiorità tecnologica delle armi russe» che fino a questo momento è rimasta invisibile agli occhi degli abitanti del nostro pianeta (a meno che non prendiamo in considerazione i cartoni animati che piacciono tanto a Putin).
Da chi è stato menzionato questo concetto? Da un funzionario di livello alto, ma non da uno di quei rappresentanti dello Stato russo che per lavoro sono chiamati a parlare con i rappresentanti degli Stati esteri.
Volodin non capisce quanto il concetto faccia ridere all’Occidente? Penso che lo capisca.
Di conseguenza, come dobbiamo reagire? In nessun modo. Oppure, volendo, fare una risata. Perché è evidente che Volodin si sta rivolgendo al pubblico interno, sta cercando di comunicare al popolo che «la Russia è comunque più forte di tutti, volendo può battere facilmente l’Occidente». Potrebbe sembrarvi strano, ma in Russia c’è ancora chi ci crede.
P.S.: i personaggi considerati all’estero un po’ più di Volodin parlano direttamente dell’uso della bomba atomica, ne parlano in un modo sempre più isterico. Ma, se ci avete fatto caso, non ne parla più il personaggio principale: non so bene il perché, forse spera ancora di apparire «quello buono che trattiene i collaboratori cattivi». Boh, non so.


Zelensky al Forum di Davos

Oggi nella rubrica dei video metto l’intervento di Zelensky al World Economic Forum di Davos. «Semplicemente» perché è sempre meglio sentire da una fonte diretta quei concetti – e non solo quelli – che uno come me spesso tenta di riassumere con le parole proprie.

Più vengono ripetuti quei concetti, prima verranno compresi. Spero…


La lettura del sabato

L’articolo segnalato per questo sabato è dedicato a un singolo aspetto della guerra in Ucraina che attualmente può logicamente essere considerato di importanza non primaria. In effetti, rispetto alla uccisone di migliaia di persone o alla distruzione di ogni forma della infrastruttura civile e dell’industria, il saccheggio di un museo d’arte non è la manifestazione più grave della guerra.
Ma alla fine della guerra sarà sicuramente uno dei tanti campi delle indagini, punti di accusa e ambiti di ricostruzione.
Di conseguenza, oggi vi consiglio «serenamente» l’articolo «Museum Takeaway» dedicato al saccheggio del museo d’arte della città di Kherson. E vi ricordo una importante distinzione che in realtà caratterizza un po’ tutte le barbare di questo mondo: solitamente i militari russi rubano le lavatrici o i bollitori per le proprie famiglie e le opere d’arte per i propri «datori di lavoro».


Sicuramente lo avete già letto. Ieri gli eurodeputati hanno adottato, a maggioranza di voti, una risoluzione per l’istituzione di un tribunale speciale che persegua i vertici politici e militari di Russia e Bielorussia per l’aggressione militare contro l’Ucraina.
Ovviamente sono infinitamente contento per il fatto che si siano finalmente decisi, ma allo stesso tempo capisco benissimo che per ora si tratta solo di una semplice presa di posizione politica. Lo dico non solo perché le risoluzioni del Parlamento europeo non sono vincolanti. Lo dico anche e soprattutto perché capisco bene – come lo capiscono pure molti politici europei – che la maggioranza dei vertici politici russi (ne abbiamo in mente prima di tutto uno) quasi sicuramente non farà in tempo a diventare l’imputato di un tribunale speciale peri crimini di guerra.
Non farà in tempo non perché qualcuno si decida a eliminarlo fisicamente, ma perché è una persona ormai non giovanissima. Attualmente ha 70 anni; chissà quanti ne avrà quando:
a) si arriverà a un compromesso sulla competenza territoriale del giudice (l’istituzione di un tribunale in Ucraina, secondo il diritto internazionale, non è meno logica di un tribunale speciale sul modello di quello dell’Aja);
b) verrà realmente creata la normativa per l’istituzione del tribunale speciale;
c) verranno svolte tutte le indagini;
d) verranno formulate le accuse e individuati i primi imputati;
e) finirà la guerra;
f) gli imputati verranno fisicamente catturati e portati sul territorio del tribunale.
Ecco, ora dovreste immaginare che di anni ne passeranno ancora tanti. Mentre la vita terrestre di ogni umano è naturalmente limitata.
Però la dichiarazione politica del Parlamento europeo è importante. Anche perché potrebbe valere come l’ultimo avvertimento a certi collaboratori dei vertici politici russi.


Mark Milley – il capo dello Stato Maggiore congiunto delle Forze Armate degli Stati Uniti – ha comunicato che il 15 gennaio quasi cinquecento militari ucraini hanno iniziato un addestramento avanzato al combattimento in Germania. L’addestramento avviene nell’ambito di un programma specifico degli USA, dovrebbe durare da cinque a otto settimane e, tra le altre cose, dovrebbe essere mirato al migliorare utilizzo dei sistemi di difesa aerea Patriot.
Di fronte a una notizia come quella appena riportata, nella mia testa iniziano a combattere due personalità diverse: una che si innervosisce ogni qualvolta si intravede l’ombra di una dietrologia e una che, essendo molto ottimista (oppure pessimista, in base al caso concreto), tenta di leggere le notizie in un modo estensivo. In particolare, la seconda personalità sta tentando di interpretare la notizia nel senso che gli USA si siano finalmente decisi fornire più armi moderne e serie alla Ucraina. Dove la parola «più» si intende sia nel quantitativo che quello qualitativo. Ma, ovviamente, «per ora non possono divulgare tutto».
In ogni caso, si osserva una buona tendenza. Si è finalmente giunti – forse – alla conclusione che questa guerra non può essere vinta semplicemente aspettando il crollo del regime putiniano.


I “risultati” della CMP Wagner

Visto che pure in Occidente si scrive e si parla spesso della compagnia privata militare russa Wagner (chissà perché?), è interessante scoprire e comunicare ai miei lettori alcuni dei suoi «risultati».
Cominciamo dal fatto che, ufficialmente, il numero totale di detenuti «sottratti al controllo del Servizio Penitenziario Federale russo» è di 38.244. Tradotto in linguaggio umano: il proprietario della Wagner Prigozhin è riuscito ad arruolare quella quantità dei detenuti, promettendo a loro la libertà, la cancellazione delle condanne, i soldi e la bella vita.
Ma poi leggiamo che al 1° gennaio 2023 ben 29.543 persone arruolate nelle fila della Wagner sono state «cancellate dagli elenchi». Tradotto in linguaggio umano: uccise, ferite, disperse e catturate dagli ucraini.
Le persone amnistiate a termine di 6 mesi di «lavoro» sui campi di battaglia: 106 (0,28% del totale).
Quindi le perdite sono del 77%.
A questo punto è interessante aggiungere che il nuovo «manuale» per i media statali e filo-statali russi non raccomanda più di nominare Wagner. Probabilmente perché Prigozhin aveva detto, mesi fa, che «o combattono i detenuti o combattono i vostri figli»… I detenuti di Prigozhin stanno per finire.
Concludo il post statistico di oggi con le foto di alcuni cartelli pubblicitari, avvistati in diverse città provinciali russe, che invitano ad arruolarsi nella «orchestra W»:
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La lettura del sabato

L’articolo – breve – segnalato per questo sabato è solo uno dei tanti tentativi di capire come, perché e con quale fondatezza la propaganda putiniana stia cercando di comunicare al mondo di ottenere dei «successi» militari in Ucraina. U tentativo fatto sull’esempio della cittadina ucraina di Soledar, la conquista della quale, in ogni caso, sarebbe stato un po’ difficile da spacciare per un risultato importante.


Le Yurte dell’Indistruttibilità

Intanto nelle città ucraine hanno iniziato a comparire le cosiddette «Yurte dell’Indistruttibilità»: la prima è stata aperta il 6 gennaio a Bucha, la seconda ieri nel Parco Shevchenko di Kiev. In entrambi i casi si tratta di una abitazione mobile – in sostanza una grossa tenda – usata da molti popoli nomadi asiatici: mongoli, kazaki e kirghisi etc. In Ucraina tali yurte vengono installate come luoghi in cui scaldarsi, bere tè e ricaricare i gadget in caso di interruzione della corrente elettrica in città. Le tende vengono costruite dai volontari della diaspora kazaka locale; ufficialmente, le yurte rimarranno aperte fino alla fine delle gelate invernali.

Sono ovviamente contento per l’impegno dei kazaki, ma l’aspetto ancora più curioso è la posizione ufficiale del governo russo in merito. Secondo la dichiarazione della portavoce del Ministero degli Esteri, infatti, si tratterebbe di un atto di inimicizia del Kazakistan nei confronti della Russia che metterebbe a rischio il rapporto tra i due Stati… Ed ecco che abbiamo avuto una nuova conferma del fatto che la guerra putiniana ha per l’obbiettivo principale la battaglia contro la popolazione civile ucraina.
Concludo con alcune altre immagini: Continuare la lettura di questo post »


Le notizie della numismatica

Lo Stato di Niue, nel Pacifico, ha emesso una moneta commemorativa d’argento da 5 dollari neozelandesi chiamata l’"Azovstal Warrior«.

Sulla moneta è presente il dipinto «Mariupol Azovstal» dell’artista Maxim Palenko che raffigura un soldato della guarnigione di Mariupol in armatura.

La moneta è stata cognata in 333 esemplari, il valore di mercato di un esemplare è di 279,9 euro.


La nomina di Lapin

Abbastanza prevedibilmente, anche in Occidente in tanti hanno iniziato a discutere della ennesima «notizia»: il generale Aleksandr Lapin, già capo del Distretto militare centrale, è stato nominato capo dello Stato maggiore delle forze di terra delle Forze armate russe.
A questo punto ricordo che bisogna distinguere i due tipi del «perché» che nella maggioranza delle lingue occidentali suonano, purtroppo, allo stesso modo: 1) a quale scopo e 2) per quale motivo.
Se ci chiediamo «per quale motivo» è stato nominato Lapin, stiamo solo perdendo tempo. Le decisioni militari devono essere formalmente firmate da qualcuno, non importa molto da chi. Qualsiasi generale disposto a dimostrarsi inferocito contro l’Ucraina può andare bene per il Comandante supremo delle forze armate russe.
Se ci chiediamo invece «a quale scopo» è stato nominato Lapin, la domanda è già più interessante. Infatti, le persone più attente si ricordano che in precedenza il generale Aleksandr Lapin era stato fortemente criticato da alcune figure politiche russe (tipo Ramzan Kadyrov) per i risultati scarsi raggiunti durante la guerra in Ucraina. Ebbene, proprio l’essere l’oggetto della critica è uno degli scopi per i quali Lapin ha ricevuto una nuova nomina. In tale «missione» si è dimostrato molto «forte» e indispensabile.
Ogni altra analisi più elaborata e fantasiosa della nuova nomina mi sembra per ora assolutamente inutile.