L’archivio del tag «guerra»

Il video di una fuga

Purtroppo, capita anche questo… I mass media ucraini hanno pubblicato il filmato di una fuga dall’ufficio di reclutamento militare nella città ucraina di Mukachevo, nella regione della Transcarpazia:

Non si capisce se il tipo sia alla fine stato raggiunto dal militare che si era messo a rincorrerlo, ma ora non importa. Volevo solo sottolineare che il fuggitivo è in una ottima forma fisica, un po’ come certi «profughi» ucraini che vedo in Italia (e che alcuni miei amici e conoscenti hanno visto in altri Stati europei). Allo stesso tempo, so che non è proprio un fenomeno di massa, ma solo un modo in cui alcuni «fenomeni» singoli cercano di arrivare ai tempi migliori. Pensando che a loro non verrà chiesto nulla.


La lettura del sabato

Uno delle mie recenti scoperte più strane relative alla guerra putiniana in Ucraina consiste nel fatto che il settore aereo russo – non solo l’aeronautica militare, ma anche quella civile – continua tuttora a ricevere delle importanti quantità di pezzi di ricambio dalla Ucraina.
In base a quello che ho letto negli ultimi mesi sullo stato del parco aereo impegnato nel trasporto passeggeri sulle linee interne russe (dove si usano ancora molti velivoli di produzione della fabbrica ucraina Antonov, spesso vecchi più di cinquant’anni), le quantità dei pezzi in arrivo dalla Ucraina non sono assolutamente sufficienti per poter fare la manutenzione di tutti gli aerei in funzione, ma non importa. Mi ha stupito proprio il fatto che alcuni personaggi ucraini abbiano trovato le forze morali e il semplice coraggio di rischiare tutto (la stima da parte degli altri, la libertà e il benessere personali) per continuare ad avere i rapporti commerciali con la Russia e farlo in ambito strategicamente importante.
Anche se capisco benissimo che in ogni Stato e in tutte le epoche esistono delle persone da qualità abbastanza particolari: nel migliore dei casi danno sempre la priorità assoluta ai soldi.


Le cose ovvie ma giuste

Presumo che più o meno tutte le persone interessate hanno già letto l’intervista del Presidente ceco Petr Pavel pubblicata l’altro ieri dal Corriere della Sera. In sostanza, quella intervista ripete una serie di concetti che mi sembrano ovvi praticamente dall’inizio della guerra (e ne ho scritto più volte), il più importante di essi è: la sconfitta della Ucraina – ma in realtà anche una «pausa» nella guerra – equivale alla continuazione della guerra da parte di Putin. la continuazione che avrà luogo su altri territori, in tempi non lontani, con le forze e le risorse rinnovate e, non per ultima, con la convinzione di poter fare, indisturbato, qualsiasi cosa.
Quello di Petr Pavel non è un allarmismo del vicino geografico della Russia (anche se la vicinanza a volte permette di vedere certe cose) e non [solo?] una visione della realtà con gli occhi da ex generale. Purtroppo o per fortuna, è una analisi corretta della situazione. Di conseguenza, avrei potuto semplicemente copiare il testo della suddetta intervista anziché pubblicare un post proprio. Ma preferisco ricordarvi dell’originale: anche i giornali devono guadagnare con la pubblicità, ahahaha


Lo spostamento dei S-400

Il Ministero della Difesa britannico ipotizza che la Russia potrebbe aver spostato i suoi sistemi di difesa aerea S-400 Triumf, strategicamente importanti, dalla regione-enclave Kaliningrad (circondata da tre Stati-membri della NATO) alla zona di guerra in Ucraina. Tale spostamento dovrebbe essere causato dalla carenza (dunque anche la perdita) dei sistemi di questo tipo sul fronte ucraino.
Se dovesse essere vero, potremmo vedere la suddetta notizia anche in un senso positivo, quello che mi era già venuto mente nel corso dell’intervento massiccio russo in Siria negli anni 2015–2017: l’esercito russo sta raccogliendo da tutte le parti le proprie scorte militari (accumulate nei decenni) per perderle per sempre (consumandole). L’aspetto negativo, molto più pesante, consiste nel fatto che lo sta facendo a spese della popolazione di un altro Stato.
L’aspetto utile, invece, è la comprensione del fatto che le future sanzioni internazionali dovrebbero essere mirate all’impedire allo Stato russo di rinnovare le proprie scorte belliche. E non all’acquisto di chissà quali merci russe o alla fornitura alla Russia di chissà quali merci di destinazione palesemente civile.


La lettura del sabato

Aspettavo da tempo di potervi consigliare un articolo dettagliato di questo tipo: la descrizione della legge finanziaria russa per il prossimo triennio più «militarizzata» (ma in un certo senso anche meno trasparente) di sempre. Oltre ai vari aspetti più o meno concreti della organizzazione dello Stato russo attuale, il testo illustra anche il fatto che il residente principale del Cremlino di Mosca vede nella guerra la ragione di tutta la futura esistenza del «suo» Stato. Ovviamente, lui spera che duri a lungo…
P.S.: in Russia la legge finanziaria viene approvata ogni anno, ma per i prossimi tre anni. Secondo gli inventori di tale sistema, la legge triennale doveva dare un senso di stabilità e prevedibilità agli attori della economia interna. In uno Stato normale l’idea avrebbe anche potuto essere presa in considerazione, ma in Russia i suoi effetti programmati vengono annullati da numerosi difetti politici nazionali.


Valutare le “proposte di Trump”

Il presidente ucraino Zelensky ha dichiarato, in una intervista a Fox News, di essere pronto a incontrare l’ex presidente degli USA Trump per discutere le proposte di quest’ultimo per la fine della guerra tra la Russia e l’Ucraina. Lo ha detto dopo che il corrispondente Benjamin Hall ha ricordato che Trump ha promesso di raggiungere l’accordo di pace rapidamente, «in 24 ore».
A questo punto non dobbiamo pensare che Zelensky prenda realmente sul serio tutte le dichiarazioni populiste di Trump. Quasi sicuramente capisce che la guerra rischia di durare molto a lungo, mentre gli USA rischiano ancora di riavere Donald Trump come presidente (il quale lo può diventare anche nel caso delle condanne giudiziarie, tranne forse quella eventuale per i fatti del 6 gennaio 2021). Di conseguenza, si prepara a trattare gli aiuti militari futuri con tutte le amministrazioni americane future.
Nella stessa intervista, poi, ha ricordato che la pace non è possibile senza il ritorno del Donbass e della Crimea sotto il controllo della Ucraina, quindi contina a non arrendersi. E fa bene.


Le foto di guerra

A partire dal 24 febbraio 2022 uno dei miei «rituali» quotidiani è quello di vedere le foto e i video più significativi di una ennesima giornata di guerra in Ucraina (oltre, ovviamente, a leggere le relative notizie). Non posso assolutamente dire che mi diverto, ma non posso nemmeno evitare di andare avanti.
Ma l’aspetto che in un certo senso mi preoccupa di questo rituale è il fatto che a volte scopro dei veri capolavori fotografici. So in quale contesto sono stati realizzati, so che sono delle vere foto di cronaca, ma le vedo anche come delle vere opere d’arte. Per esempio, questa foto di Diego Herrera Carcedo che ritrae un militare ucraino nel 633-esimo giorno di guerra (19 novembre 2023):

Non so se iniziare a pubblicare, con qualche periodicità, le foto che mi hanno impressionato di più: alcune sono molto, molto pesanti…
La tematica più allegra delle foto dalla Ucraina purtroppo non è vicinissima nel tempo, ma so che arriverà: tutte le guerre finiscono prima o dopo.


Gli F-16 per l’Ucraina (video)

Una volta scritto del centro dell’addestramento per il pilotaggio degli F-16 destinati alla Ucraina, non potevo non mettere anche il relativo video…

Non sarà sicuramente una «super arma» capace di cambiare da sola l’andamento della guerra, ma sarà sicuramente una delle componenti importanti della vittoria.


7 anni di cacrcere per gli adesivi

Il giovedì 16 novembre l’artista pietroburghese Sasha Skochilenko è stata condannata a 7 anni di carcere per avere applicato – in primavera 2022 – degli adesivi con il contenuto anti-guerra al posto dei foglietti con i prezzi in un supermercato della catena «Perekryostok» e per le sue dichiarazioni contro la guerra. Come probabilmente sapete, in Russia gli assassini vengono spesso condannati a pene inferiori di sette anni e, ultimamente, vengono pure graziati dopo sei mesi se accettano di uccidere un po’ di ucraini nella attuale guerra putiniana.
Quindi questa volta non ho avuto molti dubbi nello scegliere un articolo da proporvi per la lettura di questo sabato: leggete il resoconto giornalistico delle udienze finali sul «caso Skochilenko».
Purtroppo, questo non è l’unico caso perverso del moderno sistema «giudiziario» russo, ma ciò non rende la sentenza meno spregevole.


Il concetto della fine della guerra

Il martedì 14 novembre il presidente ucraino Zelensky aveva esposto per l’ennesima volta – questa volta ai giornalisti africani – due dei concetti-base:

If this is a stalemate and a frozen conflict, we must honestly say that our children will fight; or our grandchildren will fight. We have already lost a lot of people. Do we want to live like this, knowing that we will raise children who will definitely fight later?

Since Russia will come again if it is not put in its place. Be that as it may, the war must end. We want peace. Yes, this ending may be different, some may like it, some may not, but it is necessary. And it is necessary for evil to suffer. […] if Russia fulfils one point — respect for territorial integrity and the UN Charter, it will withdraw troops from our territory. This is the end of the war.

Sospetto che ai giornalisti africani non bisogna spiegarlo bene perché sanno molto meglio degli europei come funzionano le guerre. Gli europei sono fortunati ad averlo dimenticato, ma dovrebbero almeno capire che conviene fare in modo di non avere delle occasioni per ricordarlo.