Il Servizio Stampa delle Forze di Difesa Israeliane chiede di non diffondere le immagini di coloro che sono stati uccisi e catturati da Hamas perché si tratta di familiari di qualcuno. È una logica comprensibile, come tante altre logiche secondo le quali non andrebbero mostrate le vittime delle guerre e del terrorismo. Ma, allo stesso tempo, ogni volta mi chiedo: come si fa a trasmettere l’idea che le guerre e il terrorismo sono brutte cose se non facciamo vedere i loro effetti?
Chissà quanti altri personaggi e gruppi in giro per il mondo hanno deciso che ora, mentre l’Occidente è concentrato sulla guerra in Ucraina, si possa tentare di fare qualcosa di «straordinario».
L’archivio del tag «guerra»
L’articolo che consiglio ai miei lettori questo sabato è il riassunto – aggiornato al 5 ottobre – della statistica sui procedimenti penali contro le persone coinvolte nel sabotaggio ferroviario in Russia. I cittadini accusati sono (di solito) quelle persone che tentano di ostacolare il trasporto del materiale militare russo verso il confine con l’Ucraina danneggiando, appunto, l’infrastruttura ferroviaria. Sfortunatamente, non tutti riescono nella loro impresa. Sfortunatamente, spesso vengono identificati e fermati. Fortunatamente, esistono e continuano ad agire.
Per iniziare a comprendere l’entità del fenomeno, leggete l’articolo.
Nell’aeroporto di Engels (nella regione di Saratov) dove sono basati i bombardieri strategici Tu-95 russi, sono apparsi dei bombardieri dipinti. Si vedono nelle immagini satellitari scattate da Planet Labs il 29 settembre. Come nota il progetto The War Zone, è possibile che si tratti di mock-up, ma dato che non proiettano alcuna ombra, è probabile che gli aerei siano stati semplicemente dipinti nel parcheggio dell’aeroporto. Allo stesso tempo, a giudicare dai dettagli, uno dei disegni era già finito quando è stata scattata l’immagine satellitare, mentre l’altro non era ancora terminato.
The Drive / The War Zone:
Satellite imagery shows Russia is now painting the silhouettes of Tu-95MS “Bear-H” strategic bombers in parking revetments at its master bomber base, Engels Air Base, also known as Engels-2.
Planet Labs satellite imagery obtained by The War Zone that… pic.twitter.com/homlZizayI
— Clash Report (@clashreport) September 30, 2023
Sicuramente si tratta di un trucco per fregare i droni ucraini che periodicamente entrano sul territorio russo per colpire quella parte della logistica militare russa che viene utilizzata direttamente per intervenire sul fronte ucraino. Ma dal punto di vista tecnico è un trucco da Seconda guerra mondiale o da Paesi del terzo mondo. Infatti, i sistemi di spionaggio e/o di orientamento moderni avanzati sono perfettamente capaci di distinguere gli oggetti bidimensionali e tridimensionali. Quindi avrei due ipotesi: o i vertici militari russi non sono particolarmente aggiornati sulle tecnologie moderne, o hanno fatto sparire (come succede da decenni) pure i fondi per la realizzazione dei modellini bidimensionali…
Nel 2024, la spesa per la «difesa» nel bilancio dello Stato russo supererà per la prima volta la spesa per la sfera sociale (medicina, istruzione etc.): nel 2024 è prevista una spesa di 7700 miliardi di rubli per questo settore. Il bilancio per il 2023 nella stessa sezione mostra una spesa di 6,4 trilioni di rubli, mentre nel 2021 sono stati spesi 3,5 trilioni di rubli.
La spiegazione migliore al suddetto aumento ci è stata fornita da Dmitry Peskov, il portavoce di Putin:
È ovvio che tale aumento è necessario – assolutamente necessario – perché viviamo in uno stato di guerra ibrida, stiamo portando avanti un’operazione militare speciale. Mi riferisco alla guerra ibrida che viene condotta contro di noi e che richiede spese elevate.
Della suddetta citazione è interessante notare il suo posizionamento nella evoluzione della presentazione ufficiale della guerra. Prima era una «operazione militare speciale» in Ucraina, poi «con tutta la NATO come avversario» e ora, finalmente, si osserva una prima svolta verso il vittimismo: non siamo noi a condurre l guerra, ma è contro di noi che viene condotta la guerra. Se le cose dovessero procedere in questo modo, tra poco sentiremo realmente che è stata l’Ucraina ad attaccare la Russia, magari «su ordine dell’Occidente».
Ieri, improvvisamente, è stata fatta una ammissione interessante: la ministra degli Esteri tedesca Annalena Berbock ha dichiarato alla CNN che alcune delle armi inviate dalla Germania all’Ucraina non funzionavano. E i dubbi circa il funzionamento – ma anche la capacità di utilizzo da parte dei militari ucraini – ostacolano la fornitura di altri armamenti, almeno da parte della Germania.
Boh… A me sembra di vedere due soluzioni – praticabili anche contemporaneamente – abbastanza ovvie al problema: 1) fornire più armamenti, per fare in modo ne funzioni correttamente una percentuale più alta possibile; 2) iniziare, finalmente, a fornire qualcosa di più recente e serio. La prima soluzione è naturalmente limitata dalla disponibilità fisica delle scorte, la seconda richiede l’addestramento dell’esercito ucraino (anche n temini di coordinamento tra le varie forze che compongono l’esercito). Ma in oltre un anno e mezzo di guerra ci si poteva organizzare o almeno preparare un piano concettuale…
Le Forze per le Operazioni Speciali ucraine hanno affermato che il 22 settembre nell’attacco missilistico contro il quartier generale della Flotta russa del Mar Nero a Sebastopoli sono stati uccisi 34 ufficiali russi e feriti 105 militari russi. Tra gli uccisi, secondo l’esercito ucraino, ci sarebbe anche il comandante della Flotta russa del Mar Nero, l’ammiraglio Viktor Sokolov.
Si tratta sicuramente delle notizie di cronaca (e, probabilmente, delle informazioni storiche) interessanti, ma, allo stesso tempo, possiamo dire che quei numeri sono solo delle statistiche. Infatti, nel caso di un attacco del genere non ha alcuna importanza chi in particolare è stato ucciso e/o cosa è stato distrutto. Lo Stato russo ha tanti ufficiali (nessuno dei quali sembra distinguersi particolarmente per le proprie qualità professionali) e tiene tutti i documenti militari e tecnici in formato digitale (lo presumo perché secondo me ormai succede anche negli Stati dell’Africa centrale). Di conseguenza, un attacco del genere – assieme a tutte le sue conseguenze esprimibili in perdite umane o materiali – ha più un valore simbolico e motivazionale per l’esercito ucraino. Quest’ultimo, dopo oltre un anno e mezzo di guerra, ha tantissimo bisogno di essere motivato anche con dei successi del genere.
Il mio video preferito di questa settimana è sicuramente quello dell’attacco missilistico ucraino al quartier generale della flotta militare russa del Mar Nero a Sebastopoli.
Anche se mi sarebbe piaciuto non meno, forse anche più, vedere colpire tutta quella flotta russa – con l’annessa infrastruttura – che in questo periodo esporta il petrolio russo nel mondo. Sarebbe utile togliere un po’ di fonti finanziarie all’aggressore…
In questi giorni in Russia – e tra i russi sparsi per il mondo anche a causa della guerra – si ricorda il primo anniversario della mobilitazione militare per la guerra in Ucraina. Per qualche strano motivo molti giornalisti e lettori si aspettano ora la cosiddetta «seconda ondata» della mobilitazione: anche se è evidente che non è ancora finita la prima (il fatto è che procede nelle zone della provincia profonda russa, dove non provoca tanta reazione mediatica).
Ma l’anniversario è comunque importante. Dunque per questo sabato vi consiglio un articolo che illustra uno dei numerosi aspetti meno evidenti della mobilitazione: l’arruolamento dei «nuovi cittadini» russi, quelli che per anni hanno sperato di naturalizzarsi in uno Stato che a loro sembrava molto più benestante, tranquillo e sicuro del proprio. Chi poteva immaginare una «fortuna» del genere?
Il gruppo giornalistico analitico-investigativo Conflict Intelligence Team (CIT) ha pubblicato delle foto del sottomarino russo «Rostov-na-Donu», danneggiato nel corso dell’attacco missilistico ucraino del 13 settembre a un cantiere navale russo di Sebastopoli (in Crimea).
Come si fa a non ricordare le parole pronunciate 23 anni fa da un noto politico russo e non aggiornarle agli eventi attuali?
«Cosa è successo alla flotta russa del Mar Nero? È affondata».
Il tristemente noto Evgeny Prigozhin non è più ufficialmente tra noi, ma i risultati del suo recente operato terrestre continuano a manifestarsi nel mondo odierno. E chissà per quanto altro tempo continueranno a manifestarsi.
Oggi, per esempio, vi segnalo un articolo che racconta solo alcune storie di quei criminali russi che erano stati arruolati da Prigozhin per la guerra in Ucraina e poi riammessi nella vita libera quotidiana al termine del contratto. Ovviamente, sono delle storie non proprio allegre…