L’archivio del tag «guerra»

Finalmente mi piacciono

Il mercoledì 9 ottobre l’esercito ucraino aveva colpito un sito di stoccaggio di droni kamikaze Shahed – di produzione iraniana e utilizzati dall’esercito russo nella guerra in Ucraina – nel paese di Oktyabrskoye (nella regione russa di Krasnodar). Secondo lo Stato Maggiore, potrebbero esserci circa 400 droni.


Finalmente mi piacciono i Shahed!


La lettura del sabato

L’articolo che segnalo questo sabato è dedicato alla storia di una singola – ma una delle tantissime – persona: la detenuta e prigioniera (in tutti i sensi) politica Irina Navalnaya. È una ragazza ucraina di 26 anni fermata (in italiano si legge rapita) dai militari russi nell’area occupata di Mariupol e accusata di preparare un attacco terroristico durante il «referendum» sull’adesione della regione alla Russia.
Non è una parente di Alexey Navalny, anche se porta lo stesso cognome (al femminile): proviene da una zona dove quel cognome è abbastanza diffuso, ma non tutti i suoi portatori sono dei parenti tra loro. Allo stesso tempo, anche grazie al cognome famoso il caso di Irina è diventato largamente noto: non so se nel breve periodo la notorietà si rivelerà un fattore positivo nel suo destino, ma, almeno, oggi ci permette di scoprire alcuni altri dettagli della storia degli ultimi anni.


L’ottimismo disperato

Il presidente ucraino Zelensky ha espresso, nel corso del vertice «Ucraina — Europa sud-orientale» tenutosi a Dubrovnik il 9 ottobre, un concetto nuovo e abbastanza particolare:

In October, November and December we have chance to move things toward peace and lasting stability. The situation on the battlefield creates an opportunity to make this choice — choice for decisive action to end the war no later than in 2025.

Ma non ha specificato cosa intendesse esattamente. Sa o pensa che gli Stati occidentali improvvisamente si svegliano e in un colpo inviano alla Ucraina tutti gli aiuti realmente necessari? O che qualcuno si sta finalmente preparando a eliminare la causa principale dell’inizio della guerra? O che tutte le risorse militari russe stanno per sparire nel nulla? Boh…
Realisticamente parlando, sembra che non sappia più in quale modo motivare i leader occidentali con i quali parla da quasi tre anni. Capisce che in questo preciso momento storico non ha molte probabilità di ottenere qualcosa di veramente importante, e, allo stesso tempo, non può smettere di chiedere. Per questo motivo la stranezza della sua affermazione di ieri si percepisce in un modo ancora più triste.


Un nuovo trucco militare

Il sito web del governo britannico ha reso noto che il Regno Unito ha imposto sanzioni contro le truppe di difesa radiologica, chimica e biologica delle Forze armate russe e il loro capo, il tenente generale Igor Kirillov. Lo stesso comunicato stampa afferma che le sanzioni sono state imposte a causa dell’uso di «armi chimiche barbariche» da parte delle suddette truppe in Ucraina. Secondo il comunicato stampa, si tratta del presunto uso di cloropicrina.
Dove e quando sia stata usata la cloropicrina non è specificato nel messaggio del governo britannico, ma la notizia in sé è a suo modo curiosa anche così. Ovviamente, so benissimo che le prove di qualsiasi crimine – compresi i crimini di guerra – dovrebbero essere raccolte quanto prima: solo in tal modo la quantità e la qualità di quelle prove saranno a un livello vicino al massimo. Ma, allo stesso tempo, c’è una grande dose di buffonata nel fatto che, durante una guerra, si cerchi di contrastare con le sanzioni una qualsiasi unità di un esercito aggressore belligerante.
Le sanzioni, come le accuse di crimini, secondo la mia logica dovrebbero essere applicate contro tutto ciò che, per qualche strana ragione, rimarrebbe degli accusati dopo la loro sconfitta. Ma tra quanti anni il governo britannico arriverà (se arriverà) a questa logica?


L’annuncio di un nuovo gioco

I programmatori della società russa «Studiya 22» hanno annunciato il gioco per computer «Unità 22: ZOV» basato sulla guerra nel Donbas e sulla invasione dell’Ucraina. Nello sviluppo del gioco è coinvolto il Ministero della «Difesa» russo.
Il gioco dovrebbe essere pubblicato nel dicembre 2024 sulla piattaforma VK Play. I creatori affermano di voler aggiungere «elementi educativi» tratti da diverse «campagne storiche»: «Donbass» (2014), «Mariupol» (2022), «Controffensiva» (2023) e «Avdeevka» (2024).
I giocatori dovranno controllare una piccola squadra con una visuale dall’alto. «Per la soluzione visiva del gioco utilizziamo un 3D parzialmente semplificato con restrizioni sugli angoli di ripresa, che ci permette di rendere il contenuto relativamente economico e disponibile sui dispositivi mobili senza un complesso adattamento separato», ha dichiarato il produttore del gioco Alexander Tolkach.
I creatori del «Unità 22: ZOV» si sono avvalsi della consulenza dei partecipanti alla invasione dell’Ucraina.
E voi, cari lettori, ora sapete quale regalo chiedere al Babbo Natale (se, per qualche miracolo, i creatori del gioco dovessero rispettare la scadenza promessa: chi lavora per i soldi pubblici russi lo fa molto raramente). A cosa vi potrebbe servire un gioco del genere? È ovvio: per vedere se è possibile far vincere l’esercito avversario!
A gennaio 2025, poi, ricordatevi di scrivermi dei risultati (spero positivi).


Il vandalismo politico

L’altro ieri un treno di transito Mosca – Kaliningrad (già Königsberg, una exclave russa tra Polonia e Lituania) è arrivato al posto di controllo frontaliero della stazione ferroviaria di Kiana (del paesino Kalveliai in Lituania) con il simbolo «Z» (vietato dalla primavera del 2022 in Lituania) dipinto sulla fiancata di una carrozza. Le guardie di frontiera hanno inoltre notato altri simboli della invasione russa dell’Ucraina: la scritta «ZOV» e la scritta in russo «Vilnius è una città della Russia» (la capitale della Lituania, lo preciso per i meno esperti della geografia, ahahaha). Il personale del treno non ha saputo spiegare alle guardie di frontiera da dove provenissero queste scritte.

Per per fare in modo che il treno possa attraversare il confine, il capotreno e il resto del personale viaggiante ha dovuto cancellare le scritte. Di conseguenza, il treno non è stato trattenuto e, dopo i controlli, ha viaggiato lungo il percorso previsto.

Dalla qualità e dallo stile delle scritte si vede benissimo che almeno questa non è una opera super creativa della propaganda statale russa, ma un semplice atto vandalico, una opera di qualche ragazzino senza cervello per il quale è indifferente cosa e dove scrivere e/o «disegnare» (pure le vie delle città italiane sono piene delle scritte della qualità «artistica» e contenuto «intellettuale» simili). Al massimo, è la conseguenza della propaganda… Però mi ha fatto venire in mente una indea un po’ malefica.
Per esempio: se qualcuno dovesse vedere in giro una macchina antipatica, potrebbe non bucarle le ruote, graffiare una fiancata e/o spaccare gli specchietti, ma aggiungere qualche scritta con i simboli «Z» e «V» e l’espressione «operazione militare speciale in Ucraina». In tal modo causerà molti più problemi al proprietario.
Ma, ovviamente, non invito nessuno a fare una cosa del genere. Anzi, condanno ogni forma di vandalismo. Semplicemente, a volte mi stupisco della scarsa fantasia dei vandali (e del loro scarso contatto con il momento politico internazionale corrente).


Con le armi proprie

Il portavoce del Dipartimento di Stato americano Matthew Miller durante un briefing con la stampa, tra le altre cose, ha dichiarato:

[…] Ukraine does not need our permission to strike back against Russian targets. They are a sovereign country and can use the weapons that they build on their own, of which are many, if you look at the programs that they have put in place over the last year. And then when you look at the weapons that we have provided to them, we’ve made clear that they can use them to strike back against Russian targets across the border that are launching attacks.

Come avrei voluto interpretare io la suddetta dichiarazione: «stiamo organizzando la produzione degli armamenti necessari direttamente sul territorio ucraino». Ehm… ok, è una cosa che potrebbe anche avere senso, ma quanto tempo ci vorrà per organizzarla (se dovesse essere vero, ovviamente)?
Allo stesso tempo, mi sembra molto più realistico supporre che fino alla inaugurazione del nuovo (nuova?) presidente statunitense l’Ucraina dovrà resistere senza gli aiuti americani: Biden vorrà chiudere la propria carriera politica con qualche soluzione realizzabile in poco tempo, mentre Harris si concentra sugli argomenti più cari ai cittadini americani. Miller, dunque, lo ha fatto capire in un modo abbastanza «diplomatico».


La lettura del sabato

Tra tutti i problemi legati ai militari russi che tornano vivi – per sempre o temporaneamente – dall’Ucraina, ce n’è uno particolarmente banale (facilmente prevedibile) di cui non ho mai letto delle notizie o semplici richiami fino a poco tempo fa. Mentre in viaggio per le ferie o verso la «residenza permanente nella vita civile», i militari russi si ubriacano fino a perdere il loro aspetto umano, molestando impunemente le passeggere, le conduttrici e le hostess. E, come sarebbe stato logico supporre, continuano a mostrare a loro modo il «grande interesse» per le donne anche dopo aver raggiunto la loro destinazione.
Non è un argomento piacevole, ma c’è da scrivere e da leggere di esso come di altri aspetti di questa guerra. Ecco, quindi, un link a un articolo sull’argomento.


La pubblicità pre-elettorale

Ormai tra poco, il 26 ottobre, in Georgia (lo Stato del Caucaso, ahaha) si terranno le elezioni parlamentari. In vista di tale evento, i media riportano che il partito al governo «Il Sogno Georgiano» ha utilizzato per la propria campagna elettorale le immagini delle città ucraine distrutte dall’invasione russa. Sul lato sinistro di ogni cartello ci sono edifici distrutti, autobus bruciati e la scritta «No alla guerra!»; sul lato destro ci sono città georgiane illese, nuovi autobus georgiani e la scritta «Scegli la pace».

Sembrano delle informazioni proposte per il banale tema scolastico «cosa voleva dire l’autore con la sua opera?». Uno stupido scolaro, cioè un elettore, viene spinto verso una idea super originale: «vota per il nostro partito pro-Putin che sapremo trattare con chi vorrebbe distruggere anche le nostre città».
Per quanto possa sembrare strano, la campagna de «Il Sogno Georgiano» non può essere definita completamente illogica. Ma può essere definita non particolarmente attuale: le risorse di Putin non sono sufficienti per condurre due guerre in contemporanea. In realtà, non sono proprio sufficienti nemmeno per condurne bene una, quindi il Ministero degli Esteri ucraino ha ragione nella sua dichiarazione:
Il popolo georgiano non può temere una nuova guerra finché l’Ucraina resiste all’aggressione russa. Il prezzo terribile di questa resistenza è anche il prezzo della pace in Georgia.
In teoria (molto in teoria), si potrebbe cercare di scatenare un’altra guerra parallela a quella in Ucraina per fare in modo che l’Occidente si rifiuti definitivamente di sostenere due Paesi contemporaneamente, ma non penso che Putin sia un abbastanza avventuroso… E sono molto contento di questa mia sensazione.
Sarò quindi molto felice se gli sciacalli de «Il Sogno Georgiano» non riusciranno a organizzare la propria vittoria alle elezioni.


Non stancarsi?

Il 24 settembre Joe Biden ha parlato all’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York. Ha chiesto di continuare a sostenere l’Ucraina nella sua guerra contro la Russia, affermando:

We cannot grow weary. We cannot look away. We will not let up on our support for Ukraine. Not until Ukraine wins a just and durable peace.

Ma a me non sembra che gli USA si affatichino tanto a sostenere l’Ucraina sulla strada verso la vittoria. Anzi, quasi come due anni e mezzo fa continuano a fare il minimo e possibile e per ogni decisione ci impiegano dei tempi che nemmeno un campione mondiale della procrastinazione può sognare di raggiungere.
La prossima decisione attesa è quella sulla autorizzazione di utilizzare gli armamenti a lungo raggio sul territorio russo. Si tratta di una questione sulla quale io, personalmente, non posso avere una posizione categorica, ma capisco almeno tre cose:
1) la possibilità di colpire il territorio russo sarà una evoluzione logica e necessaria (per l’esito positivo) della guerra;
2) è evidente che l’esercito ucraino (a differenza di quello russo) non ha la possibilità e l’intenzione di utilizzare le armi «a caso» e/o contro gli obiettivi palesemente civili;
3) tutta la colpa e tutta la responsabilità sono e saranno del mandante della aggressione contro l’Ucraina.
Di conseguenza, Biden – che non deve più preoccuparsi delle elezioni – potrebbe anche smetterla di fare l’indeciso.