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I giochi d’azzardo politici

Sembra proprio che la mossa di Macron «ora raduniamo tutti i nostri elettori spaventati del successo della Le Pen in Europa e pigliamo un sacco di seggi al Parlamento» non si sia rivelata tanto fortunata. Un po’ ne sono dispiaciuto, anche se capisco che era una mossa molto azzardata, quasi come giocare tutti i propri beni al casinò in un colpo solo.
A questo punto ho due domande.
La prima: quando verrà istituito un club degli amanti del gioco d’azzardo politico? Non se, ma quando. Perché so già che il suo presidente onorario sarà David Cameron, l’organizzatore del referendum sul non voluto Brexit. Il vice-presidente, invece, sarà, evidentemente, Macron.
La seconda domanda: cosa si inventano questa volta in Francia per non far governare il partito della Le Pen? Io sorò contentissimo se non la fanno governare, ma voglio proprio vedere fino a quali confini si può spingere la fantasia politica francese.


L’intenzione di Macron

Lo scioglimento del Parlamento, deciso dopo la pubblicazione dei primi risultati delle elezioni al Parlamento europeo, è una mossa molto rischiosa per Macron. Egli cercherà di preparare e attuare una vendetta ultra-rapida nel corso di questi venti giorni e di sottrarre ai «lepenisti» la loro vittoria. Ma il suo calcolo sembra evidente me e non – stranamente – a diverse persone con le quali ho parlato in questi giorni.
L’idea di Macron sembra essere questa: che gli elettori francesi, spaventati dall’improvviso successo del Rassemblement National, si mobiliteranno e voteranno in massa contro di loro. Perché le elezioni del Parlamento europeo sono importanti, ma non sono elezioni nazionali. E le elezioni, che si terranno a fine mese, decideranno chi governerà il Paese. E, se tutto va come si spera, permetteranno a Macron di essere un promotore ancora più attivo della sua visione della politica internazionale. Quella politica molto meno neutra, rispetto alla politica della maggioranza dei suoi colleghi europei, nei confronti dei principali problemi internazionali di oggi.


Istruttori francesi in Ucraina

Oleksandr Syrsky, il comandante in capo dell’esercito ucraino, dopo un incontro online con il ministro della Difesa francese Sébastien Lecornu ha annunciato che la Francia invierà i suoi istruttori in Ucraina per addestrare i militari ucraini. Per fortuna o purtroppo, questa mi sembra l’unica realizzazione possibile delle parole di Macron di fine febbraio (quando aveva ammesso la possibilità di inviare truppe europee in Ucraina). «Per fortuna» perché è meglio di niente; «purtroppo» perché tale invio non aggiunge molto a quello che l’Ucraina ha già…
A meno che quegli istruttori francesi non accompagnino delle nuove tecnologie fornite, senza alcun comunicato pubblico, alla Ucraina.
Quello che mi sembra ovvio, per ora, è che per schiacciare l’esercito russo con la massa umana (una tattica militare apparentemente non tanto moderna) sul fronte ucraino, servirebbero diverse centinaia di migliaia di militari occidentali. Mi sembra di capire che nemmeno Macron abbia inteso una cosa del genere. Di conseguenza, non so ancora perché ci sia tanta ostilità nei confronti della sua idea di febbraio.


In qualche modo scappano tutti

Intanto il partito francese Rassemblement National – quello guidato da Marine Le Pen fino al 2021 – ha annunciato l’estinzione anticipata del credito contratto dal partito nel 2014 con la First Czech-Russian Bank (PCRB). Il comunicato del partito ha sottolineato che il Rassemblement National ha rimborsato completamente il debito residuo di circa sei milioni di euro, anticipando la scadenza fissata al 20 dicembre 2028. Kevin Pfeffer, il tesoriere del partito, ha spiegato in una conversazione con il Financial Times che il Rassemblement National voleva liberarsi al più presto del prestito russo che gli avversari politici hanno usato più volte per attaccare il partito.
Potrei rattristarmi per il fatto che le strutture finanziarie legate allo Stato russo ricevano delle somme – anche se relativamente piccole – dall’estero… Ma nella mia testa prevale la gioia per il fatto che almeno per ora lo Stato russo faccia molta più fatica – sia dal punto di vista tecnico che politico – a finanziare le forze politiche destabilizzanti in giro per il mondo sviluppato. Come abbiamo visto, sta cercando di fare dei piccoli regali ad alcuni Stati africani (i quali, comunque, si ribellano chiedendo – al posto della elemosina – di non influire negativamente su alcuni processi economici globali), ma almeno in Europa dai soldi russi scappa pure Le Pen. Significa che le varie stronzate a favore della guerra e contro l’Ucraina saranno pronunciate sempre più dai cretini convinti che da quelli pagati. E io sono contento…


La musica del sabato

Nel 1840 il governo francese fu intenzionato a festeggiare, il 28 luglio, il decimo anniversario della Rivoluzione di Luglio. Proprio nella fase di preparazione di tale evento, commissionò al compositore Louis-Hector Berlioz una composizione musicale che avrebbe dovuto essere eseguita per strada. Così nacque la «Grande symphonie funèbre et triomphale». Il 28 luglio 1840 fu diretta dal compositore stesso per le vie di Parigi.
Esistono due versioni di questa sinfonia: quella originale per una orchestra militare di fiati e percussioni e quella rielaborata da Berlioz nel 1842 per aggiungere gli archi e il coro. Io preferisco pubblicare la seconda: perché mi sembra una opera più completa e autonoma.

Questa è l’ultima, nel senso cronologico, sinfonia di Hector Berlioz e, allo stesso tempo, la sua seconda composizione dedicata alla memoria dei caduti durante la Rivoluzione di Luglio: il primo è stato il Requiem del 1837.


Milano – Parigi in treno

Scrivono che a partire dal 18 dicembre si potrà andare da Milano a Parigi con la «Frecciarossa». Mentre a partire da oggi i biglietti sono in vendita a prezzi promozionali. Per pur curiosità sono andato a controllare la situazione.

La mia prima «scoperta» era abbastanza prevedibile: Continuare la lettura di questo post »


Il cambiamento non notato

È curiosa questa notizia. La radio Europe 1 comunica (mentre Le Parisien e Le Figaro confermano) che il presidente francese Macron ha cambiato la tonalità del blu sulla bandiera nazionale francese già a luglio del 2020. Ma nessuno se ne era accorto fino ad ora.

Precedentemente la tonalità del blu sul tricolore francese era più chiara. Fu introdotta dal presidente francese Valéry Giscard dʼEstaing nel 1976 per far coincidere — in parte — la bandiera francese con quella della Comunità economica europea (la quale è poi diventata lʼUnione europea). Macron, invece, ha restituito la tonalità più scura del blu utilizzata sulla bandiera francese dalla Rivoluzione francese fino al 1976. Allo stesso tempo, non ha annunciato pubblicamente il cambiamento nella tonalità e non ha avviato la sostituzione di tutte le bandiere nazionali del Paese. La nuova versione della bandiera è in uso durante i discorsi ufficiali di Macron dal 2018.
Detto tutto questo, riconfermo la mia percezione del fatto che Macron possa diventare il nuovo «capo» informale dell’UE dopo l’abbandono definitivo della Merkel. Vediamo se qualche pazzo lo accusi del suddetto gesto antieuropeista…


Da cannibale a imperatore

Qualcuno dei presenti potrebbe ricordare che oggi è il duecentesimo anniversario della morte di Napoleone Bonaparte. Tale data storica è, secondo me, un buon pretesto per sfatare uno dei piò grandi miti legati alla figura del suddetto personaggio storico.
Penso che sia capitato a molti di leggere, almeno una volta nella vita, dei titoli giornalistici pubblicati sulla stampa francese nei giorni del ritorno di Napoleone dalla isola d’Elba. Mentre Napoleone si stava avvicinando a Parigi, i giornali avrebbero pubblicato questa sequenza di comunicati:
1. L’antropofago è uscito dalla sua tana.
2. L’orco della Corsica è appena sbarcato al Golfo di Juan.
3. La tigre è arrivata a Gap.
4. Il mostro ha dormito a Grenoble.
5. Il tiranno è passato per Lyon.
6. L’usurpatore è stato visto a sessanta leghe dalla capitale.
7. Bonaparte avanza a grandi passi, ma non entrerà mai a Parigi.
8. Napoleone sarà domani sotto i nostri bastioni.
9. L’imperatore è arrivato a Fontainebleau.
10. Sua Maestà Imperiale e Reale ha fatto il suo ingresso ieri nel suo castello delle Tuileries in mezzo ai suoi fedeli sudditi.
Ebbene, si tratta di un grandissimo esempio di fake news. Si distingue dagli altri solo per il fatto della notorietà del suo autore: Alexandre Dumas (padre). Nella vita reale tale sequenza di comunicati non è mai esistita.
Ma, in ogni caso, aggiungo anche una mappa:

Purtroppo o per fortuna, ognuno ha la possibilità di riscrivere la storia modiale un po’ come gli pare…


Il passato non è una costante

Nel corso di quasi tutto il 2020 hanno dominato, purtroppo, le notizie su un solo argomento e quindi ci siamo un po’ dimenticati di una delle nuove tendenze mondiali: fare la guerra al passato tramite l’abbattimento dei monumenti dedicati ai personaggi storici. Proprio nell’ottica di questa tendenza potrebbe sembrare interessante il progetto del fotografo parigino Benoit Lapray, il quale ha sostituito (graficamente) i vari monumenti di Parigi con delle figure dei supereroi di fantascienza.

Ma io devo constatare che pure quei personaggi rischiano fortemente di cadere in disgrazia in un futuro non particolarmente lontano. Perché, col passare del tempo, nelle teste di molte persone (oppure è meglio dire generazioni?) cambiano gli standard del livello di violenza accettabile nelle opere culturali. Così, per esempio, potrei pensare ai romanzi di Henry Rider Haggard che mi piacevano tanto nella prima età adolescenziale: chissà come mi guarderebbero molti genitori di oggi, se avessi consigliato ai loro figli dei libri dove si va regolarmente a caccia di animali selvatici più o meno rari o si usa affidare i lavori più pesanti e pericolosi agli aborigeni «privati di diritti». Anche se, obiettivamene, i libri di Haggard sono belli e interessanti (ai consigli letterari più concreti dedicherei uno spazio a parte).
Insomma, sostituire gli eroi del passato con degli eroi immaginari – che prima o poi risulteranno immaginati dalle persone del passato – non è una soluzione. O, almeno, è una soluzione temporanea.
Ma, intanto, vediamo cosa si è inventato Benoit Lapray (solo alcuni esempi): Continuare la lettura di questo post »


Reimparare a camminare

Come sapete già bene tutti, il 31 marzo ci è finalmente stato concesso il diritto all’ora d’aria consentito di passeggiare nei pressi delle proprie abitazioni.
Non so se in realtà si tratti di una graduale (e non dichiarata pubblicamente) uscita dallo stato della quarantena, di un tentativo di calmare i cittadini-detenuti con una piccola retromarcia o, semplicemente, di una vittoria della ragione. Però posso constatare che l’Italia ha seguito con un certo ritardo il modello francese.
Ai tempi avevo evitato di scriverlo, ma sin dall’inizio della quarantena in Francia era concesso l’esercizio dello sport individuale all’aperto. Ed è una misura assolutamente sensata perché lo stato immobile prolungato delle persone a lungo termine può provocare dei problemi di salute sensibili. Problemi non sempre gravi come il COVID-19, ma sicuramente brutti e di massa. Sarebbe poco responsabile negarlo, come sarebbe poco intelligente tentare di risolvere un problema creandone un altro. Se è impossibile imporre la quarantena quasi totale – e, di conseguenza, di durata relativamente breve – come in Cina (e noi abbiamo visto che in Europa è di fatto impossibile), bisogna trovare i modi di far convivere pacificamente le persone con quella di durata superiore. Uno di questi modi è di concedere la possibilità di uscire, a volte, di casa.
L’autocertificazione francese per le uscite durante la quarantena si trova sotto questo link. La giustificazione dello spor individuale è questa:

Spero che la maggioranza dei miei lettori abbia le conoscenze basilari della lingua francese per comprendere questo testo semplicissimo.