Finalmente è successo! Ho rifatto completamente – soprattutto dal punto di vista tecnico – tutti i miei album fotografici sul sito.
In primo luogo, ora le foto si vedono nella loro dimensione più grande possibile: viene utilizzato il 100% della larghezza disponibile sullo schermo.
In secondo luogo, ho fatto la navigazione dal mio punto di vista soddisfacente: le foto possono essere sfogliate cliccando sulle frecce orizzontali, premendo le frecce orizzontali sulla tastiera (la mia modalità preferita da sempre), cliccando / tappando sulle preview e, infine, trascinando con il dito verso destra / sinistra sugli schermi touch (finalmente sono arrivato nel XXI secolo anche in questo ambito).
In terzo luogo, sotto ogni foto visualizzata ora vengono mostrate tette le relative informazioni che ritengo utile comunicare ai visitatori.
Tutto questo è stato realizzato senza l’utilizzo del database. Era da tantissimo tempo che volevo fare una cosa del genere: gli album che funzionino bene, che abbiano un aspetto visivo decente, che non richiedano delle spese finanziarie extra (per un grande database) e che siano facili da gestire (volevo avere la possibilità di caricare le foto in una directory e vederle comparire automaticamente nell’album assieme a tutte le relative informazioni). Mi ero quasi infortunato al cervello mentre cercavo di realizzare alcuni dettagli del suddetto progetto, ma alla fine ci sono riuscito.
Ora, dunque, posso ricominciare a pubblicizzare i miei album e, soprattutto, aggiornarli con i nuovi contenuti. I primi aggiornamenti saranno sicuramente grandi (negli ultimi anni ho accumulato un po’ di foto da pubblicare), poi si vedrà.
Uno script come quello dei miei album potrebbe anche essere messo in commercio, ma per ora non so ancora bene se, come e dove farlo. Cercherò e ci penserò.
L’archivio del tag «fotografia»
Non so se tutti si sono accorti della proclamazione dei vincitori del concorso Drone Photo Awards 2024.
Le opere dei vincitori sono state suddivise in diverse categorie: città, animali selvatici, sport, persone, astratte, matrimoni e serie.
C’è anche la sezione video, dove ha vinto Vlad Vasylkevych con il suo filmato «1 Million Bombs Before». Eccolo:
Ma anche molte foto delle varie categorie sono belle, andate pure a vedere se interessati.
Anche se per me la capacità più importante rimane quella di vedere ciò che non vedono gli altri da una posizione simile alla mia.
Ieri, il 18 aprile, sono stati resi noti i nomi dei vincitori per l’anno 2023 del prestigioso premio annuale World Press Photo. Non tutte le foto e/o progetti fotografici premiati quest’anno mi piacciono (in alcuni casi aggiungerei ugualmente), ma non importa.
Come potete immaginare, volevo solo sottolineare che per il secondo anno consecutivo è stato premiato, assolutamente non a sorpresa, un progetto riguardante la guerra in Ucraina. Nella categoria «Open Format Award» (quella dove le foto possono essere integrate con altri effetti visuali, audio o testi) è stato premiato il progetto «War Is Personal» della fotografa ucraina Julia Kochetova. Trovo doveroso aggiungere che, in termini assoluti, non [solo] perché io sono contrario a questa guerra e sto «tifando» per l’Ucraina, si tratta di una premiazione meritatissima.
Di conseguenza, vi do pure il link diretto a quel progetto personale di Julia Kochetova, per il quale lei è stata premiata. Così, quando avete a disposizione abbastanza tempo e uno schermo adatto, potete andare a vederlo bene.
A partire dal 24 febbraio 2022 uno dei miei «rituali» quotidiani è quello di vedere le foto e i video più significativi di una ennesima giornata di guerra in Ucraina (oltre, ovviamente, a leggere le relative notizie). Non posso assolutamente dire che mi diverto, ma non posso nemmeno evitare di andare avanti.
Ma l’aspetto che in un certo senso mi preoccupa di questo rituale è il fatto che a volte scopro dei veri capolavori fotografici. So in quale contesto sono stati realizzati, so che sono delle vere foto di cronaca, ma le vedo anche come delle vere opere d’arte. Per esempio, questa foto di Diego Herrera Carcedo che ritrae un militare ucraino nel 633-esimo giorno di guerra (19 novembre 2023):
Non so se iniziare a pubblicare, con qualche periodicità, le foto che mi hanno impressionato di più: alcune sono molto, molto pesanti…
La tematica più allegra delle foto dalla Ucraina purtroppo non è vicinissima nel tempo, ma so che arriverà: tutte le guerre finiscono prima o dopo.
Era facilmente prevedibile dal momento dell’annuncio dei premi «regionali»: il premio principale del più prestigioso premio per i fotogiornalisti – il World Press Photo – è stato assegnato a Yevhen Maloletka, un fotografo ucraino che ha lavorato a Mariupol durante i mesi dell’assedio della città da parte delle bande russe. Una delle foto scattate all’ospedale di Mariupol, colpito dall’esercito russo, ha vinto nella categoria Foto dell’anno.
Sulla foto vediamo l’evacuazione di Irina Kalinina, 32 anni, ferita dai bombardamenti. Il suo bambino nascerà morto, Irina morirà mezz’ora dopo il parto. In quel bombardamento sono state uccise tre persone e 17 sono state ferite. La Russia putiniana non si riconosce responsabile di questo crimine.
Gli altri vincitori del premio per il 2022 possono essere visualizzati sul sito ufficiale del concorso.
All’inizio della settimana la giuria del World Press Photo – uno dei concorsi fotografici più prestigiosi al mondo – ha rivelato i nomi di alcuni dei vincitori per l’anno 2022.
Così, per esempio, nella categoria «Europa» (i vincitori, tra l’altro, sono selezionati per regione), il premio per la migliore serie di foto è stato attribuito al fotografo ucraino Yevhen Maloletka dell’Associated Press. La serie è stata scatta durante i combattimenti per la città di Mariupol.
[6 marzo 2022, Yevhen Maloletka – alcuni civili nascosti in un rifugio antimissilistico a Mariupol]
[11 marzo 2022, Yevhen Maloletka – Serhiy Kralia, ferito durante i bombardamenti, in ospedale a Mariupol]
Nella categoria «Istantanea» della categoria «Europa» è stata premiata Continuare la lettura di questo post »
Dal momento dell’inizio della guerra Charkiv è rimasta una delle città più colpite dell’Ucraina. A causa dei regolari attacchi aerei e della sua vicinanza alla linea del fronte, a Charkiv vige il regime perenne del blackout e del coprifuoco. Le autorità hanno chiesto ai residenti di accendere le luci nei loro appartamenti il meno possibile e pure l’illuminazione stradale è stata lasciata spenta in tutto il periodo della guerra. Di conseguenza, nelle condizioni del cielo sereno di notte è possibile vedere non solo migliaia di stelle sopra la città, ma pure la Via Lattea. Il residente di Charkiv Pavlo Pakhomenko, un fotografo e appassionato di astronomia, ha deciso di approfittare di questa opportunità per fotografare la città notturna senza l’inquinamento luminoso.
Sul proprio instagram Pavlo Pakhomenko ha scritto:
Per anni ho sognato di fare le foto del genere, sperando in una interruzione programmata della energia elettrica o di una azione educativa pianificata. Purtroppo, il «genio del male» ha esaudito il mio desiderio nel modo più sgradevole: attraverso la guerra. Il mio nuovo sogno è che dopo la Vittoria, ogni anno alla fine di febbraio, in una notte limpida e senza luna, le luci vengano spente per un’ora e tutti escano per le strade a guardare le stelle e a ricordare tutti coloro che la guerra ci ha portato via.
E ora posto alcune di quelle foto:
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Ci ho azzeccato diverse volte nella vita, quindi ci provo ancora…
Questa foto scattata dal militare ucraino Dmitrij Kazatskij negli interni di Azovstal (a Mariupol) avrebbe potuto meritare di vincere il premio World Press Photo.
Ma, dato che l’autore non è un giornalista, – quindi la sola nomina diventa un po’ più difficile – mi limito a predire che entrerà presto nei manuali di fotografia. Non per esprimere qualche sentimento nei confronti della Ucraina, ma per motivi puramente tecnici.
Il 22 gennaio è morto Vladimir Lagrange, uno bravo fotografo russo/sovietico che aveva iniziato la propria fortunata carriera professionale nel lontano 1959.
La morte è una occasione triste per pubblicizzare le opere di una persona, ma tardi è sempre miglio che mai.
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L’astrofotografo Andrew McCarthy si autodefinisce, sul proprio Instagram, «solo un tipo normale con un telescopio». Ma io, vedendo i suoi risultati, non riesco proprio a considerarlo «solo normale». Per ognuna delle proprie opere Andrew fa una grandissima quantità di scatti per poi montarli in una unica foto di altissima risoluzione.
Per esempio: per ottenere le immagini della Luna come quelle seguenti, Andrew deve scattare e poi mettere insieme alcune decine di migliaia di foto.
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