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Una trappola diplomatica

L’odierno Regolamento del Consiglio EU 1351/2014 che introduce le sanzioni europee contro la Crimea è uno dei pochi documenti sensati in materia (ecco il testo completo). Almeno in parte. Di fatto vieta qualsiasi forma di turismo organizzato in Crimea per gli europei. Ed è una cosa logica, considerato che per la Russia l’unica possibilità di rendere la penisola annessa economicamente sana è quella di rilanciare le sue strutture turistiche (popolarissime ai tempi dell’URSS e decadenti oggi). Il potenziale turistico a parte, la Crimea è una regione totalmente inutile: non ha un caz…o di economicamente valido/attraente.

Quello che mi ha sorpreso un po’, è l’elenco delle cose che non possono più essere fornite alla Crimea (inizia alla pagina 5 del documento). In sostanza, non riconoscendo la Crimea come una parte della Russia, non hanno potuto vietare la fornitura di quelle merci con l’utilizzo della Russia come l’intermediario. Di conseguenza, qualche grossa azienda russa, «magari» creata apposta da qualche imprenditore simpatico a Putin, potrà guadagnarci sopra.

A questo punto ricordo che in precedenza la maggior parte delle sanzioni europee di carattere economico era indirizzata proprio contro le aziende e grandi imprenditori russi. Con le sanzioni contro la Crimea, dunque, l’UE è entrata in un conflitto di logica con se stessa.


Lo stop su South Stream

Come saprete dalle notizie dei giorni scorsi, la realizzazione del progetto South Stream è stata congelata da Vladimir Putin. Il motivo formale è costituito dagli ostacoli burocratici posti dalla Bulgaria. Questi ostacoli, però, derivano dalla posizione dell’Unione Europea che ha insistito, tra l’altro sulla modifica tecnica del progetto.

Ora che la decisione è stata presa e tutti (l’UE compresa) si sono agitati, io vorrei fare tre osservazioni:

1) Se l’Europa vuole ridurre la propria dipendenza dal gas russo, dovrebbe essere contenta della chiusura del progetto;

2) Se invece la costruzione il South Stream avrà (prima o poi) inizio, come si potrà conciliare l’esecuzione dei lavori con le future sanzioni promesse «contro la Russia»?;

3) La storia assomiglia tanto a quella delle sanzioni attualmente già applicate. Quando, per esempio, l’UE vieta la fornitura alla Russia dei macchinari e loro componenti per l’estrazione del petrolio, dobbiamo ricordare una cosa semplice: devono essere prodotti, trasportati e installati. Dunque si tratta di una sanzione che colpisce oggi l’Europa e solo tra qualche anno la Russia. Con South Stream potrebbe succedere la stessa cosa: l’UE di fatto blocca il progetto, quindi tra circa un anno la Russia non inizierà a vendere più gas, mentre le società europee già oggi perdono i contratti relativi alla costruzione del gasdotto.


La bellezza di un TIR

Mi sono sempre chiesto: perché in Europa è tanto difficile vedere i TIR (ma pure i camion più piccoli) con le cabine normali? Perché gli europei preferiscono quelle brutte e scomode?

Ora ho finalmente trovato la spiegazione a tale fenomeno. Ma prima di raccontarvi il grande segreto, spiego meglio la questione.

L’aspetto dei TIR europei e quello della foto seguente. Oltre a non essere particolarmente belle, le cabine sono pure scomode per gli autisti: poco spaziose, senza un letto normale, quasi impossibili di attrezzare con tanti oggetti utili nei viaggi lunghi (per esempio con un frigo o un microonde).

In più, in caso di un controllo o di una riparazione del motore bisogna Continuare la lettura di questo post »


Indipendenza rinviata

In Spagna, per effetto del ricorso del Governo alla Corte Costituzionale, è stata sospesa per 5 mesi la legge catalana sul referendum. Il 19 settembre, in fatti, dal parlamento locale era uscita una legge che autorizzava il referendum sulla indipendenza; successivamente, esso era stato programmato già per il 9 novembre.

Si potrebbe scherzare sull’ottimismo dei catalani: pensavano di organizzare un referendum credibile in appena 7 settimane. Si consideri che per preparare quello scozzese ci erano voluti 5 anni.

Si potrebbe scherzare sulla ingenuità dei catalani: è ovvio che qualsiasi Governo nazionale di qualsiasi Stato del mondo creerà tutti gli ostacoli possibili ai referendum del genere.

Ma è meglio scherzare sulla loro miopia politica: l’Europa composta da un grande numero di piccoli Stati indipendenti conviene solo ai burocrati della Unione Europea. Perché uno Stato piccolo (e quindi poco popolato) nelle Istituzioni dell’UE non conta un ca…o, di conseguenza con il moltiplicarsi degli Stati cresce solo l’importanza dei burocrati.

Purtroppo i promotori dei referendum hanno altre cose per la testa. E, sempre purtroppo, prima o poi inizieranno a vincere.