L’8 maggio in Korea del Sud è ripartito il campionato di calcio. Non so quanto sia importante o interessante questo fatto di cronaca per i miei lettori. Il mio interesse personale verso lo sport professionale in generale e il calcio in particolare tende allo zero, quindi mi concentro su un fatto correlato.
La squadra di calcio sudcoreana FC Seoul è stata accusata dell’utilizzo delle «donne» gonfiabili in qualità del pubblico finto allo stadio (l’idea è stata quella di rendere le partite un po’ «vivaci» nelle condizioni del non assembramento). La squadra, da parte sua, sostiene che in qualità del pubblico sarebbero stati utilizzati i manichini.
Dalle foto non si capisce molto — anche perché, fortunatamente, non sono un esperto in materia — ma voterei comunque la prima opzione. Perché una società sportiva, senza rendersene conto, ha fatto ben due scoperte sociologiche: 1) quale categoria di donne è ugualmente (ugualmente fortemente) interessata a entrambe le attività; 2) come dobbiamo vedere le persone che vanno a sprecare la loro unica vita allo stadio (dove, tra l’altro, non si vede quasi nulla).
L’archivio del tag «donne»
Vorrei tanto scoprire il seguente segreto «professionale» degli uomini parsimoniosi: dove nascondono i fiori comprati il 5, il 6 o il 7 marzo?
Sì, so che alcuni lo fanno.
Un appello alle donne dal lontano 1955:
Volendo potete stamparlo e appenderlo all’ingresso della spiaggia più vicina.
Io non sono un frequentatore delle spiagge, ma sulla base delle mie osservazioni urbane posso ipotizzare che manca poco alla soddisfazione della suddetta richiesta anche per le vie delle nostre città.
I creatori del servizio «Deep Nude» (una app che con l’aiuto della rete neurale artificiale svestiva le donne sulle foto) hanno deciso di chiuderlo. «Il mondo non è ancora pronto», hanno detto.
Boh, secondo me il mondo era pronto ad accogliere con gioia tale programma prima ancora che la fotografia fosse stata inventata. Non posso obbligare i miei lettori a dichiarare l’età nella quale avevano iniziato a immaginare come sarebbero senza i vestiti le donne incontrate nella vita quotidiana. Ma so tale sforzo di fantasia è stato già fatto in molteplici occasioni dalla maggioranza schiacciante del mio pubblico maschile (o forse non solo maschile?).
Ah, in queste giornate calde io sto facendo lo sforzo doppio: cerco anche di immaginare le ragazze incontrate con i vestiti addosso. Meno male che la temperatura dell’aria smorza alcuni altri pensieri.
Molti miei lettori hanno già probabilmente visto la video-testimoninza di un fatto curioso: le donne nude o semi-nude possono produrre un effetto opposto a quello che si immagina comunemente. Infatti, il 18 maggio la polizia israeliana è riuscita a mettere in fuga una violenta manifestazione degli ebrei ortodossi (che menifestavano contro i lavori di preparazione alla finale della Eurovisione svolti di sabato) con l’aiuto delle college senza le magliette.
Agli ebrei ortodossi è infatti vietato gurdare le donne nude sconosciute:
Potrei aggiungere il mio commento sulla salute mentale delle persone religiose in generale, ma evito.
Care lettrici, auguri a tutte voi.
La felicità brillante che ci date ha l’origine molto più in alto rispetto a quanto vorrebbero farci pensare alcuni…
P.S.: potrei iniziare a fare una collezione delle rappresentazioni «strane» delle donne.
Probabilmente sapete che sul nostro pianeta esistono ancora degli Stati islamici dove le donne non possono, tra le altre cose, guidare le auto e avere dei contatti con gli uomini non appartenenti alla propria famiglia.
Probabilmente sapete anche della esistenza dello Stato islamico chimato Cecenia. Di fatto è uno Stato:
1) indipendente (non si applicano le leggi russe, le forze dell’ordine russe non hanno diritto di agire, ma tutto il settore pubblico è finanziato dai tributi russi pagati in cambio della pace),
e
2) islamico (non penso che per voi sia una grossa notizia).
Ebbene, oggi in Cecenia sono stati annunciati i «taxi femminili»: solo per le donne e guidati solo dalle donne, «molto comodo dal punto di vista della religione e delle tradizioni». I (le?) più contenti saranno i cittadini dell’Indonesia: ora non sono più soli in questa strana forma di arretratezza. I meno contenti saranno quelli che si sono quasi abituati a vedere gli Stati islamici a cambiare nel senso opposto a quello ceceno.
Avrei potuto chiedere, con tanto umorismo, se questa sarebbe una «pubblicità f…a».
Ma mi tratengo e chiedo ai miei lettori maschi maggiorenni di vedere il video di oggi in solitudine. Perché? Perché si tratta di una pubblicità geniale nella sua perversità.
Il fisico Alessandro Strumia è stato sospeso dalla CERN per le «dichiarazioni sessiste». In sostanza, nel corso di una conferenza ha mostrato le statistiche che mostrano quanto siano i risultati scientifici delle donne inferiori a quelli degli uomini.
Penso che tutti gli scienziati seri del mondo debbano indignarsi per quanto è successo. Anziché essere sospeso per l’inadeguatezza professionale (cioè per aver esposto una scoperta scientificamente irrelevante, una banalità comunemente nota e noiosa), è stato definito un sessista. I dirigenti della CERN dovrebbero trattenersi dall’inseguire quella stupida moda…
Insomma, hanno sbagliato entrambi.
Domenica nel cantone svizzero San Gallo si è svolto un referendum sul divieto di «dissimulare o nascondere il proprio viso» nei luoghi pubblici: il 67% dei votanti si è espresso a favore.
Io, di fronte a tale notizia, provo dei sentimenti un po’ contradditori. Da una parte, sono a favore del burqa estivo obbligatorio per tutte le donne (sì, proprio per quelle donne che escono di casa quasi nude, distraggono gli uomini e spesso danno pure dei maniaci a questi ultimi). Dall’altra parte, conosco l’opinione di molte donne musulmane su questo capo di abbigliamento: «ci permette di non sentirci osservate dagli uomini».
A quali conclusioni posso giungere in base a questi due elementi? Prima di tutto, posso constatare che tutte le donne vedono il mondo circostante popolato dei maniaci sessuali, ma almeno quelle musulmane comprendono la necessità di non provocare. In secondo luogo, deduco che la maggioranza raggiunta al referendum svizzero sia composta dai voti degli uomini (stanchi dalle accuse infondate) e delle donne di scarsa responsabilità civica.