Una delle scelte più strane in merito alla campagna vaccinale anti-Covid è quella recente della Google: l’azienda ha promesso, tra le altre cose, di vaccinare 250 mila persone nei Paesi con il reddito medio-basso. Anche se dovesse riuscire a vaccinare la suddetta quantità di persone in ogni Stato scelto, probabilmente non si tratta di numeri particolarmente rilevanti… Ma, comunque, è sempre meglio di niente, quindi complimenti a Google.
Ah, e poi la stessa azienda promette la pubblicità gratuita – per un valore massimo di 250 milioni di dollari – delle informazioni veritiere sui vaccini. Chi non vive negli Stati con il reddito medio-basso potrebbe provare a usufruire almeno di questa parte della spesa!
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Prima di tutto, vi racconto due storie brevi.
La prima:
Un docente universitario: «Studente XYZ, perché non mi ha ancora inviato la sua presentazione per l’esame?»
Lo studente XYZ: «Si è roto il mio computer, non ho fatto in tempo a…».
(tratto da numerose storie quotidiane)
La seconda (immaginiamo pure che sia successa qualche anno dopo la prima):
Un cittadino qualsiasi: «Premier XYZ, perché la vaccinazione di massa non sta iniziando da due mesi?»
Il premier XYZ: «Si è rotto il vaccino…».
(nella vita reale questo dialogo non ha fatto in tempo a capitare, ma la scusa riportata è «veritiera» quanto quella precedente)
Cosa possiamo imparare da (o ricordare grazie a) queste due storie? Possiamo imparare che sono la vita e la preziosissima esperienza sul campo a portarci la capacità di anticipare molte domande scomode. Ma, purtroppo, dobbiamo anche ricordare che di solito già in partenza è evidente l’incapacità innata di molte persone a prevedere le domande scomode seguenti: quelle provocate dalle risposte anticipate sbagliate.
A tutti coloro che vogliono fare (o farsi) delle domande giuste, interpretare le risposte altrui o prendere delle decisioni in basse alle osservazioni di varia provenienza, io ricorderei uno dei principi basilari di logica.
«Dopo» non significa «in conseguenza a».
Tizio si è rotto un braccio dopo avere mangiato un gelato? La vendita dei gelati («pericolosi per le ossa») non va sospesa.
Caio ha preso il raffreddore dopo avere letto un romanzo di Kurt Vonnegut? La vendita dei libri («pericolosi per le vie respiratorie») non va sospesa.
Sempronio si è accorto di avere cinque capelli bianchi in più dopo avere passato dieci minuti su facebook? Di questi tempi in molti potrebbero ragionevolmente dubitare, ma non è un motivo per sospendere facebook.
Il fatto è che in un arco temporale mai visto prima sono stati creati più vaccini nuovi (ora non mi rimetto a parlare delle tradizionali procedure lunghe). La loro somministrazione nella maggioranza degli Stati lascia desiderare, ma si tratta comunque di numeri assoluti molto alti. Da punto di vista statistico, il numero delle morti avvenute dopo la vaccinazione (nessuno è in grado di sostenere che si tratti di una conseguenza) dovrebbe essere invisibile anche a una persona dotata di un microscopio elettronico. E così torniamo alla storia numero due…
Capisco che molte (o moltissime?) persone non ne possono più di leggere del Covid-19. Certi giorni pure io mi unisco a loro: in qualche modo la tranquillità interiore va anche tutelata.
Ma ogni volta mi «richiamo all’ordine» e ricomincio a aggiornarmi dalle poche fonti valide.
Una di queste fonti è la pagina creata da Dmitry Kobak e Ariel Karlinsky su GitHub. Quella pagina che in «tempo reale» monitora e ci mostra l’eccesso di mortalità per il Covid-19 in giro per il mondo. Attraverso lo studio dei numeri e dei relativi grafici divisi Stato per Stato e della classifica mondiale tutti i visitatori possono informarsi e provare a trovare un po’ di ottimismo un po’ strano e forse un po’ egoistico (perché ci sono molte zone del mondo messe peggio di quelle dove ci troviamo noi).
Comunque sia il vostro rapporto con le informazioni del genere, quello appena indicato è uno strumento interessante.
Pare che i capi di Stato e di Governo europei si sono già messi d’accordo (con una velocità che mancava da decenni, ahahaha) sulla opportunità di accogliere la proposta greca: introdurre prima dell’estate il «passaporto vaccinale» digitale che permetta agli europei vaccinati contro il Covid-19 di circolare liberamente in UE.
In merito a questa notizia positiva, posso fare due osservazioni.
Prima di tutto, sono contento che ci siano arrivati a concordare uno strumento digitale, quindi più difficilmente falsificabile.
In secondo luogo, spero che ora qualcuno vada oltre il piccolo traguardo già raggiunto e proponga di concedere dei permessi almeno temporanei alle persone con gli anticorpi. Allargare l’insieme delle persone (o, se preferite, lavoratori e consumatori) liberi sarebbe una cosa giusta e conveniente.
Bene, il Governo greco propone ancora una volta all’UE di valutare l’opportunità di introdurre il «passaporto vaccinale». L’obiettivo sarebbe quello di consentire alle persone già vaccinate contro il Covid-19 di viaggiare in tutta Europa, salvando dunque almeno la stagione turistica estiva del 2021.
Allo stesso tempo, mi è capitato di leggere diverse osservazioni sulla presunta discriminazione delle persone non vaccinate che deriverebbe dalla introduzione di un «passaporto» del genere.
A questo punto va constatato che i critici della proposta greca si sono svegliati un po’ tardi: più o meno tutte le limitazioni agli spostamenti locali, nazionali e internazionali introdotti in giro per il mondo (dunque anche nell’UE) hanno in realtà poco di legale. Di conseguenza, è abbastanza facile ipotizzare una sensibile quantità di cause giudiziarie contro i vari governi in un futuro neanche tanto lontano, quando i mesi (o gli anni) della pandemia passata verranno analizzati dagli umani in un modo più razionale che emotivo. L’introduzione di una misura giuridicamente discutibile in più non cambierebbe orami la situazione generale in un modo radicale.
Al giorno d’oggi, però, il «passaporto vaccinale» svolgerebbe almeno due funzioni importantissime. In primo luogo, permetterebbe di evitare il secondo anno economicamente catastrofico di fila. Certo, viste le dinamiche della vaccinazione, non si tratta di tornare ai livelli turistici del 2019, ma nemmeno riempire le zone di vacanza con le sole persone che accettano il rischio (e ribadisco che le persone adulte devono avere la possibilità di rischiare come pare a loro).
In secondo luogo, il «passaporto vaccinale» costituirebbe una arma potentissima contro i militanti dell’antivaccinismo (che stranamente esistono ancora su questo pianeta): si saranno stancati pure loro di essere prigionieri della loro città, Regione o Stato.
E quindi spero che facciano questo «passaporto vaccinale»: ci servirà tanto anche a livello nazionale, nella vita quotidiana.
Per fortuna a volte arrivare anche delle notizie tendenzialmente positive legate alla Russia. Così, per esempio, il martedì 2 febbraio gli sviluppatori del vaccino russo contro il Covid-19 hanno finalmente pubblicato i risultati della terza fase della sperimentazione. La pubblicazione merita di essere presa in considerazione almeno perché è avvenuta su «The Lancet», la rivista medica più autorevole del mondo.
Studiando i dettagli della sperimentazione del Sputnik V, possiamo trovare alcune importanti risposte ai vecchi dubbi, ma anche constatare di non avere ancora tutte le informazioni.
In sintesi, le informazioni rassicuranti pubblicate nel suddetto articolo sono le seguenti. La terza fase della sperimentazione è stata eseguita su venti mila persone. L’efficacia del vaccino dimostrata è del 91,6%, quindi è di un livello simile a quello dei vaccini di Pfizer (92–95%) e Moderna (94%). I casi di ricovero in ospedale dei volontari partecipanti alla sperimentazione erano rari: in particolare, si tratta del 0,4% delle persone che hanno ricevuto il placebo e del 0,2% delle persone che hanno ricevuto il vaccino testato. Non ci sono dei motivi per sostenere che il ricovero sia in qualche modo legato alla sostanza somministrata. Quattro partecipanti ai test sono deceduti, ma si riesce a legare la loro morte alla sperimentazione in corso.
Il campo delle informazioni mancanti sullo Sputnik V in parte coincide con quello riguarda anche gli altri vaccini già in fase di somministrazione: per esempio, non si quanto possa durare la difesa dal coronavirus. Inoltre, si sospetta che un vaccino basato sui vettori adenovirali (come lo Sputnk V, appunto) non possano essere somministrati più volte (almeno in un periodo medio-breve) per uno specifico comportamento del sistema immunitario. Non si sa, poi, quanto lo Sputnik V sia efficace contro la malattia «asintomatica» (saperlo è importante per capire se questo vaccino si limita a ridurre la quantità di malati gravi oppure è anche in grado di rallentare la pandemia). Allo stesso modo, non si conosce l’efficacia dello Sputnik V contro le diverse varianti del Covid. Infine, è da ricordare che i test sono stati eseguiti solo in Russia, quindi su un insieme di persone meno rappresentativo di quanto avrebbe potuto essere.
In ogni caso, se anche le sole informazioni forniteci dovessero essere vere, dovremmo essere più ottimisti che pessimisti. È sempre positivo avere una versione del vaccino in più che è capaci almeno di evitare la malattia grave. E, in ogni caso, i rischi legati alla malattia sono molto più gravi di quelli legati alla vaccinazione.
La cosa che non mi piace è la già evidente incapacità di produrre le quantità sufficientemente grandi dello Sputnik V. Rispetto ad esso, infatti, i vaccini americani ed europei vengono prodotti «con la velocità della luce».
Una fonte seria ci propone una notizia preoccupante in arrivo dalla Cina: China’s Zero-Tolerance Covid Tactics Now Include Anal Swabs.
In sostanza, si sarebbe scoperto che il coronavirus, una volta sparito dai polmoni, per un certo periodo di tempo può essere ancora trovato un po’ più in basso. Di conseguenza, in alcune regioni della Cina il tempone si fa ora non solo al naso e alla gola.
Sarei interessato a vedere quando tale innovazione arriverà anche in Europa (vista la fantasia perversa dei governanti europei in materia del Covid, direi che è solo una questione di tempo). Ma i miei lettori sono ora avvisati, quindi mezzo salvati…
Solo ieri sera ho per caso scoperto un bel gioco online: «2020 game».
Non è difficile come potrebbe sembrare dal nome e non è nemmeno lunghissimo. Ma, allo stesso tempo, è abbastanza divertente. Stilisticamente assomiglia tanto a «Super Mario», per giocare bisogna utilizzare le frecce della tastiera:
Chissà se le immagini finali del gioco rispecchino veramente il nostro futuro…
Tutti (o quasi) pubblicano i dati relativi alla proliferazione del Covid-19 nel mondo e in pochi (relativamente) pubblicano quelli relativi alla vaccinazione contro lo stesso Covid-19. Ma non è giusto!
Pe esempio, non è giusto perché dobbiamo sapere quanto si impegnano gli Stati dopo averci imposto dei sacrifici e averci chiesto di essere responsabili. E poi dobbiamo avere uno strumento per confrontare le nostre speranze con la realtà.
Insomma, oggi vi suggerisco uno dei tanti siti sui quali è possibile visualizzare i dati riguardanti la vaccinazione nel mondo: ourworldindata.org/covid-vaccinations
Il suddetto sito ha diversi grafici facili da consultare.
Oltre alla semplice consultazione dei dati, possiamo anche osservare in quali Stati (beh, uno in particolare) la statistica è talmente strana da sembrare manipolata. Purtroppo, è uno Stato che ha una certa responsabilità…
P.S.: le persone interessate alla sola situazione italiana possono consultare i siti ministeriali italiani (si trovano facilmente). Io, intanto, mi rivolgo alle persone interessate alla soluzione globale di un problema globale.
Molto probabilmente, in questi giorni avremo il primo motivo [serio] per essere contenti del Brexit finalmente avvenuto.
In Inghilterra, infatti, da oggi è vigore un nuovo lockdown: nonostante la campagna di vaccinazione avviata prima degli altri Stati europei e la pericolosità inferiore (per la salute della persona) del nuovo ceppo virale.
Ma, allo stesso tempo, poco prima della fine del 2020 abbiamo visto che proprio quel ceppo – uno di tanti esistenti, apparentemente meno dannoso e, soprattutto, noto già da settembre – era diventato uno strumento politico per «punire» ancora una volta uno Stato che lascia l’UE, per promuovere la firma dell’accordo di Brexit poco favorevole alla Inghilterra. Di conseguenza, possiamo ragionevolmente sperare che l’Inghilterra non possa più fare da esempio per i vertici degli Stati europei.
A volte l’idiozia politica incontra lungo il proprio percorso una rotonda, ci entra, compie il giro completo e arriva in un punto di apparente normalità per il solo fatto di avere invertito il senso di marcia. Spero…