La WHO è allarmata per una nuova variante del Covid-19 scoperta nel Sud dell’Africa.
Dato che le varianti del Covid, come di tutti gli altri virus del mondo, possono essere centinaia (se non migliaia), e non sappiamo ancora quante di esse possano essere valutate particolarmente pericolose, invito tutti a iniziare di studiare l’alfabeto khmer. Perché? Perché è l’alfabeto più lungo al mondo: ha ben 74 lettere. Mentre quello greco ne ha soltanto 24.
So trasmettere l’ottimismo, vero?
L’archivio del tag «covid-19»
L’idea di imporre delle limitazioni «da zona gialla / arancione / rossa» solo alle persone non vaccinate ha una sua logica interna e, in un certo senso, anche un po’ di giustizia nel suo senso supremo. Chi, dopo oltre un anno e mezzo della pandemia, non si è ancora convinto della utilità del vaccino ha sicuramente fatto due cose: ha calcolato tutte le possibili conseguenze (almeno quelle burocratiche) e si è moralmente preparato a subirle. Il comportamento di queste persone continua a essere irresponsabile e irrazionale, ma noi, ormai, ci possiamo fare poco.
Purtroppo – per tutti noi – ci possono fare poco anche gli ideatori delle restrizioni riservate ai non vaccinati. Infatti, posso anche immaginare, più o meno, come possano essere codificate dal legislatore, ma non riesco a immaginare come possano essere messi in pratica. Per esempio: durante le «zone rosse» e «arancioni» passate (compreso anche il periodo strano del maggio 2020) nessuno mi aveva mai chiesto l’autocertificazione (anche se la preparavo quasi sempre). Chi e come farà i controlli con tutta la gente in giro?
Insomma, non vorrei mandarvi in depressione, ma io sul Natale 2021 vedo già delle brutte ombre.
The Economist ha pubblicato dei grafici dettagliati e interessanti sull’eccesso di mortalità verificatosi durante tutto questo periodo della pandemia del Covid-19. Si tratta certamente dei dati importanti, ma non so se qualcuno sarà mai in grado di stabilire quanti morti siano realmente attribuibili al coronavirus e quanti invece alla pandemia del panico e della paura creata da quasi tutti i governi. Quella pandemia che — sconvolgendo il corso abituale della vita — ha portato alla gente non solo tutti i tipi di depressione, fobie e attacchi di panico, ma, in molti casi, anche a un marcato indebolimento dell’immunità. Gli effetti di questa pandemia di panico e paura si sentiranno ancora per anni, ben oltre la fine ufficiale di tutto questo caos covidico.
Però nel frattempo possiamo osservare pure un dato chiarissimo e per nulla sorprendente. Un secco dato statistico che non può essere scambiato per una opinione. Provate ad andare sul sito sopraindicato e leggere la classifica degli Stati fatta in base all’eccesso di mortalità: in quale posizione si trova quell’unico Stato europeo che si è rifiutato di creare problemi ai propri cittadini? I critici ci avevano detto che quei cittadini sarebbero morti tutti…
Un piccolo spoiler per tutti coloro che non hanno voglia di consultare i dati scientifici: la Svezia si trova al 47-esimo posto. Quarantasettesimo. Non so se il vostro bagaglio delle domande circa la gestione della pandemia da parte del proprio Governo sia ora variato.
E poi una piccola precisazione: il dato ufficiale della Russia non è reale, ma fortemente corretto al ribasso.
Dal registro della WHO risulta che sia ripartita la procedura di certificazione del vaccino russo contro il Covid-19 «Sputnik V» (lo trovate al numero 12, la seconda pagina del PDF).
Anche se il vaccino russo dovesse essere finalmente riconosciuto a livello internazionale, non cambierebbe molto per la salute pubblica planetaria. Infatti, negli Stati occidentali nessun cittadino mentalmente sano ha avuto dei problemi con l’accesso ai vaccini già esistenti, mentre la Russia non produce e non produrrà le dosi per l’esportazione (anzi, dai pochi dati statistici disponibili sembrerebbe che è incapace di produrre nemmeno le dosi necessarie per la propria popolazione).
Ci saranno invece dei cambiamenti positivi per la ripresa della economia globale: le persone già vaccinate con lo «Sputnik V» — che non solo i residenti in Russia — potranno ricominciare a circolare nel mondo, quindi anche portare i soldi. Bisogna temerli? Ormai no: le statistiche dicono che il vaccino russo non è peggiore di quelli applicati in Europa. Bisogna solo sperare di non beccare uno di quei no-vax russi che si sono comprati il certificato di vaccinazione senza farsi alcuna puntura, ahahaha
Ma, purtroppo, non è detto che sopravvivano fino al momento della riapertura dei confini…
Non ho mai visto tanti coglio geni alternativi riuniti nello stesso luogo… Ma non è vero, mi è già capitato, anche se nelle situazioni ben diverse… Insomma, «finalmente» anche me è capitato – ieri sera – di vedere dal vivo una manifestazione dei «no-green-pass». Non erano tantissimi (secondo me al massimo duecento), erano un po’ meno rumorosi di quanto si potesse immaginare e scortati da una ventina di poliziotti. Scandivano dei slogan – pochi e poco fantasiosi – contro il green pass e percorrevano la via Mascagni per arrivare (secondo me) alla prefettura. Niente cartelli, fumogeni o altro. Solo un manifestante accompagnava a mano una bicicletta decorata con delle bandierine italiane. Due o tre persone indossavano – miracolo! – le mascherine.
La triste realtà sta nel fatto che ogni forma di manifestazione contro l’obbligo del green pass è troppo simile a una manifestazione contro la vaccinazione. Una volta che ti sei vaccinato (da persona interessata alla salute propria e degli altri), cosa ti costa scaricare il rispettivo QR code sul telefono?
Allo stesso tempo, la realtà paradossale sta nel fatto che in una situazione di normalità – quindi diversa da quella di oggi – avrei compreso (e in parte forse anche appoggiato) la posizione di questi personaggi. In una società normale la presunzione del comportamento responsabile è molto vicina alla presunzione di innocenza.
Per fortuna, la coesistenza nella mia testa delle suddette due realtà non mi preoccupa. So benissimo, per esperienza personale e da tutti gli studi fatti durante la mia vita, che l’ultimo compromesso è una bestia inesistente. Non è mai l’ultimo. Ogni limitazione, ogni invasione del nostro spazio personale avanza a piccoli passi: ogni volta che facciamo una piccola concessione, una piccola eccezione, un nuovo piccolo compromesso, ci illudiamo di farlo per l’ultima volta e non ci accorgiamo di essere ancora più vicini alla nostra totale sconfitta. Il problema sta nel fatto che i manifestanti contro il green pass si sono svegliati troppo tardi, dopo oltre un anno e mezzo delle limitazioni spesso poco sensate. E si sono messi a manifestare contro una misura poco invasiva e abbastanza utile per la tutela della collettività nelle condizioni attuali.
Quindi sì, sono proprio belli tonti.
Come avete sicuramente letto, dal venerdì 15 ottobre al venerdì 31 dicembre (ehm, per ora) il green pass sarà obbligatorio per tutti i lavoratori dei settori pubblico e privato. Ultimamente mi sento un po’ più cattivo di prima e quindi ammetto di non essere particolarmente dispiaciuto per la sorte dei numerosi no-vax che dovranno inventarsi delle fonti di reddito alternative: il terrorismo biologico «deve» autofinanziarsi per morire soffrendo.
N.B.: non si tratta di una affermazione astratta perché conosco almeno una persona che è già passata a quelle condizioni con un buon anticipo. E so che è ben informata della mia posizione in merito.
L’aspetto che sarei particolarmente interessato a scoprire è una ricerca – magari anche solo di carattere statistico – sulla vitalità del mercato del lavoro italiano nel periodo in questione: dal 15 ottobre a fine anno. Non posso escludere che alcuni no-vax siano dei professionisti tanto preziosi da poter essere sicuri di una riassunzione alla fine dello stato di emergenza attuale, ma dubito che siano in tanti. Avrebbe infatti logico aspettarsi che le scarse capacità cognitive siano scarse in tutti gli aspetti della vita di ogni persona concreta. Quindi chissà se alla fine qualche persona mentalmente sana dovrà ringraziare il Covid e la stupidità altrui…
Lo avrete già letto: il Telegram ha bloccato due canali dei «novax» covidici – uno italiano e uno tedesco – che incitavano alla violenza contro il personale medico impegnato nella vaccinazione contro il Covid-19, pubblicando anche i dati personali delle persone (scusate la tautologia) concrete. Il creatore del Telegram Pavel Durov descrive bene quella decisione (in inglese), quindi non mi metto a riassumere le sue parole.
La cosa che posso constatare io è semplice: anche qualora non ci fossero stati degli inviti alla violenza e/o la pubblicazione dei dati personali, avrei pienamente appoggiato questa forma di censura. Perché grazie a quei [censured censured censured censured censured] dei novax si diffondono e continuano a mutare non solo i virus come il Covid-19, ma pure tante di quelle malattie che l’umanità riteneva di avere superato già decenni o secoli fa: la peste, la pertosse, la difterite, il morbillo, la poliomielite etc.
Quindi, cari novax, chiudetevi in casa e godetevi la vostra libertà di schiattare per le malattie obsolete senza violare la libertà di vivere di tutte le altre persone.
Fino a pochi giorni fa pensavo che il mio green pass – ottenuto grazie alla vaccinazione – fosse destinato a fare la stessa fine delle numerose autocertificazioni preparate durante le zone «rosse» e «arancioni». Pensavo che non me lo avrebbero mai chiesto: questa volta non a causa dalle mie riserve apparentemente infinite di fortuna (o, forse, dell’elevata capacità di non destare sospetti? ahahaha), ma perché da anni non frequento certi luoghi chiusi.
Ebbene, almeno il green pass mi è stato chiesto. È successo ieri: il primo giorno della sua totale obbligatorietà nelle università italiane. E io mi sono divertito tanto a sentirmi una creatura legalizzata. Soprattutto quando, passando in una area comune, mi ero accorto di alcuni studenti in fuga dai controlli preannunciati.
Passando dalle considerazioni personali a quelle generale, posso testimoniare di avere intuito l’imminente obbligatorietà di fatto della vaccinazione anti-Covid già verso la metà della primavera. Nel senso: il vaccino non è obbligatorio, ma il certificato della vaccinazione avvenuta sì. Non so se sia una manifestazione della furbizia o della impotenza legislativa, ma in ogni caso potrebbe rivelarsi un bel stimolo per la popolazione non ancora vaccinata.
Anche chi, per qualche strano motivo, ha paura del vaccino o – al contrario – pensa di poter ignorare completamente il Covid-19, dovrebbe essere interessato a provare la gioia della libertà legalizzata. Io posso confermare che è una sensazione da provare.
Chiedo anticipatamente scusa per la fonte della notizia, ma il fatto di cronaca in questione merita di essere ricordato. Una signora inglese di Weymouth non è uscita di casa per 9 mesi a causa della paura per il Covid-19; terminato l’isolamento volontario, è stata travolta da un camion all’inizio della prima uscita di casa, mentre stava cercando la mascherina nella borsa.
Ecco, questa non è una semplice notizia di cronaca. Non è nemmeno una ennesima notizia sul Covid. È una notizia sulla pandemia del panico. Sulla pandemia alimentata da oltre un anno e mezzo dai giornalisti, dai governi e dai vari isterici da Facebook. Sulla pandemia che ha fatto dimenticare a moltissime persone in giro per il mondo la differenza tra l’esistenza biologica e la vita. La crescente preoccupazione per la prima ha indotto molte persone a dimenticare come si vive nel mondo reale. Ha fatto dimenticare anche le cose banalissime: per esempio, la necessità di prestare una minima attenzione a dove si cammina in un mondo popolato anche da altri esseri viventi.
Io non capisco – e forse non capirò mai – a cosa possa servire l’esistenza biologica senza la vita. Che senso può avere?
Però capisco che il Covid è solo uno degli elementi negativi della vita di cui tenere conto: come delle tegole che possono cadere dai tetti, dei coperchi dei tombini fissati male o delle macchine che veloci. E tanti altri pericoli di questo mondo imperfetto. Questa comprensione mi permette di vivere serenamente una vita normale. Nonostante l’impegno di tutti coloro che continuano ad alimentare la pandemia del panico.
Il primo – penso che sia il caso di dire «per ora» – decreto sulla obbligatorietà del «Green pass» prevede meno restrizioni di quanto ci si aspettava fino a ieri mattina. Non so se sia una cosa più positiva o negativa. Senza toccare l’enorme argomento delle libertà dei cittadini (tutto ciò che è successo anche nei 18 mesi precedenti dal punto di vista giuridico è un casino indescrivibile), devo invece constatare che dal punto di vista sociale era molto positiva la recente indecisione sui luoghi accessibili con il suddetto «Green pass».
Infatti, ogni proposta più o meno fantasiosa sull’argomento spingeva qualche altra persona a vaccinarsi, superando le proprie paure o convinzioni antiscientifiche. E con ogni persona vaccinata in più il rischio della ennesima ondata del Covid (ma anche del panico istituzionale) si riduce. Di conseguenza, spero che non smettano di circolare le voci su altri luoghi visitabili con la famosa certificazione: perché sono le prime voci realmente utili di tutta la storia della pandemia.
Qualora fosse invece necessario un commento più serio, posso ricordare a tutti i presenti che il comma 2 dell’articolo 32 della Costituzione permette di rendere la vaccinazione contro il Covid obbligatoria. Non so perché questa via sia stata per ora esclusa. Non penso che ci sia il timore di non avere a disposizione le dosi del vaccino necessarie. Sospetto, invece, che si stia ancora lavorando sul perfezionamento dei meccanismi organizzativi. Lo sospetto, perché non conosco la situazione reale, quella «pratica», in ogni Regione italiana (e leggo con tanto stupore che anche in alcune zone del Nord presentate come «storicamente serie» molte persone aspettano da molto tempo la prima o la seconda dose). Ma almeno in Lombardia non ho osservato alcun problema: avevo prenotato facilmente la vaccinazione alla prima occasione utile ed ero addirittura riuscito a scegliere il giorno e la fascia oraria per la prima dose (questo mi ha permesso di riservare del tempo per gli eventuali effetti collaterali).
Insomma, voglio proprio vedere per quanto tempo dura l’obbligatorietà mascherata.