L’organizzazione OCCRP ha pubblicato i risultati di una nuova (seconda) indagine sulla identità dei proprietari del carico di nitrato di ammonio la cui esplosione ha praticamente distrutto la città di Beirut il 4 agosto 2020.
Gli interessati possono andare a leggere il rapporto, ma non troveranno – come non l’ho trovata nemmeno io – la risposta a una delle domande più grandi: chi era, dal punto di vista medico, quel saldatore geniale? Perché senza il suo contributo prezioso nessuna indagine avrebbe avuto senso di esistere.
L’archivio del tag «beirut»
Molto probabilmente alcuni dei miei lettori si ricordano la colossale esplosione in un deposito portuale di Beirut che il 4 di agosto aveva quasi distrutto una notevole parte della città. Erano morte 190 persone, più di trecento mila persone avevano perso le proprie abitazioni. I danni economici si stimano tra tre e cinque miliardi di dollari, in seguito alla tragedia il Governo si era dimesso. Ma non è proprio di tutto questo che volevo scrivere oggi.
Il momento della esplosione è finito su numerosi video ripresi in vari punti della città. Quindi l’agenzia investigativa britannica Forensic Architecture ha utilizzato quei materiali per elaborare una ricostruzione della esplosione e dei crolli:
Forensic Architecture è una struttura della Università di Londra, si specializza nella creazione di modelli architettonici e multimediali che poi vengono utilizzati dai gruppi di investigazioni internazionali e relatori speciali delle Nazioni Unite.
Chi conosce la chimica meglio di me (non ci vuole molto), sostiene che il nitrato d’ammonio per esplodere in questo modo deve essere «accompagnato» da alcune altre sostanze. Almeno dal punto di vista teorico è una tesi facilmente verificabile dalle persone realmente interessate. Molto più difficile da verificare sono, per una semplice persona estranea, le condizioni nelle quali erano conservate quelle quasi tre mila tonnellate di nitrato d’ammonio.
Ma la versione iniziale sulla esplosione di un deposito dei fuochi d’artificio era già da subito credibile quanto alcuni racconti annuali sui «festeggiamenti pericolosi scongiurati» del Capodanno a Napoli.
Utilizzo il presente post prevalentemente per salvare la ripresa della esplosione da varie angolature: