A tutti coloro che si interessano, per qualsiasi motivo, dell’avvelenamento dell’oppositore russo Alexey Navalny con il Novichok (avvenuto il 20 agosto 2020) segnalo il sito tematico creato dai colleghi/collaboratori di Navalny stesso. Su quel sito sono raccolte tutte le informazioni per ora note – ai creatori del sito e quindi a noi – sugli esecutori e sui loro strumenti e metodi, la cronologia dei fatti, la posizione ufficiale dello Stato russo in merito etc.. Come potete facilmente immaginare, mancano ancora diverse informazioni importanti (perché sono note non a noi, ma a poche persone concrete), ma certamente si tratta di una situazione temporanea. Mentre il suddetto sito già oggi è un interessante documento storico.
Il sito promette anche dei premi in bitcoin per alcune informazioni fondamentali mancanti circa l’avvelenamento di Navalny. Sono sicuro che prima o poi quelle informazioni salteranno fuori, ma non sono del tutto sicuro che lo faranno solo per una questione di soldi.
L’archivio del tag «armi»
Come posso non condividere con i miei lettori una recente notizia bellissima sul glorioso esercito russo? No, non posso proprio resistere…
Domenica pomeriggio un residente del Volgograd passeggiava nella zona dell’abbandonato aeroporto militare Beketovka (nella periferia della città). Improvvisamente, aveva notato qualcosa di anomalo nei cespugli… L’oggetto estraneo era il carro armato T-90 abbandonato:
Il carro è completo di tutti gli strumenti per la manutenzione, dei piccoli pezzi di ricambio, delle corde di traino e di teloni per la copertura. Anche le ottiche del cannocchiale e del periscopio, chiaramente costose, sono integre e ai loro posti.
I residenti della zona sostengono che il T-90 si trovi in quel luogo, incustodito, ormai da diversi giorni (più testimonianze fotografiche sono disponibili nell’articolo russo sulla questione).
Quindi se un giorno vi capita di visitare la Russia, non evitate le periferie: potreste trovare qualche grande souvenir da portare a casa…
P.S.: i militari dicono che il carro sarebbe non abbandonato, ma l’ultimo rimasto dopo le prove «valzer dei carri armati» e che era sorvegliato da soldati di leva della Cecenia, i quali se ne sono poi andati tutti a fare la ṣalāt (mentre in realtà ci vogliono più ore per arrivare a piedi alla collocazione del carro). Boh… Il «valzer dei carri armati», comunque, è questo:
Ieri la Duma (la Camera bassa del parlamento russo) ha definitivamente approvato la legge che consente la caccia con l’arco sul territorio russo.
La mia (e non solo) prima reazione a tale notizia è stata abbastanza divertita, ma poi, riflettendo, ho capito che l’uso dell’arco è molto meno dannoso in termini ambientali. Richiedendo maggiori sforzi fisici, distanze di tiro preciso sensibilmente minori (gli esperti parlano di massimo trenta metri), le «munizioni» più impegnative e una maggiore comprensione del comportamento degli animali, la caccia con l’arco rispetto a quella con le armi da fuoco si avvicina molto più al concetto moderno dello sport.
Quindi proprio tale ragionamento – che molto probabilmente solo a me appare logico – è la causa dello stupore con il quale ho scoperto in quanti altri Stati è legalmente consentita la caccia con l’arco. In Europa è possibile solamente in Francia, Spagna, Ungheria, Bulgaria e Danimarca. Inoltre, è consentita negli USA, in Canada, Australia e Nuova Zelanda. Infine, in Croazia, Slovenia e Serbia-Montenegro la caccia con l’arco è consentita solamente in zone appositamente recintate.
Boh, secondo me almeno in questo ambito l’arco dovrebbe sostituire i fucili.
P.S.: preciso che non sono contrario alla caccia, ma ne vedo sempre meno giustificazioni pratiche. In sostanza, la trovo storicamente superata.
Come succede già da alcuni anni, anche questo dicembre il Ministero della Difesa russo ha pubblicato sul proprio sito un calendario «umoristico» per l’anno seguente. Esso è scaricabile seguendo questo link, ma, essendo disponibile solamente in lingua russa, dovrebbe essere tradotto in italiano. Chi lo tradice se non io?
Gennaio 2019 – «La consegna dei carichi in ogni punto del mondo»
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Perché sulle sigarette lo scrivono e sulle armi no?
Si vede che il Capitan Ovvio ha abbassato la guardia…
Tanti di voi conoscono il nome di Mikhail Kalashnikov, l’ingegnere al quale viene attribuita l’invenzione del famoso fucile AK-47 (in realtà sulla paternità della invenzione ci sono dei grandi dubbi). Mikhail Kalashnikov morì il 23 dicembre 2013 all’età di 94 anni.
A Izhevsk, la città nella quale viene prodotto l’AK-47, è stato installato il suo busto.
Ma pure un monumento intero.
Mentre in Egitto esiste un monumento dedicato al fucile.
Martedì 19 settembre 2017 a Mosca è stato invece inaugurato un monumento a entrambi.
Il piedistallo di granito è alto 4 metri, mentre la statua di bronzo 5,8. La «qualità» artistica si vede già dalla foto. E, effettivamente, non si poteva aspettare di più dal suo autore Salavat Sherbakov, già noto per diverse altre statue di valore discutibile.
Oltre all’aspetto estetico, il monumento si distingue per lo schema del fucile tedesco STG44 raffigurato sul piedistallo: non si capisce se lo scultore non sappia distinguere i due fucili oppure abbia voluto immortalare il plagio di Kalashnikov…
Ma l’aspetto più curioso sono le parole del ministro della cultura russo Vladimir Medinsky (un personaggio stranissimo) che nel corso della inaugurazione del monumento ha definito l’AK-47 «uno dei più grandi brand culturali della Russia». Probabilmente vi sembrerà strano, ma io avrei preferito che la Russia avesse qualche altro brand culturale al posto di un «kalashnikov». Quindi aggiungo l’ultima opera del grande caricaturista russo Sergey Elkin:
Preciso, infine, che la produzione dell’AK-47 non apporta alcun vantaggio alla economia russa. Pur essendo una delle armi più usate al mondo dagli ’50 in poi, esso non viene esportato nel mondo dalla Russia. Viene invece prodotto, su licenza e non, in più di 20 Stati del mondo.
Verso le 3 di stanotte a Sesto San Giovanni (una cittadina praticamente attaccata a Milano) è stato ucciso Anis Amri. Quest’ultimo è l’autore dell’attentato con il camion a Berlino (19 dicembre 2016). Cosa posso dirne? Prima di tutto, complimenti a Luca Scatà per la prontezza e buona guarigione al suo collega Christian Movio ferito.
Poi, però, mi vengono in mente quelle indecenti polemiche sull’uso delle armi da parte delle forze dell’ordine che sento con una buona periodicità da quando seguo le notizie legate all’Italia (quindi da anni). Secondo me i «nemici» delle armi in dotazione ai poliziotti devono unire gli sforzi con quelli del «tutti gli immigrati sono vittime innocenti».
Solo in questo modo la lotta per il Natale con dei ricchi fuochi d’artificio sarà realmente efficiente.
Molto probabilmente alcuni di voi hanno già letto di questo mobile da poco in commercio in Russia:
È un letto per bambini e il suo nome ufficiale è «Letto — sistema missilistico BUK». Costa 10.000 rubli (circa 130 euro secondo il tasso di cambio odierno) ed è disponibile in due modelli: S (80×140 cm) e M (80×160 cm). Se volte il link, eccolo.
In questo momento non ho l’intenzione di giudicare il vanto per l’aver abbattuto un aereo civile con 298 persone a bordo o la militarizzazione della vita dei bambini. Voglio raccontarvi che queste manifestazioni non si sono materializzate ieri.
Già da diversi anni alla parata del Giorno della Vittoria (9 maggio) si possono osservare i bambini vestiti in questo modo:
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