Ho finalmente pubblicato il rapporto fotografico sulla prima parte dei sentieri di montagna che ho percorso in Val Codera il 7 agosto 2024.
Più precisamente, il racconto è dedicato a quel tratto del sentiero che parte da Novate Mezzola, passa per il villaggio montano Avedée e arriva quasi fino al villaggio Codera. Per non mettere troppi dettagli in un unico racconto, ho deciso, infatti, di descrivere la mia esplorazione della Val Codera (tenutasi nell’agosto 2024) in più articoli separati. In tal modo riesco a mostrare più dettagli interessanti senza farvi stancare troppo…
Nel villaggio russo Silikatny, nella regione di Ulyanovsk, il martedì 22 ottobre è stato installato un monumento ai «Veterani delle operazioni di combattimento, partecipanti alle guerre locali e ai conflitti armati» (senza specificare quali conflitti, combattimenti e guerre si intendano) con l’immagine di un soldato in uniforme militare. Alla cerimonia di apertura hanno partecipato Dmitry Grachev (un membro dell’assemblea legislativa regionale), Anna Anisimova (la sindaca del villaggio) e i parenti dei militari uccisi nella guerra in Ucraina. L’idea di installare il monumento è stata dell’organizzazione di Ulyanovsk «Svoi lyudi» («Le nostre persone»), composta da partecipanti alla guerra con l’Ucraina che hanno avuto disabilità in seguito alle ferite ricevute durante l’invasione.
Ma c’è stato un piccolo problema tecnico:
Sì, è raffigurato un militare in uniforme americana! Non se ne sono accorti subito e hanno smontato una parte del monumento solo una settimana più tardi, il 29 ottobre. Ora sembra proprio una tomba:
O lo sembrava anche prima?
Ieri ho scoperto che la rivista statunitense «U.S. News & World Report» ha deciso di pubblicare una sua classifica degli eserciti più forti al mondo. Il top-10, secondo l’autorevolissima rivista, sarebbe questo:
1. Russia
2. USA
3. Israele
4. Cina
5. Corea del Sud
6. Iran
7. UK
8. Ucraina
9. Germania
10. Turchia
Avremmo potuto chiederci cosa si fossero fumati gli autori della rivista prima di stilare e, soprattutto, pubblicare una classifica del genere: infatti, nemmeno Putin prima dell’inizio della guerra in Ucraina aveva trovato il coraggio di mettere il proprio esercito al primo posto (lo metteva al secondo, dietro a non si sa quale altro esercito). Ora, quando la guerra da «prendiamo Kiev in tre giorni» si è trasformata in «dopo quasi tre anni abbiamo finito la carne russa e mandiamo in Ucraina quella nordcoreana», vediamo che l’esercito russo è forte in tante cose, ma non nel combattere (e, in un certo senso, meno male che sia così!).
Ma allora la rivista statunitense in base a quale criterio ha stilato la propria classifica sorprendente? Le persone ben informate me lo hanno comunicato: «la classifica si basa su un sondaggio condotto in 36 Paesi di tutti i continenti (17.000 persone intervistate tra il 22 marzo e il 23 maggio di quest’anno [2024]).».
Really? In base a un sondaggio?!
Però anche se supponiamo che il sondaggio fosse stato condotto esclusivamente in lingua russa, non si capisce in quale mondo parallelo vivano tutte quelle persone intervistate…
Ma non mi va di ragionare troppo sulla idiozia altrui, quindi lascio le eventuali ricerche sull’argomento a voi.
Leggo che in Georgia il partito di governo e filo-russo «Il sogno georgiano» ha vinto le elezioni parlamentari (il suo risultato al momento della pubblicazione del presente post era del 53,9%) grazie ai numerosi e ben visibili brogli. Conoscendo la storia del partito, il fatto che il suo proprietario di fatto è un personaggio che ha dei forti interessi economici nella Russia putiniana e i tentativi di copiare le peggiori leggi repressive russe, credo facilmente alle accuse.
Ma mentre mi informo sui fatti concreti, non posso non sottolineare il più curioso tra i fatti già accertati: il premier ungherese Viktor Orbán ha fatto gli auguri al premier georgiano Kobakhidze (del partito «Il sogno georgiano», appunto) ancora prima dell’annuncio dei primi risultati parziali. Quando l’ho letto, mi sono ricordato che le mosche non sbagliano.
È veramente strano il fatto che il partito di governo (e, in sostanza, filorusso) georgiano ha dimostrato — nel corso delle elezioni parlamentari di ieri — la conoscenza così scarsa delle tecniche «russe» di vincere le elezioni. In uno dei seggi, addirittura, hanno utilizzato un metodo invecchiato già cinque o sei anni fa:
La moda di oggi (in Russia, alla quale il partito si ispira) è inventare i risultati desiderati al momento della compilazione dei verbali, senza nemmeno contare le schede. Mentre qualche anno fa le schede utili per garantire la vittoria del «candidato giusto» arrivavano in valigie «dai votanti a domicilio» oppure venivano aggiunte quando il seggio ha già/ancora le porte chiuse.
Ma nei prossimi giorni vedremo se pure le conoscenze scarse siano bastate.
P.S.: no, non posso spiegarmi l’inattività della commissione del seggio.
Quest’anno ho pensato di dedicare il tradizionale post musicale pre-Halloween alla composizione di Franz Schubert il Quartetto per archi n. 14 in Re minore (D 810), chiamata anche «La morte e la fanciulla». La prima versione di questa composizione fu un breve tema per pianoforte scritto dallo stesso Schubert nel 1817: in quella occasione si trattò di un breve dialogo tra una giovane ragazza, che cerca di convincere il Tristo Mietitore a non toglierle la vita, e la Morte, che si definisce amica e afferma di aver portato con sé solo il dolce sogno dell’oblio.
Quella prima composizione fu però solo il primo passo verso la creazione di qualcosa di più grande. In una buona misura la nuova composizione – il Quartetto, appunto – riflette lo stato d’animo del compositore in quel momento della sua vita. Nel 1824, all’epoca del lavoro sulla creazione del suddetto Quartetto, Schubert – che già non fu portatore di una buona salute – si ammalò gravemente e si fu ricoverato in ospedale. I pensieri sull’approssimarsi della morte lo visitarono spesso (in più fu pure praticamente in bancarotta e questo aspetto non contribuì al miglioramento dell’umore).
Il Quartetto è composto da quattro movimenti che rappresentano un’unica storia sulla vita, la morte e la successiva resurrezione dell’anima.
Questa composizione, eseguita per la prima volta nel 1826 in una casa privata di Vienna, fu presentata al grande pubblico nel 1831: ormai tre anni dopo la morte del compositore. Ma è oggi meritatamente considerata uno dei pilastri del repertorio cameristico.
L’articolo che vi segnalo questo sabato riguarda uno di quei fenomeni russi dei tempi della guerra relativamente nuovi, di cui avremmo potuto logicamente supporre l’esistenza già da tempo. Si tratta dei siti di phishing che fingono di essere la pagina web ufficiale della Legione «Libertà della Russia» (una unità militare delle Forze armate dell’Ucraina formata da prigionieri di guerra russi e volontari) e raccolgono dati dagli incauti utenti russi.
Sono degli utenti incauti perché finiscono a essere accusati e incarcerati in base alla legge russa sulla partecipazione a una organizzazione terroristica.
E noi (o, almeno, coloro che seguono molto attentamente le notizie sulla Russia) avremmo potuto ipotizzarlo sulla base della nostra lunga esperienza di lettura di notizie su rappresentanti delle forze dell’ «ordine» russe che si assicurano le statistiche positive sulla «prevenzione del terrorismo» attraverso l’organizzazione di varie provocazioni nel segmento russo dell’internet. Quelle provocazioni, nel corso delle quali un poliziotto si infiltra in (o, addirittura, organizza) una comunità di persone online, le coinvolge nella discussione di qualche progetto palesemente sgradito allo Stato e poi chiama i colleghi a raccogliere i frutti che vengono spacciati come risultati delle indagini.
Ma i dettagli sul fenomeno specifico dell’utilizzo di pagine fittizie della Legione «Libertà della Russia» sono comunque interessanti.
Da oggi è disponibile sul sito un nuovo articolo automobilistico: quello dedicato alla costosa e prestigiosa – per gli anni ’50 e ’60 dell’URSS – berlina GAZ-21 «Volga».
So che alcuni dei vecchi lettori hanno ora esclamato «Finalmente!». Lo so perché negli ultimi anni ho ricevuto diverse mail dai lettori della sezione automobilistica del mio sito che mi chiedevano o ricordavano di scrivere della GAZ-21. Condivido pure io il messaggio collettivo: senza questo modello la serie degli articoli sulle automobili sovietiche / russe sembrava proprio incompleta. Ma ora, finalmente, non lo è più, ahahaha
Luke Pollard, il vice-ministro della Difesa del Regno Unito, ha dichiarato che 200 piloti ucraini che piloteranno gli F-16 hanno completato l’addestramento iniziale. La fase successiva sarà l’addestramento avanzato dei piloti di jet e la riqualificazione dei piloti sugli F-16 con la partecipazione dei Paesi partner.
È una notizia positiva? Sicuramente sì.
E ora proviamo a fare un piccolo (e banale) esercizio logico. Per ora l’esercito ucraino ha pochi F-16 (si sa che sono pochi, ma non si sa di preciso quanti). Istruire un pilota dell’F-16 costa sicuramente non poco, di conseguenza l’addestramento non è stato fatto senza motivo o per divertimento di entrambe le parti. Per pochi F-16 sono necessari 200 piloti? Anche se ipotizziamo che per lavorare sulla stessa macchina si daranno il cambio più persone, 200 persone sarebbero tante. Per 200 piloti sono necessari 200 aerei F-16? Molto probabilmente no, ma sicuramente ne servono molti più di «pochi». Le abilità di pilotaggio di un F-16 possono essere perse se non praticate? Sicuramente sì, come tutte le altre abilità.
Da tutto questo possiamo dedurre che sono arrivo (e a breve) tanti altri F-16 per l’Ucraina. Non si sa quali tecnologie avranno a bordo, ma sicuramente sono in arrivo.
Un’altra domanda da fare è: i soli F-16 sono sufficienti per cambiare radicalmente l’andamento della guerra? Purtroppo, la risposta è no.
Ieri, il 22 ottobre, nella città russa di Kazan è iniziato – sotto la presidenza russa – il vertice BRICS di tre giorni. Come previsto, si sono presentati quasi tutti i Capi di Stato del gruppo (tranne il presidente del Brasile): India, Cina, Sudafrica, Egitto, Etiopia, Iran ed Emirati Arabi Uniti. Pare che con l’organizzazione del vertice in Russia Putin voglia dimostrare all’Occidente e ai propri fan interni di non trovarsi in un isolamento internazionale…
Ecco, a questo punto bisogna fare una precisazione per le persone meno esperte in materia del BRICS perché, effettivamente, potrebbero pensare che si tratti di una Organizzazione internazionale che conti qualcosa.
Il problema sta nel fatto che BRICS è una organizzazione dal punto di vista pratico inutile per il 100% dei propri Stati-membri. Sì, per la Russia compresa, a meno che qualcuno non inventi il modo di trovare una utilità pratica nelle sceneggiate di Putin. Infatti, gli Stati-membri del BRICS non sempre hanno gli scambi commerciali tra loro, ma quando li hanno non vedono alcuna influenza del BRICS in materia (quegli scambi non vengono favoriti e c’erano pure prima). Non hanno una valuta comune, mentre quelle nazionali esistenti non servono agli altri compagni del BRICS. Spesso (molto spesso) non hanno una politica comune su alcun argomento (perché esistono fisicamente nei contesti diversi). Hanno le problematiche interne (e spesso le loro cause) diverse. Spesso non hanno nemmeno dei confini territoriali comuni.
C’è solo cosa che gli Stati-membri del BRICS hanno in comune: è la grande voglia di parlare male dell’Occidente in generale e degli USA in particolare. Quindi periodicamente i leader degli Stati-membri si riuniscono (fisicamente oppure online) per una specie di terapia psicologica collettiva: si scambiano dei discorsi sul proprio odio verso gli USA, vedono di «non essere soli» e tornano a casa un po’ meno tristi di prima.