In settimana ho sentito, per puro caso, una canzone americana del 1983: la «I Want a New Drug» del gruppo Huey Lewis and The News.
Per qualche strano motivo, mi ha ricordato una nota canzone del 1984:
Non ho ancora scoperto se ci siano state delle cause legali. Ma indagherò.
L’ormai ex ministro della Difesa ucraino Oleksii Reznikov, dimessosi all’inizio di settembre, ha pubblicato sul quotidiano britannico The Guardian un testo importante per lui, per l’Ucraina e per il mondo. Non vorrei che qualcuno lo saltasse, dunque vi passo subito il link.
Elon Musk ha risposto a un articolo della CNN nel quale si sostiene che avrebbe dato segretamente istruzioni ai suoi dipendenti di spegnere i satelliti Starlink vicino alle coste della Crimea nel 2022 per sventare un attacco delle forze armate ucraine alla marina russa.
In un post pubblicato sul X (ex Twitter), Musk ha affermato di non aver dato istruzioni di spegnere Starlink, perché, secondo lui, in Crimea questo servizio non ha mai funzionato. Musk sostiene di avere rifiutato la richiesta dell’esercito ucraino di attivare il Starlink in modo da garantire il passaggio dei droni a Sebastopoli per attaccare la flotta russa. E spiega il rifiuto dicendo che in questo caso la sua azienda SpaceX «sarebbe stata direttamente coinvolta nella guerra e nell’escalation del conflitto».
Boh… Certo, nessuno può essere obbligato a partecipare a una guerra che per qualche motivo non percepisce come propria (anche se la scelta di rifiutare l’aiuto possibile alla vittima di una aggressione mi sembra amorale). Ma quella che mi fatto «ridere» di più è l’espressione «escalation del conflitto»: ma non si era proprio accorto che la guerra era già in corso? Quale cazius di escalation voleva evitare? Secondo lui, esistono delle guerre «per gioco» e delle guerre «sul serio»? Secondo lui, In Ucraina Putin sta solo giocando?
Inizio a pensare che una persona che si concentra tanto sulla propria attività professionale – anche quando bella e utile – da non avere più tempo per capire anche minimamente cosa stia accadendo nel mondo circostante, sia a volte giustamente classificabile come pazza.
A volte mi diverto tantissimo a leggere anche le statistiche più semplici. Per esempio: ieri il viceministro dello sport russo Aleksei Morozov ha dichiarato che «oltre cento sportivi russi hanno deciso partecipare alle gare sotto la bandiera di qualche altro Stato». Alcuni giornalisti si sono prontamente ricordati di avere calcolato già a luglio 2023 che quegli sportivi erano almeno 204. E altri giornalisti hanno precisato che dell’ultimo numero riportato 141 sono in realtà i giocatori a scacchi.
Non ho mai capito perché gli scacchi vengano classificati come uno sport, ma ora non importa.
La cosa più importante da sottolineare è: la statistica appena citata si è rivelata una enorme pubblicità-al-contrario dello sport. Infatti, il suo riassunto in parole sarebbe: chi lavora con la testa scappa più facilmente dallo Stato-aggressore, mentre chi lavora con le altre parti del corpo tende a rimanerci.
Il canale telegram russo «Mozhem objasnit» scrive che Maria Vorontsova — figlia maggiore di Vladimir Putin e, allo stesso tempo, ricercatrice in medicina ed endocrinologa — ha continuato a pubblicare su riviste scientifiche negli Stati Uniti e in Svizzera. La conferma complessiva di tale fatto si trova sull’elenco delle pubblicazioni della Vorontsova sul sito web «Istina» dell’Università statale di Mosca.
La Vorontsova ha pubblicato articoli di endocrinologia e medicina presso la statunitense The Endocrine Society e la svizzera MDPI Publishing. Un articolo è stato pubblicato poco prima dell’invasione dell’Ucraina da parte delle truppe russe nel febbraio 2022, mentre altri tre sono stati pubblicati dopo l’inizio della guerra.
Ecco, in teoria le varie sanzioni legate alla guerra non vieterebbero ai russi di pubblicare all’estero, ma solo di essere pagati per i testi pubblicati. Ma è un po’ strano pubblicare gli articoli scientifici della figlia di Putin durante la guerra: non tanto perché non si è mai detta contraria alla politica del padre, ma perché in base a come parla al pubblico, è molto probabile che sia diventata scienziata un po’ come il suo padre è diventato presidente.
Lunedì il ministro russo della «Difesa» Sergei Shoigu ha dichiarato che le forze armate ucraine stanno subendo gravi perdite sul fronte. Per esempio:
Ieri, a seguito di un grave attacco nella direzione di Rabotinsky, hanno perso sei carri armati. Nell’altra direzione, a Bakhmut, i nostri ragazzi, grazie a nuovi UAV, hanno distrutto altri sei veicoli. Quindi, ieri solo dei veicoli corazzati ne sono stati distrutti undici
Ha semplicemente dimenticato a causa della stanchezza — provocata dal duro lavoro — di quale esercito sta parlando. Nel caso delle perdite dell’esercito russo, avrebbe dovuto dire 11. E nel caso delle perdite dell’esercito ucraino avrebbe dovuto dire 13. Non prendiamocela con un uomo non giovanissimo.
Meno male che pure la guerra a volte ci offre la possibilità di ridere un po’. Per esempio: l’esercito russo ha ricoperto i bombardieri strategici Tu-95 con dei pneumatici per auto in un aeroporto militare nella città di Engels, nella regione di Saratov. Lo ha riferito un utente anonimo del social network X (precedentemente noto come Twitter) Tatarigami_UA, che si definisce un ufficiale della riserva ucraina. Si presume che in tal modo si sia cercato di proteggere gli aerei dagli attacchi dei droni.
Brace yourselves, because russians have once again showcased unparalleled innovation. What you are looking at is a satellite image featuring a TU-95 strategic bomber covered with car tires. According to them, this should protect strategic bombers from drones pic.twitter.com/ZjDDzRPOWf
— Tatarigami_UA (@Tatarigami_UA) September 3, 2023
In caso di un attacco, i pneumatici sicuramente non si infiammano…
I droni australiani SYPAQ – quelli con la carcassa fatta di cartone ed elastici – potevano sembrare una idea interessante ma poco funzionante. Ma in realtà pare che siano stati proprio loro a fare dei gravi danni nell’aeroporto militare russo vicino a Kursk.
I volumi di prodizione possibili sono un fattore altrettanto importante.
La Sinfonia n. 8 in Si minore di Franz Schubert viene comunemente chiamata «incompiuta» perché il compositore aveva completato solamente le sue prime due parti (delle tradizionali quattro). Ma a me sembra che possa essere considerata una composizione logicamente intera e compiuta anche nella sua versione esistente.
P.S.: secondo me prima o poi a qualcuno verrà in mente di chiedere a una AI di completare questa sinfonia sulla base delle bozze di Schubert.
La lettura che propongo questo sabato mi aiuta, tra l’altro, a procedere verso la chiusura di un argomento al quale ho già dedicato troppa attenzione: quella della morte e del funerale di Evgeny Prigozhin. L’articolo, in particolare, racconta come è stato organizzato e gestito in termini dell’"ordine pubblico" il funerale semi-segreto di Prigozhin.
Non so quale morale si possa individuare in questa storia: probabilmente, oltre ad avere un semplice valore storico, ci ricorda – banalmente – che lo Stato russo ha ancora paura dei propri cittadini riuniti in grandi folle a causa di un unico motivo. Anche se, al giorno d’oggi, lo stesso Stato appare pronto a utilizzare qualsiasi forma della forza anche contro i propri cittadini.